a Enzo Bearzot
Questa storia è vera. I luoghi, gli spazi, i tempi – tranne che per occasionali riferimenti a prodotti attualmente in commercio – sono stati sostituiti.
Giorgia era la mia vicina del mare. Un fisico da togliere il fiato. Nel 1993 era stata la ragazza del mese per l’edizione italiana di playboy. Aveva continuato a posare per riviste di biancheria, quanto bastava per aprire un’immobiliare a Forte (dei Marmi).
Nel tempo libero studiava psicologia, a Padova.
Compariva sul mio pianerottolo intorno a mezzogiorno. Cucinava. Esperimenti erotico-culinari, diceva, da quando aveva scoperto Vasquez Montalban. I più riusciti li ripeteva per Veronica, la sera, prima di fare l’amore con lei.
Normalmente mi ero appena svegliato. Ero depresso, molto depresso. Si era creato un circolo vizioso tra il (mio) titolo di studio in storia contemporanea e la richiesta imprenditoriale di dottori in ingegneria e economia. Leggevo annunci, rifinivo curriculum e aspettavo il postino. Ogni giorno. Da due anni. Nel week-end lavoravo a Serravezza, in una trattoria di specialità toscane.
Giorgia tentava di riportarmi alla vita. Ma ormai era chiaro che le persone si dividevano in due categorie. Quelli che avevano della grinta, e presto o tardi riuscivano ad emergere, e tutti gli altri. Io facevo inequivocabilmente parte di tutti gli altri. Bischerate, ribatteva Giorgia, riprendendo una tesi della Wurstendm und List – dottrina metafisica austriaca del secolo scorso – la vita è (irrimediabilmente) solcata da due fenomenologie di eventi, definiti come fortunati e catastrofici. In quanto individui – stando alla teoria – siamo estranei a queste manifestazioni, ci limitiamo a subirne le conseguenze. Un tumore distrugge la corteccia più forte, una lotteria inverte la più sfortunata delle esistenze.
La sua teoria faceva acqua da tutte le parti. Si trattava solo di casi particolari.
Giorgia non voleva credere alla mia testardaggine. Era convinta del fatto suo. Citò il caso del Perotti.
Il Perotti, classe 1965, era l’evidente prototipo della nullità. Mancanza di stile e di cervello, cultura insignificante, povero in canna, si manteneva con lavori sporchi. Due anni prima il colpo di fortuna. Aveva conosciuto Anna Benfatti, figlia di un armatore livornese, e i due si erano sposati. Il padre di lei ci era rimasto di crepacuore, infarto, e lei aveva ereditato tutto il patrimonio di famiglia. Il Perotti, adesso, era uno degli uomini più ricchi di Livorno. Tutto questo per una circostanza fortunata, nulla di più, un incantesimo che si sarebbe rotto con un evento contrario. Se solo fosse successo.
Non mi aveva convinto.
Scommettemmo il solito gelato in piazzetta.
(Ore) 6.30 – Radio Uno. Bollettino dei naviganti. Medio e alto tirreno. Bacino poco ondoso, vento forza due, tendenza al miglioramento.
8.14 – Autoscatto. Mi sono deciso per un bermuda Versace + shirt bianca. Giorgia ha provato e riprovato sotto i miei occhi. Optato per un body bianco & semitrasparente & sgambato & senza maniche & collo a fiocchetto, più un paio di sandali Roma Antica che si chiudono in coscia. Mai visto niente del genere, dal vivo. Scattiamo una ventina di foto, cambiando posizione.
10.12 – Ritirate le foto. Scegliamo la più convincente. Preparo lo scanner.
10.19 – L’agenzia di incontri "Il Gabbiano" di Lucca riceve una form di adesione virtuale. Nell’immagine allegata (gif) primo piano di ragazzo e ragazza. Lei si allaccia un gambaletto romano, lui la guarda da dietro. Scambio di coppia, quella sera, a certe condizioni. Pagamento immediato.
L’impiegata, un’ex pornostar degli anni Settanta, comincia la ricerca sul database.
11.54 – Invia e ricevi. Quattro proposte virtuali dall’agenzia "Il Gabbiano". I nomi sono falsi, ovviamente, ma ci sono le foto. C’è il nostro pollo.
Mi collego al sito www.ilgabbiano.it. Visa Card. Compongo le cifre.
Invio.
13.17 – Bocca di Magra. Un’elettricista si presenta alla banchina "Il sole temperato". C’è un guasto al dodici metri del Perotti. Una sciocchezza, una cosa da cinque minuti. L’ormeggiatore, una persona grassa e stanca, consegna le chiavi e indica l’imbarcazione.
