“Non ti amo più, amore”
Il nuovo album dell’electro band, per la prima volta in italiano, dal 25 settembre 2012 in CD e tutti gli store digitali da New Model Label
Secondo album per gli Strip in Midi Side, formazione proveniente dalla provincia di Salerno, che per la prima volta si esrpime con testi in italiano.
“Non ti amo più, amore” è un grido di rabbia su base elettro-rock, testi politici e ritmi da dancefloor, melodie pop ed atmosfere gliaciali new wave. Un ritratto crudo e tagliente di questi tempi, dei loro contrasti e delle loro contraddizioni, e ce n’è davvero per tutti: dai social network alla speculazione finanziaria, dagli scandali sessuali alle agenzie di rating, e poi ancora, precarietà, manipolazione, resistenza, consumismo, amore, con rabbia e disillusione, ma soprattutto con ironia, strumento di sopravvivenza indispensabile.
Direzione Strategica Strip in Midi Side: giotto (decostruzione) / masks (depistaggio) / akrid (destabilizzazione) / amon (sabotaggio).
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Comunicato stampa di Govind Khurana – New Model Label
Gli Strip In Midi Side nascono nell’estate 2007 come progetto inedito di Luigi Buonaiuto (Giotto), Emanuele Sirica (Maks) e Marco DeFilppo (Amon). La band, già collaudata da anni di collaborazioni in varie cover band, si concentra sin dal principio su un’intensa fase scritturale tesa in direzione di una ricerca sonora capace di fondere un background rock con una componente elettronica (sintetizzatori e drum-machine), il risultato è una miscela sonora inconfondibile ed originale per la quale è stato coniato il nome di NeuroPop. Dal mese di dicembre 2007 iniziano una vivace attività live che li vedrà finalisti e vincitori di diversi contest per band emergenti; tra gli altri, il concorso Prove Di Rock 2008 permetterà alla band di registrare il primo Ep, Strip In Midi Side. Il loro primo album, Your Stripping Experience, esce nell’autunno 2010 riscuotendo notevoli consensi di pubblico e critica sia nazionale che internazionale. Intanto, dalla primavera 2009 entra a far parte della band Luca De Filippo (Akrid) al live set (synthesizer/programming/noises), che accompagnerà la band durante il tour di promozione del primo album, diventando poi parte integrante della band. Dall’estate 2011 gli Strip in Midi side tornano in studio per le registrazioni del secondo album: Non Ti Amo Più, Amore, in uscita in autunno 2012.
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Intervista
Davide
Ciao SIMS. Siamo dunque al secondo disco e c’è una prima importante novità: la lingua italiana ha sostituito quella inglese…
Giotto
Già, l’italiano, una grande lingua.
Il fatto è che con il primo album non ci eravamo posti minimamente il problema, “Your Stripping Experience” è stato scritto direttamente in inglese, forse per semplice retaggio culturale. Poi, quando ha iniziato a prender forma la struttura tematica del secondo disco, meno intimista del primo e più politico, la scelta di una lingua con la quale poter comunicare in maniera più diretta con i nostri connazionali ci è sembrata più giusta; l’Italia ha attraversato e sta attraversando un periodo storico difficile, e noi vogliamo partire esattamente da qui.
Poi, ripeto, l’italiano è una grande lingua, e noi, quando spegniamo i sintetizzatori, siamo insegnanti, formatori, ci occupiamo di istruzione e tutela del patrimonio culturale, insomma, lingua, letteratura e ricerca sono il nostro “vero” lavoro.
Davide
Com’è andata in questi due anni al vostro album d’esordio “Your Stripping Experience”? Da cosa e come siete ripartiti per il secondo nuovo capitolo di Strip In Midi Side?
Giotto
Del primo album non possiamo lamentarci, ottime recensioni in Italia e soprattutto all’estero; abbiamo anche venduto più del previsto, anche in questo caso più all’estero che in Italia, certo, parliamo di cifre irrisorie, ma sapere che copie di “Your Stripping Experience” sono sparse negli USA, Francia, Germania, Norvegia, Polonia, Lettonia… fa molto piacere; per un album di esordio siamo più che soddisfatti.
