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Intervista con R-Evolution Band

15 min read
 
 
Come distruggere e ricostruire il capolavoro dei Pink Floyd: un'originale operazione di destrutturazione di 'The Wall' mostra il lato oscuro dell'opera di Roger Waters e introduce componenti metal, colte, elettroniche e jazz
The Dark Side Of The Wall: l'anti-tributo della R-Evolution Band
 
 
Wide Production
è lieta di presentare:
 
THE DARK SIDE OF THE WALL
1979-2013
 
Wide Production
26 tracce, 66 minuti
 
 
"Tutto iniziò negli anni ’80 quando mio zio mi regalò il vinile di The Wall. Me ne innamorai subito in maniera maniacale, ma mai avrei immaginato che la mia esperienza personale e musicale mi avrebbe portato ad affrontarlo in maniera così intima e allo stesso tempo violenta. Più che di profanazione parlerei di rivoluzione ed evoluzione". Vittorio Sabelli – fiatista, arrangiatore e mente della R-Evolution Band – si confessa così: da un lontano amore per il capolavoro floydiano è nato il suo recente proposito di rielaborazione, che alcuni giornalisti hanno definito "anti tributo" vista la lontananza dall'originale e lo spirito anticonformista. The Dark Side Of The Wall non è un semplice tribute album nè un prevedibile esperimento da cover band: è il risultato di un'appassionata, scrupolosa e irriverente rivisitazione dell'opera di Roger Waters.
 
Dopo due album incentrati su varie forme di contaminazione jazz, la R-Evolution Band svolta e si accosta a The Wall con uno spirito differente da quanto solitamente accade. Non è un caso che Sabelli e i suoi abbiano individuato un "nuovo concept" alla base del lavoro: "La certezza che ci ha guidato fin dall'inizio è stata quella di volerci distinguere nettamente dalle cover/tribute band, operando un lavoro profondo di revisione, manomissione e ri-arrangiamento dei singoli brani a seconda del loro ruolo all’interno della setlist. Ogni brano doveva essere in sintonia con quello precedente e allo stesso tempo visto in funzione di quello successivo, oltre ad avere un ruolo ben preciso all’interno di macro aree tematiche".
 
Metal, elettronica, musica colta contemporanea, blues, musica etnica: il rock sontuoso e struggente di The Wall è accantonato in favore di un viaggio sorprendente e visionario negli aspetti più oscuri di The Wall. "Dopo questo lavoro destrutturante, far rinascere i brani con caratteristiche completamente differenti pur preservandone alcune tipicità è stata la vera e propria sfida! Revisioni stilistiche, tematiche, armoniche, ritmiche e formali sono state operate per ciascun brano, cercando di far emergere quegli elementi che nel disco originale risultano meno evidenti. Chi si aspetta di ‘comprendere’ tutti questi aspetti nella loro complessità fin dal primo ascolto rimarrà probabilmente deluso, ma chi vorrà dedicargli il giusto tempo arriverà a scoprire il ‘lato oscuro’ di The Wall".
 
 
R-Evolution Band:
Vittorio Sabelli: clarinetto, voce, sax alto e baritono, arrangiamenti
Marcello Malatesta: keys, cpu programming
Gabriele Tardiolo 'Svedonio': chitarre, bouzuki, lap steel
Graziano Brufani: basso, contrabbasso
Oreste Sbarra: batteria
 
R-Evolution Band:
 
Ufficio Stampa
Synpress 44
 
 
 
R-EVOLUTION BAND: biografia
                                                                                 
La R-EVOLUTION BAND nasce nel 2010 da un’idea del polistrumentista e compositore Vittorio Sabelli. L’obiettivo della band è quello di distruggere forme pre-esistenti e rivoluzionarle con elementi contemporanei (da qui il nome R-E Revolution/Evolution Band).
 
Nel 2011 la band ha inciso il primo disco Versus per l’etichetta Wide Sound, costituito interamente da brani originali. Ha partecipato a diversi Festival e tenuto concerti in Club da Bari a Milano, e a novembre 2012 un live con intervista per Rai Radio3. Dopo vari avvicendamenti in line-up la band finalmente riesce a trovare la giusta quadratura per mettere in campo il suo potenziale.
 
Il nuovo progetto The Dark Side Of The Wall mette in risalto l’apertura a 360 gradi da parte dei musicisti, che riescono a spaziare tra vari generi, esaltando le sonorità e le forme più adatte ai vari contesti, pur tenendo ferma l'idea di base.
 
