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Intervista con Alex Snipers

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ALEX SNIPERS – Biografia
Il progetto Alex Snipers nasce con l'idea di prendere a prestito sonorità blues, country e folk, dilatandole e portandole nella modernità mantenendo un cuore antico. Il primo disco di Alex Snipers uscì nel 2007 e si intitolava Slackness: un lavoro acustico, scarnissimo negli arrangiamenti, la semplicità al servizio del minimalismo. L'anno seguente fu la volta di Utopia Live in Turin, un concerto tenutosi a Torino nel settembre del 2008, acustico ma riverberato fino al midollo. Echi, effetti e delays in un continuo gioco di policromie tra chitarra e voce. E l’attività live di Alex Snipers continua ad essere inarrestabile.
2009 e 2010 sono gli anni del tributo, doveroso, ai Pink Floyd: in questo biennio escono When the Snipers Broke free, raccolta di brani floydiani completamente riarrangiati, e il Dvd Magnesium Proverbs Live in Alessandria, dai forti contenuti psichedelico-visionari, diviso tra cover dei Pink Floyd e brani propri, un vero e proprio trionfo in technicolor.
Si arriva così al presente: l'attività live dell’inarrestabile Alex Snipers è il punto forza della sua ricca avventura musicale. Dopo un periodo fittissimo di concerti, Snipers pubblica Familiar To Someone Liv…ing In Action!, raccolta di registrazioni di live sparsi per la Penisola. Il cd offre il meglio dell’artista in 14 pezzi:  è il documento fedele delle esibizioni dal vivo, con una scaletta equamente divisa tra pezzi autografi di blues, folk, rock, psichedelia.
Alex Snipers vive in azione suonando dovunque, nei locali, nelle strade, nelle piazze: un busker, un artista di strada travolgente e originale. Alla base del suo progetto artistico l’idea di esibirsi in uno spettacolo di ottimo livello senza rinunciare all’impatto e alla qualità del suono. Per questo motivo egli utilizza – e sperimenta – dal vivo apparecchiature all’avanguardia portatili per l’amplificazione e una perfetta accordatura degli strumenti. Una mentalità progressive, perché la musica possa fare dei progressi.
 
Synpress44
 
Intervista con Alessandro Cecchini
 
 
 
 
Davide
Ciao Alessandro. “Snipers” come i “cecchini” e quindi… Alex Snipers… Sicuramente non ti chiederò cosa voglia dire il nome che hai scelto per il tuo progetto. Per cominciare ci racconti invece di come e quando nasce il progetto Alex Snipers e quali altre esperienze hai fatto prima?
 
Alessandro Cecchini
 
Il progetto nasce nel 2007, in quell’anno pubblicai “Slackness” il mio disco d’esordio. Ascoltavo e suonavo blues, jazz, folk ma anche Syd Barrett, Robyn Hitchcock, Evan Dando, Nick Drake ecc. Accanto a questa musica componevo e ho scritto i brani che sono poi confluiti nel primo cd. Sostanzialmente, in precedenza, negli anni ’90, suonavo covers, rock americano, da Springsteen a Tom Petty, passando per i Byrds, Neil Young, ecc. il gruppo si chiamava Billy Blues Band, poi è stata la volta dei The Great big no e dei Christine Palace, dove accanto a covers di Pink Floyd, Cure, Beatles, ecc. proponevamo anche pezzi scritti da me, molto influenzati dai Floyd, c’è da dire. In seguito ho fatto parte anche di una band tributo ai Rolling Stones dal nome “Le Linguacce” fino al 2007. Anno appunto dell’uscita dell’album d’esordio.
Ancora oggi ho in repertorio covers,  covers  a non finire…
È sempre eccitante suonare qualcosa di Bob Dylan o dei Dinosaur Jr.
È un modo per darne una rilettura personale, ovviamente, ma anche per far appassionare a quel tipo di musica anche altre persone.    
 
Davide
Due parole di presentazione su Alessandro Castelli, con te e come te alla chitarra e voce?
 
Alessandro
Eccellente chitarrista. Preciso e sicuro nella ritmica e potente nel fraseggio. Lo vidi e lo conobbi una quindicina d’anni fa in un concorso per gruppi vinto dalla sua band, in particolare mi impressionò la sua rilettura di “21 Century Schizoid man” dei King Crimson. Da quel momento capii che avremmo suonato insieme.   
 
Davide
Perché hai scelto il folk blues e anche un po’ di psichedelia per esprimerti musicalmente?
 
Alessandro
Penso che tutta la musica sia un po’ così’. Intendo dire che c’è sempre  bisogno di cercare le radici, dove tutto comincia e da dove si può ripartire. Il folk-blues lo immagino come un’immensa riserva naturale di energia da cui attingere, la psichedelia invece ha a che fare con lo stupore, la sorpresa. La meraviglia spinge l’uomo a fare filosofia. Il guardarsi dentro mi spinge a scrivere canzoni: è lo stesso tipo di emozione. Folk, Blues, Psichedelia sono elementi che fanno parte della nostra vita, sono nell’acqua, nell’aria, nelle pareti delle stanze. Ovunque.
 
Davide
Familiar To Someone Liv…ing In Action. Quali sono le differenze e le preferenze tra il tuo lavoro in studio e quello dal vivo per uno che, come te, è stato definito un busker, un artista di strada?
 
