La tormentata storia d’amore di Orfeo ed Euridice, narrata per la prima volta da Ovidio, ha sempre affascinato. Affascina Euridice, perché – come nel poema sinfonico di Liszt – simbolo dell’amore ideale inghiottito dal male e dal dolore, e forse anche dal quotidiano. Affascina Orfeo, soprattutto poeti e musicisti, perché è il mito del più grande poeta e musicista dell’antichità e di ogni tempo. E perché è l'artista per eccellenza, che dell'arte incarna i valori più puri ed eterni, indifferente alle profferte di becere Baccanti: è l’immortalità dell’arte e del profondo.
Un mito al quale, da oltre quattro secoli, continuano a ispirarsi ininterrottamente musicisti, artisti e poeti. Sono decine le opere musicali che rivisitano il mito di Orfeo ed Euridice: tra l’opera di Claudio Monteverdi (1607) e l’opera-ballo di Heinrich Schütz (1638) e il musical di Alessandro Fortunato (Orfeo ed Euridice – Amore immortale, 2012) ci sono Gluck, Naumann, Haydn, Belli, Liszt, Landi, Rossi, Lully, Deller, Offenbach, Ducasse, Stravinsky, Krenek (su libretto nientemeno che del pittore Kokoschka), Nicola e Gianfranco Salvio, De Moraes e liberi adattamenti in chiavi le più svariate come Jackie O di Daugherty e Koestenbaum dedicato a Jacqueline Kennedy Onassis o Universobangorfeo di Nyppon and the Simbols (con letture da Calvino, Buzzati e Campana). E ancora tante canzoni: quelle di Roberto Vecchioni, Carmen Consoli, David Sylvian, Nick Cave, Roger Daltrey… E poi quel capolavoro che è stato e continua a essere il musical rock Orfeo 9 di Tito Schipa jr., divenuto ormai un vero cult show .
La storia in breve è questa: Orfeo, un giovane hippie che abita in una chiesa diroccata chiamata “il paradiso” insieme a un gruppo di amici, si innamora di Euridice. Ma, alla fine, la perde. L’inferno nel quale la sua ragazza rimane per sempre imprigionata è la città moderna, con il caos, i rumori, lo smog, l’assenza di contatti umani… e talvolta, a sopperirvi, il tunnel delle droghe.
“Orfeo 9” è stata la prima opera rock italiana. In teatro, con l’aiuto tra l’altro dei grandi Giovannini e Garinei, l’opera andò in scena per la prima volta al Sistina di Roma il 27 gennaio del 1970. Il doppio album fu registrato nel 1972 e detiene ancora un record: con le sue 9, presto 10 edizioni, è l'unico album italiano a non essere mai uscito di catalogo per 40 anni. Il film – considerato il primo più lungo clip musicale mai prodotto – seguì nel 1973. L’Orfeo 9 è stato collocato tra i 100 eventi fondamentali del Rock italiano. Ricorre quest’anno il quarantennale del film, che è stato rigenerato nel colore e con colonna sonora stereo Dolby nel 2008 in occasione della Mostra del Cinema di Venezia.
Girato per il settore sperimentale della RAI nel 1973, il film di ORFEO9 fu censurato e boicottato pesantemente da alcune correnti della dirigenza di allora, vedendo la luce della programmazione solo nel 1975, e in sordina. Più tardi fu distribuito brevemente nei circuiti d’essai. Da allora, e a dispetto di ciò, quest’opera è da un lato uno dei prodotti di spettacolo musicale più amato dal pubblico, dall’altro uno degli esempi più clamorosi di emarginazione e trascuratezza da parte delle strutture ufficiali e dei media, cui ha potuto reagire grazie al sostegno costante dei conoscitori e, ultimamente, alle risorse di internet, fino al riscatto definitivo della presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia del 2008.
Scorriamo qualche nota biografica. Figlio del celebre tenore leccese Raffaele Attilio Amedeo Schipa detto “Tito” e dell’attrice Diana Prandi, Tito Luigi Giovanni Michelangelo Schipa, meglio noto come “Tito Schipa junior” nasce a Lisbona nel 1946. La sua prima opera (beat) è del 1967 ed è intitolata “Then an alley”, ottenuta assemblando tra loro 18 brani di Bob Dylan. Tito Schipa lavora nel frattempo come assistente regista a Cinecittà e nel 1969 inizia la stesura dell’opera rock “Orfeo 9”. Rappresentata dal 1970, diviene nel 1973 un doppio album e un film per la RAI programmato nel 1975, come già detto, a tarda ora per problemi di censura. Nel disco e nel film compaiono personaggi destinati al grande successo e musicisti del progressive italiano. Ad esempio Renato Zero, Penny Brown, Loredana Bertè, Ronnie Jones, Santino Rocchetti, Joel Van Droogenbroeck, Bill Conti, Tullio de Piscopo, Andrea Sacchi.
