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Todaro Edizioni e Tecla Dozio della Sherlockiana

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Todaro Edizioni e Tecla Dozio della Sherlockiana

 

Tecla Dozio della Sherlockiana risponde per noi alle domande sulla Todaro Editrice, una casa editrice nata negli anni novanta, a distribuzione nazionale, che oggi punta molto sulla Collana Le Impronte proponendo autori esordienti con romanzi ambientati in Italia.

 

I Vostri consigli a un autore esordiente?

Tanti e nessuno, il principale leggere, leggere molto e, soprattutto, dopo aver completato il romanzo lasciarlo riposare per due otre mesi e quindi rileggerlo per sfoltire.

 

Un esordiente come deve presentarVi un manoscritto?

Stampa chiara, doppia interlinea e sempre il nome e i recapiti sul dattiloscritto non solo sulla lettera di accompagnamento e, soprattutto, nessun tentativo di impaginazione.

 

Come può orientarsi un esordiente nella selezione delle case editrici a cui inviare il proprio lavoro?

Andare in libreria e scoprire quali sono interessate a pubblicare testi simili al loro.

 

Vi sentite di indicare qualcosa di particolare a un emergente circa la revisione dei suoi testi?

Boh, non capisco bene la domanda. L’unico consiglio che mi sento davvero di dare è di non farlo leggere a troppi amici o persone non addette ai lavori, non avranno un giudizio valido (la maggior parte delle volte) e i “consigli” ricevuti potrebbero creare confusione.

 

Quando è il momento per un autore esordiente di spedire la sua opera agli editori?

Quando ritiene che sia davvero completo e, sicuramente, dopo una prima revisione fatta dall’autore stesso dopo i due o tre mesi che dicevo.

 

Ritenete che sia fondata l’utilità dei corsi di scrittura?

Sì e no. Sì perché molto spesso chi scrive non ha nemmeno la più vaga idea delle tecniche (punteggiature, impostazione dei dialoghi, spaziature, ecc) e perché può servire a capire piccoli trucchi. No perché molto spesso i corsi di scrittura millantano insegnamenti che non sono in grado di sostenere e sono tenuti da persone che non si sa bene che “crediti” abbiano per tenerli. Non è necessario essere scrittori per insegnare a scrivere, molto spesso non sono nemmeno scrittori.

 

E il ruolo delle Agenzie Letterarie nel panorama editoriale italiano quale è? C’è da fidarsi?

Direi buono, non so se anche per gli esordienti. C’è sicuramente da fidarsi se sono serie e conosciute. Come sempre evitare le improvvisazioni.

 

Cosa consigliereste di leggere a un autore esordiente per migliorare la sua formazione?

Tutto. A partire dall’Ottocento, creandosi un percorso anche se mi aspetterei che chi decide di scrivere abbia già letto tantissimo.

 

Domanda cruciale: Scrittori si nasce o si diventa? In breve quanto conta il talento di base rispetto a quanto si può eventualmente acquisire in seguito a livello di tecnica?

Si nasce, si nasce. Si può diventare un buon professionista della scrittura, mai uno scrittore.

 

Si dice che l’aver vinto dei concorsi letterari a volte sia un’arma a doppio taglio nei confronti delle case editrici. E’  vero? Insomma, giova o gioca a sfavore?

Ininfluente a meno che uno non abbia vinto il premio Calvino. Chi legge i dattiloscritti non dovrebbe nemmeno saperlo.

 

Tra centinaia di manoscritti che una casa editrice esamina, quali sono i particolari che possono significare la differenza?

La storia. Una buona storia con bei personaggi, se pure con una scrittura mediocre o scorretta è rimediabile; una bella scrittura senza storia e senza personalità è irrimediabile. Insomma, niente “tema in classe”.

 

Vi è mai capitato, come dire, di non dare considerazione a una giovane promessa, che poi magari è stata “scoperta” e lanciata da altre case editrici concorrenti?

Sì, ma con scarsissimo successo. Erano brutti romanzi. L’unico che mi sono lasciata sfuggire è stato solo per un fatto di tempi.

 

Si comincia a pensare che dopo il primo successo molti autori emergenti, dopo la prima pubblicazione, siano destinati a un flop quasi predestinato. Quanto influenza questo sulle Vostre scelte editoriali?

Nessuna.

