Il secondo film di Mimmo Calopresti, dopo l’ottimo esordio con "La seconda volta" è ancora un piccolo gioiello sull’amore ma questa volta è più solare e meno tragico di quel che successe tra il giudice e la ex-terrorista. In "La parola amore esiste" la bravissima Valeria Bruni Tedeschi interpreta Angela, una ragazza tanto ricca quanto triste e nevrotica. La sua esistenza è segnata dall’impossibilità di sottrarsi a certe ossessioni come abbinare colori e sentimenti, numeri e situazioni, regole per calpestare le strisce pedonali e schivare le persone a seconda del modo in cui sono vestite. Angela ha trent’anni, due amiche ed un unico desiderio: quello di innamorarsi. Crede che possa succedere con lo psicanalista (interpretato dallo stesso Calopresti) ma il suo sguardo odioso e distaccato la fa ben presto recedere dalla sua convinzione. L’interpretazione che la Bruni Tedeschi dà di Angela è quella di una donna che cammina cambiando improvvisamente direzione, è quella di una donna che evita lo sguardo degli altri con un sorriso imbarazzato, è quella di una donna capace di un’aggressività inaspettata nei confronti di chi non riesce a capire il suo mondo fatto di regole e di solitudine. Il fallimento del rapporto psicanalitico non si trasforma in tragedia solo perché Angela crede ancora nell’esistenza dell’amore, anche per una persona come lei. Entra in scena Marco, l’insegnante di violoncello separato che Fabrizio Bentivoglio impersona con la giusta misura tra fascino e professione. Marco vive e insegna nello stesso palazzo dello psicanalista ed è proprio al cancello che Angela lo vede per la prima volta, lui indossa una polo rossa ma lei lo evita dalla parte "sbagliata" senza prendersela troppo. Inizia qui un divertente gioco di appuntamenti e bigliettini tra Angela, immatura nei sentimenti rispetto alle amiche, ed il pasticcione insegnante che sembra fare di tutto per ritardare quello che dovrà comunque succedere. Angela accetta anche il ricovero in una casa di riposo che le farà solamente capire di non avere nessuna malattia mentale, solo la necessità di essere un po’ presa per quello che è. Decisa ad abbandonare la clinica, dove possiamo anche vedere Gerard Depardieu in un amichevole cammeo, ci vorrà ben poco perché il suo desiderio si realizzi, addirittura contro la sua volontà.
Dall’inquietante Torino dove sono le ideologie a fare da scenografia ad un amore impossibile, dove l’amnesia di Moretti rende ancora più impenetrabile la verità, si passa ad una Roma festosa, tra belle giornate e concerti rock intervallati dalla solitudine silenziosa di Angela o dall’arredamento asettico della clinica. "La parola amore esiste" è un film geometrico che si adatta perfettamente alla geometria della città che lo ospita. Le scene ambientate fuori da Roma sottolineano con forza il loro intento: un mare freddo e una stazione di servizio nella foschia fanno rispettivamente da sudario ad un’Angela sull’orlo del baratro e alla nuova Angela felice anche spingendo una macchina in panne.
Un’ultima parola sui due attori. Valeria Bruni Tedeschi è la perfetta interprete per ruoli come questi, persone anonime nella grande città ma assolutamente protagoniste nel loro spazio. Fabrizio Bentivoglio è allo stesso tempo profondo e divertente, specialmente quando si confronta con la generazione della figlia.
Anche la parola Cinema esiste
Michele Benatti