Seguirono altri lavori, tra cui una intensa produzione di musica per colonne sonore e per il teatro, l’opera Herr Rossini, Signor Wagner, e un’altrettanto intensa attività di regista teatrale, di scrittore e di traduttore (in particolare di Bob Dylan e Jim Morrison). Tra le sue collaborazioni vanno menzionate quelle con Mario Moretti e Marco Piacente per l’opera “L’isola nella tempesta” e con gli Arcipelaghi Diversi per i quali ha scritto i versi di “Cosa hai fatto a Ustica?”.
Discografia 33 giri
· 1972 – Orfeo 9 (Fonit Cetra, LPX 16/17)
· 1974 – Io ed io solo (Fonit Cetra LPX 31)
· 1976 – Er Dompasquale (RCA Italiana, PL 31445)
· 1983 – Concerto per un primo amore (Gattocicova, LP 33604)
· 1988 – Dylaniato (IT ZL 71804)
Ristampe in CD
· 1991 – Orfeo 9 (Fonit Cetra, CDLP 427)
· 1997 – Dylaniato (M.P. Records, MPR CD 005)
· 1999 – Orfeo 9 (Fonit Cetra, 3984283262)
· 2006 – Io ed io solo (Edizione giapponese, Warner/Arcangelo ARC-7144/WQCP-374)
· 2009 – Orfeo 9 (BTF, VM 134 CD)
· 2011 – Io ed io solo (BTF, VM 148 CD)
Davide
Buongiorno Tito. Non voltarti indietro, non voltarti, non voltarti come la moglie di Lot, o come Orfeo… Così iniziava una recensione di Orfeo 9 su Ciao 2001 mi pare di Gabriele Cametti. Da musicista che ha sempre guardato avanti, come ti volti indietro a guardare oggi al tuo Orfeo?
Tito
Scusami se inizio con una precisazione, ma magari su 2001 avesse scritto Gabriele Cametti! Invece ci scriveva Mario Luzzatto Fegiz, che ci trattò malissimo (recentemente l’ha anche ammesso).
La risposta è facile, me l’hai proprio servita su un vassoio: io guardo avanti a Orfeo 9. Secondo me non ha avuto ancora neanche un centesimo del riconoscimento (non intendo apprezzamento, ma semplice conoscenza) che forse merita.
Davide
Sei figlio del principe dei "tenori di grazia", uno dei più grandi della storia dell'opera e tu stesso regista teatrale d’opera. Quali sono le opere liriche che più hai amato nella vita e quali ti hanno più profondamente formato?
Tito
È come dire se vuoi più bene a mamma o papà. Non ci sarebbe risposta. Ma indubbiamente Tosca è un tale avamposto stellare della narrazione in musica che mi è sempre servita da faro. Io però non posso scrivere musica come Puccini. Magari! Io a malapena scrivo come un lustrascarpe di Vincenzo Bellini… Per i testi sono più immodesto, invece. Quelli li considero di un livello apprezzabile fino in fondo, soprattutto se li consideriamo come liriche di musica pop.
Davide
Cosa ebbe inizio per te alla fine degli anni ‘60 con Hair e gli altri musical rock che arrivavano dall’America e dall’Inghilterra?
Tito
La rivelazione di non essere una mummia di vent’anni che ascoltava solo Opera. Ho visto la continuità e quindi la possibilità di lavorare sensatamente all’unica cosa che mi appassionava fino in fondo. Col solo rammarico che accadeva dovunque salvo in Italia.
Davide
«Avrei voluto potervi presentare Orfeo 9 da venticinquenne, invece nel frattempo di anni ne ho 60. Di cose da dire, dopo 35 anni, ne avrei talmente tante che ho deciso di non dirne nessuna» hai detto a una conferenza stampa. Perché ci fu tanto ostracismo? Cosa non piaceva ai signori della censura di allora? Ma oggi, dal tuo punto di vista, c’è poi davvero più libertà?
Tito
Non hanno perso tempo a domandarsi cosa non gli piacesse. Hanno visto una siringa, dei capelli lunghi, e hanno cestinato l’opera e me. A dire il vero ben aiutati anche dal Combat, la canzone che pubblicai qualche mese prima, amorosa ma non tenera…
Davide
Gli attori del primissimo cast furono davvero dei dilettanti, 36 ragazzi reclutati tra gli hippie della gradinata di Trinità dei Monti o di piazza Navona, nessuno mai salito sul palcoscenico prima di allora? C’era in fondo anche qualcosa di “pasoliniano” in questa scelta?
