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Intervista con Claudio Milano

15 min read
 
Dopol’album live autoprodotto Cinemanemico, a due anni di distanza, iNichelodeon tornano con il loro primo disco in studio, Il gioco del silenzio,prodotto da Lizard Records. Il disco in uscita a settembre 2010, per una duratacomplessiva che supera i 78 minuti, include 12 brani (tra cui Apnea,vincitore della XIV Rassegna “Omaggio a Demetrio Stratos 2010”), scritti nell’arco di altrettanti anni, raccogliendo le versioni in studio di 4 pezzi delprecedente lavoro e 8 canzoni inedite.
Inutizioniestemporanee e canzoni smontate, rilette, rivoltate con curiosità e giocoinfantili e infine ricomposte con cura.
Tuttonel giro di un anno in cui è andata definendosi una formazione completamenterinnovata, che include archi e fiati acustici ed elettrici, percussioni,strumenti giocattolo ed etnici, theremin, noise machines e field recordings.
Unlavoro che attinge ad un bagaglio di esperienze ed umori ancora più vastirispetto a Cinemamico, dalla canzone teatrale mitteleuropea al jazz ealla classica contemporanei, al noise, la psichedelia, la musica etnica,l’elettronica e il sound design, le nuove avanguardie.
Dodici”esplosi” di racconti, ciascuno con una storia a sé, tra conflitto eredenzione, la quadratura del cerchio di un lungo percorso, un nuovo inizio,l’urgenza comunicativa sospesa tra urlo e sussurro.
Aldisco partecipano numerosi ospiti: i chitarristi Luciano Margorani e ClaudioPirro, le cantanti Carola Caruso ed Estibaliz Igea, i compositori di musicaelettronica Stefano Delle Monache ed Antonello Raggi, i polistrumentisti LucaOlivieri e Marco Tuppo, i pittori Valentina Campagni e Marco Bettagno, ilgrafico Paolo Rosset e il fotografo Andrea Corbellini per dare corpo alprodotto di un’autentica comune, fedele all’idea di “laboratorio chimico deditoall’artigianato sonoro, video e performativo”.
Comecompendio al cd, un dvd registrato durante una performance al Bloom di Mezzago,che raccoglie parte del repertorio del gruppo in alcune sanguigneinterpretazioni e la sonorizzazione dell’ultima puntata della celebre serie diDavid Lynch, Twin Peaks, di cui quest’anno ricorre il ventennale. Al dvd, daltitolo Come sta Annie? Twin Peaks 20th anniversary show collaborano lapittrice Ambra Rinaldo, performer nel commento sonoro e i videomakers MarcVincent Kalinka, Luca Carlini, Gabriele Agresta, Andrea Butera e Frank Monopoliad accompagnare con le loro immagini le canzoni della band. Musica da vedere,immagini da ascoltare. Formazione: Francesco Chiapperini, Andrea Illuminati,Andrea Murada, Max Pierini, Luca Pissavini, Lorenzo Sempio.
 
Comunicatostampa – Nichelodeon
 

Il gioco del silenzio
1. Fame (3:53)
2. Fiaba (6:57)
3. Claustrofilia (5:27)
4. Malamore e la Luna (8:59)
5. Amanti in guerra (5:56)
6. Ombre cinesi (5:38)
7. Apnea (7:15)
8. Il giardino degli altri (8:16)
9. La corsa dei trattori (ghost track) (1:44)
10. Se (7:59)
11. Lana di vetro (7:55)
12. Ciò che rimane (8:59)

Total time: 78:52

DVD – Come sta Annie? – Twin Peaks 20th Anniversary Show

“Il gioco del silenzio live – Nichelodeon in concert”
– A solemn preface
– Ombre cinesi
– Apnea
– Claustrofilia
– Se
– Ciò che rimane
– Malamore e la Luna

“Passaggio nella loggia nera – Twin Peaks live soundtrack”
– Pt. I: A walk inside the Black Lodge (Sycamore Trees)
– Pt. II: The bank
– Pt. III: RR Diner
– Pt. IV: Return into the Black Lodge (Firewalking)
– Pt. V: Out of the Lodge (Come sta Annie?)

