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La Costituzione del Bhutan

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saggezza millenaria al servizio del bene comune

 
«Il Bhutan è un regno sovrano
e il potereappartiene al popolo del Bhutan»
(Art. 1 comma 1, Costituzione delRegno del Bhutan)
 
 
Introduzione
Se si considera cheil Regno del Bhutan[1] si èregalato una carta costituzionale solo nel 2008 e che, quasi contestualmente,il sovrano, poco più che sessantenne[2], dellapiccola monarchia incastonata tra Cina e India sulla catena dell’Himalaya haabdicato in favore del figlio[3], nonancora trentenne, motivando il suo gesto con la necessità che si lasciassespazio ai giovani per il governo del Paese, possiamo incominciare a capire ildiffuso interesse per tutto ciò che proviene da questa terra avvolta da unfascino fiabesco.
Allora se già inpassato il Bhutan ha meritato le attenzioni della stampa internazionale per laproposta di sostituire, o quantomeno integrare, il PIL-Prodotto Interno Lordocon l’indice FIL-Felicità Interna Lorda (o Gross National Happiness-GNH)[4],ora non possiamo non dare visibilità al testo costituzionale che il sovranoilluminato ha offerto al suo popolo, sottolineando che lo stesso re, insiemealla regina consorte, hanno contribuito alla materiale stesura degli articoliche compongono questa legge fondamentale dello Stato.
Dei 35 articoli checompongono la Costituzione[5] delRegno del Bhutan, ci sembra doveroso e utile offrire un esame di quelle normedalle quali riteniamo di poter trarre utili insegnamenti e richiami a quellostile di good governance della res publica a cui, purtroppo, laquotidiana esperienza ci ha da tempo disabituati: magari, idee che provengonodalle candide vette himalayane potranno ispirare i nostri governantimediterranei.
 