Ripeto, parliamo ci cifre irrisorie, ma con l’operazione “Your Stripping Experience” siamo riusciti a coprire quasi per intero la produzione di “Non ti amo più, amore”, dunque siamo ripartiti di lì, cercando di mettere un po’ più di noi stessi nel nuovo progetto: attualità, politica, economia e mass media sono infatti i nostri interessi principali.
Davide
“Non ti amo più, amore”… Si dice che stiamo vivendo nell'era di Schumpeter, l’economista che più di mezzo secolo fa aveva preannunciato il caos del capitalismo attuale… ovvero della distruzione creatrice (creatrice però di cosa e/o di quale altro pensiero da quello di Schumpeter, vedremo) e del futuro dell'economia globale. Qual è la vostra posizione al riguardo? Cosa vuol dire esattamente il titolo che avete scelto per questo disco?
Giotto
Non è facile prendere una posizione, modelli di riferimento ideologici non ce ne sono, la politica, che sarebbe deputata a proporli, ha perso gran parte della propria autorità a riguardo, ha fatto propri paradigmi di pensiero tipici dell’economia, dunque individualisti, dunque non miranti all’interesse comune che dovrebbe essere la sola vera missione della “vera” politica. Pensiamo quindi che il nostro ruolo sia quello di “inventare” una nuova posizione, cosa non semplice considerato che gli organi di informazione di massa, ma anche la scuola e l’università (salvo rarissime eccezioni) fanno tutt’altro fuorché stimolare una certa creatività intellettuale. Il primo passo da fare quindi è quello di “divorziare” da quella parte di noi stessi tanto individualista e, ognuno a suo modo, ricominciare a “fare politica”. È stato bello illudersi di poter vivere oltre le proprie reali possibilità, indebitandoci oltremodo, tutti siamo stati sedotti da questo sogno capitalista, e dunque, iniziamo quantomeno a dire: “Non ti amo più, amore”.
Davide
“Moody’s” è il titolo della quarta traccia del disco e anche il nome dell’agenzia di rating sotto inchiesta per l'accusa di aver manipolato il mercato con dati falsi sui titoli tossici. Uno dei molti squarci di questo brutto inizio secolo. Perché avete scelto soprattutto temi, diciamo così, di cupa attualità?
Giotto
Più che cupa la definirei illuminante: finalmente, dopo anni di totale inconsapevolezza, una buona fetta della popolazione mondiale inizia a comprendere chi o cosa gestisce le redini del loro destino. Iniziamo a comprendere che i governi nazionali non sono altro che marionette al servizio dei potentati della finanza internazionale, quando non compiacenti e corrotti i nostri governi sono semplicemente impossibilitati ad agire.
Le agenzie di rating non sono che un ingranaggio di questo sistema di sfruttamento della ricchezza, ma gli scandali che recentemente le trovano colpevoli dimostrano quanto questa macchina sia diabolicamente perfetta, hanno una libertà incondizionata, non devono dare conto a nessuna regolamentazione, e questa cosa è insostenibile, poiché quando la speculazione finanziaria prende di mira l’economia di uno stato al fine di arricchirsi, le dirette conseguenza sono sempre le stesse: progressivo azzeramento del welfare, disoccupazione in costante crescita, povertà, in una spirale decrescente inesorabile ma lenta, in modo da rendere sopportabile la progressiva perdita di diritti e libertà. Qualcuno la definirebbe dittatura finanziaria, ma le vere dittature hanno almeno l’onestà di definirsi “autoritarie”, questo sistema invece è una dittatura che si definisce “democrazia”, e tutto questo è molto inquietante…
Davide
Cos’è il vilipendio subito dalla professione dell’artista?