13.31 – Il telegiornale di stato annuncia i dati ISTAT in materia di occupazione. Al Nord del paese la percentuale dei senza lavoro si attesta al 3,2%. Un numero che viene giudicato "frizionale". Al Nord, sono le parole del ministro del lavoro, la disoccupazione non esiste.
Io non esisto.
13.45 – L’elettricista ha finito. Sistemerà la fattura direttamente col Perotti. Riconsegna le chiavi del cabinato.
16.57 – Terminata la consultazione settimanale del "Bollettino Lavoro". Sono sempre più depresso. Giorgia piomba in casa. C’è poco tempo.
18.33 – Mai stato così bello. Doppiopetto Dolce & Gabbana. Cravatta + cintura + mocassini Ermenegildo Zegna. Curo raramente il mio aspetto, sono soddisfatto. Giorgia non è stata da meno. Abito intero, seno-ginocchio tutto compreso, attillato, la carne ha bisogno di un vigile che indichi le direzioni. E’ di uno stilista affermato, confida, ma lo indossano solo le puttane d’alto bordo.
Tacchi alti, nessuna biancheria.
20.17 – Viareggio. Giorgia posteggia il Bmw decappottabile nel parcheggio del ristorante "Il calamaro condito", stelle cinque nell’ultima edizione Michelin. Solo un’altra macchina nel piazzale, un Mercedes bianco.
20.31 – L’arbitro irlandese Charson da il fischio d’inizio alla finale dei Campionati del Mondo di calcio "Francia 1998". Di fronte Italia e Brasile, Del Piero contro Ronaldo, la fantasia sudamericana contro l’inventiva latina. Centosettantacinque paesi collegati via satellite, due miliardi di telespettatori in tutto il mondo, compresi il papa e gli osservatori O.N.U in Iraq.
Siamo gli unici clienti del ristorante.
20.32 – Mario Perotti è un fusto poco più che trentenne. Capelli neri, occhi scuri, labbra carnose, piace alla gente. E’ cosparso di oro da tutte le parti; polso, collo, taschino, polsini, cravatta. Oro pesante, massiccio, che non ha bisogno di presentazioni. Giorgia lo bacia, sulle labbra, si siede al suo fianco. Bacio la moglie, a mia volta. Meglio, l’entraîneuse che finge di esserlo. Mulatta, metro e ottanta di gambe, un corpo dorato. Veste un abito che le lascia completamente scoperta la schiena, fino a dove non è possibile immaginare.
21.32 – I camerieri de "Il calamaro condito" e ventisette milioni di italiani stanno per assistere al secondo tempo della partita del secolo. La mulatta, Justine, accarezza delicatamente il pantalone del Dolce. Parliamo del più e del meno, dei romanzi di Sepulveda, di un film su Diana Spencer, delle amanti di Bill Clinton e dell’ultimo incidente sul pendolino Roma-Milano. Giorgia e Mario sono più silenziosi. Si studiano con lo sguardo. La mano di Mario scorazza sotto il tavolo.
21.58 – Viareggio. Via Modigliani. Villette a schiera. Una ragazza somigliante all’elettricista delle 13.17 acquista un pacchetto di polvere da due individui di colore. All’interno della villetta diciassette neri di tutte le nazionalità sono incollati al teleschermo.
Si profila lo spettro dei supplementari.
22.00 – Una cena eccellente. Aragoste e gamberoni. Gamberoni e aragoste da tutte le parti. Una cena veloce, siamo gli unici clienti. Il Perotti si sbarazza del maître. Propone di andare con lui. E’ una serata stupenda, in barca fino a Portovenere. Molto romantico. Lo assicura lui, il Perotti. Si viaggia separati. Giorgia sale sul Mercedes, io guido la Bmw con la mulatta.
22.21 – Parigi. Quarto minuto di recupero. Triplo boato, allo stadio in Italia e in Brasile. Undici giocatori circondano l’arbitro. Tutto inutile. La decisione è irrevocabile, il braccio teso verso il dischetto del rigore.
23.11 – Foce del Magra. Farid, un francese di origini algerine, ci accoglie sul cabinato del Perotti. Si occuperà di tutto. Non c’è vento. Motore fino a Portovenere e ormeggio in baia. Non avremo nulla a cui pensare.
23.13 – Sciolti gli ormeggi. Mario ci mostra l’interno della sua imbarcazione. Un ampio salotto e due camere da letto. Candele bianche riscaldano un ambiente perfettamente climatizzato. Nirvana in sottofondo. Bar a balcone. Le ragazze possono mettersi comode. Ci sono le vestaglie in una delle camera da letto.
