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Statale 11

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Statale 11

DOMANDE SPECIFICHE SUI VOSTRI RAPPORTI CON GLI AUTORI ESORDIENTI

I Vostri consigli a un autore esordiente?

L’umiltà, la voglia di mettersi in gioco e di migliorarsi. Essere autore è qualcosa di più che scrivere, affinare la tecnica e ricercare uno stile è fondamentale. Ai giorni nostri, così frettolosi, la comunicatività e la capacità di sintesi sono fondamentali.

Un esordiente come deve presentarVi un manoscritto?

Sia in forma cartacea, non formattato possibilmente, sia su file, in cd rom o floppy. Va più che bene word.


Come può orientarsi un esordiente nella selezione delle case editrici a cui inviare il proprio lavoro?

Sicuramente bisogna valutare le case editrici di genere. Poi direi che è fondamentale riuscire a parlare con qualche redattore, farsi spiegare bene il progetto editoriale, anche se è evidente che ciò è praticamente impossibile con le grandi. Ma esistono tante piccole o medie realtà molto valide e soprattutto serie, anche nel dire no.

Vi sentite di indicare qualcosa di particolare a un emergente circa la revisione dei suoi testi?

Il confronto con qualcuno che legga e critichi in modo disincantato su tutto, se non addirittura la figura dell’editor, anche se questa normalmente viene introdotta dalla casa editrice in fase di produzione. È utilissimo farsi leggere, dato che spesso si è portati a non vedere in modo oggettivo il proprio lavoro, visto quanto costa in termini di sacrificio e di tempo.
Poi non avere fretta, lasciar riposare la propria opera sino a dimenticarsene prima di revisionarla. Questo aiuta molto ad essere più obiettivi nel rilevarne i difetti in termini di ritmo e comprensibilità.

Quando è il momento per un autore esordiente di spedire la sua opera agli editori?

Mai e sempre…. C’è chi si sente pronto troppo presto e chi tende ad un perfezionismo esasperato e non si decide mai. Bisogna avere un po’ di coraggio e mettersi in gioco.
Può arrivare il no come il sì come il "nì". Però da qualche parte bisogna cominciare.

Ritenete che sia fondata l’utilità dei corsi di scrittura?

Probabilmente a qualcuno può servire. Io la intendo come una traccia sulla quale costruire il proprio stile; è anche vero che moltissimi grandi si sono formati in modo istintivo, semplicemente leggendo e sperimentandosi.

E il ruolo delle Agenzie Letterarie nel panorama editoriale italiano quale è? C’è da fidarsi?

Ce ne fossero di più! All’estero figure come quella dell’agente letterario sono fondamentali, il vero trade union tra autore e casa editrice, e le nuove proposte pubblicate sono indubbiamente maggiori che nel nostro asfittico panorama. In Italia sicuramente ce ne sono di più o meno serie.
Valutate sempre la chiarezza con la quale vi parlano. Visto e considerato il mercato italiano, avere di fronte persone concrete che non vi promettono la luna è già un’ottima referenza, a mio avviso.

Cosa consigliereste di leggere a un autore esordiente per migliorare la sua formazione?

Tutto, di tutto e di più. Ovviamente parlo di letteratura, i best sellers sono normalmente cose per consumatori. E possibilmente cose al di fuori del proprio genere, aiuta a migliorare lo stile, a recepire modi diversi di esprimersi. E cose italiane, non solo straniere. Ormai siamo di fronte ad una generazione cresciuta a traduzioni dall’inglese (americano) e che confonde la letteratura col cinema.

Domanda cruciale: Scrittori si nasce o si diventa? In breve quanto conta il talento di base rispetto a quanto si può eventualmente acquisire in seguito a livello di tecnica?

Se non ci nasci non ci diventi, se ci nasci ma non acquisisci tecnica non ci diventi. Per imparare a scrivere bisogna scrivere, molto.

Si dice che l’aver vinto dei concorsi letterari a volte sia un’arma a doppio taglio nei confronti delle case editrici. E’ vero? Insomma, giova o gioca a sfavore?