Il testocostituzionale
Bisognainnanzitutto partire dal Preambolo, dove si dichiara solennemente che è lostesso popolo del Bhutan, “benedetto dalla Triplice Gemma[6],sotto la protezione delle divinità custodi, guidato dalla saggezza dei proprileaders, dalla fortuna eterna del glorioso Bhutan e dalla guida illuminata“del proprio sovrano, a dotarsi di una Costituzione impegnandosi solennemente epersonalmente a rafforzare la sovranità del Paese “per assicurarsi labenedizione della libertà, per garantire la giustizia e la tranquillità, perconsolidare l’unità, la felicita e il benessere di tutti e per sempre“.
Una dichiarazioneimpegnativa, non c’è che dire!
L’art. 1, quindi,proclama subito che il Bhutan è una monarchia indipendente e sovrana e che ilpotere appartiene al popolo dal momento che la forma di governo adottata èquella della “monarchia democratica costituzionale“!
Sicuramente uninteressante esercizio di elaborazione giuspubblicistica che può offrireargomento di discussione.
A seguire, dopoaver descritto il territorio, la bandiera, l’inno nazionale, la festa nazionalee la lingua, si arriva al comma 12 nel quale è sancito che “i diritti sullerisorse minerarie, i fiumi, i laghi e le foreste spettano allo Stato e sono diproprietà dello Stato” che li regola per legge.
Inoltre, alsuccessivo comma 13, si ricorda che “ci deve essere separazione tra i poteriEsecutivo, Legislativo e Giudiziario” e che “nessuna prevaricazione èammessa salvo nei casi previsti dalla stessa Costituzione“: dunque, ancheMontesquieu è stato costituzionalizzato.
L’art. 2 è dedicatoall’istituto della monarchia e vi si dice che “Sua Maestà il Re è il Capo diStato” e rappresenta “l’unità del Regno e del popolo del Bhutan“.
Vengono di seguitodettate le norme per regolare la successione e, al comma 6, è sancito il saggioprincipio per cui “al raggiungimento dei 65 anni di età, il sovrano devedimettersi[7]e cedere il trono al principe ereditario, a condizione che l’erede siamaggiorenne“: quale apertura mentale dimostra una simile norma e quantodovrebbe essere presa a modello nei nostri “moderni” Stati di “consolidatademocrazia”!
Comunque, ilmonarca gode della più completa immunità e “la sua persona è sacra“(comma 15).
L’art. 3 prevedeespressamente che “il Buddismo è patrimonio spirituale del Bhutan” e cheesso “promuove i principi e i valori della pace, della non-violenza, dellacompassione e della tolleranza“, che dovrebbero essere fondamentalipilastri di tutti i paesi del mondo.
Il sovrano èriconosciuto “protettore di tutte le religioni” presenti nel territorio(comma 2), da che si evince che tutte le confessioni religiose sono libere dimanifestarsi qualora non contrastino con i principi sopra esposti.
Si indica, inoltre,che la religione debba restare separata dalla politica, e si precisa anzi che “istituzionie personalità religiose sono superiori alla politica” (comma 3).
Limpidaapplicazione del principio dei piani paralleli nella gestione dei rapporti traStato e Chiese.
Espressione disaggezza tipicamente orientale sono gli artt. 4 e 5.
L’art. 4 sanciscel’impegno dello Stato a “preservare, proteggere e promuovere il patrimonioculturale del paese (…) per arricchire la società e la vita culturale deicittadini” e questo perché si “riconosce la cultura come una forzadinamica in evoluzione e si impegna a rafforzare e favorire la continuaevoluzione dei valori tradizionali e delle istituzioni che sono sostenibili inuna società che cresce“.
Il seguente art. 5,invece, stabilisce che “ogni Bhutanese è un amministratore fiduciario[8]delle risorse naturali e dell’ambiente del Regno a beneficio della presente edelle future generazioni“, riconoscendo in maniera esplicita una sorta didiritto delle generazioni che verranno ad un ambiente vivibile[9];parallelamente, si ricorda il dovere di ogni cittadino a “contribuire alla tuteladel patrimonio naturale, alla conservazione della biodiversità del Bhutan ealla prevenzione di tutte le forme di degrado ecologico (…) attraversol’adozione e il sostegno di prassi e politiche pro-ambiente“.
In questo modo,anche l’educazione ambientale diventa oggetto di diritti e doveri civici,facendo ulteriormente evolvere la gamma di previsioni che la tradizione delcostituzionalismo europeo ci aveva tramandato.
Il successivo comma3, impegna poi lo stesso Governo assicurando che “al fine di conservare lerisorse naturali del Paese e per evitare il degrado dell’ecosistema, almeno ilsessanta per cento della superficie totale del Bhutan sarà per sempre destinatoa foresta“.
Quasi incredibile!
Gli artt. 6, 7, 8 e9 propongono a seguire il tradizionale quadro normativo statuale: lacittadinanza (art. 6), i diritti (art. 7) e i doveri fondamentali (art. 8) e iprincipi guida della politica di Stato (art. 9).
Degno di rilievo èquanto previsto al comma 1 dell’art. 7 ove di dice che “tutte le personehanno diritto alla  vita, alla libertà e alla sicurezza“, consolidando inquesto modo una universalità dei diritti della persona che tanto ha impegnatonel tempo gli studiosi dei diritti umani.
Tra i doveri propridei cittadini, invece, all’art. 8 troviamo quelli di “preservare, proteggeree difendere la sovranità, l’integrità territoriale, la sicurezza e l’unità delBhutan” (comma 1), “salvaguardare, proteggere e rispettare l’ambiente,la cultura e il patrimonio della nazione” (comma 2), nonché “promuoverela tolleranza, il rispetto reciproco e lo spirito di fraternità tra tutti gliabitanti” senza distinzione alcuna (comma 3).
Inoltre, sonopreviste esplicitamente delle responsabilità civili, quale quella di “fornireaiuto, nella misura del possibile, alle vittime di incidenti e in caso dicalamità naturali” (comma 6), di “salvaguardare i beni pubblici“(comma 7) e di “pagare le tasse conformemente alla legge” (comma 8),accanto ai doveri di “difendere la giustizia e di agire contro la corruzione“(comma 9), di “agire in aiuto della legge” (comma 10) e di “rispettare e farrispettare la Costituzione” (comma 11).
Significativorisulta che la prescrizione dell’ultimo comma sia rinforzata e classificata alcontempo come “dovere” e “responsabilità” che compete a ciascuno.
Con l’art. 9, dipoi, lo Stato dichiara di porre tutti i propri sforzi per “garantire alpopolo del Bhutan una buona qualità della vita in un paese capace di progrediree prosperare, impegnato per realizzare la pace e l’amicizia nel mondo” (comma1).
Inoltre, e qui icostituzionalisti bhutanesi (e il loro lungimirante sovrano) hanno raggiunto ilpiù alto livello di evoluzione della scienza (e diremo quasi dell’arte)giuridica, si prevede pure che “lo Stato si sforza di promuovere quellecondizioni che consentano di perseguire la Felicità Nazionale Lorda[10](comma 2). Stupendo!