Tito
Già dai tempi del Neoralismo, poi con Pasolini, nel cinema questa era un’usanza consueta. In teatro credo non fosse mai successo, almeno a livello Sistina. Comunque c’erano anche tre o quattro professionisti veri, mimetizzati…
Davide
Ci fu intorno all’Orfeo9 un grande lavoro di squadra, numerosi bravi artisti vi collaborarono. Qual è stata la lezione più preziosa del fare insieme a così ottimi livelli?
Tito
L’apprendimento della regola numero uno quando si parla di spettacolo: l’équipe è tutto. Da soli si finisce per rimanere velleitari. A me è accaduto spesso, anche se non per mia scelta. Ma i successi (e i quasi successi) sono tutti stati segnati dalla collaborazione di artisti e tecnici di prim’ordine.
Davide
Ho letto sul tuo sito che nel 2011 è stata scritta una tesi dal titolo “La Storia che avrebbe potuto cambiare una generazione: Orfeo 9 l’Opera Rock”. Ti ha fatto piacere? Cosa dimostra in sintesi e ti trova d’accordo? Infine, cosa non è riuscita a cambiare quella generazione?
Tito
Le tesi ad oggi sono già quattro o cinque, e questo mi fa fare un ruota grande così. Quanto alla generazione, è una di quelle che hanno combaciato con una rivoluzione epocale (1680 in Inghilterra, 1777 in America, 1789 in Francia, 1966 in America e poi nel mondo). In tutti questi casi gli effetti veri si sono visti o si vedranno a distanza di secoli. Sono generazioni che non vedono le conseguenze vere di ciò che hanno fatto.
Davide
Cosa non ti piace e cosa invece ammiri nella generazione musicale più attuale?
Tito
L’hip hop. Mi colpisce e rende fantasioso quasi come certo pop degli anni 70.
Davide
Quale delle molte altre cose che hai fatto ami sopra tutte?
Tito
L’Isola nella Tempesta (Teatro in Trastevere nel 1976). Credo sia la cosa che ho amato di più. Ma non è andata alla tele, e quindi paga fortemente pegno. Chissà se un giorno me la lasceranno rifare.
Davide
Quarant’anni fa la multimedialità era una novità molto interessante ed eccitante; oggi?
Tito
Il mio primo concerto multimediale è del 1974 (Concerto d’Addio, tour nazionale). E infatti ero eccitatissimo! J
Davide
Prima che assurgessero a fama nazionale e internazionale… All’Orfeo 9 contribuirono anche un Renato Zero ai suoi esordi e la Bertè (anche lei inciderà il primo disco nel 1974). Qual è il tuo pensiero rivolto in particolare a loro dopo questi quarant’anni?
Tito
Pensa che tempi, quando uscivi sotto casa e pescavi questo tipo di pesciolini! Renato è un mio mito, soprattutto per ciò che è riuscito a fare di sé stesso. È una strana sensazione assistere a un suo concerto: un pubblico di straordinarietà quasi indicibile. È come un alveare dove tutti sono le api, e Renato la regina. In pratica Renato non ha un pubblico; È il suo pubblico. Quanto a Loredana, con Vasco e Edoardo Bennato, per me sta fra i rocker più autentici di questo paese.
Davide
Hai pubblicato anche numerosi libri e ti sei dedicato alla traduzione di due dei massimi poeti del rock come Bob Dylan e Jim Morrison (e Dylan lo hai anche cantato in italiano nell’album DYLANIATO, presentato da Fernanda Pivano, eletto da alcuni critici come miglior album del 1988). Come riassumeresti la vastità del messaggio di questi due grandi poeti e la loro attualità e grandezza ancora oggi? Cosa diresti insomma a un ragazzo o ragazza che non sappiano chi siano per invogliarli a conoscerli?
Tito
Ahio! Si limitassero a Dylan e Morrison le cose per cui varrebbe la pena di spingere i giovani ad accostarsi! Siamo sicuri che non ci sia ancora del lavoro da fare su Dante, su Verdi, su Shakespeare… e via per altre centinaia. E già implicare che Dylan sia a quell’altezza è una risposta sufficiente, no?
Davide
Sull’Orfeo9 hai scritto un libro di 176 pagine (editrice Zona, 2005) “ORFEO 9 – Il making (Storia, personaggi, fortune della prima opera rock italiana)”. C’è qualche episodio in particolare nella tua storia con l’Orfeo 9 che ami più di altri, a cui sei più affezionato?
Tito
Gli episodi (ricordi) per me sono tutti tra il divertente e l’intenso. Ma il capitolo 15, quello sulla droga, è qualcosa cui tengo molto.
