Micol Martinez è un’artigiana dell’arte; crea la sua musica e la espone attraverso la voce, di palco in palco. E’ accaduto una 50ina di volte, tra la pubblicazione del suo esordio – acclamato da pubblico e critica – intitolato Copenhagen, e salutato con un caldo Bye Bye all’Arci Bellezza di Milano il 2 Dicembre 2011.
Radio e web radio l’hanno ospitata accogliendo a braccia aperte e mani tese, questo raro esempio di musica d’alto profilo femminile Made in Italy, mentre i critici delle riviste di settore scavavano nel loro idioma alla ricerca dell’aggettivo che meglio la poteva definire per far capire al lettore di turno quando quest’artista godesse della loro stima.
Mentre accadeva tutto ciò, Milano si bloccava, i locali dove si poteva far musica chiudevano e la città si piegava al dilagante menefreghismo culturale, tanto da convincere Micol a far quanto segue:
· promotrice del movimento Milano L’è bela a sostegno della cultura a Milano e parte attiva nell’organizzazione di iniziative culturali sul territorio a partire dalla manifestazione di Piazza Fontana del 19 marzo 2010;
· firmataria, a rappresentanza degli artisti e musicisti milanesi, del Decalogo per la Cultura con l’amministrazione comunale di Milano.
Le collaborazioni in questi anni si sono moltiplicate in maniera esponenziale, passando dagli esordi con opening act a Max Gazzè e Cristina Donà per arrivare alle complicità in studio: per Cesare Basile ha cantato all’interno del CD “Storia di Caino” accompagnandolo nella “Canzone dei Cani”, inclusa ne “Il Paese è reale” di Afterhours; per Dave Muldoon viaggiando tra le pieghe dell’album “Little Boy Blue”.
La curiosità tipicamente artistica oltre che femminile, le permettere di affiancare anche un’artista dai mille volti quale è Garbo, sia in tv (Scalo 76) che on stage (Alcatraz / Magnolia).
Le collaborazioni di Micol Martinez però non si limitano al mondo vocale: come attrice partecipa ai clip di Negrita, La Crus, Solidamor e Fabrizio Coppola; nel 2007 interpreta il suo primo film da protagonista, “Tagliare le parti in grigio” di Vittorio Rifranti (premiato al Festival di Locarno come miglior Opera Prima) e contemporaneamente affina il suo stile di ricercata DJ in noti locali milanesi (La Casa 139, il Cox 18, il Goganga). “Copenhagen”, nasce così: tra una consolle, un set cinematografico, teatri, palchi e grandi amici fidati come Cesare Basile e Luca Recchia che le producono artisticamente l’album – pubblicato nel Gennaio 2010 da Discipline – ed affiancati in studio da Enrico Gabrielli, Rodrigo D'Erasmo, Alessio Russo,Roberto Dell’Era, Fabio Rondinini e Alberto Turra.
Molto più recentemente compare in “Generazioni, tributo al Santo Niente” accompagnando con la voce la giovane band Kitsch; in “Sette pietre per tenere il Diavolo a bada” di Cesare Basile presta la voce nel brano che apre il disco “L’ordine del sorvegliante” e per il cd-libro “Anatomia femminile” dello scrittore e giornalista Michele Monina scrive e registra il brano “Sui miei fianchi".
Arriviamo così alle ultime battute del 2011 e alla chiusura dei lavori sul nuovo capitolo discografico intitolato LA TESTA DENTRO, nuovamente prodotto artisticamente da Luca Recchia in questo caso in collaborazione con Guido Andreani, che verrà pubblicato il 3 Febbraio 2012 da Discipline.
“Un album più diretto, nudo, che non ha bisogno di decori, più incisivo del precedente ma anche più vario e “divertito” sia per quello che riguarda i testi che per quanto riguarda la scrittura musicale e la produzione artistica. Luci e ombre nette, questa volta. Ho voluto dare sfogo a tutte le possibili emozioni, compreso il divertimento nel giocare con parole e musica. In questo disco mi rivolgo più al presente e al futuro che al passato come nel precedente. Un album a mio avviso più maturo sotto tutti i punti di vista. Decisamente una sorpresa, mi auguro e credo, positiva, per chi già è affezionato al precedente disco Copenhagen” Micol Martinez
– Il 1° singolo – che anticiperà la pubblicazione dell’album – é 60 Secondi.