Line-up:
Vittorio Sabelli: clarinetto, voce, sax alto e baritono, arrangiamenti
Marcello Malatesta: keys, cpu programming
Gabriele Tardiolo 'Svedonio': chitarre, bouzuki, lap steel
Graziano Brufani: basso, contrabbasso
Oreste Sbarra: batteria
 
Info:
R-Evolution Band:
 
 
 
R-EVOLUTION BAND: intervista
 
Davide                                                                                 
Ciao. Innanzi tutto va detto che il vostro lavoro è ma non è “The Wall”. I brani si riconoscono a tratti, anche i titoli a volte differiscono, ma non sono cover, bensì evolvono (e si rivoluzionano) in una musica del tutto vostra originale. Perché rileggere tutto “The Wall” dei Pink Floyd e perché in questa chiave particolare?
 
R-Evolution Band
Ciao a te e a tutti i lettori di Kult Underground a nome della R-Evolution Band. Partiamo dall'inizio, l’idea di manomettere “The Wall” viene inconsciamente da molto lontano, dal ‘doppio’ che mio zio mi regalò quando non avevo ancora rapporti diretti con la musica suonata. Ma fino a tre anni fa non avevo mai sentito l’esigenza e la necessità di rileggere un’opera storica in una veste completamente nuova, che rispecchiasse in qualche modo il mio percorso e le mie passioni musicali. Dopo due dischi costituiti entrambi da miei brani (“One Way… No Way!” del 2010 e “Versus” del 2011), ho messo sul piatto alcuni capolavori e la scelta è caduta inevitabilmente su “The Wall”. La voglia di ‘abusarne’ musicalmente è stata la naturale conseguenza dell’amore e del rispetto profondo che nutro da sempre verso questo disco. Il percorso ha visto una prima fase di studio maniacale dei brani originali, nel caso specifico durato sei mesi. Solo così facendo abbiamo potuto apportare le dovute revisioni a ciascun brano, da quelle formali e stilistiche a quelle prettamente tematiche, armoniche e ritmiche, cercando di far emergere quegli elementi che nel disco originale risultano meno evidenti e aggiungendo tanta farina del nostro sacco. Anche la scelta di rivedere alcuni titoli rientra nel discorso globale di manomissione, e ciascuno di essi ha una sua storia. In pratica un “The Wall” visto dall’altro lato del ‘Muro’.
 
Davide
Il titolo richiama l’altra grande opera che fu “The Dark Side Of The Moon”. Cos’è il lato oscuro di “The Wall”?
 
R-Evolution Band
Il lato oscuro di “The Wall” è quello che nessuno si sarebbe mai aspettato di esplorare, ed è spiegato nelle note di copertina sul disco, per quanto possibile. Una sorta di sfida soprattutto per i fan più convinti dei Pink Floyd, ma non solo, che hanno la curiosità di andare oltre il famoso muro bianco della copertina originale. Naturalmente siamo coscienti delle difficoltà che si possono incontrare ascoltando “The Dark Side Of The Wall”, soprattutto se si pensa di conoscere davvero a fondo il disco originale. Chi si aspetta di ‘comprendere’ i diversi aspetti della nostra opera di revisione nella loro complessità fin dal primo ascolto rimarrà probabilmente deluso, ma chi vorrà dedicargli il giusto tempo arriverà a scoprire il ‘lato oscuro’ di “The Wall”.
 
Davide
“The Wall” fu colossale anche nei costi e rappresentò il culmine delle svariate professionalità sviluppatesi nel mondo del rock, dell'industria del disco, delle tecnologie, dei mezzi e delle strategie di comunicazione. Gli ingegneri del suono, i produttori, i creativi della copertina sono tra gli altri protagonisti assoluti in "The Wall”. Ma il punk era già arrivato e presto l’estetica e l’etica DIY si affacceranno per affermarsi in modo crescente dagli anni ’80 a oggi in ogni ambito, ciò anche grazie ai mezzi elettronici e informatici a buon mercato, talvolta creando solipsismo e quell’isolamento che in"Hey You" era un grido disperato dove “chi si isola, marcisce”. E la crisi dell’industria discografica che sappiamo a seguire. Può essere anche questa una delle facce oscure di “The Wall” come di tutta la musica oggi?
 
