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IlVocifero – Walter Somà

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“la musica è una voce aggiunta; se la lasci parlare può' dire qualcosa di vero”. L’artista torinese, nonché collaboratore dei nomi più illustri della scena indipendente italiana, parla di sé e del suo nuovo progetto, IlVocifero.
 
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(Walter Somà sulla sinistra, a destra Aldo Romano)
 
Walter Somà è la conferma che si può essere dotati di profondità e spessore umano pur restando dietro le quinte, mantenendo un atteggiamento riservato nei confronti dei media ma contribuendo ampiamente allo sviluppo artistico e contenutistico dello scenario indipendente. Ex musicista della scena sperimentale torinese, Walter svolge la professione di operatore di comunità senza però trascurare la sua vocazione musicale in qualità di autore di testi e di melodie. E’ infatti celebre la sua collaborazione con Stefano ‘EDDA’ Rampoldi, insieme al quale realizza i testi degli album solisti del cantante milanese. Entro la fine dell’anno è prevista l’uscita dell’ album Il Vocifero, progetto musicale realizzato insieme al cantautore Aldo Romano che prevede le collaborazioni di Edda e di Dorina Leka, cantante triestina dalla voce prorompente. Chiediamo quindi al diretto interessato di parlarci un po’ di sé e dell’ultimo progetto in cui è impegnato.
 
Ti infastidisce essere chiamato talent scout? Tu come ti definiresti?
Nessuno mi ha mai chiamato così! A me piace la musica, dal punto di vista creativo ed ho un approccio multiforme: Principalmente scrivo canzoni (musiche e testi), ma mi piace occuparmi di un po' tutti gli aspetti che riguardano la musica. Quindi dall'ispirazione agli aspetti produttivi.
 
Sei stato anche tu un musicista della scena sperimentale di Torino. Che ricordi hai di quella esperienza?
A Torino ci sono stato fino al ‘97. Di Torino ricordo un fermento musicale molto forte. Un senso di urgenza espressivo. Una grande scuola di controcultura.
Torino la porto nel cuore.
 
Quando hai capito che la musica sarebbe entrata a far parte della tua vita?
Nell'adolescenza. Quando ho capito che la musica è una voce aggiunta e che se la lasci parlare, può' dire qualcosa di vero.
 
Di cosa tratta Il Vocifero, il nuovo album a cui hai lavorato?
IlVocifero è un progetto che ho ideato attorno alla figura di Aldo Romano, che è un mio amico del periodo torinese. Insieme abbiamo scritto delle canzoni. Poi mi sono occupato della produzione del disco, coinvolgendo diversi musicisti con cui ho un sodalizio umano prima ancora che artistico.
 Tra i più noti, c'è Gionata Mirai (chitarrista del Teatro degli Orrori), Edda (ex cantante dei grandi Ritmo Tribale), Dorina Leka , cantante triestina che ha un valore artistico enorme e raro, Carlo Sandrini (compositore ed arrangiatore). Più tantissima altra gente che mi ha dato contributi essenziali, per lo sviluppo del progetto.
Nel nucleo de IlVocifero, oltre a me ed Aldo Romano, c'è Fabio Capalbo, con cui ho condiviso la produzione artistica oltre ad essere il batterista. Ci tengo a ricordare anche Davide Tessari che è il fonico di studio e punto fermo di ogni fase della realizzazione del disco che uscirà a breve. Presto un singolo e tanta attività live.
 
Domanda inevitabile: da cosa prendi spunto per scrivere? Credi nell’ispirazione fulminea?
Io vivo di ispirazioni fulminee. la maggior parte delle cose che scrivo nascono così. Da cosa prendo spunto? Mi viene da dire che un po’ tutto mi ispira. Qualche tema ricorrente forse l'ho: dio, il comportamento umano, il sogno, il diavolo.
 
Qual è il tuo rapporto con Dio?
Giochiamo a nascondino.
 
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Ti cito alcune cose, due libri potenti, che ciclicamente ritornano nella mia vita:
I canti di Maldoror di Isidore Ducasse, Viaggio al paese dei Tarahumara di Antonin Artaud, poi La casa dell'incesto di Anais Nin e le poesie di Charles Bukowski.
 
E i musicisti?
Principalmente quelli con cui collaboro di volta in volta.
 
Di cosa ti occupi nella vita di tutti i giorni?
La musica occupa molto del mio tempo, spesso.
Poi il lavoro. Da più di 10 anni, mi occupo di recupero dalle dipendenze e di reinserimento sociale di persone detenute.
 
L’esperienza di operatore in comunità ha influito/influisce su quello che scrivi? Cosa ti lascia questa esperienza?
Certo, anche quello influisce. Trovo molte cose nel lavoro che faccio. Molto amore e sofferenza. la devianza e la speranza. il coraggio e la paura. E’ come negli altri ambiti della vita, ma sempre molto più denso.
 
E lavorare con il grande Stefano “Edda” Rampoldi cosa ti lascia?
Mi lascia sempre la casa in disordine, soprattutto . E poi tantissima ispirazione. Stefano è uno dei miei migliori amici. Ho per lui una forma d'amore che trascende. Abbiamo scritto insieme 2 dischi che hanno avuto moltissimi riconoscimenti.
 
Avete qualche nuovo progetto da proporre?
Mah, da qualche settimana, io e Edda abbiamo ripreso a scrivere materiale nuovo. Credo che stia nascendo il terzo disco. Ma per ora stiamo nel flusso creativo. Poi quel che succede, succede .

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