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Concerto di Edda Al Carroponte

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Un mix tra poesia e liberazione interiore
 
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5 luglio 2012. Ore 22.30.  Il Carroponte, storico centro sociale dell’hinterland milanese, brulica di gente, intenta a passare una serata diversa dal solito. C’è chi lo fa bevendo una birra e gustandosi un panino, chi stendendosi sul prato a godersi il fresco d’estate. Altri invece sono radunati sotto il palco e attendono emozionati il concerto di Edda. L’ex cantante dei Ritmo Tribale si esibirà infatti in una sua performance con Sebastiano de Gennaro alle percussioni e Alessandro Graziani alla seconda chitarra. Edda si diletterà nel suonare una chitarra elettrica dal ritmo distorto e graffiante, contornando il tutto con il canto acuto e a sua volta distorto della sua voce. Già, la voce, il suo marchio distintivo. Unica e inimitabile, a metà tra Demetrio Stratos e Juri Camisasca, una voce in grado di raggiungere l’inconscio dell’ascoltatore. La sua voce vibra, comunica, trasmette, accompagna parole provenienti da chissà dove, dall’interiorità di Stefano o da quella di qualcun altro, da quella di tutti noi. Tutti infatti almeno una volta nel corso di una paranoia abbiamo pensato cose di cui ci siamo successivamente pentiti e che non abbiamo rivelato neanche a noi stessi o al nostro migliore amico. Le canzoni di Edda invece sono l’espressione delle nevrosi e dei sentimenti inconsci che l’uomo comune tende a tenere nascosti per ipocrisia o per pudore. Il cantautore milanese li esprime quasi in funzione di una terapia d’urto per liberarsi dalle stesse ansie che lo affliggono, in quanto essere umano. La tensione iniziale sembra dileguarsi canzone dopo canzone, a partire da L’Innamorato, canzone simbolo della rinascita artistica di Stefano ‘Edda’ Rampoldi, fino ad arrivare, ormai divertito e pacificato, ad un revival solista della mitica Uomini tratta dall’album ‘Kriminale’ dei Ritmo Tribale, anno 1989. La musica è un veicolo di energie positive e il pubblico sembra averlo capito bene tanto è che tra un applauso e l’altro ci scappa pure un bis. Si alternano pezzi vecchi e nuovi come ‘Fango di Dio’ (scritta con Walter Somà) e ‘Odio i Vivi’ brano tratto dall’omonimo album e persino una canzone appartenente all’area neomelodica, una cover di ‘Laura’ di Ciro Sebastianelli. Il concerto finisce ma la gioia trasmessa dalla musica rimane. I fan salutano calorosi Stefano e i musicisti. Con la sua immancabile gentilezza e modestia Stefano ridimensiona i complimenti e si scusa per non potersi fermare ma purtroppo il suo dovere di pontista lo chiama, il giorno dopo dovrà alzarsi alle 5 di mattina. La musica di Edda diventa quindi un momento di pura creazione, di gioia,  spontaneità e  liberazione dai tormenti, un ottimo rimedio contro lo stress quotidiano e le pesanti frustrazioni che esso procura.

 

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