23.32. Usciamo dal Magra. Ottimo il Bloodymary. Il Perotti è uno che sa vivere, è un vincente. Lo dicono anche i Nirvana. Un maxischermo a trentacinque pollici trasmette immagini tropicali. Le ragazze rientrano. Indossano una vestaglia bianca, trasparente. Giorgia è bellissima, come non mai. Si avvicina a Mario. Justine è già al mio fianco. E’ praticamente nuda. Comincia a baciarmi. Sento il cocktail che comincia a fare effetto. Perotti propone qualcosa di gruppo. Due con una donna e l’altra che guarda. Giorgia scuote la testa, meglio iniziare con calma, prende per mano l’armatore e se lo porta in camera da letto.
23.38 – Lerici. Una ragazza, somigliante (again) all’elettricista delle 13.17, si impadronisce di un canotto a motore. Il furto passa inosservato. Da più di un’ora un silenzio di tomba avvolge il paese.
23.39 – Portovenere. Baia. Salotto di un cabinato di dodici metri. Io e Justine. La mulatta ha un fisico da togliere il fiato. Mi toglie il Dolce, mi toglie il Gabbana, mi toglie gli accessori di Zegna, i mocassini, la cintura e la cravatta. Rimane solo il Gambigliani, come mamma lo ha fatto. Comincia a baciarci. La sospingo verso il bancone. Ansima. E’ brava, molto brava. Le prendo la testa fra le mani, sospingo il viso intorno al mio corpo, sempre più in basso.
Le rompo una bottiglia di Cynar sulla testa.
Ho sempre sognato di farlo.
01.32 – Un canotto a motore ormeggia al fianco de "Il Remo d’oro". Una ragazza in tuta, Veronica, sale sull’imbarcazione.
02.47 – Una telefonata anonima giunge alla capitaneria di porto di La Spezia.
02.48 – Un canotto con tre persone a bordo si allontana da "Il Remo d’oro".
05.34 – Una motovedetta della Guardia di Finanza accosta un’imbarcazione ancorata al largo di Portovenere. Una musica assordante diffonde Temple of Love dei Sister of Mercy nella baia. I militari salgono sull’imbarcazione. Armi in pugno. All’interno tre persone in stato di semincoscienza. Il primo, di nazionalità algerina, è legato a una sedia. Indossa un completo sadomaso femminile, con le calze completamente strappate. Un secondo uomo, identificato successivamente come l’armatore Mario Perotti, è sdraiato al suo fianco. E’ completamente nudo. Una catena d’oro gli unisce i capezzoli. La donna è sdraiata sul bancone. Indossa una vestaglia bianca macchiata di rosso. Nella stanza c’è una vaga puzza di carciofo. Su un tavolo cocaina finissima, sufficiente per una decina di persone. Un megaschermo, nel salotto, trasmette un filmino con bambini e bambine asiatici. Fanno l’amore. Ci sono altre videocassette.
A tutto questo, che già non mi sembra poco, bisogna aggiungere che i militari, come altri ventisette milioni di italiani, erano molto incazzati con l’arbitro Charson.
Anche il GIP che si occupò del caso, la mattina seguente, era molto incazzato con l’arbitro Charson. Il Corriere della Sera dedicò alla partita le prime nove pagine. Undici colonne in prima, in cui si sosteneva senza mezze misure che Charson era collegato ai nostri servizi deviati. Fonti Mediaset ipotizzarono un suo coinvolgimento nel caso Ustica.
Il giudice firmò il mandato di custodia nei confronti di Mario Perotti. Otto capi d’imputazione, spaccio di stupefacenti + sfruttamento della prostituzione + pedofilia + possesso illegale di videocassette + disturbo della quiete pubblica etc.. Il giorno stesso la moglie avviò la procedura di separazione. Fortuna aveva voluto che suo padre, prima del matrimonio, l’avesse costretta a firmare la separazione dei beni. Tutto il patrimonio sarebbe tornato nelle sue mani.
Nei giorni successivi ci furono diverse discussioni tra me e Giorgia. D’accordo, sostenevo, la nostra preda era finita nella trappola, tutto era filato liscio, ma queste non erano le condizioni iniziali della scommessa. La catastrofe, come Giorgia aveva definito l’episodio negativo, era stato oggettivamente provocata dal nostro studiato comportamento, e non per una fortunata coincidenza. Inoltre, catastrofe o evento fortunato, questa fenomenologia colpiva un numero ben limitato di persone, tutte le altre si trascinavano attraverso una normale esistenza. Nient’affatto, ribatteva Giorgia, provocata o meno, la catastrofe come l’evento fortunato, era in grado di capovolgere completamente la sorte di un individuo, e di questo bisognava tener conto. Il caso del Perotti era solo un esempio lampante.
Non ci fu niente da fare, Giorgia non volle sentire ragioni. Fui costretto a offrirle una supercoppa al Forte.
Mario Perotti è tuttora in attesa di giudizio.
Io sono tuttora disoccupato.
Una scommessa virtuale
Raffaele Gambigliani Zoccoli