Akrid
Innanzitutto dovremmo ammettere implicitamente che l’arte è considerata un “prodotto” come tutti gli altri, e questo a noi non piace; bisogna anche ammettere però che l’arte, e la cultura in generale, sono beni immateriali che, sebbene con canoni diversi, sono perfettamente valutabili in termini economici. Il problema è che siamo di fronte ad un fenomeno di sfruttamento della manodopera culturale: come accade negli ospedali e nelle scuole, si richiedono prestazioni professionali senza alcun equo compenso, con l’ingannevole speranza di chissà quale garanzia futura. Purtroppo questo stato di cose è foraggiato anche da alcuni addetti ai lavori i quali un giorno tuonano contro la precarietà e l’ingiustizia sociale, ed il giorno dopo non disdegnano di approvare leggi del Mercato per quanto riguarda l’industria musicale. Il Mercato, si sa, è darwinista e permette solo ai più forti di sopravvivere, non necessariamente ai più bravi. La cosa triste è che, mentre l’utilità di un operaio è immediatamente riconosciuta, lo stesso non vale per l’artista, la cui funzione è relegata alla sfera dello “svago” piuttosto che a quella dello “spirito”.
Davide
Un altro titolo: Dinosauri… Un uomo è intelligente quando manifesta una certa indipendenza dalla comuni aspettative (Paul Valéry). Cos’è l’indipendenza per voi e che significato conserva ancora la parola indie?
Akrid
L'indipendenza è innanzitutto la possibilità di “poter fare da soli”, che è un primo passo verso la libertà. Negli anni 80, con l'esplosione del Punk, e nella seconda metà degli anni 90, con l'avvento della tecnologia, tutti erano entusiasti della definitiva "democratizzazione" della musica, del “Do It Yourself”. A quanto pare oggi, al contrario, pubblico e stampa si lamentano della miriade di gruppi che ogni giorno spuntano fuori come funghi, e lamentano un calo di qualità. Credo che la verità sia un'altra: l'indipendenza permette di non aver più bisogno di tutte quelle figure intermedie che, come tanti funzionari statali, ruotano spesso come degli avvoltoi intorno alla musica o l'arte (le gallerie una volta pagavano gli artisti per farli esporre, ora elemosinano denaro a chiunque). Questo pezzo è stato scritto in tempi non sospetti, quando la parola "indie" non era diventata ancora una parodia e non connotava alcuna categoria giovanile, è un po' la nostra risposta amara a uno status quo di cui tutti si lamentano ma di cui tutti vorrebbero tanto far parte.
Davide
Un ultimo titolo: Quarto potere… Su cosa e come vorreste influire voi con questo disco e con le vostre canzoni?
Maks
È ovvio e ragionevole che non abbiamo la velleità di influire sui “massimi sistemi”. Vorremmo che la gente cominciasse ad avere un approccio più critico e deciso nei confronti delle élite politico-economiche, che finalmente considerasse con decisione la possibilità di una strada alternativa a quella atomizzata e materialista che ci ha condotti alla rovina: una strada che sia sostenibile, solidale, libera. Bisogna affrancarsi da questo opprimente stato di schiavitù e dare voce al proprio pensiero costruttivo: in “Quarto potere” facciamo riferimento allo scempio mediatico, all'informazione lottizzata usata come strumento di controllo sociale affinché gli uomini abbiano una percezione delle cose che corrisponda precisamente a quella imposta da chi detiene il potere. Basti pensare che dovunque continuano a riferirsi alla situazione attuale usando una parola “anonima”, che non individua colpevoli, e la parola “crisi” come se fosse un fatto naturale come un temporale d'agosto, invece di chiamarla col suo nome, vale a dire “terrorismo economico”.
Davide
Quale modo suggerite di fare resistenza politica e culturale?
Giotto
Per citare un verso di “resistenza”, risponderei: “resistenza è conoscenza”. Prima di tutto bisogna studiare: decostruire il meccanismo complesso per individuarne le parti semplici con i relativi interessi; già questo sarebbe un gran passo avanti, se lo facessero tutti, ognuno a suo modo. Il problema è che, da un lato, siamo stati educati ad “agire con prudenza”, come se avessimo paura di perdere qualcosa, senza renderci conto delle innumerevoli usurpazioni alla nostra libertà che già abbiamo subito, e che continuiamo a subire; dall’altro, c’è un reale problema di “macchina del fango”, ovvero: “ogni tua disubbidienza è tacciata di violenza”, questo significa che l’attuale dittatura economica (che si spaccia per democrazia) ha inventato quella particolare etichetta di “terrorismo prêt–à–porter” con la quale definisce “violenza” non soltanto un reale atto violento, ma persino la semplice “coscienza critica”.
