Il titolo della recensione è ironico e si riferisce all’occhio del protagonista ferito da una scheggia di vetro mentre il pubblico quasi quasi ci gode. "Johnny Skidmarks" è il titolo del film diretto da John Raffo, già sceneggiatore di "Dragon: la storia di Bruce Lee" e del più recente "Relic". "Johnny Skidmarks" annovera l’inespressivo Peter Gallagher, il sottovalutato John Lithgow e la premiatissima Frances McDormand, ovverosia la perspicace poliziotta di "Fargo". Johnny è un fotografo che arrotonda molto bene lo stipendio accettando di fotografare gli adulteri organizzati ad hoc da un investigatore privato. La realizzazione è molto semplice, si imboccano i pezzi grossi con una prostituta d’alto bordo che, al momento opportuno, gira il volto del malcapitato verso l’obiettivo del fotografo che ha appena sfondato la porta. Qualcosa però non gira per il verso giusto. Johnny, che lavora anche per la polizia, si accorge che negli ultimi omicidi che deve fotografare ci sono coinvolte tutte le persone dell’"affare": la prostituta, lo scagnozzo scemo dell’investigatore, l’investigatore stesso, ora tocca a lui, l’unico a comprendere il filo che unisce queste morti. Il capo della polizia, interpretato da John Lithgow, continua a rassicurarlo, continua a dirgli che sono semplici ma strani incidenti. Chi sarà il misterioso omicida? La ragazza appena conosciuta al bar del cognato oppure il poliziotto che lo crede un fallito? Oppure l’unica persona insospettabile? Proprio lui. Il film parte bene, la trama non è originale ma è godibile, ben sorretta dalla fotografia e dall’incalzare degli eventi, lo stesso incalzare che nel tentativo di sollevare un finale scontato ci mostra inutili teste mozzate o vetri taglienti. L’omicida è uno dei ricattati e muore un istante prima di massacrare il nostro piangente fotografo che, scampato pericolo, abbandonerà la professione e troverà la pace coniugale. Badate bene, non è pietoso ma non aspettatevi niente di nuovo…
Anche l’occhio vuole la sua parte
Michele Benatti