Davide
Cosa ti colpì di “Revolution n.9” dei Beatles al punto da aggiungere un 9 al tuo Orfeo?
Tito
La dimostrazione che i più famosi e geniali autori di pop contemporaneo fossero in grado di metter su una composizione in tutto e per tutto simile, se non migliore, a quelle che erano territorio di caccia degli intellettuali occhialuti interessati solo alla cosiddetta musica d’avanguardia, quella che Aldous Huxley (altro autore da consigliare con ricetta) definiva “musica per gatti” (katzen musik) J
Davide
Chi ascolti della musica di oggi in Italia?
Tito
Purtroppo non ho più tempo per ascoltare musica, e questo è un mio grande cruccio. Se ho un attimo di tempo, continuo ad approfondire il campo dello spettacolo musicale, vecchio e nuovo.
Davide
La nuova edizione del film è o sarà disponibile in dvd?
Tito
Deve esserlo e lo sarà. Ormai credo sia questione di settimane.
Davide
Il 5 ottobre scorso hai suonato in concerto a Campiglia Marittima dopo la proiezione del film. Com’è stato per te e cosa hai provato in questa occasione?
Tito
Vedi, noi teatranti siamo molto più freddi (o se vuoi cinici) di quanto si pensi. Quando siamo là sopra dobbiamo comportarci come tecnici in un laboratorio. Le emozioni ci sono state al momento della composizione, se mai. Ma quello che conta in concerto, sempre e soltanto, è cosa prova il pubblico.
Davide
Sei a tuo maggior agio con la musica cantata o con la musica strumentale? Perché c’è bisogno di riavvicinare il pubblico italiano al racconto in musica?
Tito
La musica strumentale? What’s musica strumentale? J Il teatro musicale è proprio un altro mestiere, e questo da secoli!
Davide
Da torinese sono molto interessato all’album da cantautore fatto con Marco Piacente “Concerto per un amore” prodotto da Gualtiero Gatto (Gattocicova) e suonato insieme agli Horus (dove, se non ricordo male, suonava anche il bravissimo chitarrista Marcello Capra). Cosa e come ricordi di quel periodo a Torino? È prevista una ristampa su cd di quel disco?
Tito
L’argomento Marco Piacente, il mio migliore amico e maestro, scomparso qualche settimana fa, è uno di quelli che quando deciderò di affrontarlo sarà un’altra battaglia epocale. L’Italia non si è minimamente accorta di uno dei più grandi geni della nostra canzone. Lui e il suo sodale Stefano Trabalza sono stati i nostri Beatles, e nessuno lo sa. Ringraziamo ancora una volta la nostra geniale discografia.
Davide
Hai scritto una biografia su tuo padre. Quando hai scoperto la sua vera grandezza nella storia del melodramma? Pensi ancora che a tuo padre l’Orfeo9 sarebbe parsa un’operazione presuntuosa?
Tito
Ho scoperto mio padre troppo tardi, ma ora sono il suo fan e curatore numero uno, assieme a mio cugino Gianni Carluccio a Lecce. I siti di Orfeo e della Famiglia sono poi in mano a curatori coi fiocchi come Romina Vizzaccaro e Ermanno Manzetti, gente del mestiere, e questo si riflette fortunatamente anche sulla figura paterna. Che ti devo dire? La sua grandezza nel canto era pari a quella di Mozart nella musica. E anche per il carattere… Mozart, non scordiamolo, a fine carriera ha scritto il Flauto Magico, cioè un vero e proprio musical alla faccia di tutte le opere serie del periodo, sue e d’altri (cercate le versione filmata da Ingmar Bergman e scialatevi).
Davide
Platone disse che fra le arti, la musica ha un posto preminente. Essa non deve mirare al divertimento ma a formare armoniosamente la personalità dei futuri cittadini temperandone le passioni. A cosa mira la tua musica?
Tito
A far ballare Platone J
Davide
Un’altra opera rock è da lungo in gestazione e si intitolerà “Gioia”. A che punto è? Di cosa parlerà?
Tito
Grazie di averla pensata. Mah, se mi lasciano il tempo di finirla… L’argomento è religioso, una fissa della mia vita. È la storia di una sedicenne che prende una musata terribile con l’argomento Dio, e per la sua famiglia ci vuole poi del bello e del buono per farle capire che deve esserne contenta.
Davide
È stato coniato il termine orfeomani (pare siano decine di migliaia) in Italia (e mi ci includo) e oltreconfine (Svizzera, Argentina, Australia, Giappone ecc.). Come hai piacere di salutarli?
Tito
Crescete e moltiplicatevi? Ma forse è già stato scritto J
Davide
Grazie maestro, à suivre…