Non è mai stato un nostro criterio di valutazione. Valutiamo i manoscritti in se, a prescindere da chi li ha scritti e da cosa ha vinto. È importante parteciparvi però; aiuta soprattutto l’autore, gli insegna a mettersi in gioco, a saper perdere e riprovarci.

Tra centinaia di manoscritti che una casa editrice esamina, quali sono i particolari che possono significare la differenza?

L’idea, lo stile… e qualcosa d’indefinibile che appassiona i lettori dei comitati di lettura, che poi cominciano a perorare la causa dell’autore nei confronti dell’editore!
State sicuri che una buona cosa balza agli occhi, sempre che la casa editrice faccia leggere tutto, come nel nostro caso.

Vi è mai capitato, come dire, di non dare considerazione a una giovane promessa, che poi magari è stata "scoperta" e lanciata da altre case editrici concorrenti?

Non ancora.


Si comincia a pensare che dopo il primo successo molti autori emergenti, dopo la prima pubblicazione, siano destinati a un flop quasi predestinato. Quanto influenza questo sulle Vostre scelte editoriali?

Nulla. Mi ripeto, noi valutiamo l’opera in se. È anche vero che molti autori dopo la prima uscita vanno in crisi da appagamento e perdono di vista alcune cose, gli stimoli e gli atteggiamenti che li avevano sorretti durante il primo lavoro, vedi umiltà e quant’altro, e non riescono a produrre niente di buono. Io credo che il mestiere dello scrittore sia come qualsiasi professione d’artista, non sei mai arrivato, devi sempre cercare nuovi stimoli e non perdere mai di vista che, prima di tutto, scrivi per te stesso.

Siete dunque alla ricerca più di un valido professionista, altamente motivato, e capaci di vendersi bene, piuttosto che di un dilettante entusiasta. Me lo conferma?

No. Siamo alla ricerca di cose belle da proporre ai lettori. Chi le scriva fa poca differenza. Però questa domanda mi permette di riallacciarmi alla precedente. Qui nel nord est si dice che chi ha testa non ha gambe e viceversa, saggezza popolare. Significa che un’entusiasta mette la sua energia dove un professionista mette la sua intelligenza. Entrambi possono raggiungere ottimi risultati. È quando calano gli stimoli dell’esordiente che deve venire fuori la tecnica, lo stile, la forma e un po’ di professionalità.

Autori continui, regolari, costanti, che scrivono con regolarità e che si suppone possano crescere fino a raggiungere un alto livello di professionalità e di bravura. Potrebbe essere questo l’identikit del Vostro autore ideale?

Non le so dire qual’è il nostro autore ideale; bravo, quello sì.

E quando ne incontrate uno da cosa siete in grado di riconoscerlo? E soprattutto siete veramente certi di essere in grado di riconoscerlo?

Se facciamo questo mestiere è perché abbiamo messo la letteratura prima di qualsiasi cosa nella nostra vita. L’equipe è composta da persone indubbiamente molto diverse, soprattutto come gusti, e questo proprio per poter avere un palato composito e raffinato.
Le faccio io una domanda: ha mai letto un libro tutto d’un fiato, cosa di una notte o poco più, per poi dirsi tra se " proprio bello"? Credo sia capitato a chiunque legga. Capita anche agli editori.

Una volta che avete individuato un autore promettente fino a quanto e come siete disposti ad investire su di lui?

Fino al nostro massimo, in termini di tempo e di risorse.


Eppure nonostante tutto sugli scaffali delle librerie ancora si continuano a vendere solo e soltanto i bestsellers di autori affermati, questa tendenza non si prevede invertibile, o forse qualcosa sta cambiando?

Cambierà. Ci sono nuove iniziative, nuove tecnologie, molto bolle in pentola. Ci sono anche case editrici, come la nostra, o altre entità del settore, con progetti che partono da presupposti differenti, da approcci al mercato diversi. Ma non le anticipo nulla. Tra qualche anno ci rivedremo e tireremo le somme, vuole?

Ultimamente quali sono gli autori esordienti sui quali avete deciso di investire particolarmente?