1) HAGGIS (la testa dentro) Milano. Rintanata in casa un pomeriggio come tanti. Gioco con suoni di batteria, scelgo solo una cassa. Ne faccio un loop. Prendo la chitarra e ci suono sopra. Il brano gira in cinque. Prendo un testo di mesi e mesi prima e canto sopra la base. Il pezzo in pochi minuti è lì. Quasi non ha bisogno di altro. “Ho camminato per ore lasciando passo dopo passo il peso del tuo peso, ho ascoltato per ore le mie ossa costruirsi, ricomporsi una ad una, e la tua testa è ancora dentro il tuo stomaco, la testa dentro”.
2) 60 SECONDI Immagino una canzone che vorrei sentire in auto… ed essendo il primo singolo, capiterà di ascoltarla mentre viaggio… So bene dove sto andando. Non ho dubbi né paure. So bene. E prendo quel che voglio. Spengo la mente. Mi lascio piegare. Non ho bisogno di conoscermi né di conoscerti. “60 giorni in una sola notte, 100 anni e un secolo in un solo giorno, la linea della mia bocca questa notte è la corda con cui mi legherò a te”.
3) QUESTA NOTTE Un inno alla quiete. Un dipinto di una notte di ottobre. Quelle poche notti a Milano, dove il cielo torna ad essere blu e le stelle tornano ad esistere, anche qui. La voglia di fermare quest’attimo. “Questa notte è quieta e non finge, e noi sdraiati sull’erba a masticare radici, e mille astri ci cadono addosso, questa notte…”.
4) L’ALVEARE Mi sveglio, una mattina, con una gran voglia di giocare. E gioco così. Una fiaba noir e sadicamente felice. Immagino personaggi di Tim Burton ballare e suonare la tromba su queste note. E le parole di un Bau Bau al femminile che canta… “Sono la strega dentro l’alveare, sono la madre dentro al tuo bicchiere, sono la terra prima di essere fango, sono l’incoscienza di una sola estate. E quando tu sarai con me…”.
5) SARÀ D’INVERNO Il brano in assoluto per me più importante da quando scrivo. Una visione di un futuro impossibile per l’umanità: cantato diventa possibile. “Noi saremo la cosa inutile più bella al mondo, noi avremo tutto ciò di cui abbiamo bisogno e non avremo più bisogno, noi cavalcheremo fantasmi fino a farli stancare, li cavalcheremo e poi li lasceremo dormire”.
6) NEL MOVIMENTO CONTINUO Non ero così convinta di questo brano. Non per il testo quanto per la parte musicale. Ma non sono riuscita a scartarlo. Non sono riuscita a cambiarlo. E una volta prodotto mi è piaciuta anche la parte musicale. Le mie viscere sono legate al quel nuoto e moto continuo… che, infatti, “non lascia”. Non mi lascia. “Mi porto addosso ogni alba che ho visto, le ho trascinate dietro una ad una e ancora nuoto, con l’alba sulla schiena e qualcosa di te sotto le palpebre… nel movimento continuo che non lascia”.
7) A FILO D’ACQUA Ore 19. Mar Morto. Giordania. Sono qui da tre settimane. Non c’è anima viva intorno a me. Posso ascoltare il silenzio. Questo strano mare è uno specchio. E qui scrivo una canzone. Musicalmente ha il sapore di un deserto d’acqua. “Dentro un mare di cielo, nel giorno arancio che si piega alla sera, la terra era sparita… il mondo… era un doppio perfetto, e noi a nuotarci in mezzo. A filo d’acqua io sono acqua a filo d’acqua”.
8) COPRIMI GLI OCCHI Parlo a un amore passato. E parlo così. Perché ora posso vederti solo nel buio. “… che il pavimento e ogni mobile e la terra siano neri, come i miei occhi neri la mia lingua nera sul tuo cuore nero. Fai buio, mio amore”.