 

Siete dunque alla ricerca più di un valido professionista, altamente motivato, e capaci di vendersi bene, piuttosto che di un diletttante entusiasta. Me lo conferma?

No. Ho la fortuna di avere abbastanza credibilità e lavoro bene con entrambi.

 

Autori continui, regolari, costanti, che scrivono con regolarità e che si suppone possano crescere fino a raggiungere un alto livello di professionalità e di bravura. Potrebbe essere questo l’identikit del Vostro autore ideale?

Anche, ma non solo, come ho detto ci occupiamo di esordienti.

 

E quando ne incontrate uno da cosa siete in grado di riconoscerlo? E soprattutto siete veramente certi di essere in grado di riconoscerlo?

Da quello che scrive. Credo/spero di sì.

 

Una volta che avete individuato un autore promettente fino a quanto e come siete disposti ad investire su di lui?

Io, se ci credo, totalmente; la domanda dovrebbe essere fatta all’editore ma, nel mio caso, c’è abbastanza sintonia con Veronica Todaro.

 

Eppure nonostante tutto sugli scaffali delle librerie ancora si continuano a vendere solo e soltanto i bestsellers di autori affermati, questa tendenza non si prevede invertibile, o forse qualcosa sta cambiando?

Qualcosina forse; il problema sono i librai ottusi.

 

Ultimamente quali sono gli autori esordienti sui quali avete deciso di investire particolarmente?

Tutti i nostri con nuovi romanzi e quelli che ci mandano belle storie. Abbiamo deciso/ci è stato chiesto di passare da 4 titoli più l’antologia all’anno a 8/12 e lo faremo.

 

E il risultato che avete ottenuto in questi casi è stato rispondente alle Vostre aspettative?

Quasi, conoscendo il mercato.

 

Quali sono le modalità per inviare un manoscritto alla Vostra casa editrice?

Spedirlo semplicemente.

 

Quante persone si occupano della lettura dei materiali pervenuti in redazione e che procedure seguono per l’esame, la valutazione e il responso finale?

Tre per una prima scrematura, una scrittrice, un grande tecnico e l’editore, poi subentro io, per autori esordienti. Per gli autori che già conosciamo leggo direttamente io (per questo, spesso, i temi sono lunghi).

 

Spesso gli editori parlano degli autori esordienti come di un “male necessario”, possiamo capire che alcuni autori possano essere particolarmente invadenti, o permalosi in caso di un rifiuto, ma continuiamo a pensare che gli autori esordienti, bravi o meno bravi, siano fondamentali per lo sviluppo dell’editoria, e che le case editrici dovrebbero forse costruire una specie di ponte virtuale per aiutarli ad attraversare il vasto mare agitato della tentata pubblicazione. Voi a tale proposito come la pensate?

Assolutamente d’accordo con voi.

 

La Vostra posizione sul fenomeno oramai tanto diffuso della Pubblicazione con Contributo o a Pagamento?

Negativissima, fa danni e crea inutili illusioni.

 

Una volta deciso di investire su un particolare autore, quali sono i meccanismi di promozione che adottate per incentivare l’iniziativa?

Quelli soliti per una piccola casa editrice. Invii Stampa, presentazioni e altro.

 

Capita invece che qualche nuovo autore, dopo la prima opera, Vi proponga un nuovo lavoro per la pubblicazione, e che Voi vi troviate a rifiutarlo a causa dei risultati non soddisfacenti di vendita finora ottenuti? Vi trovate a volta a dover dire di no a un Vostro pupillo?

No, se il romanzo è buono no, se non mi piace gli propongo di scriverne un altro; non è mai la vendita che condiziona la scelta.

 

E’ vero che molti autori esordienti calano di livello dopo il primo successo, o peggio ancora non sono in grado di mettere a punto la seconda opera e rinunciano del tutto? E in caso come Ve lo spiegate?

Non mi sembra che sia la norma.

 

Nell’economia generale del Vostro catalogo, quanto puntate sulle opere degli autori esordienti?

Quasi totalmente.

 

Quale può essere una buona tiratura per un romanzo di esordio di un autore italiano?

2000 copie

 

Rimane ancora vero che il sogno di ogni editore è quello di creare un autore, e dunque un nuovo fenomeno editoriale?