R-Evolution Band
Negli anni precedenti “The Wall” i Pink Floyd erano probabilmente la band più conosciuta al mondo e quindi non avevano che fare delle richieste e si aprivano tante porte. Tutto il meglio ruotava in orbita Pink Floyd, dall’etichetta ai migliori tecnici, ai migliori fonici, alle migliori orchestre e così via. E se Waters avesse ritardato un paio d’anni è probabile se non certo che non saremmo qui a parlare di “The Dark Side Of The Wall”. Era necessario un cambiamento e aria nuova e la grande truffa del Rock’n’Roll portò tutto questo. Il Do It Yourself, in gergo fai da te, dopo oltre trent’anni continua a essere la fonte principale di produzione di dischi e progetti, soprattutto negli ambiti underground e alternativi, come nel nostro caso, nonostante il lavoro in studio sia durato oltre quattro mesi. Ma grazie alle nuove tecnologie di registrazione è possibile produrre un disco o un demo anche da casa. E questo porta inevitabilmente a quell’isolamento che si riscontra in Hey You. Ed è reale il fatto che a differenza di qualche decennio fa, la musica resta relegata dietro un PC con poche possibilità di proporla dal vivo e di confrontarsi col mondo esterno. Tornando alla crisi dell’industria discografica che iniziò in quel periodo, basti pensare che nonostante la celebrità dei Pink Floyd, il tour che seguì l’uscita di The Wall si replicò per una trntina di concerti ma solo in cinque città, complici gli alti costi della struttura. Non casualmente coincide con l’inizio del declino del musical business che arriva fino ai giorni nostri e con lo stesso declino che già era in corso all’interno della band stessa.
 
Davide
Indipendentemente da quello che può essere un concept, la buona musica ha tra le sue qualità più grandi quella di dialogare con il vissuto dell'ascoltatore. A prescindere da questo, come vi siete rapportati voi con quello che era il concept complesso, denso di suggestioni e significati di “The Wall” e cosa ne è ridivenuto?
 
R-Evolution Band
L’idea di un nuovo concept era necessaria, un’opera come The Wall che nasce da una grande idea portante, non poteva che essere ricostruita seguendo lo stesso principio ma con materiale differente; non avrebbe avuto alcun senso riprendere le idee originali, intime e personali di Waters. Rimodellare e ri-arrangiare i singoli brani a seconda del loro ruolo all’interno della setlist è stato uno degli ostacoli da superare; ogni brano doveva essere in sintonia con quello precedente e allo stesso tempo essere visto in funzione di quello successivo, oltre ad avere un ruolo ben preciso all’interno di macro aree tematiche. Considerata la durata del disco originale ho evitato che i ventisei brani risultassero stilisticamente simili tra loro, ma allo stesso tempo non volevo che sembrassero ‘separati in casa’. Da qui l’idea di un sottilissimo filo conduttore da ricercare con un ascolto attento.
 
Davide
In un momento di stanca creativa degli altri membri del gruppo, sappiamo che "The Wall" è soprattutto opera di Roger Waters. E “The Wall” è stato un disco in cui Waters ha proiettato inquietudini e problematiche personali di una vita e della macchina stritolante dello show business. È successo anche a voi, nel reinventare quest’opera, di proiettare o ri-proiettare inquietudini e problematiche personali o sociali, storiche, e quali?
 
R-Evolution Band
Diciamo che nel momento in cui Syd Barrett venne messo fuori dai Pink Floyd per motivi sin troppo noti, la band ha dovuto re-inventarsi, soprattutto sotto il profilo compositivo visto che Barrett era la mente e il motore principale, e Waters è stato colui che ha preso in mano la situazione portando la band al successo planetario, in maniera decisa e allo stesso tempo intelligente. Conosciamo tutti la fredda accoglienza riservata inizialmente a “The Wall”, soprattutto messo in relazione col trittico che l’ha preceduto, composto da  “The Dark Side Of The Moon”, “Wish You Were Here” e “Animals”. Chi adorava i Pink Floyd si è sentito spaesato e spiazzato dalle sonorità imposte dal lavoro di Waters, che virano per l’ennesima volta verso nuovi orizzonti, questa volta meno visionari e molto più realistici e personali. La perfezione in ogni singolo dettaglio di “The Wall” lascia meno spazio per perdersi nel cosmo, cercando invece di coinvolgere l’ascoltatore all’interno del proprio stato emotivo. Cosa che non ha nulla a che fare con il nostro modo di riproporre “The Wall” in chiave completamente personale si, ma totalmente differente da quella che è la storia di un personaggio famoso come Waters. Più che inserire problematiche personali, sociali e storiche, “The Dark Side Of The Wall” andrebbe visto come il risultato di quello che è il mio percorso di ricerca e sperimentazione musicale, in qualche modo a metà strada tra il genio di Zappa e la follia di John Zorn.
 
