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La Sibilla di Deban

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STAR TREK

La Sibilla di Deban

Prologo

Il pianeta Deba Quattro era in festa per la ricorrenza della liberazione dalla tirannia del Governatore Tarux.
La scelta del capitano Kirk di trascorrere la licenza di sbarco in quel luogo specifico fu particolarmente apprezzata dall’equipaggio, in considerazione del fatto che erano ormai mesi che l’Enterprise non sostava in qualche placido pianeta amichevole.
Notoriamente i Debiani erano un popolo pacifico, Kirk aveva già visitato il loro mondo quando era ancora un cadetto, rimanendo felicemente sorpreso della loro cordialità e dal modo di vivere semplice.
Le principali città erano addobbate con ornamenti preparati appositamente dai più prestigiosi scultori, sfavillanti colori ed aromi speziati colpivano immediatamente i sensi dei turisti che giravano per i vicoli in cerca di qualche ricordo o semplicemente per fare compere lungo la passeggiata.
Deban, la capitale, accoglieva il maggior numero di carovane di artisti, ansiosi di presentare i loro numeri ed attrazioni al pubblico festante.
Per farli sentire maggiormente a loro agio il governo aprì diverse isole pedonali per consentire l’installazione delle attrezzature e delle tendopoli sempre gremite di spettatori.
Indubbiamente in un luogo simile non c’era modo di annoiarsi, come ben presto sperimentò la ciurma in franchigia spargendosi a macchia d’olio fra le attrazioni irresistibili del centro.
Il capitano Kirk ed il dottor McCoy, fendendo con una certa difficoltà la folla, si stavano dirigendo verso il negozio di un pittore che esponeva a lato della piazza.
I maligni sostenevano che avessero intenzione di regalare un dipinto al signor Spock, rimasto come di consueto a bordo per revisionare i computer, in modo da dare un tocco vivace al suo angusto alloggio arredato in rigoroso stile Vulcaniano.
Avevano ormai raggiunto l’atrio dell’artista quando la voce concitata del tenente Uhura richiamò la loro attenzione.
"Capitano, dottore, che fortuna incontrarvi, dove siete diretti?"
Il medico rispose per entrambi con una certa premura.
"Dobbiamo ritirare un quadro, mi auguro soltanto che l’abbiano realizzato secondo le mie precise istruzioni." precisò McCoy sbirciando ansiosamente attraverso l’espositore in vetrina.
"E voi tre dove siete diretti?" domandò opportunamente Kirk permettendo al suo collega d’entrare per effettuare l’acquisto.
Uhura sembrava tremasse per l’eccitazione, indicò il signor Sulu ed il signor Chekov al suo fianco ed estasiata rispose.
"Siamo stati alla Locanda della Sibilla, un posto incredibilmente suggestivo e ridondante di atmosfere magnetiche…lei capitano non ci crederà, ma ci siamo fatti predire il futuro."
"Voi cosa?"
"Si capitano, ha capito perfettamente, Lady Darin ci ha letto il futuro attraverso la sua sfera incantata. E’ stata un’esperienza semplicemente favolosa, pensi che a me ha predetto che diventerò capitano, anche Sulu e Chekov ha confermato la medesima cosa, e non si è limitata solo a questo, ci ha raccontato dei dettagli del nostro passato che nessuno poteva conoscere, e…"
"Ho capito tenente," s’apprestò ad interromperla Kirk scuotendo il capo, "insomma vi state divertendo, ne sono veramente lieto."
"Esatto capitano," intervenne il signor Sulu cercando di controllare l’emozione, "perché lei ed il dottor McCoy non andate a trovarla?"
"Veramente tenente, abbiamo altri progetti." precisò Kirk tirando un sospiro di sollievo vedendo il medico sopraggiungere con l’oggetto sotto il braccio.
"Allora Bones, tutto a posto?"
"Si Jim, questa volta ci siamo. E’ perfetto!"
"Capitano, noi continuiamo il giro, ci dia retta e vada a fare un consulto da Lady Darin, non se ne pentirà." gli ricordò Uhura prendendo nuovamente a braccetto i suoi compagni.
Mentre si perdevano fra la calca di turisti McCoy domandò incuriosito.
"Jim, chi è Lady Darin?"
"Una cartomante, e da quanto ho capito, deve aver fatto colpo su quei tre. Piuttosto Bones, mi dica, com’è il quadro?"
"Esattamente come lo volevo, non posso scartarlo in questo momento per non rovinarlo, ma quando saremo a bordo sono certo che l’apprezzerà."
"Non è per caso che questa volta ha esagerato con lo stile surrealista? Conosco Spock, e non sono ancora sicuro se gradirà un’opera simile nella sua cabina." obbiettò Kirk sentendosi un po’ in colpa per aver assecondato l’idea del dottore.
"Non lo dica nemmeno per scherzo!" ribatté McCoy fingendosi offeso, stringendo gelosamente l’opera preziosa si guardò in giro distrattamente.
"Allora Jim, adesso dove andiamo? Forse dalla veggente?"
"Bones, anche lei crede a queste fesserie? Con tanti posti eccitanti da visitare su Deban, non vorrà sprecare il suo tempo con simili divertimenti demenziali." gli rispose freddamente Kirk incamminandosi.