Direi di sì, ma non solo. Spero che faccia parte del sogno anche pubblicare buoni libri;

 

Parliamo di percentuali, su centinaia di manoscitti inviati a una casa editrice quanti sono ragionevolmente proponibili e quanti di quelli accettabili giungono poi alla pubblicazione? Insomma su che numeri viaggia la selezione di un nuovo autore? I nostri lettori sospettano che la probabilità di riuscire sia paragonabile alla vincita dell’Enalotto, è davvero così?

No, non è così. La percentuale per quanto riguarda gli accettabili e quindi pubblicabili è, secondo me, del 10% circa. Certo che su tutti c’è da lavorare. Per quanto riguarda noi, quasi tutti poi vengono pubblicati.

 

Non dovreste essere Voi a cercare gli autori, e non essere viceversa sottoposti da questi ultimi a un costante ed asfissiante corteggiamento?

Anche.

 

Come fa un autore a sapere che sorte ha avuto il suo manoscritto inviato in lettura presso di Voi?

Glielo facciamo sapere in ogni caso.

 

La politica editoriale non è mai incentrata su un solo libro, ma è rivolta generalmente alle potenzialità dello scrittore, ma come si può con un esame frettoloso di poche pagine di ogni manoscritto individuare non solo il valore letterario di un’opera ma anche le capacità di sviluppo di chi scrive e che potrebbe diventare un buon autore?

Non si può, noi leggiamo dalla prima all’ultima pagina, i dattiloscritti e infatti è successo che testi che sembravano “illeggibili” si rivelassero solo da sistemare.

 

Avete una vera e propria politica editoriale per gli esordienti?

I romanzi devono essere ambientati in Italia, è l’unica condizione.

 

Investimento sul libro ma soprattutto sull’autore, quale sono le modalità che applicate e le forze che mettete in campo per motivare un buon autore a rimanere nella Vostra scuderia? In poche parole i Vostri meccanismi di fidelizzazione.

Non lo so, quelli che abbiamo pubblicato sono rimasti con noi.

 

DOMANDE SULLE VOSTRE COLLANE EDITORIALI TEMATICHE DEDICATE AGLI APPASSIONATI DEL GENERE GIALLO, NORI, MISTERY, THRILLER ED HORROR.

 

Le vecchie e nuove collane editoriali dedicate al genere Giallo, Thriller e Noir, con qualche coraggiosa puntata verso il genere Horror, si stanno rivelando una scelta vincente.Quali sono i motivi di questo fenomeno di pubblico?

Forse il fatto che raccontino storie, cosa che la letteratura “alta” ha dimenticato.

 

Forse si tende ancora considerare questo tipo di letteratura un intrattenimento di serie B, o le cose stanno diversamente?

 

*Sempre meno per fortuna.

 

O questo sta solo a testimoniare ancora una volta che il lettore medio ha una paura quasi atavica nei confronti delle cosiddette letture “impegnate” o “impegnative”?

 

*No.

 

E’ vero che gli appassionati del genere Giallo e Noir costituiscono una sorta di mondo parallelo? Una specie di mercato di nicchia dalle insospettabili proporzioni?

 

*Può essere, io non posso davvero giudicarlo, mi occupo solo di quello.

 

Non conosco nessun altro genere letterario capace di una così intensa e duratura fidelizzazione. Come Ve lo spiegate?

 

*Credo che uno dei motivi sia il fatto che spesso ci siano gli stessi personaggi e che i lettori li sentono amici e vogliono sapere cosa faranno. E’ un po’ lo stesso meccanismo per il quale i bimbi amano sentire le stesse fiabe e guardare gli stessi film.

 

Dicono che il Giallo, con la sua logica rassicurante e matematica, e il Noir, con la sua fredda e impietosa introspezione psicologica, siano in realtà due facce della stessa medaglia che rappresenta efficacemente in fondo la nostra vita reale di tutti i giorni. Allora è questa la vera spiegazione della vitalità tutto sommato insospettata di questo intramontabile genere?

 

*E’ un buon motivo.

 

E infine Voi in persona, cosa preferite leggere?

 

*Buoni libri e poesia, non moderna

 

DOMANDE GENERICHE SULLA CASA EDITRICE, LO STATO DELLA LETTURA E IL PANORAMA EDITORIALE ITALIANO

 

Una nota dolente, quanti autori ai quali avete concesso la Vostra fiducia, hanno poi pubblicato la loro seconda opera con altre case editrici?

Per ora nessuno.