Seguono altriimpegni dello Stato tra cui quello ad “assicurare il diritto al riposo eallo svago” (comma 13), a “promuovere condizioni favorevoli allacooperazione nella vita comunitaria e all’integrità della struttura dellafamiglia allargata” (comma 19), a “creare condizioni che consentano unreale sviluppo sostenibile e una buona e compassionevole società radicata nellafilosofia buddista e nei valori umani universali” (comma 20).
Ulteriori lezionidi grande e progredita civiltà.
Con l’art. 10 sientra nella parte della Costituzione destinata a disegnare la geografiaistituzionale: è importante far rilevare a questo proposito che il sovrano, acui si deve la redazione del documento, ha dovuto faticare non poco per faraccettare ai suoi sudditi la necessità di un parlamento rappresentativo delpopolo e, dunque, democraticamente eletto.
Ecco perché ilcomma 1 dell’art. 10 dichiara con forza, e in maniera inequivocabile, che “cideve essere un Parlamento” investito di tutti i poteri legislativi previstidalla Costituzione.
Ulteriore normafonte di insegnamento è quella data dal combinato disposto dei commi 21 e 22per i quali si prevede l’immunità per i membri del Parlamento (comma 21) ma sene dichiara la decadenza per atti di corruzione o di “vendita del voto” (comma22): quanto avremmo da imparare dal modello bhutanese!
L’art. 11 regola ilConsiglio Nazionale, una sorta di camera delle regioni, dove siedono 25 membri,mentre l’art. 12 dispone in merito all’Assemblea Nazionale, la camera deideputati, che riunisce al massimo 55 rappresentanti. Dunque, 80 parlamentari intutto.
Altra norma diinteresse per la responsabilità che esprime è quella che si rinviene al comma 5dell’art. 14: qui si stabilisce che “il Governo esercita la correttagestione del sistema monetario e della finanza pubblica” e “garantisceche il servizio del debito pubblico non costituirà un onere eccessivo per legenerazioni future“.
Grande scuola disana e sostenibile amministrazione pubblica!
Per continuaresulla scia di previsioni impensabili in democrazie occidentali, perchéconsiderate ovvie e scontate e, quindi, continuamente fatte oggetto diviolazione, all’art. 15, dedicato ai “Partiti politici“, troviamo laprevisione che essi debbono “assicurare che gli interessi nazionaliprevalgano su tutti gli altri interessi” (comma 1), “promuovere l’unitànazionale e il progressivo sviluppo economico, garantire il benessere dellanazione” (comma 2) e astenersi dall’appoggiare particolarismi regionali,etnici o religiosi per ottenere l’appoggio elettorale (comma 3).
Ogni ulteriorecommento che attualizzasse questa norma nel contesto europeo in genere oitaliano in particolare risulterebbe vano.
Disposizione digrande civiltà politica è poi quella che si rinviene all’art. 18, rubricato “Partitodi Opposizione“, per il quale questo “deve svolgere un ruolo costruttivoper garantire che il Governo e il partito di governo possano operare secondo ledisposizioni di questa Costituzione, contribuire al buon governo, sforzarsi dipromuovere l’interesse nazionale e soddisfare le aspirazioni del popolo“(comma 1). Inoltre, lo stesso “partito di opposizione deve promuoverel’integrità, l’unità e l’armonia della nazione e la cooperazione tra tutti isettori della società” (comma 2) pur senza rinunciare ad una “opposizionesana e dignitosa” (comma 3) che non permetta il “prevalere di interessidi parte sull’interesse nazionale“, bensì garantisca un’azione di Governo “competente,responsabile e trasparente” (comma 4).
In chiusura, siricorda il dovere di responsabilità nazionale che compete anche al Partito diOpposizione “in caso di minaccia esterna, calamità naturali e altre crisi“(comma 6).
L’art. 21 descriveil potere giudiziario chiamandolo “a salvaguardare, difendere e amministrarela giustizia in modo equo e indipendente, senza timore, favore, o ritardoingiustificato, in conformità con i principi dell’ordinamento giuridico al finedi ispirare fiducia e sicurezza e migliorare l’accesso alla giustizia“(comma 1).
Anche in questocaso, il suggerire uno scambio di buone prassi tra Italia e Bhutan sarebbeutile!
Giungiamo oraall’art. 22 dedicato ai “Governi locali“. Qui è importante porre inevidenza la ratio  alla base del decentramento amministrativo attuato inBhutan: vale a dire “favorire la partecipazione diretta delle persone allosviluppo e alla gestione del loro benessere sociale, economico e ambientale“(comma 1). Inoltre, i “Governi locali devono garantire che gli interessilocali siano tenuti in considerazione in ambito di governance nazionale“,fornendo un forum di riflessione pubblica sulle questioni inerenti i rispettiviterritori.
Nient’altro, sequesto fosse poco!
Correlato alprecedente art. 10, relativo al “Parlamento“, vi è l’art. 23, “Elezioni“,che in maniera ugualmente perentoria stabilisce che “la volontà generale delpopolo è la base del governo e deve essere espressa mediante periodicheconsultazioni elettorali” (comma 1).
Rilevante per ilbuon funzionamento della macchina statuale è poi l’autorità prevista dall’art.25: un garante indipendente che controlla e riferisce “in meritoall’efficienza, economicità e efficacia dell’impiego delle risorse pubbliche“(comma 1), in sostanza una sorta di Corte dei Conti.
Accanto allaprecedente, vi è quindi una “Commissione Reale per la funzione pubblica“,prevista all’art. 26, che ha il compito di vigilare e garantire che la pubblicaamministrazione svolga il suo lavoro “in maniera efficiente, trasparente eresponsabile” (comma 1), “guidata dai più elevati standard di etica eintegrità al fine di promuovere il buon governo e la giustizia sociale“(comma 4).
L’art. 27 regola,dunque, la “Commissione anti-corruzione“, anch’essa riconosciutaindipendente al fine di “prevenire e combattere la corruzione nel Regno“(comma 1).
Chiudono le normerelative all’impeachment di persone che ricoprono cariche costituzionali(art. 32), quelle relative alle emergenze nazionali (art. 33), al referendumpopolare (art. 34) e alla modifica del testo costituzionale (art. 35).
Da segnalare ilcomma 4 dell’art. 35 che prevede la pari dignità delle versioni in linguaDzongkha e Inglese della Costituzione: in caso di controversiasull’interpretazione di un dato termine, si rinvia la risoluzione all’autoritàgiudiziaria che potrà decidere secondo equità.
Seguono quattro”schede” allegate, che hanno comunque dignità di norma costituzionale,  cheriportano la descrizione della bandiera e dell’emblema nazionale, dell’innonazionale, del giuramento di fedeltà e del giuramento di segretezza, e unglossario esplicativo dei termini tradizionali impiegati.
 
