La Sibilla di Deban
Capitolo Quattro
Il mattino seguente il dottor McCoy era intento ad effettuare il consueto giro di controllo nella sala degenza quando intravide in lontananza il signor Spock.
Diede un’ultima occhiata al pannello diagnostico sulla sommità del lettino e dopo aver modificato la terapia consegnò l’agenda medica nelle mani dell’infermiera Chapel.
Sistemandosi il camice si diresse verso il Vulcaniano ancora immobile nei pressi dell’ingresso.
"Buongiorno signor Spock, non si sente bene?" chiese osservandone con cura i lineamenti alieni.
"No dottore, mi sento benissimo. E’ in corso un esperimento scientifico, se me lo consente, vorrei restare in qualità d’osservatore."
"Osservatore di cosa?" domandò perplesso McCoy non comprendendo il significato della richiesta, poi storcendo il naso lo vide stranamente concentrato sul cronometro da polso.
"E quello cos’è? Non vorrà per caso cronometrare l’efficienza di questo reparto?"
"Per sua fortuna no. Le ripeto, sono qui come semplice osservatore, resterò ancora per quindici virgola due minuti, dopodiché toglierò immediatamente il disturbo."
McCoy scosse il capo e s’avviò nuovamente verso il reparto degenti sottolineando.
"Lei è un tipo piuttosto strano, signor Spock. Comunque, se proprio lo desidera, rimanga pure, purché non disturbi i miei pazienti."
"Ovviamente, sarà mia cura non produrre il minimo rumore in modo da passare del tutto inosservato, può stare tranquillo, faccia come se io non esistessi."
McCoy borbottò e si concentrò nuovamente sul lavoro, al termine delle visite ritornò verso la scrivania, accese il computer, poi, sentendosi spiato, si voltò di scatto e rivide il Vulcaniano che lo stava studiando intensamente dal fondo dello studio.
"E’ ancora qui? Ma non ha altro di meglio da fare oggi?"
Il Primo Ufficiale non rispose, controllò il notes comparandolo con il cronometro ed in quel preciso istante inserì il conto alla rovescia.
Non avendo voglia di discutere il medico digitò i primi dati, effettivamente la macchina sembrava rallentare ad ogni input, e questo lo costrinse ad effettuare una nuova pulizia dei files sparpagliati a casaccio nel modulo di base.
"Maledizione! Spock potrebbe almeno darmi una mano invece di restare lì impalato, dunque…dove sarà la cartella del tenente Connors? Qui no…là nemmeno, forse nella pagina successiva…no, non ci siamo, calma, cerchiamo di non perdere la pazienza. E questo gruppo di files a cosa diavolo serviranno? Forse sono loro la causa della lentezza di questa dannata macchina, non può essere così, signor Spock?" chiese McCoy alzando la voce nella speranza che il Vulcaniano si degnasse di dargli almeno un piccolo consiglio informatico.
Ma lo scienziato continuò a non proferire parola restando incollato con lo sguardo sullo strumento.
"Dannato Vulcaniano dal sangue verde, proprio oggi gli doveva venir voglia di giocare. Va bene, la ringrazio per la sua preziosa collaborazione, me la sbrigherò da solo."
McCoy ricontrollò la lunga lista di files dei quali non conosceva la provenienza convincendosi che fossero proprio loro la causa dei suoi problemi, quindi con estrema naturalezza e senza alcun ripensamento li cancellò tutti dalla memoria centrale.
"Fatto!" esclamò vittorioso ritornando al menù Gestione Pazienti, lo riaprì ed inspiegabilmente la macchina continuò a procedere con la medesima indolenza, nel medesimo istante sentì la voce del Vulcaniano pronunciare le seguenti parole.
"Ore 09.23 precise al millesimo. Buongiorno dottore, e grazie per la collaborazione."
"Ehi, aspetti signor Spock, non può andarsene in questo modo, questo maledetto computer non funziona correttamente e lei è ancora il responsabile dei calcolatori. Vuole, per piacere, spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?"
Spock squadrò il medico con un’espressione di sufficienza, entrò nello studio ed aprì il cassetto della scrivania, raccolse il prontuario medico e lo consegnò direttamente nelle mani di McCoy.
"Ecco dottore, come ha sempre desiderato, da questo momento non dovrà far più uso dei computer che le avvelenano tanto l’esistenza, usi il ricettario ed il calamaio con l’inchiostro."
