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Ma quale giustizia

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Ma quale giustizia!

Ecco ci risiamo! La giustizia italiana sta nuovamente facendo discutere e dividendo gli animi. Nuovamente ci sentiamo beffati da coloro che si chiamano difensori della giustizia e protettori dei deboli e dei giusti. Dopo la notizia di poco tempo fa che i pentiti (o i cosiddetti collaboratori di giustizia) potevano usufruire, se non sbaglio, di circa cinquecento milioni e di varie agevolazioni come la casa, uno stipendio mensile e protezione, ora si è saputo che il carcere per i boss mafiosi verrà mitigato. Dopo aver subito un processo e una condanna "iniqua" e "ingiusta" questi uomini hanno la possibilità di poter incontrare i propri figli al di sotto dei 12 anni senza il vetro divisorio, di usufruire di 60 minuti di palestra alla settimana e di potersi godere la propria ora d’aria con altri due amici di "sventura". Chiaramente tutto questo a tutto vantaggio di nuove azioni criminose e a discapito di chi è fuori e lavora onestamente per mantenerli.
Non prendiamoci in giro sul fatto che queste persone hanno diritto a questo, che hanno diritto a una casa e a tanti soldi perché sono esseri umani, perché danno una mano alla giustizia, diventando meritevoli di una cifra che gli onesti lavoratori non avranno la possibilità di mettere mai da parte, se saranno costretti a pagare un affitto e a soddisfare da soli ogni singolo bisogno della vita quotidiana. Come fanno ad avere diritto a una vita tranquilla, fatta di passeggiate, di letture, di sano sport se hanno alle spalle i dolori delle loro azioni malavitose o di coloro che soffrono ancora per le loro malefatte? La loro redenzione deve avvenire rendendosi utili alla società e a coloro a cui hanno fatto del male.
Invece di essere loro ad aiutare chi ha perduto un familiare o dei capitali, nella moderna giustizia avviene esattamente il contrario. Normalmente le famiglie di carabinieri o poliziotti uccisi durante la guerra di mafia ricevono dallo Stato una medaglia al valore e una misera pensione come contentino. La domanda chiaramente nasce spontanea: chi è che veramente gestisce la legge e la giustizia? Gli onesti o i disonesti? Tutti vorremo sapere chi ha il coraggio di fare simili proposte e soprattutto di proporle a noi che ogni giorno ci affanniamo per tirare avanti.
L’assurdità inoltre si dimostra nella possibilità che hanno i carcerati di usufruire di agevolazioni nel settore medico che il normale cittadino può solo immaginare di godere. Qualsiasi visita specialistica, e non, è immediatamente realizzata senza alcun onere su queste persone che oltre ad avere beffato e imbrogliato i normali cittadini beffano e derubano ulteriormente la società con questi favoritismi.
Non è allora anormale che la fiducia nella giustizia stia via via scomparendo. Diventa quasi normale pensare alla validità di una giustizia propria, fatta in casa e con le proprie mani o di una che utilizza le punizioni più estreme, come la pena di morte. E’ stato triste vedere in televisione la gente esultare alla notizia della morte della donna giustiziata in Texas lo scorso mese. C’è da pensare però che questo sia sintomo di un bisogno estremo di giustizia, di vedere finalmente annientati coloro che fanno del male alla società, senza il pensiero che questi potrebbero ritornare a farlo.
Ci piacerebbe vedere la redenzione di queste persone attraverso un sistema meno ricco di favoritismi, perché una persona che ha volutamente sbagliato deve poter godere della vita più di noi. Il fatto che non siano liberi non significa nulla. Non è semplicemente la mancanza di libertà che soddisfa il nostro bisogno di giustizia se poi hanno la possibilità di condurre una vita quasi normale, se non migliore. Perché chi ne ha i poteri non si rende conto che vorremmo una giustizia che facesse veramente giustizia e che la legge fosse uguale per tutti? E soprattutto che la bilancia fosse veramente imparziale nel pensare le diverse responsabilità.
Perché allora dobbiamo subire queste angherie sottili, perché dobbiamo essere tassati per mantenere della gente che ci ha ferito e che continua a ferirci? Perché non adottiamo un sistema più coerente e corretto di punizioni?

Beatrice Di Venosa

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