9) UN NOME DIVERSO Non un sogno per l’umanità, come in “Sarà d’inverno”. Ma un sogno personale. O forse qualcosa che ha già iniziato ad essere realtà. Un pezzo di me e te. Un ringraziamento. Con tutta la dolcezza che posso raccogliere. Una canzone breve e semplice, che resterà chitarra e voce, così come è nata. “Inizierà con un sogno, con una parola lunga un giorno, con te che parli piano, inizierà con te, inizierà controtempo… e sarà come un soffio, quando inizierà…”.
Comunicato stampa a cura di Manuela Longhi
Bla Bla – Discipline
http://www.myspace.com/disciplinemusica
TRACKLIST:
“Haggis (la testa dentro)”
“60 secondi”
“Questa notte”
“L'alveare”
“Sarà d'inverno”
“Nel movimento continuo”
“A filo d'acqua”
“Coprimi gli occhi”
“Un nome diverso”
“Haggis (la testa dentro)”
“60 secondi”
“Questa notte”
“L'alveare”
“Sarà d'inverno”
“Nel movimento continuo”
“A filo d'acqua”
“Coprimi gli occhi”
“Un nome diverso”
Autore di testi e musica: Micol Martinez.
Hanno suonato:
Micol Martinez: voce, cori.
Luca Recchia: basso, organo, piano, shruti, synth, kalimba, cori.
Giovanni Calella: chitarra elettrica e acustica.
Alessio Russo: batteria e percussioni.
Marco Sica: violino.
Raffaele Kohler: tromba, flicorno.
Intervista
Davide
Ciao Micol. Sono passati due anni dal tuo esordio, “Copenhagen”. Ce li riassumi? I live, le collaborazioni e (come intercalerebbe il giovane Holden) “tutto quanto”…
Micol
Ci provo. Dunque… i tanti concerti in tutta Italia hanno potenziato l’aspetto live. Da un lato a livello di coesione nel gruppo (suoniamo in trio, con Alessio Russo e Giovanni Calella) dall'altro hanno avuto un effetto positivo nel mio modo di gestire me stessa sul palco. Mi hanno aiutata a superare la paura da palco che non mi permetteva, forse, di fare delle “performance” davvero professionali – ammetto che solo ora, dopo questa esperienza, sono in grado di farne. S'impara, meno male.
Le ultime collaborazioni sono iniziate a Catania con il CD tributo agli Smashing Pumpkins, dove ho lavorato su “Bullet with Butterfly wings” con i Feldmann e Cesare Basile, poi ancora ho cantato con Cesare Basile in “L'ordine del sorvegliante”, brano che apre il suo ultimo disco, infine la collaborazione con i Kitsch per il tributo al Santo Niente. Le collaborazioni sono fondamentali; essere in contatto con persone che fanno il tuo stesso lavoro rende tutto più piacevole e ti regalano la sensazione di non essere da sola ad affrontare le difficoltà (che al momento, in Italia, parlando di musica, sono tantissime).
Davide
E ora il tuo secondogenito (in uscita il 4 febbraio per Discipline / Venus). Com’è nato e come è cresciuto?
Micol
È nato interamente nel salotto di casa mia (ad eccezione di “A filo d'acqua”, canzone scritta durante la mia permanenza in Giordania – il mio luogo di fuga).
È nato con estrema facilità e in un clima più sereno rispetto al precedente. La mia musica è sempre scaturita da una profonda esigenza espressiva. Se il primo disco era impregnato di esperienze passate e presenti che con la musica tentavo di sviscerare e capire, il nuovo lavoro è rivolto al presente o proiettato nel futuro, con tutta l'apertura e le possibilità che il futuro concede.
Davide
Apre il disco “Haggis (La testa dentro)”… L'haggis, piatto nazionale della Scozia, è un insaccato di interiora di pecora (cuore, polmone, fegato), bollite nello stomaco dell'animale. Perché hai preso a prestito questa immagine?
Micol
È una metafora per sottolineare come a volte si tenda a vivere con la testa dentro il proprio stomaco. Guardarsi dentro è fondamentale ma il rischio è di “nutrirsi solo delle propria interiora”. Il confronto con l'esterno è necessario e fondamentale per conoscere e conoscersi, tanto quanto avere il coraggio di guardarsi dentro.