"Sta scherzando, non è vero signor Spock? La mia macchina è un po’ lenta, ma funziona ancora… oppure no?"
"Lo crede veramente? La spenga e la riaccenda per favore."
McCoy ubbidì sentendo fremere le estremità delle dita, al termine di una lunga procedura d’avvio lo schermo sembrò riattivarsi, ma invece di mostrare il consueto menu, il cursore luminoso si posizionò sulla sinistra richiedendo: data stellare ed ora.
Con gli occhi fuori dalle orbite McCoy batté un pugno sulla tastiera facendo schizzare alcuni tasti fuori dalla console, indicando il grottesco messaggio riportato sul video angosciato domandò.
"Vuole, per piacere, darmi una coerente spiegazione di tutto questo?"
"E’ semplice dottore, a causa della sua assoluta incompetenza lei ha appena cancellato tutti files d’apertura dell’unità, si auguri che il furiere riesca a procurarle dei vecchi ricettari dal magazzino, ritengo che ne avrà urgentemente bisogno."
Mentre Spock lasciava l’infermeria tra i più brutti improperi del medico, rifletté divertito sull’esito felice della seconda profezia.
Per quanto la Sibilla fosse stata estremamente precisa, quella era certamente la più prevedibile fra tutte le divinazioni possibili.
La brace ardente crepitava all’interno dell’alloggio del signor Spock rendendo le ombre sfuggenti sulle pareti spartanamente addobbate.
Il terzo ed ultimo pronostico si sarebbe dovuto avverare entro i prossimi minuti, e sebbene il Vulcaniano ritenesse ciò estremamente improbabile, preferì attenderne il compimento meditando su quanto era recentemente avvenuto.
Se la profezia si fosse avverata, non ci sarebbero stati più dubbi sul fatto che Lady Darin potesse effettivamente leggere nel futuro, costringendolo a rivalutare quello in cui credeva dopo tanti anni di studi.
Prima fra tutte la regola Vulcaniana: l’irreale non esiste.
Spock era profondamente convinto di essere nel giusto, lo era sempre stato, non aveva mai avuto il minimo dubbio che il suo modo d’interpretare le leggi dell’Universo fosse corretto, eppure, come il dottor McCoy aveva fatto risaltare, non era in grado d’accettare un modo diverso di pensare, rendendolo del tutto sordo nei confronti di altri esseri che seguissero dottrine differenti dalla sua.
Una semplice cartomante aveva rimesso tutte le sue certezze in discussione, e ciò, benché Spock si sforzasse d’apparire come un rigido Vulcaniano conservatore, lo spaventava oltre misura.
"Perché tanta dura, inflessibile, arroganza nella nostra filosofia?" rimuginò ravvivando la brace con il tizzone cerimoniale.
I minuti trascorsero rapidamente, con la coda dell’occhio diede una rapida scorsa al cronometro, pregando che il suo terminale non s’accendesse.
Lo desiderò così intensamente, che gli parve quasi di volerlo incenerire con il pensiero, ma malgrado i suoi inutili sforzi alle 10.22 esatte, così com’era fedelmente riportato dalla Sibilla, il logo della Flotta Stellare comparve sul video annunciando una chiamata proveniente da Vulcano.
Sospirando Spock si mise alla consolle dando il benestare per il ricevimento della trasmissione.
"Ciao madre, è sempre un piacere rivederti." iniziò sapendo per filo e per segno quello che sarebbe accaduto successivamente.
Amanda, la madre di Spock, gli sorrise dimenticandosi per un istante che il figlio non avrebbe potuto ricambiare il suo entusiasmo senza porsi in evidente imbarazzo, aprì quindi le dita della mano destra e recitò il formale saluto Vulcaniano.
"Lunga vita e prosperità, Spock. Scusa se ti disturbo durante il servizio, ma volevo farti personalmente gli auguri di buon compleanno."
"Ti ringrazio per la premura, madre. Mio padre Sarek è lì con te?"
"Purtroppo no, si è dovuto recare ad un’importante conferenza, comunque mi ha incaricato di trasmetterti anche le sue felicitazioni." mentì Amanda negando a sé stessa il fatto che nessun genitore Vulcaniano si sarebbe espresso in simili illogiche manifestazioni emotive nei confronti di un figlio.
Osservando lo sguardo abbattuto di Spock il suo volto radioso appassì improvvisamente come una rosa d’inverno.
