"Caro Tornado"
Il disco di debutto in tutti gli store digitali da New Model Label ed in cd su http://icebergmusica.com/
dal 10 Aprile 2012
Un album energico ed aggressivo, come il titolo lascia presagire, registrato interamente in presa diretta dalla band, per ricreare l'effetto del loro live show.
Chitarre distorte ad altissimi volumi sono il marchio di fabbrica della formazione pavese, sui quali si innestano melodie e cori travolgenti, come nel punk-noise meno allineato.
Gli Iceberg sono un gruppo che fa della spontaneità la propria bandiera, e, come dice la stessa band "Riascoltandolo ci siamo resi conto che le liriche hanno un filo comune, quasi un concept e sono legate da immagini della natura e delle sue forze più violente, non è un effetto ricercato ma rende al meglio l'atmosfera e la carica dei brani".
Tracklist: 1. Caro tornado / 2. Per favore dillo tu al diavolo / 3. Dosati meglio / 4. Clima / 5. Nagasaki blues / 6. Per un attimo mi avresti voluto morto / 7. In piena / 8. Ercole / 9. F
Formazione: Alessandro Mogni: chitarre e voce / Renzo Carbone: basso e voce/ Marco Monga: batteria
Prossimi appuntamenti live (in continuo aggiornamento):
21 Aprile 2012– KmZero, Tortona (AL)
Discografia:
Iceberg (autoprodotto – 6 tracce – 2008)
Orquestra Records compilation (brano "Sunlight" – 2008)
A Day In The Life (Tributo A John Lennon) – Downtown Studio / Spazio Musica (2010 – cover di "Lucy In The Sky With Diamonds)
"Caro Tornado" – (2012 – New Model Label in digitale)
Link:
"Caro Tornado" – track by track, raccontato dalla band
Caro tornado – Fuzz dritto al punto. A volte servirebbe un tornado, qualunque esso sia, per "sollevarci e risvegliare i nostri muri". Ma intanto sai già come finirà
Per favore dillo tu al diavolo – Ci sono il fiume, il piombo, una croce, l’astinenza e alla fine il mare, insomma: ”un morto non rivendica le offese. William Blake”
Dosati meglio – Come dire: un passo alla volta, parti dal basso. Niente più eroi ma superstiti.
Clima – Batteria e basso in loop mentre due persone accanto a voi parlano delle previsioni meteo. È tutto qui, è tutto ok. Poi uno sfogo sul finale.
Nagasaki blues – Situazioni complicate e soluzioni semplici. In amore come in guerra tutto vale e il risultato spesso è lo stesso di un’esplosione atomica.
Per un attimo mi avresti voluto morto – Rumore e silenzio. E la felicità solo nel weekend. Mi vuoi morto?
In piena – Una chitarra acustica e tanta acqua. Un’alluvione che lavi via il superfluo. Il finale è colpa di Neil Young.
Ercole – Grandina. Le nostre fatiche quotidiane. Grandina ancora.
F – Non abbiamo più vent’anni e se non siamo dei nostalgici è solo perché non ne abbiamo il tempo. Adesso lavoriamo otto ore al giorno, stiamo in fila ai semafori, e tu dici sempre più spesso che così non ce la puoi fare. Eppure suggeriscono che devi considerarti fortunato. Dovremmo accontentarci.
Intervista
Davide
Ciao Iceberg… O sarebbe più corretto scrivere !ceberg? Ci fate una storia del gruppo?
Iceberg (risponde Alessandro Mogni, chitarra e voce della band)
Alessandro: Iceberg va benissimo! Ciao Davide, Iceberg è un trio (chitarra, basso, batteria) dalla provincia di Pavia, attivo da poco più di tre anni e attualmente al suo primo album vero e proprio. Iceberg ama suonare forte, distorto e decisamente onesto. Prima di questo album, che si intitola “Caro tornado”, gli Iceberg hanno suonato il più possibile e nelle situazioni più diverse, dalla birreria davanti agli amici al palco in apertura a musicisti della scena nazionale e internazionale (DesArk, Joe Lally, Sick Tamburo per citarne alcuni).
Davide
Cos’è cambiato e cos’è rimasto a quattro anni dal primo disco autoprodotto e perché considerate “Caro Tornado” il vostro primo cd? L’autoproduzione dunque non la considerate?
A:
In realtà anche “Caro tornado” è un’autoproduzione, e forse ancora più auto delle nostre prime registrazioni dato che l’intero cd l’abbiamo registrato noi. Quasi quattro anni fa iniziavamo a suonare come Iceberg e così decidemmo di registrare alcune canzoni, le prime che avevamo scritto, perché ci serviva un supporto principalmente per cercare date live. Con il tempo abbiamo sviluppato le idee iniziali e la nostra identità fino ad arrivare all’inizio del 2011 quando abbiamo deciso di produrre il nostro primo album, “Caro tornado” appunto, che contiene 9 canzoni tutte in italiano interamente registrate e prodotte da noi e distribuite in digitale per New Model Label Records.
