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Giochi d’estate

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Giochi d’estate

Eppure doveva essere l’estate del Sudochi. I telegiornali ci avevano avvertiti, quasi messi in guardia, dall’invasione che avremmo dovuto subire. In un momento in cui dall’oriente arrivano maglie a cinque euro e scarpe a poco più del doppio, perché non importare anche un gioco fatto di numeri che non c’entra nulla con la matematica?

In ogni riga devono essere inseriti dei numeri progressivi, ordinati e senza ripetizioni, e se si fa tutto per benino alla fine avremo riempito il nostro schema e ci sentiremo soddisfatti. Peccato che questo gioco non abbia attecchito nemmeno in un paese come l’Italia, sempre alla ricerca di nuovi passatempi da sperimentare per distrarsi dagli affanni quotidiani.

Sembra che con l’arrivo di giugno il bisogno di gioco degli italiani aumenti vertiginosamente. Se in inverno resiste solo la Settimana Enigmistica, affiancata da pochi altri imitatori, l’estate porta con sé la comparsa di mille e mille riviste specializzate in cruciverba e compagnia bella, quasi che la cicogna dell’enigmistica sorvolasse sempre in questa stagione i lidi del Belpaese.

E allora i cruciverba sì, le crittografie anche e i rebus… avete qualcosa contro i rebus? Tutto, insomma, eppure il Sudochi no, quello proprio non è piaciuto, un po’ perché abbiamo troppa paura dei cinesi, un po’ forse anche per quella fastidiosa assonanza con il sudare, che di certo non è il nostro passatempo preferito nei mesi estivi.

A fianco dell’enigmistica ecco che riprendono vigore i giochi di carte collezionabili, quelli che i nonni considerano passatempi per bambini, mentre i venti/quarantacinquenni innalzano a veri e propri giochi di strategia. I patiti di Yu-gi-ho mettono le mani sulla nuova espansione di carte quasi nello stesso momento in cui la Wizards of the Coast stampa la Nona edizione di Magic, il capostipite dei giochi di questo genere, arrivato ormai alla soglia del dodicesimo anno di vita. Con in mano il suo mazzo di carte ogni giocatore diventa un mago che sfida l’avversario evocando creature fantastiche o lanciando incantesimi. Be’, lo ammetto, il divario tra ridicolo passatempo per bambini e autorevole parente degli scacchi è, per molti, un confine difficile da scorgere.

Ma il vero gioco dell’estate, per tutti quelli che non amano imbrattarsi di oli protettivi e non tengono minimamente all’abbronzatura, sembra essere Ogame. “E questo chi l’ha mai sentito?” chiederete voi. Gli oltre diecimila giocatori italiani potrebbero rispondervi in coro che si tratta di un gioco molto coinvolgente. Secondo me sarebbe più semplice dire che è il tamagochi del nuovo millennio, ma non vorrei sembrare disfattista come al solito.

Chi, da piccolo, non ha desiderato fare l’astronauta? Ecco. Poi magari si finisce dove ti porta la vita, a fare l’impiegato comunale o il dirigente d’azienda, ma pur sempre molto lontano dalle stelle. Fino a che non ci si connette a www.ogame.it e si riceve un pianeta tutto per noi. “Un pianeta?” Sì sì, avete proprio capito bene: un pianeta.

Adesso che avete un sasso gigantesco che ruota attorno a una galassia (e non ci siete dovuti arrivare a bordo di uno shuttle da cui si staccano in continuazione pezzi del rivestimento protettivo…) potete cominciare a produrre gli elementi che vi permetteranno di sviluppare la vostra creatura: il metallo per le costruzioni, il cristallo per la ricerca, il deuterio per le astronavi. Piano piano costruirete il centro studi, lo stabilimento di robotica, il cantiere navale, le armi di difesa, le prime astronavi… E potrete divertirvi a lanciare attacchi contro altri giocatori, colonizzare pianeti, spostare risorse in un universo del tutto virtuale.

Sarà il caldo torrido che dà alla testa, ma non faccio altro che sentire le persone più insospettabili preoccuparsi della produzione di deuterio del loro pianeta, concludere scambi commerciali con i colleghi d’ufficio, lamentarsi per un attacco subito e meditare rappresaglie, vantarsi dell’ampiezza della propria colonia.

Il pianeta produce risorse e ogni tanto bisogna connettersi per decidere come utilizzarle: un po’ come ai tempi del tamagochi, quando era assolutamente obbligatorio ricordarsi di dare da mangiare o mettere a nanna il nostro animaletto virtuale.

“Io non mi farò MAI incastrare da questa idiozia!” ho pensato più volte. E così ho fatto.

Parto tra tre giorni per le ferie. Il mio scopo prima di allora? Be’, devo assolutamente finire di costruire una nave di colonizzazione e conquistare la mia prima colonia spaziale. Non posso proprio farne a meno. E’ proprio vero che ognuno, nella vita, deve porsi degli obiettivi e lottare per raggiungerli. Solo così si può crescere e diventare veramente uomini.

Andrea Borla

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