Total time: 83:44

Lyrics
Music tabs (tablatures)
Line-up / Musicians

– Francesco Chiapperini / sax, clarinet, flute, EWI
– Andrea Illuminati / piano, melodica, bombarda
– Claudio Milano / vocals
– Andrea Murada / percussion, didjeridoo, noise effects, flute, vocals
– Max Pierini / electric counterbass / ocarina
– Luca Pissavini / viola, synth, toys, field recordings, duduk, theremin
– Lorenzo Sempio / guitars, synth

Guest musicians:

– Carola Caruso / backing vocals (6), female vocals (2)
– Stefano Delle Monache / electronics and laptop (6)
– Estibaliz Igea / operatic vocals (5)
– Luciano Margorani / electric guitar and noises (4)
– Luca Olivieri / synth and noises (3), glockenspiel (11)
– Claudio Pirro / classical guitar (1), (2)
– Antonello Raggi / electronics and laptop (10)
– Marco Truppo / synth (11)

 
Lizard RecordsLIZARDCD0069, CD + DVD

 
Davide
CiaoClaudio, come stai? A due anni dal precedente Cinemanemico, http://www.kultunderground.org/articoli.asp?art=1253,sono lieto di tornare a parlare di un nuovo lavoro-laboratorio dei Nichelodeon.Notevole in tutto. Difficile scomporne in breve le varie parti per analizzare afondo tutto quello che vi confluisce. Partiamo da Kurt Weill, soprattutto dellesue composizioni per il teatro, dell’espressionismo tedesco del Novembergruppe…Da una Nuova Oggettività (Neue Sachlichkeit) a una Nuova Soggettività?
 
Claudio
Grazieanzitutto per i complimenti Davide. Provo a rispondere alla tua domanda. Non mipare oggi ci sia particolare attenzione per la questione sociale, che haanimato i protagonisti di Nuova Oggettività, anzi, sembra quasi che tutto sialegittimato e non ci sia più spazio per la ribellione, quella autentica e nondico solo nell’arte ma anche nella vita comune. Ripartire almeno dalla capacitàdi auto-ascolto, non inteso come individualismo, in quello ci anneghiamo, macome percezione dei propri bisogni all’interno di un tessuto sociale e sullabase della relazione con l’altro da sé, mi pare ritornato un punto focale percambiare lo stato delle cose. Essere felici nel proprio agire e sentire, perpotere trasmetterlo al mondo e la felicità parte anzitutto dalla consapevolezzadel proprio stato e di quello della realtà che ci circonda, per poi cambiare séstessi al fine di modificare la propria percezione della realtà, concretamente.È qualcosa che costa fatica ed è quello che io faccio con la mia espressioneartistica, o artigianale, a seconda delle opinioni, partendo dal presuppostoche io intendo la mia vita come creativa nella sua totalità, un’opera d’arte insé e creatività è indagine e abitudine al rischio. In “Il gioco del silenzio”il racconto personale emerge dai forti contrasti armonici della musica, dallesue dinamiche e dalle atmosfere cangianti, dalla natura dei testi, intima ericercata ma a volte anche cruda, dalla declamazione teatrale del canto. Un farecerto espressionista che non abbandona però la forma canzone ma anzi, laconsidera un punto di partenza per generare degli esplosi attraversol’improvvisazione che non solo dilata o comprime i pezzi, ma permette allanarrazione di incontrare l’esigenza espressiva del momento e dunquel’autenticità. Detto questo adoro Kurt Weill, ho consumato giorni ad ascoltarele interpretazioni delle sue composizioni ad opera di David Bowie, DagmarKrause, Milva, Marianne Faithfull, Ute Lemper.
 
Davide
Inmolte lingue come il francese (jouer), l’inglese (to play), iltedesco (spielen), l’ungherese (játszik), il russo(играть – igra’t), e nelle linguenordiche il verbo “recitare” coincide col verbo “giocare”. Cos’èper voi teatro e qual è l’obiettivo de “Il gioco del silenzio”? Ma soprattutto,chi o cosa è lo spettatore?
 
