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Il femminismo è morto?

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Il femminismo è morto?

Sono passati vent’anni da quando femministe arrabbiate bruciavano reggipetti gridando "tremate, tremate le streghe sono tornate" e "l’utero è mio e me lo gestisco io".
Erano tutti eccessi di zitelle racchie e inacidite, che sfogavano il loro personale veleno verso la razza maschile? Si trattava solo di proclami estremi e violenti, di deviazioni dalla reale natura della donna, la donna compagna e madre, la donna che ama incondizionatamente, che si sacrifica, che vuol piacere ed essere bella?
Non credo che si possa rispondere a questa domanda, e stabilire il sottile confine che separa gli istinti spontanei dei due sessi dai comportamenti dettati dall’educazione, dalla mentalità corrente, da abitudini secolari e inconsce.
A parole siamo tutti moderni, aperti, convinti osservatori della parità, ma nei fatti spesso cadiamo in un cupo e fiabesco Medioevo: la bella che aspetta, chiusa nella sua torre, il ritorno del prove dalle sue virili imprese… non somiglia alla fanciulla in jeans che guarda la tele, mentre lui è affacendato con "virili" impegni, "virili" bevute fra amici?
La classica "confidente" della tragedia classica e ottocentesca che si subisce pagine e pagine di lamenti amorosi dell’eroina, non può essere paragonata alla moderna "amica telefonica", che, dopo ore di consolamenti via cornetta, viene dimenticata quando LUI torna?
LUI, già, il Principe Azzurro. Colui che si cerca di compiacere, di rendere felice in ogni modo, colui per cui ci si trucca, si cerca di dimagrire, di apparire più carine possibili. LUI.
Argomento classico di conversazione, tema della serata sono i suoi difetti, le sue manie, e tentativi di interpretare i suoi atteggiamenti: mi amerà o no, sarò adeguata per lui, sarò abbastanza bella, affascinante? Non mi considererà qualcosa di scontato, di banale, non sentirà il fascino del nuovo, preferirà stare con me o con i suoi amici (o i suoi interessi, il suo sport etc.) .
E poi, anni dopo, preoccupazioni simili e diverse vengono trasferite al marito, alla famiglia. Giornali "femminili" inondano di consigli su come tener viva la passione dell’uomo, su come mantenersi giovani e fresche. Anche se non si capisce cosa ci faccia una donna giovane fresca accanto a un cinquantenne in ciabatte, stempiato e con pancetta.
Perché lui non è tenuto a mantenere l’interesse di lei?
Perché non esistono giornali "maschili", non alla Playboy, intendiamoci, ma lamentosi e gonfi di suggerimenti su "come piacere all’altro sesso", come la sfilza di riviste dedicate alle donne?
Si accusa sempre e solo l’uomo della condizione femminile ma l’impressione a volte è che sia il sesso debole a porsi allegramente e volontariamente in seconda fila, a cancellare, smussare aspetti del proprio carattere, a innamorarsi troppo e perdersi per amore.
Istintivamente ogni donna sa, fin dall’infanzia, cosa ci si aspetta da lei. Ci si aspetta che in compagnia non si metta troppo in mostra, non racconti barzellette, non dica parolacce, che taccia con ammirazione mentre lui infila interminabili discorsi sul calcio o chissà cos’altro. E credo che la segreta aspirazione di ogni uomo sia di avere accanto a sé una creatura dolce, prevedibile e sottomessa, con cui non si deve discutere, e che non bisogna sforzarsi di capire…
La mia vaga, personale idea è che il femminismo non sia morto, anzi. Non intendo considerare miti carrieristici anni ’80, volitive signore in tailleur, parità di stipendi e opportunità: è quel sottile, subdolo maschilismo del quotidiano che va combattuto, con pacifiche e semplici armi. Per esempio un po’ più di solidarietà fra donne, di complicità, e -soprattutto e SEMPRE!- di rispetto per sé stesse, per i propri bisogni e desideri, autonomi e staccati da quelli maschili.


Lorenza Ceriati

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