"Figlio mio, cosa ti succede? C’è qualcosa che ti angustia? Anche se non sono Vulcaniana lo posso leggere chiaramente nei tuoi occhi arrossati."
"Non c’è nulla madre mia, stavo semplicemente meditando su alcune questioni personali che in questo momento non desidero discutere tramite questo mezzo di comunicazione, è una questione di sicurezza interna." precisò Spock aggiungendo mentalmente l’ultimo pezzo mancante al puzzle.
"Non vorrei sembrarti scortese, ma devo recarmi immediatamente a fare rapporto al capitano, ti ringrazio per avermi chiamato, spero di rivederti al più presto."
"Ciao Spock, volevo anche dirti che non sapendo cosa regalarti per la tua festa ti ho inviato una…"
"…statuetta raffigurante il grande Surak." completò la frase il Primo Ufficiale ricordando a memoria le ultime righe della terza profezia.
"Ma, come facevi a saperlo?" chiese Amanda sorpresa di quella fortunata intuizione.
"E’ una lunga storia, madre, un giorno te la racconterò con la dovuta calma."
Per renderla felice Spock finse di sorridere mentre disattivava il collegamento con Vulcano, quindi inserì immediatamente il canale interno con il ponte.
"Capitano Kirk, mi riceve?"
"Si signor Spock, parli pure."
"Capitano, la situazione è più grave del previsto, le consiglio di fare piantonare immediatamente la Locanda della Sibilla, poiché temo che Lady Darin sia in serio pericolo di vita."
"D’accordo, mi raggiunga in sala teletrasporto. Kirk chiudo."
Al termine del messaggio Spock uscì dal suo alloggio infilandosi nel primo turboelevatore che trovò libero, indicò la destinazione al computer sperando che nel frattempo i Klingon non avessero già fatto la loro mossa.
La squadra di sbarco si precipitò verso la Locanda notando in lontananza il fumo nero che si alzava copiosamente verso il cielo.
Kirk aumentò l’andatura seguito dal dottor McCoy e dal signor Spock, non appena oltrepassarono l’ingresso il tenente Hadley, con l’uniforme ridotta a brandelli, venne loro incontro barcollando.
Sembrava che la locanda fosse stata attraversata da un ciclone tropicale: i tendaggi bruciavano insieme gli addobbi esoterici ad a ciò che restava dei tavolini, mentre sulle porte non rimaneva altro che gli stipiti e qualche brandello di legno penzolante non ancora del tutto consumato dal fuoco.
"Rapporto tenente," ordinò Kirk facendo un segno agli uomini della sicurezza di procedere con le ricerche.
"Capitano, sono stati i Klingon, saranno stati a decine, forse di più. Inizialmente cercammo d’ignorarli come lei ci aveva ordinato, poi quando uno di loro si recò dalla Sibilla, sentimmo delle urla provenire dallo studio, fu in quel preciso momento che le milizie ci provocarono scatenando la rissa ed impedendoci di prestare soccorso."
McCoy scorse il rilevatore sulla fronte sanguinante dell’ufficiale e lo adagiò delicatamente sulla barella.
"Jim, quest’uomo e ridotto piuttosto male, dovrà attendere che lo medichi prima di poterlo interrogare."
"Certo dottore," rispose Kirk appoggiando una mano sulla spalla dello sfortunato ufficiale, "tenente Pomak, ha trovato niente?" domandò al capo della sicurezza che ritornava proprio in quel momento dalla stanza della veggente.
"Nulla capitano, solamente dei segni evidenti di violente colluttazioni."
"Continuate le ricerche in tutta l’area circostante." aggiunse facendosi da parte mentre i contusi venivano portati rapidamente verso l’esterno dalle squadre d’emergenza.
Improvvisamente fra quell’inferno si udì una voce soffocata provenire da sotto le macerie.
Kirk balzò verso quella direzione iniziando a spostare i resti ammassati di una gigantesca mensola caduta dalla parete adiacente.
Sentì le mani bruciare per il contatto con il legno incandescente ma non smise di scavare, grazie al provvidenziale aiuto di tre uomini della sicurezza, dopo pochi minuti una mano comparve agitandosi freneticamente verso l’alto.
"Sono qui, vi prego…soccorso."
Quando l’uomo fu estratto dalla trappola mortale Kirk riconobbe a stento il volto ustionato dell’oste della locanda.