Claudio
Ilteatro è la cassa armonica della realtà, ne amplifica il pensiero, il gesto, ilsuono rendendolo importante. Accade, in un tempo che cerca di cristallizzare in”senso”. È il luogo di incontro più intimo con sé stessi perché ad ogni gesto,ad ogni suono risponde il proposito di fare luce alle cose nel modo più chiaroe definitivo possibile per sé stessi e per gli altri. L’obiettivo de “Il giocodel silenzio” è quello di condurre l’ascoltatore a fermarsi per il tempo chelui sceglierà di impiegare e considerare la musica come un palcoscenico dovesuono e parola diventano attori e scene, una dimensione a sé dove qualcosa ognivolta accade, non la colonna sonora per azioni quotidiane ma l’azione stessadel sentire e vedere più che ascoltare, la musica. Lo spettatore è chiunquescelga di partecipare a questo gioco, dove il silenzio non è nella musica manello spazio mentale e fisico che questa richiede e si ricrea se non vienerigettata. In questa sottile “pretesa” sono il perché di un disco così lungo el’uscita contemporanea di un dvd ad esso intimamente legato.
 
Davide
NeueuMusik fu il termine coniato da Paul Bekker nel 1919 per la musicacontemporanea, il quale arriverà a comprendere anche la sperimentazione piùattuale, quanto meno quella antipaticamente definita di matrice “colta”. SullaGalleria d’Arte Moderna a Torino è stata installata una scritta che recita: Allart has been contemporary (è di Maurizio Nannucci), ossia Tutta l’arte è statacontemporanea (credo ne abbia messa una simile sulla Galleria degli Uffizi).Dopo novant’anni da Bekker, anche Neueu – Nuovo ha perso un po’ di senso. Tantoda allora è stato anticipato e fatto. Insomma, che definizione daresti oggi tu aitermini avanguardia e sperimentalismo, in anticipo su quali gusti e su quali conoscenzefuture? 
 
Claudio
Intempi di Riduzionismo, l’avanguardia musicale è o un giochino per architettisenza anima o espressione intima e profonda per pittori dai pennelli moltolarghi. Gradisco di gran lunga la seconda schiera, quella dei compositorielettronici o elettroacustici organici. Non credo in tempi così impersonali eopachi l’arte musicale possa prescindere dall’emozione. Il terminesperimentalismo è invece più vago e può far riferimento anche a rimescolamentidi percorsi e generi che possono generare anche identità forti e originali,artistiche, ma non strettamente avanguardiste.
 
Davide
Apneaha vinto la XVI Rassegna “Omaggio a Demetrio Stratos”. Ti va di raccontarequesta esperienza? Inoltre, come riassumeresti la lezione del “Maestro dellaVoce” nella tua vocalità, e nondimeno nella mentalità della vocalità?
 
Claudio
Erala seconda volta che partecipavo a questa rassegna, ma per cause varie, solo laprima in cui avevo l’occasione di esibirmi. La preparazione alla selezione deisei finalisti è sempre un rito. I giurati votano gradualmente via web ipartecipanti e ognuno ha la possibilità di vedere la graduatoria in temporeale, che fino all’ultimo momento può avere dei cambiamenti radicali, anchesolo per un giudizio. Chi vi partecipa, soprattutto ad iscrizioni chiuse, passaquindi le giornate incollato a un monitor, è un giochino davvero divertente.Una volta ad Alberone di Cento, luogo in cui si svolge la Rassegna, l’atmosfera è sempre molto familiare e i musicisti sul palco sembrano venire fuorida una realtà parallela tanto si scostano dai soliti schemi dei festival a cuisiamo abituati. Cantare su quel palchetto è emozionante, quest’anno tra gliospiti c’erano anche Paolo Tofani e Paolo Carelli dei Pholas Dactylus. È  difficileaprire bocca dopo le esibizioni di gente come Tran Quang Hai, Albert Hera eBoris Savoldelli che sono “la” tecnica vocale. Lo è soprattutto per uno come meche non usa la tecnica come fine vocale, ma solo come mezzo per cantare dellecanzoni o come strumento-voce in performance dove la creazione di atmosfere ènettamente più importante dei mezzi con i quali queste vengono ricreate.Stratos ha esplorato la tecnica vocale spingendola sino a limiti inarrivabiliper quantità e completezza degli ambiti indagati, perfezione formale, carismainterpretativo. La sua voce anche in quelli che possono apparire esercizi distile suona come un ciclone. Chi si avvicina a lui si appropria del bagagliotecnico che lo ha visto pioniere ma quasi mai del suo spirito. A me di luiinteressano l’attitudine al rischio, la curiosità per il suono in ogni suaforma e la forza interpretativa. Il resto sinceramente no, perché non è mioobiettivo ripercorrere la strada di qualcuno, perché non riuscirei a farlo inmodo minimamente convincente e perché io ho bisogno di essere me stesso,riportare nel canto anche le mie insicurezze e fragilità lontano da eserciziginnici.
 