Davide
Perché il disco è introdotto e concluso da una recitazione femminile in giapponese? Inoltre affiora chiaramente che la vostra reinterpretazione è prevalentemente strumentale. Di alcune parti del testo di “The Wall” cantate nel vostro lavoro non avete potuto fare a meno, perché?
 
R-Evolution Band
L’idea di un intro e outro in giapponese è stata dettata dal triste epilogo del secondo conflitto mondiale, che ha segnato profondamente la vita di Waters per la perdita del padre, senza il quale “The Wall” non sarebbe esistito. Ma non è l’unico elemento nel disco che evoca la guerra. L'intro di clarinetto in Goodbye Blue Sky è un frammento de L'abime Des Oiseaux che sostituisce il canto degli uccelli iniziale, e il drum'n'bass di Hey You è l’Intèrmède, entrambi presi dal Quatour Pour La Fin Du Temps, opera di Olivier Messiaen scritta durante la sua prigionia in un campo di concentramento nel 1941. Il fatto di rendere il disco maggiormente strumentale deriva da due motivi principali. Il primo è che il ‘lato oscuro’ doveva essere in contrapposizione con l’originale, ad iniziare dalla copertina; una sorta di alter ego. Testi lunghi nell’originale, poche parole nel nostro, accordi maggiori nell’originale e accordi minori nel lato oscuro e così via anche per gli intervalli e altro materiale ancora. Mentre per quanto riguarda le poche parti cantate ho cercato di usare quelle meno note e di scomporle invertendo le frasi, cambiando linea melodica e così via. Insomma, anche una revisione anche della parte vocale era necessaria. C’è qualcuno che mi ha scritto lamentandosi del fatto di non aver trovato la stupenda linea melodica di Comfortably Numb… Beh! Nell’originale c’è ed è perfetta; anche su “The Dark Side Of The Wall” c’è, ma devi faticare un po’ di più per trovarla. Il ritornello è abbastanza fedele, anche se è in 14/4 col sax baritono che sostituisce la chitarra di Gilmour nel solo.
 
Davide
“The Dark Side Of The Wall” fa uso di diversi linguaggi musicali che vanno dal jazz al metal, dalla musica etnica all’elettronica. Che significato ha l’uso talvolta di strumenti musicali etnici, arabi ecc.? Per esempio l’ehru, il violino cinese, in “Goodbye Blue Sky” mi è sembrato quasi una provocazione nei confronti dei forti messaggi antiautoritari contenuti in “The Wall” (mi pare di ricordare che “Another brick in the Wall” fu per questo motivo vietata in alcuni paesi dell’est asiatico come la Corea del Nord)…
 
R-Evolution Band
Il fatto di usare e miscelare i diversi generi rispecchia la mia esperienza musicale, che va dalla banda all’orchestra sinfonica, dal jazz alla musica metal, e da quando ho iniziato a comporre mi diverte far convivere i generi con cui mi sento più a mio agio, sperimentando dei blend che possano risultare più o meno fruibili, ma che non sono mai prevedibili e scontati, soprattutto se inseriti in un contesto già pre-esistente come “The Wall”. La stessa cosa è evidente con i timbri messi in campo, dove al quintetto base sono stati inseriti, a seconda dei vari episodi, strumenti e musicisti che regalassero un particolare suono e un colore che in quel momento, e solo in quel momento, porti l’ascoltatore in una nuova dimensione, per poi tornare a immergersi nel proseguo del disco. Per quanto riguarda il caso specifico ci sono due momenti che riportano alla mente muri di cui ancora oggi siamo succubi. Il primo è quello etnico di Another Brick In The Wall pt.1 che ci trasporta in Medio-Oriente; mentre Goodbye Blue Sky rimanda in qualche modo all’Oriente con la sua grande muraglia.
 
Davide
Dal punto di vista musicale "The Wall" non presentava particolari innovazioni, anzi è considerato una battuta d'arresto, forse definitiva, nella ricerca musicale della band, ma anche un’importante “summa”. È anche da qui che siete ripartiti nella vostra rilettura innovativa? Tra innovazione o regresso, cosa immaginate, temete o sperate nel futuro della musica?
 