Non fu necessaria la diagnosi medica per comprendere la gravità delle sue condizioni, agitandosi in preda al delirio iniziò a chiamare insistentemente il nome di Kirk mentre McCoy tentava di tutto per salvargli la vita.
"…capitano, è qui? Aspettate! Non portatemi via, devo parlare immediatamente con lui…non rimane molto tempo…"
McCoy richiuse il tricorder ed aprì impotente le braccia.
"Mi dispiace Jim, non posso fare più nulla per lui. Se vuole parlargli, è meglio farlo adesso."
Kirk s’inginocchiò e si mise a pochi centimetri dalla sua bocca iniziando ad udire un rantolo confuso.
"…capitano, lei deve ritrovarla, la deve riportare a casa…è importante."
"Stia tranquillo, le prometto che faremo l’impossibile."
"…sapevo di poter contare su di lei…c’è una cosa che deve sapere…ho trovato Darin sull’uscio della mia roulotte quando era ancora una bambina…non ho mai saputo nulla dei suoi genitori, forse l’avevano abbandonata…l’ho cresciuta come meglio potevo malgrado gli stenti …quando ho avuto la possibilità economica ho lasciato il circo itinerante e ci siamo stabiliti qui…sembrava un posto perfetto per passare inosservati…sebbene lei non voglia crederle, Darin è veramente in grado di predire il futuro… solo ultimamente ha perso il controllo dei suoi poteri trasformando un dono del destino in un incubo terrificante…la aiuti capitano, quando io me ne sarà andato…rimarrà completamente sola…"
Il locandiere cercò il viso di Kirk attraverso le nebbie della morte, gli parve perfino d’intravederlo mentre sentiva il suo corpo diventare più leggero dell’aria.
Prima d’esalare l’ultimo respiro trovò la forza per ribadire il suo messaggio disperato.
"…capitano l’affido nelle sue mani…ne abbia cura."
Poi spirò fra le sue braccia.
Capitolo Cinque
Diario del capitano.
Da ormai cinque ore stiamo pattugliando incessantemente il perimetro della Zona Neutrale nella speranza di rilevare le tracce di curvatura dell’incrociatore Klingon.
Li avevamo quasi stanati dal loro nascondiglio, ma purtroppo, grazie al dispositivo d’occultamento ed all’abilità del comandante Kor, sono riusciti ad insinuarsi nella fascia d’asteroidi lasciandoci con un pugno di mosche in mano.
Temo che ormai abbiano fatto ritorno nel cuore dell’Impero, e sebbene sia stato più volte tentato d’oltrepassare la Zona Neutrale senza autorizzazione, ho preferito non mettere in pericolo la vita del mio equipaggio ed attendere, come da espliciti ordini ricevuti, il rendez-vous con l’astronave Alabama.
Diario del capitano, supplemento.
L’incontro con l’ammiraglio Foster purtroppo non ha avuto esito positivo.
Dopo aver riferito ciò che è avvenuto su Deba Quattro, e le valide motivazioni che, a mio parere, giustificavano il superamento della Zona Neutrale, l’ammiraglio è stato categorico nel voler rimandare l’Enterprise nelle retrovie.
A suo giudizio salvare la vita di una singola persona mettendo in subbuglio l’assetto dell’intero quadrante non giustificava un atto di guerra, preferendo inviare una protesta ufficiale ed intavolare delle trattative diplomatiche con l’Alto Comando Klingon.
Malgrado le mie obiezioni, ed il valido supporto del signor Spock, non sono riuscito a fargli cambiare idea, ottenendo solamente il permesso di dirigerci verso il sistema Deba per continuare le indagini.
Onestamente non so a cosa esse ci condurranno, spero tuttavia di raccogliere sufficienti elementi da sottoporre al Comando nella speranza di fargli comprendere la gravità della situazione.
Il capitano Kirk spostò la transenna che impediva l’accesso alla Locanda della Sibilla ed entrò fra i ruderi ancora fumanti del locale.
Si guardò intorno muovendosi cautamente calpestando, inavvertitamente, il resto carbonizzato di un teschio animale, sentì frantumarsi la cartilagine sotto la suola degli stivali provando un comprensibile senso di disgusto.