Davide
Veniamo al video… Premessoche venero Lynch (e va da sé), ti chiedo comunque perché Twin Peaks? Comespieghi inoltre il successo, a volte anche ai box office, di David Lynchnonostante il suo cinema abbia una forte componente di stranezza e surrealismo,a volte anche ostico?
 
Claudio
L’idea di TwinPeaks è venuta per necessità. Avevamo si in mente di fare una sonorizzazione,ma di “Salò” di Pasolini. Nel proporre il nostro progetto alla direzioneartistica del Bloom di Mezzago, mi è stata esposta la necessità di organizzareuna serata a tema che prevedesse altri contributi oltre al concerto. L’idea di”Salò” è stata subito cassata. Avevo sotto mano la nostra rassegna stampa el’occhio è caduto su una recensione tedesca di Jochen Koenig che riportava comele atmosfere di Nichelodeon a suo modo di vedere, fossero perfette personorizzare una nuova serie di Twin Peaks. Per cavarmi dall’empasse, hoproposto su due piedi a Stefano del Bloom la sonorizzazione di un episodiodella serie e la cosa ha incontrato subito il suo entusiasmo. Solo dopo hoscoperto che buona parte della band era fan di Lynch e che il giorno da noiprevisto per la serata era, guarda caso, la data in cui cadeva il ventennaledella prima messa in onda della serie.
Le ragioni delsuccesso di Lynch mi sono poco chiare ma credo dipendano essenzialmente dallafortuna nell’immaginario collettivo che ha avuto Twin Peaks. Si trattava di unosceneggiato anomalo, arrivato in un periodo in cui l’interesse per l’oscuro eil surreale era molto alto, basti pensare al successo che in quegli anni hannoavuto le pellicole horror e i gialli. La regia di Lynch riusciva in queltelefilm ad un unire raffinatezza ad un senso di inquietudine accattivante maanche a far sorridere. Il movente del tutto era un omicidio inspiegato che solodopo apriva le porte ad uno scenario impensabile. Lynch però era un registaaffermato già prima che con i suoi contrasti narrativi molto forti,l’attenzione metafisica per il dettaglio, riusciva e riesce a sollevare unprofondo senso di turbamento che non può lasciare indifferenti.
Io mi sono avvicinatoall’autore con “Island Empire”  e poi con “Eraserhead”, film che è diventatouna delle mie pellicole preferite in assoluto.
 
Davide
Sei di recentecomparso come co-autore e cantante nel brano “Red submarine” di “3juno”, debutalbum dei Liir Bu Fer, descritto (e lo confermo, mentre lo sto ascoltandoproprio ora) come un bel crocevia di elettronica dal cuore acustico (traoggetti percossi in loop minimal e contrappunti cameristici) e ambientcontemplativo (synth analogici e vecchi organetti), il tutto contaminato eimbastardito da tratteggi post e kraut. Ce li presenti?
 
