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Considerazioni di fine anno

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Considerazioni di fine anno


Tutto sommato è stata un’annata discreta per quanto riguarda i giochi da tavolo: per il mio personale metro di giudizio, la palma di gioco dell’anno va sicuramente a Shadows over Camelot, che si è rivelato essere un connubio perfettamente amalgamato tra ambientazione, meccanismi, coinvolgimento e semplicità, adatto a qualunque tipo di giocatore ed ideale in ogni situazione.
Facendo un discorso più generalizzato, la qualità dei giochi pubblicata sta migliorando; del resto la logica vuole che sia così, dato che autori ed editori dovrebbero imparare dalle esperienze precedenti ed evitare di rifare gli errori del passato, riprendendo e migliorando soltanto le idee che si sono rivelate buone. Il condizionale è d’obbligo poiché non sempre va tutto per il verso giusto, talvolta il metro di giudizio per individuare le "idee buone" e soggettivo e per un editore un’idea buona è semplicemente un prodotto che vende, indipendentemente dalla sua qualità.
Ma il mercato reagisce a questo (da me presupposto) miglioramento della qualità? Difficile notarlo in un mercato piccolo come il gioco da tavolo. Molto piccolo, se paragonato alle altre forme di svago/divertimento, come i videogiochi.
Ma perché un gioco da tavolo dovrebbe essere migliore di un gioco per computer/console? Non per il gioco in sé, alla fine il maggior valore è dato dal fatto che si interagisce direttamente con le altre persone intorno ad un tavolo, sono le situazioni che si creano socializzando con gli altri che aggiungono valore al tempo trascorso insieme. Qualcuno potrà dire che anche il gioco on-line fa interagire tra loro le persone, ma lo strato di interazione in questo caso è soltanto quello relativo al gioco, se copro le spalle ad un compagno di squadra a Rainbow Six, avrò fatto soltanto quello e la mia relazione con lui non sarà andata oltre a quello. Giocando con qualcuno a Puerto Rico mi troverò a condividere sia situazioni relative al gioco, sia relative ad altro: opinioni, idee, sensazioni, tutto quello che un gioco da tavolo riesce a suscitare lasciando comunque libera la persona di sviluppare ed estendere, non essendo un gioco da tavolo così immersivo come un videogame (ovvero, un videogame necessita di un grado di attenzione molto maggiore di un gioco da tavolo, e non lascia il tempo e la concentrazione per fare nient’altro).
Dunque il mercato dei giochi da tavolo è piccolo, ed è dominato (percentualmente) da titoli "classici" come Monopoli, Risiko e similari. Non sto parlando solo dell’Italia, anche in Germania, da me tanto decantata come un "paradiso" per giocatori da tavolo, il gioco più venduto è il Monopoli.
Che c’è di male nel Monopoli o nei "soliti nomi"? Nulla, considerando quanto detto in precedenza, Puerto Rico o Risiko si equivalgono se paragonati ad un videogame. Ma quando si rinuncia a giocare perché i "soliti nomi" non soddisfano più, allora si vede la sola colpa (vera) attribuibile a Monopoli, quella di aver catalizzato le risorse dei produttori, esaurendole in una serie infinita di copie e repliche che aggiungono poco o nulla alla possibilità di scelta dell’acquirente (e del giocatore).
Certo, sui gusti non si discute e ci si potrà comunque divertire a giocare a Monopoli, ma non è acquistando una copia di Monopoli "Guerre Stellari" che si riuscirà a convincere gli scettici sulle qualità del gioco da tavolo o far ritornare le "pecorelle smarrite" che si sono stufate dell’ennesima partita a Risiko. Tra parentesi, Monopoli "Guerre Stellari" è solo un esempio, ma mi è rimasto particolarmente impressa la descrizione di questo titolo, in cui sono cambiate solo alcune cose ma sono rimasti immutati i meccanismi, e in cui ritroviamo improbabili eventi come i Carabinieri che fanno andare Luke Skywalker in prigione…
In conclusione di questi miei pensieri (sicuramente opinabili, anzi, vi invito a scrivermi per parlarne insieme) e dell’anno, vi esorto comunque a giocare, a qualunque cosa (ma soprattutto ai giochi da tavolo) per passare queste festività nel migliore dei modi. Buone feste a tutti!
 

Andrea Nini

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