Le due ore successive le trascorsero in una taverna dalle luci soffuse e dai suoni vagamente orientaleggianti, la compagnia non si fece attendere a lungo, non appena videro i gradi dei due ufficiali le ballerine balzarono su di loro come uno sciame d’api.
Purtroppo lo spettacolo al quale assistettero non fu particolarmente eccitante, infatti quella sera veniva riproposta a grande richiesta la sconfitta del Governatore Tarux, un’opera melodrammatica e per giunta recitata in dialetto locale.
Esausto McCoy si divincolò gentilmente dalla stretta della sua accompagnatrice e fece un cenno convenzionale a Kirk, il quale si alzò all’unisono pagando rapidamente il conto.
Ben presto i due si ritrovarono lungo le strade alla ricerca di un nuovo locale, seguirono i passanti sperando che la fortuna questa volta li assistesse.
"Coraggio dottore, dove vuole andare?" lo invitò Kirk indicando il tabellone con i programmi della serata.
"Mah, veramente non saprei, la scelta è molto ampia, lei che è già stato qui cosa mi consiglia?"
Casualmente lo sguardo di Kirk cadde su di un cartellone esposto in lontananza su di una nicchia luminosa, su di esso era rappresentata l’immagine tridimensionale di una donna dai capelli corvini e dallo sguardo misterioso.
Kirk avanzò in quella direzione seguito a ruota da McCoy, indicando la gigantografia domandò.
"Beh, cosa ne pensa Bones?"
"Notevole, gran bella donna, avviciniamoci e leggiamo dove si esibisce." aggiunse il medico allungando l’andatura.
Sotto il viso della ragazza una scritta multicolore iniziò a formarsi percorrendo lo schermo da destra a sinistra.
"Lady Darin, la più famosa veggente della galassia, questa sera ospite d’onore alla Locanda della Sibilla. Uno spettacolo eccezionale, non mancate."
Kirk si massaggiò il mento pensando la medesima cosa che in quel momento attraversava la mente un po’ annebbiata del dottor McCoy.
Poi esordì esclamando.
"Dottore, se ben ricordo lei desiderava andare dalla cartomante, in considerazione degli ultimi sviluppi poco piacevoli, sarei ben felice d’accontentarla."
"Capitano, lei è indubbiamente una persona comprensiva." annuì McCoy strizzando l’occhio.
Rincuorati della nuova prospettiva la coppia svoltò l’angolo dirigendosi speditamente verso il padiglione degli spettacoli dove, secondo la guida illustrata, al suo centro si ergeva la Locanda della Sibilla.