Dopo pasqua usciremo con Luisa Furlani e il suo "Il triangolo del sole", un thriller al femminile di ottima fattura, molto avventuroso. "Il lanciatore di sassi" di Sguazzi è in pieno editing, come pure "La città che sale" di Canzanella. È entrato a far parte della nostra scuderia con un progetto molto particolare Catalano, ne sentirete parlare, come pure sentirete parlare di Alberti, anche lui in pieno editing con il suo "Clan Destiny". Ci stiamo muovendo molto.

E il risultato che avete ottenuto in questi casi è stato rispondente alle Vostre aspettative?

Tempo al tempo. Coi nostri autori siamo chiari e loro per primi sanno che c’è da lavorare se si vuole ottenere qualcosa.

Quali sono le modalità per inviare un manoscritto alla Vostra casa editrice?

Inviare manoscritto e supporto magnetico, più una presentazione dell’opera e dell’autore stesso, con relativi dati anagrafici dell’autore, presso "Statale 11 editrice, uff. proposte editoriali, Casella postale 72, 36030, Costabissara, Vicenza.
E poi aspettare un po’. Leggiamo tutto, per cui ci vuole un po’ di tempo.

Quante persone si occupano della lettura dei materiali pervenuti in redazione e che procedure seguono per l’esame, la valutazione e il responso finale?

Abbiamo dei validi lettori esterni, una decina al momento, per lo più docenti, ai quali sottoponiamo i manoscritti. Quelli che ricevono un giudizio positivo vengono riletti dal nostro comitato di lettura interno, il quale si esprime a titolo definitivo. Dopo di ché i manoscritti che hanno superato questo vaglio incrociato vengono presi in esame dal comitato di edizione, il quale valuta se il manoscritto rientra nel piano editoriale delle nostre collane, ne considera i tempi di edizione e altre cose più tecniche.

Spesso gli editori parlano degli autori esordienti come di un "male necessario", possiamo capire che alcuni autori possano essere particolarmente invadenti, o permalosi in caso di un rifiuto, ma continuiamo a pensare che gli autori esordienti, bravi o meno bravi, siano fondamentali per lo sviluppo dell’editoria, e che le case editrici dovrebbero forse costruire una specie di ponte virtuale per aiutarli ad attraversare il vasto mare agitato della tentata pubblicazione. Voi a tale proposito come la pensate?

Come lei. Per come ci proponiamo nel mercato, al di là di qualche prossima operazione di altro genere, l’esordiente è importante. È anche vero che tra gli autori c’è di tutto di più, compresi gli invadenti e i presuntuosi.

La Vostra posizione sul fenomeno oramai tanto diffuso della Pubblicazione con Contributo o a Pagamento?

Anche Proust pubblicò a pagamento il suo primo capolavoro. Ed è una pratica diffusa anche negli states, tanto per fare un esempio. Per cui, se è fatta in modo chiaro e serio, non ci vedo nulla di male. Purtroppo c’è anche chi stampa per lo scrittore e i parenti stretti e basta. Su questo avrei molto da ridire.

Una volta deciso di investire su un particolare autore, quali sono i meccanismi di promozione che adottate per incentivare l’iniziativa?

Attiviamo collaborazioni esterne, come agenzie marketing e press agency, strutturando la promozione in base alle caratteristiche dell’opera. Ogni libro è un progetto a se. Pensato nei minimi particolari.

Capita invece che qualche nuovo autore, dopo la prima opera, Vi proponga un nuovo lavoro per la pubblicazione, e che Voi vi troviate a rifiutarlo a causa dei risultati non soddisfacenti di vendita finora ottenuti? Vi trovate a volta a dover dire di no a un Vostro pupillo?

Siamo una realtà molto giovane, anche se operiamo nel settore da tempo, per cui non abbiamo ancora dovuto negare nulla a nessuno. Coi nostri autori comunque i progetti sono a lungo termine.

E’ vero che molti autori esordienti calano di livello dopo il primo successo, o peggio ancora non sono in grado di mettere a punto la seconda opera e rinunciano del tutto? E in caso come Ve lo spiegate?

Non me lo spiego.


Nell’economia generale del Vostro catalogo quanto puntate sulle opere degli autori esordienti?

Molto.

Quale può essere una buona tiratura per un romanzo di esordio di un autore italiano?

