Bellaria Film Festival
L’inizio dell’estate ci porta ormai da 18 anni, pur mutandone la struttura nelle varie edizioni, sulla riviera romagnola al Bellaria Film Festival, quest’anno intitolato Anteprima Anno Zero, quasi premonitorio riguardo la mia prima presenza in assoluto a quest’evento.
Ormai noi di Kult lavoriamo come una vera redazione giornalistica. Un giorno il mio redattore capo (per intenderci Michele Benatti, anche se so che è un’inutile specificazione), mi chiama e mi dice, visto la sua impossibilità di andare personalmente, di recarmi a Bellaria e di fare un resoconto del festival, quest’anno diretto da Ghezzi.
Pass. e soggiorno già organizzati (il Capo non scherza….), sono in riviera nel week-end dall’8 all’11 giugno.
Appare subito chiaro che non siamo di fronte al classico festival del cinema, e non solo perché il direttore è Ghezzi (conosciamo il personaggio). Per cominciare il soggiorno è gratuito, e devo dire niente male (buon cibo e buona sistemazione a due passi dalle proiezioni). Di questo ringraziamo il Comune di Bellaria, sponsor del festival, che con questa abile manovra pubblicitaria si è assicurato attenzioni e vetrina sulla stampa nazionale e non solo (noi siamo l’esempio e non ci tiriamo indietro).
Il programma poi non prevede clamorosi eventi internazionali od ospiti prestigiosi a sorpresa: rinunciando alla presenza di Von Trier, invitato, ma non disponibile (motivi suoi), ci si "accontenta" di Asia Argento, qui giunta in veste di regista a presentare "Lo spietato", una costola non inserita nel suo ultimo film "Scarlet Diva" (non giudico perché non ho visto né il film né la costola) e di madrina per festeggiare i trent’anni dell’opera prima del padre "L’Uccello dalle Piume di Cristallo". Per chi ritiene che Morgan, il cantante dei BluVertigo, sia una star, diciamo che c’era anche lui a parlare di musica e immagini, anche se probabilmente in sostituzione di Battiato (impegnato a Firenze in un suo nuovo spettacolo teatrale). E poi, fra gli altri, lo straordinario attore-regista Antonio Rezza (lo devo a Michele), qui membro della giuria. Terminata la parte mondana, anche se il tutto si è svolto in un clima informale, devo dire che anche la selezione dei film ha rappresentato qualcosa di non consono.
Ripercorrendo il tema comune de "Il fantasma delle libertà", Ghezzi ha organizzato il festival in varie sezioni "particolari": innanzi tutto il "concorso anteprima " che insieme a "Miracolo – 150" a tema fisso" rappresentavano il concorso vero e proprio (quello da "soldoni"). Caratteristica delle opere presentate è stata la difformità dei prodotti: dal video fatto in casa mai visto prima, al video economicamente più impegnativo presentato magari ad altri festival, al mediometraggio anche casalingo, il tutto girato con qualsiasi formato, dal 35 mm alla fotocamera digitale, passando per il Beta ed il Vhs. Comunque sostanzialmente giovane.
Nella sezione "corpi nello spettro dell’immagine" c’è stato il tempo di guardarsi anche dei film hard per scendere nel porno con "Pink Prison", film della regista danese Lisbeth Lynghoft (sembra prodotto anche dal solito Von Trier). Nella stessa sezione da segnalare anche la proiezione della versione integrale de "L’Humanitè" (148 min), pare non particolarmente apprezzata dai "vip", abbondantemente usciti prima del termine.
La sezione "il cinema (in)interrotto di Romano Scavolini", presentava appunto due film del per me sconosciuto regista Romano Scavolini, nato a Fiume nel 1940, e a sorpresa regista del primo "Nightmare", proprio quello che darà il via alla serie Nightmare diretta da Craven. Qui sono state presentati due film "politici" girati intorno al 68′: "A mosca cieca" e "La prova generale" che hanno strappato consensi ai più e per me rappresentato "due pacchi" insopportabili.
C’è stata anche una sezione dedicata a Luciano Emmer (presente al festival), in cui sono stati proiettate anteprime e nuove versioni di cinque lavori precedenti. Da segnalare "La sua terra", film commissionato e poi distrutto dal Duce perché portava "sfiga", di cui è stata rinvenuta una copia all’istituto Luce.
Per il resto sono state strutturate varie sezioni a tema che proponevano video e mediometraggi sulla scia di quelli presenti in concorso. E per finire, ampio spazio è stato dedicato al cinema sulla rete, nello spazio esterno del "b(e)moviegarage", struttura attrezzata con diversi computer consultabili da chi ne facesse richiesta (non si può dire che vi fosse la fila…).
La ovvia mancanza dei "culturali", prevedibile per un festival di non grande dimensioni e forse di non eccezionale richiamo, ha clamorosamente portato alla luce le strutture che di solito si mescolano e passano inosservate fra la massa del pubblico e la mondanità. Nel caso specifico addetti ai lavori, stampa, registi e attori, più o meno riconosciuti come tali. Si può quindi assistere ad un campionario di "cialtronerie" che riassumo in questa breve classifica:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
anteprima anno zero
Andrea Leonardi