Davide
“60 secondi”… Ci lasceremo il privilegio di non conoscerci ancora… “La testa dentro” è un disco d’amore, incluso quello che “osa pronunciare il suo nome”? L’amore di Micol per cosa più di ogni altra?
Micol
È un disco d'amore ma non d'amore per una persona (tranne in “Un nome diverso” e “Coprimi gli occhi”) bensì per la vita. In “60 secondi” la frase “lasciamoci il privilegio di non conoscersi ancora” può esser traslata su qualunque cosa della nostra esistenza. Ci sono dei momenti in cui è meglio spegnere la testa per vivere la propria passione e le proprie emozioni a pieno. Un po' come guardare un quadro e finire poi per analizzarlo: a mio avviso è la prima occhiata priva di analisi all'opera nella sua interezza, che mostra la magnificenza del tutto.
Davide
C’è più dolcezza in questo tuo nuovo capitolo musicale, forse ottimismo per il presente e per il futuro?
Micol
Non credo sia ottimismo. Si tratta più di “possibilità”, come dicevo rispondendo alla tua seconda domanda. C'è più dolcezza in questo nuovo lavoro, ma anche più apertura, in tutti i sensi. “Sarà d'inverno” è il brano più rappresentativo: racconta un futuro impossibile che in musica diventa possibile. È un sogno per l'umanità. È amore, per me, nel senso più alto del termine.
Davide
In musica la voce è lo "strumento musicale" primo e imprescindibile, il più istintivo. Cosa vuol dire per te cantare? Che rapporto hai con la tua voce e cosa significa per te usare le parole e il canto?
Micol
È lo strumento, per me, migliore al mondo. È interna all'essere umano e non necessita che di se stessa. In un certo senso non necessita nemmeno di un ascoltatore visto che noi stessi siamo i primi ascoltatori delle nostra voce. Inoltre, nella relazione con gli altri, la voce, anche parlata, dice molto della persona. È quindi anche strumento di conoscenza dell'altro, a prescindere dalle parole usate dall'altro.
Davide
Cosa rappresentano i/le “Voodoo Dolls” e il piccolo teschio con cui giochi in copertina e nelle foto del booklet?
Micol
È un gioco. Volevo riuscire a unire un concetto più complicato – la testa nello stomaco come auto nutrimento e come, quindi, morte del sé – con la leggerezza che in qualche caso caratterizza il disco. Diciamo che ho voluto… sdrammatizzare.
Davide
Non abbandonarti alla disperazione, altrimenti non riuscirai a parlare con il tuo cuore (Paulo Coelho). Tu a cosa ti abbandoni o a cosa ti affidi quando scrivi una canzone?
Micol
Non l'ho ancora capito. È una magia. C'è un luogo interno a noi dove nascono parole e melodie. Poi tanto lavoro per riuscire ad arrivare ad avere quel tipo di concentrazione che serve per poterci proiettare in quel luogo. Ci si entra cadendoci quasi per caso quando si è seduti sul tram o si cammina per strada; altre volte ci si entra quando ci si sforza di prendere la chitarra e una penna in mano e dopo un po', chissà come, ci si arriva. Questo, almeno, è quello che accade a me.
Davide
Lavori ancora come dj? Perché ti piace e come ti piace selezionare e (tras)mettere musica in un locale?
Micol
Sì ogni tanto lavoro ancora come dj. Preferisco definirmi “music selector” che dj. I dj sono un'altra cosa. Mi piace, mi diverte e mi aiuta a mantenermi economicamente. Certamente nei locali dove lo faccio non posso sempre mettere quello che voglio (esigenze del locale e della gestione). Spesso sono dj set a due dove si mette un brano a testa. Di frequente mi accade di mettere cose che neanche mi piacciono. Ma questo lavoro mi ha aiutata ad “aprirmi la testa” (a proposito di testa!) e i luoghi in cui lo faccio sono per me una famiglia: persone che amo e a cui sono profondamente legata. Inoltre il pubblico si diverte. E noi pure.