Se aggiungi che la dittatura di cui sopra gestisce anche l’intero sistema dell’informazione, ne consegue che l’intelligenza è diventata sospetta, e dunque, fare resistenza vuol dire: coltivare la propria intelligenza critica senza aver paura.
Davide
È un caso che l’acronimo di “Strip In Midi Side” è “Sims” (in italiano i Sim) come la famosissima serie di videogiochi di simulazione di vite umane? L’arte non è forse anche questo? O per dirla meglio con Theodore Adorno (Minima Moralia): l'arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità?
Akrid
È un puro caso, ma ci piace l'interpretazione che ne hai dato. Però, almeno nel nostro caso, è il contrario: nell'arte possiamo essere quello che veramente siamo, senza le costrizioni dettate dalla diplomazia della vita sociale. Io penso che se dovessi vivere la mia vita da musicista come una routine, o cercando di soddisfare le esigenze altrui, tutto questo non avrebbe senso, per quello c'è già il mio lavoro giornaliero.
Davide
Dalla attribuzione per ciascuno di un diverso ministero britannico del precedente album “Your Stripping Experience”, siete ora passati a giotto (decostruzione) / masks (depistaggio) / akrid (destabilizzazione) / amon (sabotaggio). Cosa significano i vostri “nom de guerre” e ciò che vi avete associato al posto della classica strumentazione?
Giotto
All’inizio è stato un gioco, i vari ministeri corrispondevano alle mansioni burocratiche che ognuno di noi svolgeva per la band; poi però ci abbiamo preso gusto, e con un disco come “Non ti amo più, amore” non potevamo che prendere spunto da una terminologia più rivoluzionaria: secondo Jacques Derrida la “decostruzione” mira a fare emergere i pregiudizi e le contraddizioni latenti della cultura dominante, ciò permette di “destabilizzare” il sistema il quale, dal canto suo, si difenderà con tutte le proprie forze, che sono ingenti e ben organizzate, per i rivoluzionari sarà dunque necessario lavorare d’astuzia, “depistando”, “sabotando”… (sorrisetto inquietante)
Davide
Due parole sulla copertina. Allude alla mignottocrazia, per quanto a me questo termine non piaccia, poiché è nuovamente un modo del maschio (specialmente italiano, sempre irrisolto tra gli opposti della mamma e della puttana) di determinare sorti a suo uso e piacimento e di svalutare la donna, di sminuirne o denigrarne eventuali meriti? O, insomma, cosa volevate rappresentare?
Giotto
Fermo restando che la mignottocrazia esiste, ed esiste “anche” perché alcune donne sanno rispettarsi davvero poco (se non ci fosse merce sul mercato non ci sarebbero nemmeno compratori/sfruttatori, e viceversa), la cover non rappresenta questo concetto. L’immagine delle gambe con i tacchi a spillo rappresenta di più il culto stereotipato dell’apparenza esteriore, quella che i canali di informazione di massa propongono incessantemente manipolando intere generazioni: se ci sono centinaia di persone in fila in attesa di accaparrarsi l’ultima versione dell’I-phone, o l’ultima borsa di Gucci in saldo, e per contrario, ad un convegno su ambiente e sviluppo sostenibile siamo quattro gatti, significherà pure qualcosa. Dunque, la cover: il mondo è governato da un unico grande organismo che attraverso la manipolazione svilisce il senso critico dei popoli, rendendoli docili e contenti.
Davide
Il disco uscirà a breve. Cosa c’è in programma per promuoverlo?
Giotto
Chiaramente ci sarà la promozione sui media e stiamo organizzando un tour invernale, a breve presenteremo anche una docu-clip intitolata “Resistenza”, la prima di una lunga serie…
Davide
À suivre…
Giotto
Carino questo tuo “À suivre”, che dire, À suivre…