 

Il sodalizio tra autore ed editore quanto è importante nei rapporti futuri lavorativi e professionali? Insomma credete che sentirsi coperto alle spalle da una casa editrice che lo sostiene o lo incoraggia possa aiutare un autore nella sua attività di scrittore, lasciandolo libero da pressioni e da incertezze?

Credo di sì, anche se credo che spesso siano proprio le case editrici che fanno pressioni sugli autori.

 

Si assiste costantemente a un continuo prolificare di case editrici altamente specializzate su una tematicità specifica, giova differenziarsi o è solo fonte di una sterile settorizzazione in un campo dove francamente l’informazione stenta a volte a farsi strada?

La specializzazione potrebbe essere positiva se non ci fossero tanti “improvvisatori”.

 

E’ veramente possibile “influenzare” il mercato con una vigorosa campagna mediatica di promozione e marketing?

Assolutamente sì, è vergognoso perché quasi sempre queste campagne vengono fatte su cattivi libri, ma è così.

 

Come mai le presentazioni degli autori in libreria vanno spesso pressappoco quasi deserte? La gente ha paura di aggregarsi, di farsi coinvolgere, di rapportarsi personalmente con un autore, famoso o meno che sia?

Non mi pare sia il caso per gli autori famosi, è sicuramente vero per gli esordienti.

 

Come spiegate il grande successo editoriale delle opere allegate in vendita in edicola con quotidiani e periodici settimanali? Forse la gente ha paura di entrare in una libreria?

Più che paura direi che non è abituata, per molti la libreria è ancora una specie di luogo per pochi, nelle grandi libreria invece è difficile orientarsi, si vedono solo le grandi “pile” di libri che “devono” essere venduti.

 

Si dice che uno scrittore non deve essere uno che pensa, ma uno che ha già pensato. E’ importante il distacco dagli accadimenti narrati, nella modalità espressiva di un autore?

E chi lo dice?

 

Parlando delle basse medie di lettura del nostro paese, si assiste invece a un forte incremento degli aspiranti scrittori, forse perché è più facile essere un abile scrittore che un buon lettore?

Molti scrittori, è vero, ma non abili.

 

Diceva Oscar Wilde che non esistono libri “buoni” e libri “cattivi” ma molto più semplicemente libri scritti “male” o scritti “bene”. Fondamentalmente è una grande verità, ma ancora assistiamo al fenomeno, francamente preoccupante per il nostro panorama letterario, di assoluti sconosciuti scrittori “famosi” in qualche altro campo che si cimentano con la scrittura.  Al di là degli indiscussi ritorni economici dovuti a una sensazionale campagna promozionale, come si può ragionevolmente ritenere che comici, attori, calciatori, cantanti e uomini politici si possano cimentare validamente con la scrittura? E’ come se un meccanico decidesse di emulare Rembrandt, tanto per fare un esempio, senza mai essersi cimentato prima con un’analoga esperienza artistica.

Infatti non si cimentano validamente con la scrittura, vendono il loro nome, non il loro libro a parte alcune eccezioni, per esempio Giorgio Faletti, solo i meno attenti non sanno che ha sempre scritto e soprattutto che è un fortissimo lettore. Per la verità mi preoccupano di più i giornalisti famosi che scrivono romanzi.

 

L’ultimo rapporto italiano sulla lettura dipinge il nostro paese come un grosso animale indolente e pigro, da che cosa deriva secondo Voi questo fenomeno? Colpa delle scuole, della cultura, dell’educazione, della mancanza delle istituzioni o delle strutture che non riescono a sostenere come dovrebbero e a incrementare la lettura nell’età scolare?

Di tutte queste cose messe insieme con la scuola al primo posto;

 

Il lettore italiano è un animale evoluto, o una fragile creatura inerme in balia delle manovre politiche ed economiche del Merchandasing?

Assolutamente evoluto, peccato che gli editori non lo sappiano e lo giudichino un idiota a cui vendere quello che vogliono, però quelli che convincono non sono “lettori”.

 

E infine in breve di cosa ha bisogno oggi il mondo editoriale per rinnovarsi e incontrare i favori del pubblico? Cosa si aspetta infine oggi il lettore da una casa editrice?

Bella domanda… Forse che si rispettino di più i lettori e questo, credo, desiderino anche i lettori.

 

Sabina Marchesi

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