Fra quella desolazione solamente il banco dell’oste era ancora in parte riconoscibile, Kirk si posizionò nella parte posteriore allungando le mani verso i cassetti nascosti del sottofondo, gli sembrò di sentire qualcosa, delicatamente l’afferrò recuperando quello che presumibilmente un tempo doveva essere un registro di cassa.
Lo sollevò per leggerlo ma la copertina gli si sbriciolò fra le mani come un foglio di cartapesta.
"Temo che non troverà più nulla di utile qui dentro." esclamò il Governatore di Deban entrando nel locale accompagnato dal signor Spock.
"Forse ha ragione, la ringrazio per aver accettato il mio invito." rispose Kirk pulendosi l’uniforme dalla caligine.
"Cosa posso fare per lei?"
"Vorrei sapere qualcosa di più in merito a questo locale ed al suo gestore."
"Sori, così si chiamava quel poveretto, si era stabilito qui insieme alla figlia ormai da alcuni anni. Se ben ricordo prima faceva un numero d’illusionismo in un circo nomade, poi per motivi personali preferì mettere radici in questa città. Il numero della Sibilla attirava i turisti, e tranne qualche raro caso, tutti i clienti rimanevano soddisfatti delle premonizioni di Lady Darin. A proposito, avete scoperto qualcosa sul suo rapimento?"
"Purtroppo non posso rivelarle nulla, segreto militare."
"Capisco, se lo desidera posso farle vedere i permessi e le autorizzazioni burocratiche concesse a Sori per gestire la locanda, dovrei averne ancora una copia in ufficio."
Kirk fece un cenno negativo alzando lo sguardo verso l’immagine pubblicitaria, ormai a brandelli, affissa su di una colonna.
"Magari successivamente, in questo momento vorrei sapere quali fossero i rapporti di questa comunità con Lady Darin."
"Direi normali, lei faceva un lavoro a tempo pieno e non si vedeva spesso in centro o nei locali pubblici, da quel che so, era una ragazza timida, così come suo padre."
"Capisco." commentò Kirk permettendo al Primo Ufficiale di porgli una domanda.
"Era a conoscenza del fatto che fosse in grado di prevedere il futuro?"
"Signor Spock, non sono più un ragazzino. Lei faceva il suo mestiere, e lo faceva bene, ai viaggiatori di passaggio piaceva sentirsi dire che il destino gli riservava delle cose piacevoli, ma in quanto ad averne le effettive capacità…è tutto un altro discorso."
Il Vulcaniano assentì e raccolse dal pavimento i resti del registro, attivò il tricorder iniziando una scansione accurata delle pagine ancora vagamente leggibili.
"Governatore, erano in molti a frequentare lo studio della Sibilla?" continuò Kirk accompagnandolo verso il pianerottolo.
"Questo non lo so con esattezza, Sori pagava le tasse puntualmente, quindi devo supporre che guadagnasse abbastanza per continuare l’attività. Mi scusi capitano, ma ho la netta sensazione che mi stia nascondendo qualcosa, o forse sbaglio?" sostenne il diplomatico un po’ irritato.
Kirk si volse verso Spock sperando che nel frattempo avesse terminato l’analisi, vedendolo ancora armeggiare con lo strumento aggiunse.
"A bordo dell’Enterprise abbiamo condotto una ricerca statistica sulle presenze di equipaggi Klingon in questa provincia, e dai risultati è venuto alla luce un incremento del trecento per cento dal suo insediamento come Governatore di Deban. Una coincidenza a dir poco sconcertante."
Il volto paffuto del funzionario trasalì cambiando immediatamente espressione.
"Queste sono vili illazioni! Non avete la ben che minima prova di quello che state affermando, e se ci sono state più presenze Klingon negli ultimi tempi ciò è dovuto esclusivamente al mio modo democratico di concepire la funzione di questo pianeta turistico. Non sono venuto qui per farmi insultare, presenterò una denuncia al suo comando, e la farò pentire amaramente di aver diffamato una personalità influente come me."
La voce minacciosa del Governatore echeggiò nel locale facendo cadere qualche calcinaccio pericolante sulla testa dei tre.
"Le consiglio vivamente di moderare il tono o resteremo sepolti vivi, signor Spock, ha terminato?"
"Affermativo capitano. I suoi sospetti erano ben fondati, dal registro risulta evidente che il Governatore era un frequentatore abituale della locanda, malgrado alcune pagine siano del tutto indecifrabili, direi che si recasse da Lady Darin ogni sera prima della chiusura."