Davide
Contando che la punta di un iceberg è il 10% della parte immersa, un po’ come un disco alla fine sta a tutto il lavoro che lo ha preceduto, cosa c’è stato nel restante 90 per cento che vi ha portato alla realizzazione di questo materiale?
A:
In effetti questo disco è solo una tappa di un percorso che abbiamo iniziato anni fa, è quello che siamo ma non penso che rappresenti quello che saremo. I tre anni spesi a suonare e a rodare il trio sono serviti anche per capire quale fosse la vera identità del gruppo e come comunicarla. In questo senso “Caro tornado” è sì solo il punto della situazione al 2011/2012, ma è anche un momento della storia degli Iceberg che sentivamo di voler fotografare in questo modo, con le 9 canzoni che compongono il disco.
Davide
Perché è stato importante per voi registrare in presa diretta e ricreare il suono dei vostri live?
A:
Perché siamo molto legati al nostro suono, non che esso sia definitivo, ma è comunque frutto di una ricerca iniziata tempo fa e fa parte del carattere stesso delle canzoni. Aggiungici anche che non abbiamo un buon rapporto con lo studio di registrazione, proprio perché fatichiamo a trovare la stessa intensità di suono e di intenzione dei live. La presa diretta ci sembrava potesse aggirare alcune di queste nostre difficoltà e allo stesso tempo trasmettere almeno in parte l’atmosfera live.
Davide
Quali artisti ritenete delle “forze della natura” e quali sono stati i vostri riferimenti iniziali?
A:
Hai un paio di giorni?
Per quanto mi riguarda ho iniziato a 14 anni ad ascoltare i Nirvana e gli altri gruppi di Seattle, i Doors, Hendrix e del blues vario, qualcosa anche punk. Ho continuato ad ascoltare tutto ciò che avesse una matrice rock. Attualmente in macchina giro con gli Arcade Fire e i Fine Before You Came. Ma sicuramente la settimana prossima cambierò!
Marco è molto legato al punk, ma con gli anni ha ampliato sempre di più i suoi ascolti arrivando anche al cantautorato.
Renzo è enciclopedico dal punto di vista musicale ed è molto legato al rock d’oltreoceano, Neil Young per fare un nome su tutti.
In generale preferiamo la musica suonata e sudata, forse è una visione un po’ antiquata ma rimaniamo più affascinati e coinvolti da un musicista che si mette in gioco e crea qualcosa sul suo strumento, anche se non c’è la perfezione nella tecnica, che da altri che si rifanno di più all’elettronica e al lavoro di studio. Senza nulla togliere a questi ultimi.
Davide
Perché, per la copertina, avete scelto di fotografarvi con danzatrici in una scuola di danza classica?
A:
Cercavamo qualcosa che fosse fortemente in contrasto con le atmosfere del disco e in generale con noi, così quando si è presentata questa occasione ne abbiamo approfittato ed è venuto fuori un buon set fotografico, grazie alla disponibilità dal corpo di ballo della scuola di danza città di Mede e del fotografo Fabio Riberto. La cosa curiosa è che quando successivamente è uscito il disco lo stesso corpo di ballo ha scelto una nostra canzone per un balletto che porterà a teatro a giugno e non riusciamo a immaginare la coreografia.
Davide
Il rock'n'roll ha una sorta di aura di rivoluzione permanente, senza tempo, di sfida a tutto, inclusa la natura stessa. Questo affermò il regista John Waters. E per voi?
A:
Sul rock’n’roll se ne sono dette e se ne dicono tante, per me è principalmente una forma espressiva, la mia forma espressiva. È il linguaggio che sento più naturale per comunicare. Poi sì, è sicuramente una sfida e un gran divertimento. Aggiungo che anche nel 2012 può risultare, se non innovativo, comunque fresco e assolutamente attuale.
Davide
Ci tracciate la scena musicale pavese in questo momento?
A:
Ci sono diverse realtà musicali nel Pavese, forse ancora di più che in Pavia stessa. Come noi ci sono diversi gruppi che vivono in provincia ma si spostano per suonare o per ascoltare musica. Il problema più grande che riguarda Pavia, e la sua provincia, penso sia la mancanza di locali live, non di localini che”fanno suonare” ma di veri e proprio locali con palco, impianto, fonico e tutto ciò che serve per garantire dei buoni live. Qualche locale che resiste c’è ancora ma tanti hanno chiuso e gli stessi gruppi faticano a trovare luoghi di aggregazione dove possano formarsi delle vere e proprie “scene” musicali.
Davide
Cosa seguirà ora?
Iceberg
Per ora ci auguriamo tanti live e sempre più rumore.
Davide
Grazie e à suivre…
A:
Grazie a te, buon lavoro
A presto!