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L’urlo del destino

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L’urlo del destino
(Matteo Pegoraro – DelosBooks)


"L’urlo del destino", romanzo d’esordio di Matteo Pegoraro, è la storia di un ragazzo comune, un diciassettenne normale, come tanti, con una infanzia difficile, come tante, e drammatiche vicende che lo portano a sperimentare la violenza e l’orrore del riformatorio, dal quale narra in flashback la sua inevitabile caduta verso le fauci del destino.
Un’adolescenza di immensa e tragica solitudine dovuta alla morte della madre, a un padre distante, assente troppo a lungo dalla sua vita, alla mancanza di amici veri su cui contare.
Grande diffidenza verso il prossimo, egoismo e rabbia, e ancora ipersensibilità, ingenuità e idealismo nella costante ricerca di affinità con le persone che incontra: Giulia la ragazza di cui è innamorato, Marco un amico omosessuale, al quale lo legano sentimenti contrastanti, Debora la sorellastra, che forse gli darà la forza per ricominciare, e Filippo compagno di cella al riformatorio, vittima di abusi e violenze. E in ognuno di questi incontri "la rabbia scompare, rimpiazzata dalla pietà, di nuovo dalla tristezza, dalla malinconia, dai ricordi di un passato buio, oscuro, vuoto…". Andrea rimane stupito, colpito dai sentimenti che prova: l’amicizia, la pietà, l’amore; ma l’incontro con gli altri, nella necessità di essere capito, accettato e amato, il più delle volte lo lascia ferito, deluso, disilluso e ancora più solo con "il pensiero fisso di avere sbagliato, ancora una volta di avere fallito".

La storia si snoda veloce e ricca di accadimenti reali e interiori e sa catturare l’attenzione e l’interesse dei lettori, anche se a volte la catena di colpi di scena è un po’ improbabile (ma del resto tante volte anche la vita lo è, improbabile e incredibile nelle sue coincidenze), a volte gli eventi melodrammatici si concatenato con scarsa verosimiglianza, come in una soap. D’altra parte lo scrittore, giovanissimo, è in grado (forse proprio per questo, per la giovane età, oltre che per l’abilità narrativa comunque innegabile) di tratteggiare con immediatezza la psicologia complessa, e contraddittoria dei personaggi ed è capace di far penetrare ai lettori il "guscio di rabbia e di dolore" che avvolge il protagonista e di fare vivere lo "sterile stupido mondo di quell’Andrea Silice al quale non capita mai nulla di buono", un ragazzo cresciuto troppo in fretta ma nello stesso tempo ingenuo; un adolescente confuso, impulsivo, irrazionale, emotivo, coinvolto in casi più grandi di lui dalla cattiveria dei coetanei, dalla sua irrazionalità e dal destino, anzi dal Signor Destino, ineluttabile presenza che incombe in tutto il romanzo, che lo ha intrappolato nella sua "maledetta invalicabile gabbia", descritta con fatalismo e pessimismo davvero sconcertanti.
Cos’è il destino, chi è il destino che pone il protagonista davanti alla solitudine, al dolore, all’impotenza di fronte alla morte della madre e alla malattia dell’amico, alla perdita degli affetti, che gli fa provare l’amore per Giulia e scoprire il tradimento, che gli fa sperimentare la violenza e crudeltà del branco, che gli fa conoscere l’ingiustizia, la droga, il carcere? È possibile modificarlo? ("Impotente … mi lasciavo trasportare verso quella che era la mia rotta, già scritta, già predefinita. Una rotta durante la quale prima o poi sarei affondato, sprofondato per sempre con tutto me stesso in un abisso … incapace di oppormi").
Il romanzo di Pegoraro è ben scritto, in uno stile essenziale e veloce. Il linguaggio, che fa largo uso del parlato e del gergo giovanile, è duro, adatto alla realtà che descrive "nera impenetrabile cruda". L’autore deve ancora crescere ma la stoffa dello scrittore di certo c’è, e "L’urlo del destino" è una prima prova coinvolgente, una bella storia di pura invenzione, come lo stesso Pegoraro sottolinea nella post-fazione, ma che ha in sé la verità, la forza, la spontaneità delle emozioni.
Un romanzo per adolescenti? Sì, ma non solo.

Stefania Gentile

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