"E’ falso! Perché mai sarei dovuto andare da quella ciarlatana? Controllare l’efficienza del vostro strumento, non funziona correttamente."
Spock rivolse il display verso il diplomatico consentendogli di leggere i dati appena rilevati, poi richiudendolo sentenziò con assoluta certezza.
"Lei conosceva perfettamente i poteri di Lady Darin. Dalle somme versate sul suo conto personale risulta evidente che ricattasse Sori probabilmente per non rivelare questa verità alla comunità scientifica, se nota il rosso delle ultime righe, le restanti tre rate non le sono state versate e…"
"…e lei ha venduto la ragazza ai Klingon!" terminò Kirk afferrandolo saldamente per un braccio, "le consiglio di scegliersi un buon avvocato, perché sarà accusato di estorsione e di sequestro di persona. Signor Spock, consegni questo farabutto alle autorità."
Il Vulcaniano lo prese in consegna ignorando le vuote minacce che il politico iniziò a rivolgere ai due ufficiali, lo scortò oltre l’ingresso fendendo i passanti che li stavano osservando incuriositi.
Kirk si attardò ancora qualche istante riflettendo sulla situazione, se i Klingon avessero trovato il modo di sfruttare appieno le capacità della sensitiva, la Flotta Stellare avrebbe dovuto affrontare una minaccia dai risvolti imprevedibili e dall’esito incerto, forse perfino la capitolazione.
Le prossime ore sarebbero state sicuramente determinanti.
Il giorno seguente l’astronave Alabama si affiancò all’Enterprise richiedendo il permesso per un teletrasporto urgente di un alto ufficiale.
L’ammiraglio Foster si materializzò al centro della pedana scendendo con evidente premura, con il suo tipico atteggiamento di superiorità richiamò il capitano Kirk facendogli cenno di seguirlo insieme al Primo Ufficiale.
Giunti in sala riunioni richiuse le porte con i protocolli di sicurezza ed aprì la valigetta nera che portava con sé, senza aggiungere alcun commento inserì un dischetto nel calcolatore attendendo che sullo schermo venisse illustrata la mappa della Federazione.
Kirk riconobbe facilmente i sistemi stellari del quadrante, ciò che invece lo lasciò perplesso furono la miriade di minuscole chiazze rosse che lampeggiavano ad intermittenza sullo sfondo stellato.
"Interessante." si limitò a sottolineare il signor Spock intuendo il significato di quei rilevamenti.
"Vorrei che fosse veramente così, signor Spock." iniziò l’ammiraglio incontrando lo sguardo perplesso di Kirk, il quale nel frattempo stava memorizzando quanti punti rossi fossero già comparsi.
"Su questa mappa potete osservare gli attacchi portati dagli incrociatori Klingon alle nostre unità di confine. Sono stati tutti assalti fatali condotti con la massima precisione, non abbiamo ancora resa pubblica la notizia, ma abbiamo perso più di otto navi stellari, ed ogni volta i Klingon sapevano esattamente quando e come colpirci. In considerazione di quello che lei ci ha riferito in merito alle facoltà della Sibilla, siamo giunti alla conclusione che i Klingon l’abbiano rapita per lasciarsi guidare dalle sue divinazioni. Si rende conto di quel che significa?"
"Certamente ammiraglio, e ciò non sarebbe accaduto se lei mi avesse autorizzato ad attraversare la Zona Neutrale." ribatté Kirk senza curarsi dell’ovvia reazione del suo superiore.
"Capitano, non esageri! Siamo in una situazione di massimo pericolo, conoscendo anticipatamente la posizione e la consistenza della nostra flotta, i Klingon ben presto cancelleranno tutte le nostre unità dal settore, compresa la sua, non è questo il momento per soffermarci sulle nostre divergenze d’opinioni; del resto nessuna persona dotata di buon senso avrebbe ritenuto possibile che quella donna potesse effettivamente leggere nel futuro."
"Mi perdoni ammiraglio, mi sono lasciato trasportare," si scusò Kirk moderandosi, "cosa possiamo fare?"
Foster spense lo schermo ed iniziò a girare intorno al tavolo cercando le parole adatte per illustrare i suoi insoliti ordini.