Claudio
Sono un trioveronese, composto da Nicola De Bortoli, Andrea Tumicelli e Marco Tuppo, tuttiprovenienti da un background elettronico assai ricercato e suadente (Nema Niko,Raven Sad, Vortex Meraviglia, Velcro, Sciarada). Ho avuto modo di suonare conloro anche all’Omaggio a Demetrio Stratos, è stata una bella esperienza, laloro musica avvolge. Suonano qualcosa di visionario, che trascina in un vorticedi materia e colore scuro, a volte magmatico a volte aereo. Una musicadichiaratamente cinematografica che ho apprezzato al primo ascolto. Il contattocon il progetto è arrivato da Marco Tuppo, da anni impegnato in produzioniLizard, che mi ha chiesto di cantare su uno o due brani tra una serie di bozzeche mi ha inviato e di farne qualcosa che fosse più vicino al formato canzone.Ho subito immaginato due canzoni/storie, legate ad un immaginario acquatico.Una è diventata “Red Submarinediario immaginario delle ultime ore diun superstite in un sommergibile russo affondato. L’altra “Dieci bambinicacao”, è una lunga ballata, rilettura in musica della filastrocca di “Diecipiccoli indiani” di Agatha Christie, che parla dello sfruttamento minorile nellepiantagioni di cacao su una base musicale che segue la struttura dellelamentazioni e finirà in un lavoro futuro.
 
Davide
Io sono “condannato”(pur piacevolmente) in questa sede a finire sempre frasi con un punto didomanda (ma dopo tutto è la condanna che spetta a tutti gli uomini in fondo aogni cosa), mentre l’intervistato ha la “condanna” di trovare un modo dirispondere a una qualche verità temporanea e contingente… Rovesciamo un attimo leparti? Mi fai una domanda?
 
Claudio
Quale cura consiglierestiad un uomo con scarsa immaginazione?
 
Davide
Beh, non è certo iltuo caso. Gli direi di avere più… fegato (Platone docet)… Scherzi a parte, gliconsiglierei di ricordarsi di ogni cosa attraverso ogni altra. 
Parlami deimusicisti de “Il gioco del silenzio” e di come avete composto “Il gioco delsilenzio”. L’improvvisazione o il completo arbitrio dei solisti che parte haavuto nel materiale melodico e armonico contenuto nelle partiture? Cosarappresenta per voi la pratica improvvisativa, che poi è la più antica eoriginaria forma di musica…?
 
Claudio
FrancescoChiapperini, Andrea Illuminati, Andrea Murada, Max Pierini, Luca Pissavini,Lorenzo Sempio, questi i nomi. Un team che si è andato via via aggregando sullabase di un’idea, quella di avere un suono che non fosse strettamente né rock,né jazz, né cIassico, né etnico, ma che fosse tutte queste cose messe assieme. Ognunodi questi musicisti ha un bagaglio culturale diverso ma tutti hanno interesseper un’area musicale di confine dove la contaminazione tra i generi più chel’eccezione è la regola. Umanamente, siamo sette bambini lasciati in una stanzaa fare a pezzi i propri i giochi con una maestra, la musica, che ci piaceimmaginare felicemente rassegnata. In questo disco, come nel dvd “Come staAnnie?” che lo accompagna e in qualche modo lo completa, l’improvvisazione haavuto un ruolo fondamentale. La mia scrittura ha un difetto facilmentericonoscibile, delinea nelle bozze di arrangiamento, geometrie claustrofobiche,alla lunga manieriste, perché bisognose di avere tutto sotto controllo. L’unicomodo per rompere queste geometrie e andare oltre la compostezza di”Cinemanemico” il live, registrato con l’organico precedente, era introdurre ilmomento interpretativo, l’emozione che scardina le regole cambiandole allaradice, generando e valorizzando l’imprevisto. Nei nostri brani, oggi, non è lastruttura che crea il pretesto per l’improvvisazione ma il perfetto opposto. È uncontinuo rompere le righe per generare come prima detto, degli “esplosi” dicanzoni. In questo modo il racconto diviene autentico, non l’inseguimento diuna perfezione interpretativa che ne cristallizzi il contenuto in una forma”bella”, ma il contenuto che fa fatica a stare entro certi argini e crea nuovestrutture, non necessariamente belle ma certamente vive. Per noi,l’improvvisazione è fame di vita.
 