Conclusioni
Poche parolepossono esprimere il piacere di scoprire che in un contesto così lontano dallacultura giuridica europea, quale quello rappresentato dall’ordinamentobhutanese, si possano rinvenire preziosissimi insegnamenti per noi, qui ed ora,discendenti purtroppo dimentichi dei grandi Maestri del Diritto che sono inostri padri latini.
Confidiamo che, inquesto periodo di crisi, anche della Politica, quella con la P maiuscola, tuttele persone di buona volontà, siano esse impegnate in incarichi pubblici osemplici cittadini elettori, si lascino ispirare anche da simili pillole disaggezza orientale.
Noi abbiamo fattodel nostro meglio per suscitare l’interesse, a voi di proseguire l’opera: buonalettura e buon lavoro! 


[1]              Il Bhutan è un piccolo stato montuoso dell’Asia, con una superficie di circa47.000 km² e poco meno di 7000.000 abitanti. Attualmente, è l’unico stato almondo ad avere due capitali ufficiali: Thimphu, capitale estiva, e Punakha,capitale invernale. Confina a nord con la Cina e a sud con l’India. La linguaufficiale è lo Dzongkha (fonte: Wikipedia, the free enciclopedia).
[2]              Jigme Singye Wangchuck, nato nel 1955, salito al trono nel 1972, ha abdicato afavore del figlio nel 2006.
[3]              Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, nato nel 1980, è divenuto re nel 2006.
[4]              Cfr., tra gli altri, dello stesso A., Oltre il PIL… per calcolare la veraricchezza delle nazioni, in KultUnderground, n.158, 2008.
[5]              Cfr. http://www.bhutan.gov.bt.
[6]              Il cuore della spiritualità buddista: Buddha, Dharma eSangha.
[7]              Curiosa la formula usata che, nella versione in lingua originale e in inglese,suona “cedere il passo”, come in una staffetta.
[8]              Interessante il termine usato nella versione in lingua inglese: “trustee“.
[9]              Cfr. dello stesso A., I diritti delle generazioni future, in KultUnderground,n.151, 2008.
[10]             Cfr. http://www.grossnationalhappiness.com.

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