Un tempo ero ben più intransigente: il nostro scopo consisteva nell’educare il pubblico ad una certa raffinatezza musicale. Ora lo sono meno…
Davide
Mai nessuna donna prima ha messo in modo così straziante la poesia su tela come ha fatto Frida, disse Diego Rivera di sua moglie Frida Kahlo. Purtroppo in passato gli uomini non hanno consentito alle donne di fare ciò che consideravano prerogativa del maschio. E se penso a un’ Artemisia Gentileschi, mi viene da dire che l’umanità ha perso un bel po’ di altri capolavori… Quali donne sono state un modello poetico -artistico esemplare per te?
Micol
Artemisia Gentileschi… non sono riuscita a vedere la mostra… era a Palazzo Reale fino a fine gennaio… ma avrei voluto. Hai citato anche Frida Kahlo che amo davvero molto. Altre donne che vivono in casa mia sono Emily Dickinson, di cui conservo “Silenzi” vicino al letto, mentre le parole di Alda Merini vagano in tutte le stanze. L'anno scorso – meglio tardi che mai – ho conosciuto la poesia di Marina Cvetaeva: è stata una bellissima scoperta, come Marceline Desbordes Valmore.
Una mia cara amica, poetessa dei nostri giorni, Sabrina Priolo (che ha pubblicato due meravigliosi libri di poesie) tempo fa mi fece conoscere Sylvia Plath e Anne Sexton…
Ci sono donne la cui stessa vita è poesia, battaglia, amore assoluto verso una persona, verso l'infinito, verso la storia. Esistono donne raccontate nel loro splendore, le cui storie possono illuminarci e che mi affascinano immensamente, da Giovanna D'Arco a Mata Hari. Nel 2011 ho musicato alcuni spettacoli teatrali sulle donne del Risorgimento. L'autore ha fatto una ricerca incredibile. È stato bellissimo conoscere particolari difficilmente rintracciabili della vita di donne come la Maffei e la Trivulzio di Belgioioso…
Davide
Il più bel libro che hai letto negli ultimi mesi?
Micol
Gli ultimi che ho letto non li ho trovati strepitosi. Libri molto leggeri. Credo sia perché voglio concentrarmi sul disco, in questi momenti leggo un po' “a caso”. Per l'esattezza “La cena” di Kock (che… posso dirlo? Non mi ha lasciato un ottimo ricordo) e “L'estate del cane nero” di Carofiglio… Forse quello che mi è piaciuto di più è Sunset Limited; ma con Mc Carthy, di base, vado sempre molto d'accordo.
Davide
Il tuo piatto preferito?
Micol
Cotolette impanate, ma anche tutto ciò che vive dentro il mare: potessi fare colazione con le ostriche la farei. Nonostante questo, ho provato per un lungo periodo a essere vegetariana, per questioni animaliste, ma il mio corpicino non è stato molto d'accordo… o forse è stata la mia personale dieta sostitutiva a non essere molto corretta.
Davide
Milano è la tua città; è anche la tua città ideale?
Micol
No, direi di no. Ma la amo. È comunque la mia città. “Ogni scarrafone è bell’a mamm’ soja”… si dice così, giusto? Il mio ideale è ben raccontato in “Sarà d'inverno”. L'ho scritta proprio quando stavo cercando di fare qualcosa per la mia città… È ancora una città che dorme. Milano dorme. Io, a tratti, con e dentro di lei. Spero di riuscire, quest'anno, a battermi ancora per la mia città.
Davide
Cosa farai per promuovere “La testa dentro” e quali altri progetti hai per quest’anno?
Micol
Suonare il più possibile in giro.
Prima di tutto presenterò il disco a Milano, l'8 Febbraio con un concerto all'Arci Biko e l'11 Febbraio alle 17.00, sempre a Milano, showcase alla Fnac di via Torino.
Lunedì 5 marzo sarò alla Salumeria della Musica di Milano in diretta su Lifegate per i RockFiles di Ezio Guaitamacchi. Ad aprile faremo qualche giro in centro e sud Italia…
Davide
Grazie e à suivre…
Micol
Grazie a te per la bellissima intervista. Stimolante. È stato un piacere. Mi ricordavo ancora quella che mi avevi fatto per il primo disco…