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Apnea – Lorenzo Amurri

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La scrittura come terapia e naturale prosecuzione di un’indole rock
 
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Ogni situazione umana viene costantemente stereotipata da filtri precostituiti in base alle consuetudini, alla cultura e alla subcultura, tacita o espressa, che si sviluppa in una società. Gli stereotipi, una volta infranti, causano una sensazione di sbalordimento che trasforma l’ovvietà di certi comportamenti in eventi eccezionali. La tematica della disabilità viene confinata ed affrontata secondo i parametri del politically correct, ovvero perbenismo di bassa lega,  secondo cui un individuo, prima di essere tale, è diversamente abile, venendo inconsciamente obbligato a dover dimostrare di essere particolare a tutti i costi per essere ritenuto abile a tutti gli effetti. Di questo tema si sono occupati dalla notte dei tempi sia il cinema sia la letteratura regalandoci prodotti originali ma al tempo stesso stereotipati. Un tuffo nella realtà, invece, ce lo fa compiere Lorenzo Amurri con il romanzo autobiografico Apnea edito da Fandango. La prima parte della vita di Lorenzo, talentuoso musicista romano della galassia hard rock, viene interrotta da un incidente sciistico all’età di ventisei anni che lo rende tetraplegico. La narrazione si snocciola attorno alla vicenda di riabilitazione (e se vogliamo anche di rinascita) di Lorenzo, che è costretto a partire da zero, reimpostando la propria vita e la propria mente su nuove frequenze, modificando i propri desideri e le proprie ambizioni. La narrazione non lascia spazio a sentimenti di pietà e autocommiserazione ma analizza realisticamente l’ inquietudine, il malessere e l’afflizione che possono avvolgere e attraversare la mente di chiunque si trovi in una situazione di disagio fisico, soprattutto se costretto da circostanze esterne e interne a dover cambiare radicalmente. Il titolo Apnea rimanda al periodo di riabilitazione, vissuto con intensità e frustrazione, letteralmente senza respirare. L’autoironia che circonda il tono della narrazione è la strategia migliore con cui l’autore abbatte e razionalizza i propri fantasmi. Il fantasma del non potercela più fare ad affrontare la vita in maniera autonoma e indipendente, il fantasma del non essere accettati per quelli che si è. “più che di una nuova vita” dice Lorenzo in un’intervista “si tratta di un azzeramento della propria vita, perché hai paura e sei insicuro. Il difficile non è lo stare in clinica, ma fuori. Perché in clinica è tutto più accessibile, nella vita reale no”.
Le difficoltà iniziali, soprattutto durante il primo anno di degenza, vengono poi lentamente superate attraverso un processo di accettazione che porterà l’autore a realizzarsi completamente fino ad arrivare ad una ricostruzione a tutti gli effetti, ponendo le basi per trovare un equilibrio, attraverso lo sfogo terapeutico e catartico della scrittura. Avendo ormai interrotto la propria carriera di musicista, Lorenzo Amurri si alterna tra la gestione di uno studio di registrazione e la scrittura di racconti e articoli sul suo blog. La passione e la carica non gli mancano di certo visto che si può essere rock anche solo con una penna in mano.

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