Capitolo Uno

Kirk e McCoy rimasero alquanto sorpresi notando che l’interno del locale riproduceva alla perfezione lo stile di un’antica locanda Terrestre del tardo medioevo.
Si guardarono intorno incuriositi provando un certo disagio nel respirare le esalazioni che si diffondevano dalle braci poste su piccoli altari rialzati.
"Jim, ma dove diavolo siamo finiti?" domandò immediatamente McCoy sentendosi il collo umido di sudore.
"Non ne ho proprio idea, probabilmente questa messa in scena è utile per creare una certa atmosfera a beneficio dei turisti, anche se devo ammettere che sta innervosendo anche me." confessò Kirk sollevando un teschio, presumibilmente umano, adagiato in bella vista come emblema del locale.
"Jim, mi ascolti, forse è meglio se ce ne andiamo subito, sono certo che troveremo un altro diversivo più rilassante di questo." balbettò il medico indicando con urgenza l’uscita della locanda.
"Mi dispiace Bones, l’ultima volta che ho visitato Deban certe scenografie traculente, per lo meno, venivano indicate sui depliant, probabilmente anche qui i tempi stanno cambiando." ipotizzò Kirk aprendo il palmo delle mani per scusarsi di aver condotto l’amico il quell’ostello per stregoni.
Erano ormai giunti sull’uscio quando l’oste, un tipo sinistro e magro come un chiodo, sbucò da un anfratto nascosto dall’oscurità.
"Benvenuti alla Locanda della Sibilla. Scusate la mia disattenzione, ero in cucina e non vi ho sentito entrare, ma non restate lì impalati, accomodatevi."
I due ufficiali ridiscesero malvolentieri i gradini fermandosi sul pianerottolo.
McCoy sembrava attratto dalle riproduzioni di pipistrelli ed altri volatili notturni che tappezzavano qua e là le pareti ricoperte da pesanti tendaggi, preferì non dire nulla lasciando che il suo superiore trovasse le parole giuste per dire addio a quello strano individuo ed al suo locale dimenticato da Dio.
"Siete qui per un consulto con Lady Darin, non è vero?" domandò incuriosito l’oste prendendo posto dietro al bancone.
"Se devo essere onesto, ci aspettavamo qualcosa di completamente diverso," rispose Kirk indicando con un dito la lugubre scenografia che li circondava, "inoltre non vedo altri spettatori oltre noi, sulla scritta pubblicitaria sembrava sottinteso che ci sarebbe stato anche qualche tipo di spettacolo, non le sembra in questo modo d’ingannare i turisti più sprovveduti?"
L’uomo mostrò la fila di denti ingialliti dal fumo e si sporse in avanti mutando espressione.
"Scommetto che si aspettava uno show di danzatrici del ventre."
"Qualcosa di simile." confermò Kirk iniziando a trovare il tono del gestore piuttosto irritante.
"Beh, siete capitati nel posto sbagliato."
"Ce ne siamo accorti, buonanotte." concluse volgendo le spalle alla losca figura.
"Aspettate! Lady Darin vi attende nel suo studio, per questo motivo ha disdetto tutti gli altri appuntamenti serali, ci tiene molto a parlare con voi in privato." s’affrettò a precisare il locandiere suonando nel frattempo il campanello della reception.
Kirk si volse mantenendo un’espressione seria.
"Siamo attesi? E chi l’avrebbe informata del nostro arrivo?"
"Lady Darin è una straordinaria sensitiva, ovviamente sapeva che questa notte sareste venuti a trovarla, dal momento che siete già qui non desiderate parlarle? Non ci vorrà molto tempo."
McCoy si fermò e sussurrò qualcosa all’orecchio del capitano in modo che il gestore non potesse ascoltarlo.
"Jim, una volta fatta l’abitudine questo posto in fondo non è poi così male, e da quello che ci ha raccontato il tenente Uhura potremmo trovarlo perfino divertente, cosa ne dice se tentiamo un consulto con quella splendida donna? Mi sono sempre piaciuti i misteri medioevali."
Kirk acconsentì e si rilassò pensando che in fondo il medico avesse ragione, era notte fonda e difficilmente avrebbero trovato altri spettacoli che non fossero ormai giunti al termine.
"Come desidera Bones, però dal momento che è lei ad insistere per restare, entrerà per primo nell’antro della Sibilla, io nel frattempo l’aspetterò laggiù su quel sofà."
"Va bene capitano, mi raccomando, tenga d’occhio questo."
McCoy consegnò nella sue mani il quadro e si diresse verso l’androne ricomponendosi l’uniforme un po’ sgualcita, si sistemò i capelli e senza alcun indugio oltrepassò la tenda violacea scomparendo dalla vista dei due osservatori.
Seduto comodamente sul divano Kirk rigirò l’involucro sperando che almeno in controluce potesse intravedere il disegno tanto ricercato dal suo collega.
Probabilmente a causa della scarsa illuminazione riuscì a discernere solamente poche macchie gialle contornate da striature nere ed azzurrognole, storse il naso disgustato e riadagiò il cartone al suo fianco sperando che l’attesa non fosse eccessivamente lunga.

