Adelphi Edizioni
Narrativa racconti
Collana PiccolaBiblioteca Adelphi
Pagg. 104
ISBN 9788845914171
Prezzo € 7,50
Ilpiacere della scoperta
“I piccoli fatti del passato, quelli che icronisti riferiscono con imprecisione o reticenza e che gli storici trascurano,a volte aprono nel mio tempo, nelle mie giornate, qualcosa di simile allavacanza. Diventano cioè riposo e divertimento, come la lettura di un libro diavventure o poliziesco, come (ma non per me, ché rare volte ho tentato senzariuscire) lo scioglimento di un rebus o di un cruciverba.
L’imprecisione o la reticenza con cui ilfatto viene riferito è, naturalmente, la condizione indispensabile perché ildivertimento scatti. Che è poi il gusto della ricerca, del far combaciare idati o del metterli in contraddizione, del fare ipotesi, del raggiungere unaverità o dell’istituire un mistero là dove o la mancanza della verità non eramistero o la presenza di essa non era misteriosa. Un giuoco ci spesso siaccompagna, e lo eccita, un senso di puntiglio; ma qualche volta intervieneanche una sorta di pietà.”
E’ indubbio che la grande capacità dianalisi di Leonardo Sciascia, quella continua ricerca dei come, dei dove, deichi, dei se, ne faccia lo scrittore detective per eccellenza, ma non sonosempre i delitti irrisolti che stimolano la sua attenzione, anzi più spesso sonoquelle mezze verità o addirittura delle pretese e non dimostrabili verità chelo attraggono irresistibilmente, costituendo il presupposto per un sottilegioco di disvelamento a cui gli è impossibile sottrarsi. Come il bimbo checresce ossessiona i genitori con i suoi “perché”, l’autore siciliano èangustiato e divertito al tempo stesso dalle tante domande che gli balenano,che altri avrebbero dovuto porsi e che, per i motivi più svariati, non sonorientrate nella logica operativa.
Sciascia non si smentisce al riguardo inogni suo libro, con domande incalzanti, con contrapposizioni e con ipotesisufficientemente plausibili, tanto che a forza di leggere le sue opere si vienepresi da questa smania di non accettare mai a priori lo svolgimento dei fattisecondo la versione ufficiale, un dubbio sì corrosivo, ma che consente diaggiungere talvolta un tassello di verità a responsi lacunosi, se non fasulli.
Queste Cronachette (nove perla precisione in 104 pagine) ne sono un chiaro esempio, con personaggi che non sonostati i protagonisti della Grande Storia, di quella che si studia e si accettaspesso supinamente. Eppure essi stessi, benché quasi ignoti, non poco hannocontribuito con la loro presenza, con i fatti e i misfatti compiuti a delinearequel grande ciclo dell’umana esistenza che ogni giorno trascorso fa parte dellastoria, di ciò che è stato e che, in un certo qual modo, contribuisce alconcretizzarsi di quel che sarà.
E così assurge al rito della memoria donAlonso Giron per un orrendo omicidio nella Palermo del VII secolo, frutto didue moventi, spesso mai presenti insieme, ma che qui coabitano a disegnare unquadro di truce criminalità: la passione e l’interesse. Il tutto senza perderedi vista il bon ton di un certo ceto che, fatta giustizia, non nega al reo unfunerale e nemmeno anonimo, bensì pregno di esteriorità, quale si addice a unnobile. Chi mai sapeva, oggi, poi di Don Mariano Crescimanno, un benedettinoche nella prima metà del XVIII secolo a Modica fu il promotore di unapuzzolente carnale eresia e proprio per questo fu costretto fra le mura disegrete in cui urlava, inascoltato, giorno e notte? Poi ci sono anchepersonaggi femminili, come Mata Hari, che si esibisce in un teatro popolare diPalermo o la sventurata Rosetta, cantante di modeste pretese, peripatetica evittima di un’omertosa polizia, che si aggira nell’ombra della Milano dellascapigliatura. Non mancano certe chicche come il Manzoni e il linciaggio delPrina, e la testimonianza di padre Giuseppe Buttà sull’operato di Garibaldi, icui meriti vengono largamente ridimensionati. Della passione per Stendhal è poitestimonianza la vicenda del principe Pietro Bonaparte, amico di Victor Hugo eche sembrerebbe aver ispirato a Beyle il personaggio di Fabrizio del Dongonella celeberrima Certosa di Parma.
Figure indubbiamente lontane nel tempo che,più che emergere dalla nebbia, si stagliano in essa come improvvise ed effimereschiarite, una memoria che li illumina per poi ritornare, esaurita lacuriosità, nella densa caligine dell’oblio.
Ma per uno non è così, per quell’uomo conil viso nascosto da un passamontagna, delatore dopo il colpo di stato diPinochet e responsabile della scomparsa di tanti suoi ex compagni del partitosocialista di Allende. Personaggio complesso, è il Giuda del XX secolo, contanto di rimorso e una vita spezzata, moralmente e fisicamente.
E fra i titoli a forte richiamo di giornaliscandalistici non poteva mancare quello che parla dell’inesistenza di Borges,che sarebbe stato un’invenzione, provocando però così l’effetto opposto, cioèrivestendo di mito uno scrittore che già era un mito.
Cronachette è forse unaproduzione minore, in cui pare più evidente che in altre opere il divertimentodi Sciascia nello scoprire, pazientemente, come un archeologo, verità sepolte,nel dialogare con se stesso alla ricerca di una verità che possa essere piùplausibile.
Da leggere, per condividere con l’autoresiciliano il piacere di dare luce a ciò che è sempre stato in ombra.
Leonardo Sciascia (Racalmuto,8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989). E’ stato autore di saggi eromanzi, fra cui: Le parrocchie di Regalpietra (Laterza, 1956), Ilgiorno della civetta (Einaudi, 1961), Il consiglio d’Egitto(Einaudi, 1963), A ciascuno il suo (Einaudi, 1966), Il contesto(Einaudi, 1971), Atti relativi alla morte di Raymond Roussel (EsseEditrice, 1971), Todomodo (Einaudi, 1974), La scomparsa di Majorana (Einaudi,1975), I pugnalatori (Einaudi, 1976), Candido, ovvero Un sogno fattoin Sicilia (Einaudi, 1977), L’affaire Moro (Sellerio, 1978), Ilteatro della memoria (Einaudi, 1981), La sentenza memorabile(Sellerio, 1982), Il cavaliere e la morte (Adelphi, 1988), Una storiasemplice (Adelphi, 1989).