Ucciderò Gianfranco Fini
(Devil Buio – Edizioni Il Foglio)
La delusione e il malcontento di molti giovani lavoratori per i sogni infranti, colpa di Alleanza nazionale, per le promesse non mantenute dall’On. Gianfranco Fini, nonché l’avversione dei sovversivi di sinistra contro il potere politico ed economico che prospera sulle ingiustizie sociali sono semicelati in un racconto simpaticissimo, un fantasy dalle sfumature tragicomiche che ci invoglia alla lettura, rendendoci via via più ansiosi di conoscere il finale.
Tra una partita di calcio, le attività del collettivo Cuba Libre, il lavoro, le giovanili avventure amorose e qualche bicchiere di troppo, Danny, uno dei giovani “moschettieri” di Pistoia, si trova coinvolto nell’organizzazione di un attentato. Spinto dalle delusioni in amore, ma, soprattutto, dal desiderio di vendicare l’uccisione di Manolo e l’inganno di Lucio, riuscirà il nostro protagonista ad uccidere l’On. Gianfranco Fini? L’autore vuol forse indurci a capire se, incosciamente, siamo desiderosi che Gianfranco Fini venga ucciso al più presto?
D’altro canto Devil Buio condanna, implicitamente, l’incombente, minacciosa e inquietante presenza del terrorismo che coinvolge e intrappola psicologicamente le menti immature di chi, per la giovane età, non conosce abbastanza la vita politica e reagisce istintivamente e con odio.
E’ un mondo animoso, caotico, sregolato, quello di Danny, Tartan, Max, etc; una realtà umana, ribelle ed esuberante, ma non priva di passioni e di tensione ideale e dominata da un forte senso dell’amicizia.
Il titolo, già di per sé, è una vera e propria calamita e l’originalità della struttura balza immediatamente agli occhi; un’indicibile suspense, costruita con abilità fin dalle prime pagine, fa sì che il romanzo duri più a lungo; infine, le note biografiche dell’autore, a cura delle Edizioni Il Foglio, sembrano quasi prolungarne i toni enigmatici.
La trama, nonostante il fitto intreccio di avvenimenti, è fluida, scattante, ritmica, ed è caratterizzata da uno svolgimento intelligente. Il linguaggio è scorrevole, familiare; di strada nei dialoghi, per dare vigore alle personalità dei ragazzi.
I personaggi si muovono in un labirinto in cui si incontrano e si scontrano, in cui molto spazio è dato al caso. Di conseguenza, le sorprese e i colpi di scena si susseguono ad incalzante suon di tamburo e “Le coincidenze sono come le prugne che cadono dall’albero, se cadono tutte insieme vuole dire che qualcuno ha dato una scrollata al ramo“.
Una semplice filosofia di vita, facilmente condividibile fa da sottofondo alla storia: “Nella vita ci sono alcune verità…, tutti veniamo ingannati da un amico…, tutti veniamo fregati da una ragazza…, spesso queste due cose accadono in contemporanea“; una laudatio temporum antiquorum “…una vita semplice, fatta di piccole cose…, Nonostante la fatica del lavoro credi che i nostri nonni fossero meno sereni di noi? Anzi…, …con una ragazza semplice“.
Simonetta De Bartolo