Conviene lavorare con tirature a step, limitate, a lotti. Singolarmente il libro costa un po’ di più, però ciò garantisce di mantenere sott’occhio i costi. Con le nuove tecnologie la velocità delle ristampe permette di rispondere alle richieste del mercato tempestivamente.


E dopo che cosa succede?

E poi bisogna venderli, i libri. La cosa più difficile.

Rimane ancora vero che il sogno di ogni editore è quello di creare un autore, e dunque un nuovo fenomeno editoriale?

Un vero editore non smette mai di sognare.

Parliamo di percentuali, su centinaia di manoscritti inviati a una casa editrice quanti sono ragionevolmente proponibili e quanti di quelli accettabili giungono poi alla pubblicazione? Insomma su che numeri viaggia la selezione di un nuovo autore? I nostri lettori sospettano che la probabilità di riuscire sia paragonabile alla vincita dell’Enalotto, è davvero così?

No. Però la selezione è alta. Doverosamente.


Non dovreste essere Voi a cercare gli autori, e non essere viceversa sottoposti da questi ultimi a un costante ed asfissiante corteggiamento?

È giusto che un autore si proponga. È giusto che cerchi di rendersi visibile. Al di là dei concorsi, per l’editore non c’è altro modo di essere portato a conoscenza di un nuovo talento.

Quali sono le opere che prediligete? E in base a quali criteri progettate le collane editoriali? Successo di pubblico, o passione per il genere letterario prescelto?

La passione sicuramente. Vogliamo essere propositivi, allinearsi al mercato significherebbe forse non esserlo. Un occhio al mercato c’è sempre ma non necessariamente questa è la strada per il successo. Al momento le nostre collane non hanno ancora assunto la fisionomia che vogliamo ma, col tempo, questa diventerà palese.

Come fa un autore a sapere che sorte ha avuto il suo manoscritto inviato in lettura presso di Voi?

Comunichiamo sempre l’esito della lettura (leggiamo tutto). Per quelli respinti c’è la macerazione, nel rispetto dell’autore e dei suoi diritti ovviamente. Lo garantiamo.

La politica editoriale non è mai incentrata su un solo libro, ma è rivolta generalmente alle potenzialità dello scrittore, ma come si può con un esame frettoloso di poche pagine di ogni manoscritto individuare non solo il valore letterario di un’opera ma anche le capacità di sviluppo di chi scrive e che potrebbe diventare un buon autore?

Un esame frettoloso da esiti incerti, per cui tendiamo ad approfondire sia gli aspetti artistici che la conoscenza con l’autore prima di prendere decisioni definitive.

Avete una vera e propria politica editoriale per gli esordienti?

Essenzialmente la nostra politica riguarda l’aderenza o meno alle linee editoriali stabilite, al progetto complessivo.

Investimento sul libro ma soprattutto sull’autore, quale sono le modalità che applicate e le forze che mettete in campo per motivare un buon autore a rimanere nella Vostra scuderia? In poche parole i Vostri meccanismi di fidelizzazione.

La nostra serietà su tutto. Non facciamo promesse al vento. Chiariamo subito che si tratta di lavorare (assieme) e molto. E, in modo assolutamente trasparente, portiamo a conoscenza dell’autore tutti gli aspetti del nostro progetto.

DOMANDE SULLE VOSTRE COLLANE EDITORIALI TEMATICHE DEDICATE AGLI APPASSIONATI DEL GENERE GIALLO, NORI, MISTERY, THRILLER ED HORROR.

Ultimamente molte collane dedicate al Giallo e Noir tendono a sconfinare nel Pulp o nello Splatter. Qual’è la Vostra posizione in proposito?

Sono variazioni su un tema che oramai lasciano spesso il senso che trovano. Hanno avuto un significato importante nel recente passato, parlando di mercato italiano, ma ora…. Auspichiamo un ritorno alla letteratura. Di immagini "forti" ormai si è saturi, non hanno più molto senso neppure come escamotage per coprire lacune a livello di trama, di idea. È molto più difficile fare immaginare che descrivere.

Le vecchie e nuove collane editoriali dedicate al genere Giallo, Thriller e Noir, con qualche coraggiosa puntata verso il genere Horror, si stanno rivelando una scelta vincente.
Quali sono i motivi di questo fenomeno di pubblico?

