Mèlange di arti e mestieri l’ultimo film diMazzacurati. Affresco macchiettistico senza grande spessore, in apparenza, mase si gratta la patina, emerge un ritratto del mercato del lavoro in Italia bencontestualizzato e lucido. Si tratta di una dimensione realistica fatta disnodi professionali imprigionati tra barriere di ricatto e frustrazione dovel’unico potere è nelle mani di squali, attricette, burocrati. Commuove e fadavvero ridere grazie ad un registro mobile che va dal demenziale al surreale,dal fantozziano al guzzantiano. Dietro un guazzabuglio che sembra prestare pocaattenzione ai dettagli formali e troppa alle gag, si nasconde una traccianarrativa coerente che privilegia la creatività estemporanea come unicasoluzione ai tanti impasse quotidiani. Silvio Orlando (Gianni Dubois) è unregista allo stremo, emarginato dal gotha cinematografico e ricattato da unospietato produttore che gli paga le bollette in cambio di una storia fresca dascrivere in fretta per una stellina della televisione, la divertente CristianaCapotondi. Nella grottesca situazione di stallo creativo, Orlando inventastorie estreme ed improbabili prendendo spunto da quello che di minuto inminuto si staglia nel suo orizzonte visivo. Gioca con analogie e rimandicasuali, supportato dal portentoso Giuseppe Battiston che gli fa da spalla.Riesce così a sopravvivere in un paesino della Toscana popolato da stranipersonaggi tra cui Corrado Guzzanti, meteorologo assurdo e mortiferopenosamente intrappolato nelle proprie velleità attoriali. Un ulteriore ricattogli viene dalla burocrazia locale. Per far fronte alla ristrutturazione dellasua casa, il nostro regista si vede costretto a dirigere la sacrarappresentazione paesana, quella del Venerdì Santo, l’unica che vedremo davverorealizzata nel film.