"Capitano, l’incarico che sto per affidargli è particolarmente delicato e non privo di rischi: a qualsiasi costo dobbiamo liberare Lady Darin dalle mani dei Klingon. Il Governatore di Deban, sotto interrogatorio, ci ha rivelato il pianeta dove presumibilmente la veggente viene tenuta prigioniera. Voglio che lei e la sua squadra vi rechiate immediatamente lì e facciate di tutto per riportarla indietro, ma non posso concederle d’entrare in territorio Klingon con l’Enterprise, scatenereste immediatamente una sanguinosa rappresaglia."
Il Vulcaniano esternò le sue perplessità dando voce alle paure di Kirk seduto al suo fianco.
"Ammiraglio, la sua richiesta è del tutto priva di logica. Senza l’Enterprise non sapremmo come superare le difese nemiche né tanto meno fare ritorno nel territorio della Federazione. Lei ci sta chiedendo si partecipare ad una missione suicida."
"Probabilmente è così, signor Spock. Lei capitano Kirk ha la fama d’essere il miglior capitano della Flotta Stellare, le do modo di provarmelo con questo incarico speciale. Vuole forse rifiutare con quello che c’è in gioco?"
"Ammiraglio, non ho mai rifiutato un ordine diretto di un mio superiore. Tuttavia le chiedo una concessione per la salvaguardia del mio equipaggio." rilanciò Kirk iniziando ad escogitare qualcosa nella sua mente.
"Di cosa si tratta?"
"Le garantisco che l’Enterprise non oltrepasserà la Zona Neutrale, ma da quel momento in poi, voglio che mi conceda assoluta carta bianca."
Foster sembrò indeciso e spaventato al tempo stesso, si lisciò la barba irsuta ed infine affermò categoricamente.
"D’accordo capitano, come desidera, le concedo carta bianca. Riporti Lady Darin sana e salva e me la consegni su queste coordinate."
"Veramente preferirei riportarla su Deban." obbiettò Kirk non comprendendo la richiesta suppletiva.
"Una creatura con tali poteri paranormali non può essere lasciata libera di causare altri danni alla Federazione. Il Comando mi ha dato l’incarico di condurla al Centro Jersey dove sarà studiata approfonditamente dai più eminenti scienziati e ricercatori, nella speranza di comprendere in che modo possa realmente anticipare il futuro; da questo non è escluso che anche la Flotta Stellare possa trarne a sua volta degli enormi vantaggi."
Raramente il signor Spock esternava la sue emozioni nei confronti degli esseri umani, ma in quel caso specifico non poté trattenersi dal manifestare il suo disappunto.
"Ammiraglio, stento a credere che il Comando desideri imprigionare la ragazza in una colonia riabilitativa, ciò va contro l’etica stessa della Federazione, è inaccettabile che una creatura libera…"
Foster zittì bruscamente il Vulcaniano rifiutandosi d’ascoltare oltre, si sporse verso Kirk e gli domandò per l’ultima volta.
"Capitano, allora accetta l’incarico? Non ho più tempo da perdere."
Spock sembrò volerlo supplicare di non accettare quelle assurde condizioni, i suoi pensieri sfiorarono la sua mente come volessero metterlo in guardia da quel losco complotto, tuttavia Kirk prese la decisone contraria.
"Si ammiraglio, accetto. Ci incontreremo fra tre giorni e per allora le riconsegnerò la Sibilla."
"Molto bene capitano, ero certo che almeno lei avrebbe compreso la situazione, attendo con ansia sue notizie." concluse Foster non degnando il Primo Ufficiale nemmeno di uno sguardo mentre lasciava in fretta la sala riunioni.
Rimasti soli Spock alzò perplesso un sopracciglio folgorando Kirk con un’espressione severa.
"Signor Spock, non mi guardi in quel modo, non c’era alternativa possibile. Se non altro adesso abbiamo la possibilità di muoverci liberamente ed oltrepassare la Zona Neutrale. Condivido pienamente le sue paure, e non ho alcuna intenzione di permettere all’ammiraglio Foster di rinchiudere Darin al Centro Jersey. Per il momento mi sembra saggio concentrarci su di un problema alla volta, faccia rotta per il sistema Dorado a massima curvatura, ci attende una missione particolarmente delicata."
"Ma capitano, devo farle notare che il sistema Dorado non contiene pianeti abitabili."
"Ufficialmente è così. E’ giunto il momento che incontri nuovamente un vecchio amico, forse l’unico abbastanza svitato d’aiutarci in questa folle impresa."
Star Trek
Claudio Caridi (continua)