C’è chi dice derivi da una sorta d’esorcismo sociale, un modo per combattere il "piattume" del nostro benessere diffuso. Personalmente ritengo che il fenomeno sia essenzialmente legato ad una sorta d’educazione, d’indottrinamento forse, o forse diseducazione, da parte dei media. Una buona metà dei film di cassetta affronta tematiche legate al giallo (con un inflazione di serial killer da far paura nel recente passato, ora siamo un po’ più sull’esoterico), i telefilm sono spesso polizieschi, con varie sfumature. La gente s’è abituata ad un certo genere d’immagini e le ricerca in ciò che legge.

Forse si tende ancora a considerare questo tipo di letteratura un intrattenimento di serie B, o le cose stanno diversamente?

Le cose stanno molto diversamente. È serie A pura. Non confondiamo il lettore di questi generi col lettore da "best sellers". In chi legge da sempre queste cose c’è ricerca, passione, dedizione. La carta stampata è il vero veicolo emozionale.

O questo sta solo a testimoniare ancora una volta che il lettore medio ha una paura quasi atavica nei confronti delle cosiddette letture "impegnate" o "impegnative"?

E chi l’ha detto che queste letture non sono impegnative? È impegnativo leggerle, per non parlar dello scriverle.

Anche nella letteratura come in ogni altro genere di cose si assiste spesso a fenomeni di corsi e ricorsi storici in cui i riflussi di tendenze precedenti continuano a influenzare fortemente il mercato, è questo il motivo del prolificare di tutti i generi Mistery, Detection, Procedural, Techno e Legal Thriller?

Il mercato è fatto da chi legge e da chi propone. Spesso chi propone preferisce andare sul sicuro. Una tendenza si sviluppa per una serie infinita di circostanze. Un filone si sviluppa e s’inflaziona, quindi viene abbandonato. Quando s’è raffreddato torna. Forse adesso è un po’ più difficile trovare la vera novità.

Si dice che anche al Cinema il crescente favore che il pubblico riserva a pellicole inquietanti e terrorifiche sia dovuto al bisogno che la gente ha di provare comunque emozioni forti, per scuotersi dalla noia e dalla ripetitività ciclica del nostro attuale stile di vita. Siete d’accordo? E’ allora questa la molla che attira i lettori verso gli scaffali Horror e Noir delle librerie?

Penso d’aver già risposto a questo poc’anzi.


E’ vero che gli appassionati del genere Giallo e Noir costituiscono una sorta di mondo parallelo? Una specie di mercato di nicchia dalle insospettabili proporzioni?

Verissimo. E da sempre.

Non conosco nessun altro genere letterario capace di una così intensa e duratura fidelizzazione. Come Ve lo spiegate?

Con la passione (e il palato fino). Come per chi ascolta buona musica. Non fa mai parte della maggioranza delle persone ed ascoltarla è un’esigenza imprescindibile, ben più forte di quella di chi ascolta canzonette. È proprio l’approccio che è diverso, più importante, più intenso.

Dicono che il Giallo, con la sua logica rassicurante e matematica, e il Noir, con la sua fredda e impietosa introspezione psicologica, siano in realtà due facce della stessa medaglia che rappresenta efficacemente in fondo la nostra vita reale di tutti i giorni. Allora è questa la vera spiegazione della vitalità tutto sommato insospettata di questo intramontabile genere?

Non credo. Forse in parte ma ritengo che molti cerchino invece un confronto con realtà tutt’altro che abituali e proprie.

I migliori fenomeni letterari del momento in questo particolare genere letterario?

Non vedo fenomeni in questo momento. Parlo degli editi.

E i mostri sacri che non cesseranno mai di rappresentare un costante punto di riferimento e di comparazione?

Ellroy, Vasquez Montalban, Lansdale, Chandler, Stout, Simenon…. Troppi!


E infine Voi in persona, cosa preferite leggere?

In redazione si legge di tutto. Personalmente, oltre ai generi dei quali abbiamo parlato, ogni tipo di contaminazione m’intriga, ecco perché amo l’avant pop. Poi fantascienza, qualcosa di fantasy e saggi storici.

