Avrei voluto lasciare il compito di ripercorrere ricordi, aneddoti e riflessioni a celebrazione dei primi 200 numeri di KultUnderground solo a coloro cui si deve l’intuizione e il primo fondamentale sviluppo dell’idea della nostra rivista elettronica, innanzitutto Marco, ma anche Massimo, Federico e gli altri che hanno scritto e scriveranno: mi sembrava assolutamente giusto e meritato per i “fondatori”. Ma, quando proprio ieri ho notato nella colonna “in lettura ora” della Home page di Kult, l’ennesima visualizzazione (sia detto senza falsa modestia), del mio primo articolo “La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo”, che dopo quasi 18 anni dalla scrittura, viene ancora “cercato” e letto (pur essendo in parte superato nell’attualità dei suoi contenuti), non ho resistito alla tentazione di tagliare il nastro anche io, come creatore di una rubrica che è apparsa, pur con qualche interruzione, fin dal 1994.
Marco chiese anche a me, nell’ottobre di quell’anno, di scrivere “qualcosa” per questa nuova creatura editoriale (di cui mi mostrò il primo numero sul suo PC, giusto per darmi un’ idea…), qualcosa che doveva coltivare esclusivamente un mio interesse da un lato, ma che avesse una qualche base “culturale” dall’altro, non certo di livello aulico, o accademico, meglio se “sotterraneo”, in pratica la filosofia che ha sempre ispirato il “successo” della divulgazione giuridica della rubrica che ho curato, assieme ad altri, in questi anni. Subito ho pensato: il solito Marco, mi vuole coinvolgere in un’opera che avrà vita breve, perché sa che mi interessa “pubblicare” i miei scritti, come negli anni delle scuole medie, in cui realizzammo da soli, per alcuni mesi, un giornaletto artigianale “L’Urlo dello Studente”, a bassissima diffusione, essendo arrivati a “coprire” con poche decine di copie, forse le aule di due piani dei tre della nostra scuola, e a bassissima tiratura (le fotocopie, giusto 30 anni fa, “costavano” ancora molto, e l’unica soluzione proponibile alle nostre famiglie, che ci assecondavano e finanziavano “amorevolmente”, era il complesso sistema del “ciclostile”, un metodo che ricordava i primitivi esordi della stampa, con la necessità di realizzare una matrice per ogni pagina da riprodurre con una piccola rotativa e inchiostro semi-solido…). Sono convinto che Marco si è voluto occupare di computers, dopo il Liceo scientifico, per superare quel “trauma adolescenziale”, dovuto alla precoce chiusura del giornalino, di cui Lui era Direttore e io suo Vice, soprattutto per trovare un metodo più semplice, poco costoso e teoricamente a diffusione “illimitata” nel pubblicare cultura, sì “sotterranea”, ma non per questo di minor valore…
Scherzi a parte, la rivoluzione prima della tecnologia informatica, e di Internet poi, gli hanno dato una mano, e io ho avuto la oggettiva fortuna, come altri, di essere stato parte di questo progetto fin dall’inizio.
In realtà, solo “a risultato acquisito”, cioè dopo anni di pubblicazioni periodiche, ho realmente capito cosa significasse essere presenti in rete con un archivio di oltre 170 articoli dei più vari argomenti giuridici, di diversi autori assieme a me, perennemente e liberamente consultabili, in un sito in lingua italiana, la cui visibilità viene esaltata da una rilevante indicizzazione sui principali motori di ricerca, potendo anche apprezzare il riscontro che inevitabilmente si ottiene dai numerosi lettori che contattano la rubrica.
Concludo onde riservarmi ancora qualche facezia per i prossimi traguardi che Kult raggiungerà (i 20 anni dalla fondazione, le 300 uscite ecc.);
e ora via a preparare l’articolo del numero 201, in ritardo come al solito…
Alberto Monari ha portato avanti fin dai primissimi numeri, con uno stile serio ma accessibile, una delle rubriche più longeve, che tra l’altro ci distinguono da tante altre testate simili: DIRITTO. E grazie anche all’ottimo Davide Caocci ha saputo interpretare l’evolversi del tempo proponendo ben più che semplici compendi sulla legislatura. Ah, se pensate che l’argomento non interessi date una occhiata alla top ten…