R-Evolution Band
Come detto in precedenza la band aveva raggiunto il suo picco massimo di creatività qualche anno prima di “The Wall”. Dal nostro punto di vista musicale abbiamo cercato di lavorare su elementi meno evidenti del disco originale, amalgamandoli con nuove soluzioni e cercando di creare un ponte tra passato e futuro. L’incipit iniziale del quintetto di Brahms per clarinetto e archi op.115, la Carmen di Bizet, Nino Rota e le citazioni di Atom Heart Mother e Let There Be More Light sono solo alcuni indizi per intraprendere un ascolto attento. Quindi non solo “The Wall”, ma un viaggio nel mondo floridiano a 360 gradi, con tanto materiale usato durante la loro carriera, ma inserito in un nuovo contesto. Per quanto riguarda il futuro della musica attuale posso solo dire che continuerò insieme alla R-Evolution Band a intraprendere nuove strade e proseguirò la mia personale ricerca. In un periodo in cui si tende a uniformare sonorità e stili, rendendo l’ascolto piatto e statico, a mio avviso il vero problema sta nell’ascoltatore abituato a ‘consumare’ musica come cibo da fast-food, dedicando nel migliore dei casi a un disco sconosciuto un solo distratto ascolto, e aspettandosi di fischiettare una melodia e niente più. Non credo sia possibile dedicare pochissimo tempo a un disco che ha richiesto mesi, anni per essere pubblicato. L’uso corretto di piattaforme digitali musicali come ad esempio Spotify è senz’altro un buon modo per ‘tastare’ un nuovo disco e valutarne l’acquisto. Ma il rischio concreto è che spesso chi scarica non compra, e questo danneggia la scena musicale e l’artista, soprattutto per chi non è nelle grazie di una major. Per la sopravvivenza delle band underground è essenziale il supporto dell’ascoltatore e dei fan.
 
Davide
La vostraVera” è “We’ll meet again”, la più celebre canzone di Vera Lynn a cui i Pink Floyd facevano riferimento, per altro usata da Stanley Kubrick nel finale di Dottor Stranamore. Negli anni della seconda guerra Vera Lynn si prodigò per portare conforto ai soldati inglesi al fronte o alle vittime dei bombardamenti negli ospedali. “We’ll meet again” divenne la canzone simbolo di coloro che, separati dalla tragedia della guerra, speravano di ricongiungersi. Qual potrebbe essere il messaggio simbolo del vostro disco?
 
R-Evolution Band
Vera è stato uno dei brani più difficili da re-inventare, sia per la breve durata che per la drammaticità che Waters esprime nel testo. Tra bombardamenti e aerei in quel particolare punto del disco volevo un brano che lanciasse un messaggio positivo, che lasciasse più di una speranza di rincontrarsi ancora, in contrasto  con la falsa illusione del brano originale. Insomma un brano che conducesse in maniera positiva alla fine della guerra e al rullo di tamburo della successiva Bring The Boys Back Home.
 
Davide
“The Wall” ebbe tre diverse fasi: il disco, lo show, il film. Porterete il vostro lavoro dal vivo e cos’altro ne seguirà?
 
R-Evolution Band
Senz’altro il nostro obiettivo è di portare “The Dark Side Of The Wall” in tournèe. Abbiamo già messo a punto quello che sarà il live, con tante sorprese rispetto al disco e a “The Wall” stesso. Stiamo lavorando al video che sarà trasmesso durante i concerti che nulla ha a che vedere con il film di Alan Parker ma ricalcherà la scia del nostro disco, cercando di coinvolgere il pubblico in un viaggio nuovo che non sia solo musicale ma anche visivo. Il mese prossimo uscirà il nostro primo video ufficiale realizzato live in studio ad Assisi in collaborazione con Lafrasia Productions.
 
Davide
Quali altri lavori vi piacerebbe rileggere, scomporre e ricomporre?
 
R-Evolution Band
Al momento stiamo lavorando nuovamente a brani originali. Dopo la full immersion di “The Wall” è necessario staccarsi per un periodo da lavori altrui, ma se dovessi fare qualche nome direi Led Zeppelin, Metallica e non escludo cantautori italiani e compositori classici. Una bozza di progetto è già in corso ma non rientra nei nomi fatti, aspettiamo evoluzioni.
 
Davide
Grazie e à suivre…

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