DOMANDE GENERICHE SULLA CASA EDITRICE, LO STATO DELLA LETTURA E IL PANORAMA EDITORIALE ITALIANO

Perchè una casa editrice come la Vostra? Qual’è la sua collocazione attuale?

È un po’ prematuro parlarne ora. Nei prossimi mesi riusciremo a far capire chi siamo. Comunque siamo partiti da un approccio al mercato ragionato. Prima di tutto vogliamo essere propositivi.
Poi essere veramente presenti nelle librerie, associando la distribuzione alla promozione in un modo nuovo.

Le collane editoriali in genere sono qualcosa di misteriosissimo, difficile da comprendere per i non addetti ai lavori. A volte non è facile differenziare le case editrici in base alla tipologia di pubblicazione da loro trattata. Qual’è il modo migliore per farsi un’idea rapida e chiara in proposito?

Leggere più d’un libro di una collana serve per farsi un’idea, quasi sempre. La teoria imporrebbe una sorta di dichiarazione d’intenti da parte della casa editrice, una sorta di manifesto relativo alla collana. La pratica è che solamente il tempo può dare definizione della cosa.

Una nota dolente, quanti autori ai quali avete concesso la Vostra fiducia, hanno poi pubblicato la loro seconda opera con altre case editrici?

Siamo molto giovani, come lei ben sa. A tal proposito posso dirle che saremo noi a pubblicare a breve alcuni autori che hanno già pubblicato per altri. Non solo esordienti quindi…

Il sodalizio tra autore ed editore quanto è importante nei rapporti futuri lavorativi e professionali? Insomma credete che sentirsi coperto alle spalle da una casa editrice che lo sostiene o lo incoraggia possa aiutare un autore nella sua attività di scrittore, lasciandolo libero da pressioni e da incertezze?

Certamente. Alla base ci deve essere fiducia reciproca, il rapporto umano deve andare di pari passo con quello professionale.

Si assiste costantemente a un continuo prolificare di case editrici altamente specializzate su una tematicità specifica, giova differenziarsi o è solo fonte di una sterile settorizzazione in un campo dove francamente l’informazione stenta a volte a farsi strada?

Ognuno fa le sue scelte, giuste o sbagliate che siano. L’ideale è non essere rigidamente di settore ma nemmeno troppo poco specifici.

Quanto pesa il Marketing nell’andamento economico di una Casa Editrice, quanto investite nelle campagne promozionali per il lancio di un prodotto o di un autore, e quali sono i risultati che di solito si conseguono con questi investimenti?

Pesa moltissimo. E si investe molto. Però un progetto di marketing mirato è quanto serve in questo momento per arrivare a dei risultati.

E’ veramente possibile "influenzare" il mercato con una vigorosa campagna mediatica di promozione e marketing?

Direi di sì. È sulla vigoria della campagna che si fanno i giochi ed è lapalissiano che chi può investire molto non sono le piccole o medie case editrici. Queste sfruttano mezzi più limitati ma usano di più il cervello.

Come mai le presentazioni degli autori in libreria vanno spesso pressappoco quasi deserte? La gente ha paura di aggregarsi, di farsi coinvolgere, di rapportarsi personalmente con un autore, famoso o meno che sia?

Forse interessano poco all’italiano medio.

Nell’attuale panorama editoriale cosa contraddistingue la Vostra casa editrice dalle altre? In cosa vi distinguete, su quali settori siete specializzati?

Siamo decisamente portati alla narrativa, di qualsiasi genere. E siamo dinamici. Il resto verrà fuori col tempo.


Avete in mente progetti particolarmente interessanti, nuove collane, qualcosa di aggressivo da proporre al mercato editoriale?

Sì. Ma non ne parliamo ancora, è in fase di preparazione.


Che metodi usate, oltre ai parametri delle vendite, per capire cosa si aspetta e cosa cerca il lettore comune quando girovaga per gli scaffali delle librerie?

Il contatto diretto con chi i libri li legge.


Come spiegate il grande successo editoriale delle opere allegate in vendita in edicola con quotidiani e periodici settimanali? Forse la gente ha paura di entrare in una libreria?