Alessandro
Non ce ne sono. Interpreto il disco, così come il live, come parti di uno stesso quadro. Una precisa dichiarazione in un dato momento. Una mentalità che avevano anche, l’esempio è trascendentale, i Grateful Dead, credo. Non a caso esistono numerose testimonianze live delle loro esibizioni. La performance è tutto per chi fa musica. Anche per me ovviamente. Puoi partire da un punto e finire in una direzione opposta ma egualmente eccitante.   
 
Davide
Alex Snipers Experience rimanda nel nome alla Jimi Hendrix Experience e in  “Free your mind” ho colto una citazione dei Beatles, Within you without you. Chi sono i tuoi principali riferimenti musicali e chitarristici?
 
Alessandro
Le bands da cui ho tratto ispirazione, sicuramente Jimi Hendrix Experience, Pink Floyd, Jefferson Airplane, Grateful Dead, Byrds, Neil Young and the Crazy Horse, Bob Dylan and The Band, Lynyrd Skynyrd, Led Zeppelin,  Beatles, Rolling Stones, Who ma anche Buffalo Tom, Replacements, Soul Asylum, Husker Du, Sugar, R.E.M, Dinosaur Jr ecc.  
Per quanto riguarda i chitarristi: Pete Townshend, Robert Smith, Bob Mould, Kevin Shields, e Johnny Greenwood il chitarrista dei Radiohead.
 
Davide
Cosa attingi in particolare dalla musica degli anni ’60 e ’70? Che tracce e significati ha lasciato in te quello specifico periodo della storia del rock?
 
Alessandro
Il sogno, la mitologia, l’idea che tutto fosse possibile e che talvolta si realizzasse per davvero. E soprattutto, un codice ben preciso per la musica rock entro il quale far riferimento. Non a caso i gruppi di quel periodo sono definiti anche “Classic Rock”. Rock Classico. 
 
Davide
Differenze ed evoluzioni dai trascorsi lavori e dal precedente Live In Turin?
 
Alessandro
Una maggiore compattezza e coesione del suono. E una totale asciuttezza nel proporre le canzoni. Nessun effetto utilizzato, il che ha reso ben definito e distinguibile il tracciato armonico e melodico dei pezzi.
 
Davide
Da torinese devo chiederti perché scegliesti in particolare il concerto di Torino per farne un disco?
 
Alessandro
La location in cui fu registrato “Utopia live in Turin” era perfetta per registrare un cd live, inoltre Torino e il Piemonte sono stati dei luoghi dove abbiamo suonato spesso e volentieri. E continuo a farlo tuttora anche come artista di strada. Oltre al disco live registrato a Torino nel 2008, nel 2010 abbiamo realizzato anche un dvd ad Alessandria dal titolo “Magnesium Proverbs”. Quindi il Piemonte è terra adattissima per questo tipo di esperienze. Ha sempre portato bene, insomma. 
 
Davide
Perché una scena della guerra del Vietnam in copertina?
 
Alessandro
È una mia interpretazione visiva di “Apocalypse Now”di Francis Ford Coppola, la scena iniziale con il bombardamento al Napalm, il contrasto tra la psichedelia dei Doors e l’urto delle esplosioni, tra la follia della giungla e la razionalità del dover comunque continuare un percorso. Penso che tutti quanti viviamo sospesi in questo limbo, dove spesso le porte del sogno possono aprire quelle dell’incubo e dove realtà e immaginazione collidono. Ho cercato di rappresentarle visivamente e musicalmente.     
 
Davide
Perché la scelta di fare musica solo con chitarre, effettistica e voce?
 
Alessandro
Sono un cantautore dopotutto, quell’attrezzatura, di base è quella che mi serve. Compongo in solitudine e poi lascio che le persone coinvolte nel progetto aggiungano note e colori secondo il proprio gusto e stile. Praticamente mi comporto da supervisore artistico di un lavoro d’équipe. C’è un disegno ma sono tanti gli elementi che lo portano a compimento. 
 
Davide
La poesia è distacco, lontananza, assenza, separatezza, malattia, delirio, suono, e soprattutto, urgenza, vita, sofferenza (Carmelo Bene). Cosa sono per te le parole che scrivi e canti?
 
Alessandro
Un gioco, dove scelgo delle parole che talvolta hanno significato intenso talvolta producono soltanto un suono dopo averle pronunciate. L’importante è che abbiano sempre un bel ritmo che incitino all’azione.
 
Davide
L’editing e il mastering sono di Alfio Costa; come descriveresti il suo contributo?
 
Alessandro
Fondamentale. Avevamo più di 3 ore di registrazioni abbiamo scremato i pezzi e ne abbiamo scelti 15. Alla fine il disco suona bene, ha un suono, chiaro, nitido e cosi assemblati i pezzi mi danno l’impressione di una sorta di concept-live, come se ci fosse un filo conduttore pre-stabilito tra loro. Un’opera di acoustic-rock  live. E probabilmente c’è per davvero un qualcosa che tiene tutto insieme, alla fine tutta la musica è solo un’unica grande canzone come diceva Neil Young, guarda caso, all’inizio del live del 1997 con i Crazy Horse, “Year of the horse”, “It’s all one song..”.
È tutta una canzone.  
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Alessandro
Difficile dirlo, quello che faccio è quello che mi succede mentre faccio progetti.
 
Davide
Grazie e à suivre.

 

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