Davide
Senti, ma lacopertina con quella ragazza senza bocca (quindi sicuramente silente) e queicubi dietro… Mi ha fatto ricordare “Il Cubo” di Vincenzo Natali, un film ambientatoin un cubo-prigione in cui sei persone si ritrovano rinchiuse senza saperne ilmotivo. Ma fu solo un autistico o un ritardato mentale, un puro se vogliamo,l’unico a uscirne… C’entra qualcosa?
 
Claudio
Francamente non ciavevo mai pensato, “Il Cubo” è un altro dei miei film culto. No, in realtà loscenario alle spalle della bambina è tratto da “Il Grande Cretto” di Gibellinadi Alberto Burri. L’immagine della bambina muta invece fa riferimento al temache Valentina Campagni, autrice del trittico di tele che figurano sull’album havoluto trattare, quello del “Blighted Ovum”, una patologia per cui in una donnasi sviluppa un sacco gestazionale senza la comparsa dell’embrione, una sorta diauto eliminazione del feto, da lei artisticamente declinata in questa maniera:
 “Uovo cieco” siriferisce a tutto ciò che la gente non vuole fare emergere: per paura, perdimenticanza, mancanza di forza. Tutte le cose che potevano essere, ma su cuioperiamo un auto-aborto: un amore, un’idea, un’intuizione… una vita. Qualcosache è dentro il potenziale umano ma che viene riassorbita prima che possamanifestarsi, come se la persona attuasse una correzione a qualcosa che leistessa avverte inconsciamente come un errore. C’è qualcosa di affascinante eterrificante in questo tipo di malattia degli esseri umani: la difficoltà dipercepire la nostra vita crea molte storie interessanti. La paura di esistere.La speranza di essere qualcun altro. Adesso racconto le storie delle personefluttuanti sulla loro ombra interiore perché sono in grado di vederle. È facileper me. Le nostre ombre possono dirci qualcosa: forse la verità, se abbiamo ilcoraggio di guardare davvero.
Altrimenti la vitasarà solo un inganno.”
Quando l’album eraancora in fase di lavorazione la copertina era già pronta e le tre grandi teleche la definivano, esposte alla Abnormals Gallery di Berlino. L’idea era quelladi comunicare con il cd, a partire dall’artwork, un periodo storico di attesa,una sorta di avvento a un’epifania che tarda ad arrivare e che non ha unafaccia ben chiara, il tutto come in un racconto in tre tappe, rappresentato,dal fronte, il retro della copertina e la prima pagina visibile del bookletinterno. Il futuro, negli occhi della bambina sul fronte della copertinaabbiamo pensato di inserirlo in uno spazio senza tempo, l’enorme opera di Burrisospesa tra land art e espressionismo informale, una colata di cemento sulluogo di un terremoto che ha cancellato completamente un paese, Gibellina,lasciando solo il reticolato delle vie. Il retro era la visione della bambina edel paesaggio “da dietro”, alle spalle. Il problema era “cosa” guarda labambina? Quel “cosa” sarebbe stata l’immagine della pagina interna del booklet,visibile solo al momento dell’apertura del jewel case. Avevamo pensato ad unaMadonna contemporanea che nelle mani di Valentina è diventata donna, con inbraccio un bambino, che Valentina ha immaginato mai nato, come in un ciclotemporale che inghiotte sé stesso in un’attesa perenne che non conduce adalcuna nascita. L’uovo è diventato metafora presente sia sul fronte dellacopertina che all’interno, dove appare sospeso sulla testa della donnafluttuante, come nella Pala di Montefeltro di Piero della Francesca, dallaquale in prestito son presi anche i colori dell’abito della donna/Madonna. Ilmutismo della bambina sigilla la parola mai nata in un silenzio irreale, dovetutto può essere, nulla accade. Dalla copertina, è nato il titolo dell’album,ironico quanto, sotto questa luce, spietato.

Davide
Cosa farete infuturo… o, per parafrasare James Baldwin, il futuro è come il paradiso: tuttilo anticipano, ma nessuno ci vuole andare adesso?
 
Claudio
Io invece ci andreiimmediatamente, se questo portasse come spero, la possibilità di suonare inmolti posti diversi e il lavoro su nuovi pezzi e perché no collaborazioni, chedefiniranno un percorso completamente nuovo, inaspettato e stimolante.

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