Credo sia giusto differenziare la Libreria con la L maiuscola dallo store. Chi va nelle prime c’è sempre andato e ci andrà sempre. Chi va nelle seconde va anche in edicola. Mette davanti la praticità al gusto della ricerca. E probabilmente non legge nemmeno Guida giallo noir.

Si dice che uno scrittore non deve essere uno che pensa, ma uno che ha già pensato. E’ importante il distacco dagli accadimenti narrati, nella modalità espressiva di un autore?

Non credo esista una regola in tal senso.

Parlando delle basse medie di lettura del nostro paese, si assiste invece a un forte incremento degli aspiranti scrittori, forse perché è più facile essere un abile scrittore che un buon lettore?

Essere un buon scrittore non è assolutamente facile! Essere un buon lettore comporta un po’ di fatica. Leggere è un’attività, comporta pensieri e fantasia. Forse è per questo che molti preferiscono la televisione, un prodotto finito per un atteggiamento passivo.

Diceva Oscar Wilde che non esistono libri "buoni" e libri "cattivi" ma molto più semplicemente libri scritti "male" o scritti "bene". Fondamentalmente è una grande verità, ma ancora assistiamo al fenomeno, francamente preoccupante per il nostro panorama letterario, di assoluti sconosciuti scrittori "famosi" in qualche altro campo che si cimentano con la scrittura. Al di là degli indiscussi ritorni economici dovuti a una sensazionale campagna promozionale, come si può ragionevolmente ritenere che comici, attori, calciatori, cantanti e uomini politici si possano cimentare validamente con la scrittura? E’ come se un meccanico decidesse di emulare esperienza artistica.

Quello è marketing. E generalmente non lo fanno le piccole e medie case editrici. Segue la logica della vendita, non propone nulla di nuovo, usa un nome già noto invece di portare alla notorietà qualcuno per meriti ottenuti su campo. Vede quanto è assente la proposta nel nostro paese?
D’altronde siamo anche il paese dove ad ogni elezione corrispondono candidature di personaggi che con la politica non centrano nulla (dalla porno star al calciatore, tanto per fare esempi). Non fraintenda, quest’affermazione è solamente il prendere atto di un triste dato di fatto.

L’ultimo rapporto italiano sulla lettura dipinge il nostro paese come un grosso animale indolente e pigro, da che cosa deriva secondo Voi questo fenomeno? Colpa delle scuole, della cultura, dell’educazione, della mancanza delle istituzioni o delle strutture che non riescono a sostenere come dovrebbero e a incrementare la lettura nell’età scolare?

L’educazione alla lettura dovrebbe essere uno dei compiti primari della scuola e delle istituzioni, però credo che anche le famiglie abbiano la loro grande responsabilità in tutto questo.


Un cenno sugli autori che stanno pubblicando con Voi in questo periodo, sulle Vostre "scoperte" editoriali, sulle scommesse "vincenti" che avete intrapreso nei confronti del mercato editoriale italiano.

Non anticipiamo nulla. Ce ne sono una decina, freschi freschi e scalpitanti, che a breve saranno in libreria, e sono cavalli di razza. Vedrete nei prossimi mesi.


Il lettore italiano è un animale evoluto, o una fragile creatura inerme in balia delle manovre politiche ed economiche del Merchandasing?

Il lettore italiano è un essere pensante, degno di rispetto e di grande stima per la voglia di perseverare nella sua passione anche se le proposte sono scarse. Poi ci sono gli altri, quelli da edicola, a loro il merchandising.


E infine in breve di cosa ha bisogno oggi il mondo editoriale per rinnovarsi e incontrare i favori del pubblico? Cosa si aspetta infine oggi il lettore da una casa editrice?

Bisogna aver chiaro "chi" è il pubblico. E proporre. Il lettore ha ancora fiducia in noi. Non tradiamola.

Grazie per la gentile collaborazione, Vi invieremo quanto prima il link di collegamento all’intervista per l’inserimento nella Vostra rassegna stampa, e non dimenticate l’aggiornamento delle informazioni richieste (genere di pubblicazioni, nominativi di riferimento, telefono indirizzo, email e sito internet) per l’inserimento nella banca dati delle Case Editrici su SuperEva.

Sabina Marchesi

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