Quando McCoy riapparve sul suo volto era scolpita una strana espressione, sorrideva e parlava fra se incurante di dove si stesse dirigendo.
Kirk prontamente lo sorresse e lo condusse lentamente al tavolo, notando il suo sguardo inebetito domandò preoccupato.
"Bones, si sente bene? Cos’è successo?"
"Jim, mi sento benissimo, la veggente ha rimosso le mie paure facendomele affrontare in un modo che in questo momento non riesco a ricordare, e non solo, mi ha predetto che diventerò ammiraglio della Flotta Stellare, ci pensa Jim? Io ammiraglio?"
"Tutto è possibile Bones, ciò che invece mi preoccupa è il suo modo di comportarsi, se ne rende conto? E’ uscito da quella stanza come uno zombie."
"E’ tutta colpa dell’atmosfera del locale, se non fosse per quello mi sentirei più a mio agio," si giustificò McCoy riprendendo fiato, poi con enfasi aggiunse, "Jim, Lady Darin la sta attendendo di là, coraggio, è il suo turno."
Kirk si assicurò nuovamente che il medico stesse meglio e si alzò, fece cenno al locandiere di tenerlo sotto controllo ed aprì la tenda che lo separava dalla studio della cartomante.
Dopo un lungo corridoio tortuoso giunse finalmente sull’uscio, bussò ed attese d’udire l’invito della donna prima di procedere.
"Avanti, si accomodi, non abbia timore."
Lei era seduta dietro ad una scrivania, gli sorrise ed indicò la sedia in pelle invitandolo a prendere posto.
"Benvenuto capitano James Kirk." esordì accendendo una serie di candele disposte a triangolo.
Kirk si sedette senza lasciare trapelare alcuna emozione, si guardò un po’ in giro incuriosito, e la fissò intensamente.
L’immagine pubblicitaria sulla strada non le rendeva giustizia, quella donna era effettivamente avvenente, ma in maniera più pacata rispetto alle forzature riprodotte per esigenze pubblicitarie sull’ologramma.
"Tutti questi dipinti li ha fatti lei?"
"Si capitano, quando mi sento ispirata mi piace riprodurre le immagini dei miei sogni."
"Sono molto particolari, non si direbbe che lei abbia dei sogni comuni." precisò indicando i volti ed i paesaggi vagamente distorti che la maggior parte delle opere raffiguravano.
"Le piacciono capitano?"
Kirk preferì cambiare argomento per non mettersi in una posizione scomoda, appoggiò le mani sulla tavola ed esordì.
"Bene, eccomi qua, l’oste all’ingresso mi ha detto che lei sapeva che questa sera sarei venuto nel suo locale."
"E si sta chiedendo come facevo a saperlo?"
"Effettivamente…si."
"Sono una sensitiva, non lo ricorda capitano? Inoltre ho già avuto dei consulti con alcuni membri del suo equipaggio, sono delle persone delle quali si può fidare ciecamente, mi creda, non è facile trovarne di simili di questi tempi, è veramente molto fortunato. Adesso vuole darmi, per favore, la sua mano sinistra?" chiese lei prendendolo in contropiede.
"Per quale fine?"
"Vede queste candele? E’ un rituale propiziatorio, tramite il nostro contatto e la sfera posso predirle il futuro o mostrarle il passato, cosa sceglie?"
"Il futuro." rispose Kirk senza la minima indecisione.
Lei gli prese la mano e muovendosi sul busto lisciò numerose volte la palla di vetro.
La sua voce cambiò diventando più oscura e cavernosa, Kirk dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere per non rovinare l’atmosfera misteriosa che si era creata intorno a loro.
"…avrà una carriera sfavillante e piuttosto anomala…sarà promosso ammiraglio e poi retrocesso al grado di capitano, ma questo non la disturberà per nulla. Perderà un caro amico dalle orecchie appuntite, ed in qualche modo riuscirete a ricondurlo a casa. Poi…ecco adesso vedo…sarà condannato insieme al dottor McCoy in una prigione Klingon su di un asteroide penale e… "
Kirk seguì con interesse la storia non potendo evitare di essere coinvolto suo malgrado, vedendo che la veggente indugiava la incitò a continuare.
"…questo è veramente molto strano… sembrerebbe che lei morirà due volte…no, mi lasci osservare meglio, sarà dato per disperso ed oltrepasserà il limite di questa dimensione perdendosi in un’altra…è tutto piuttosto confuso."
L’indovina lasciò la mano di Kirk e si adagiò sfinita allo schienale, con un filo di voce precisò.
"Comunque la pensi capitano, la sua vita sarà piuttosto movimentata, vuole adesso conoscere il suo passato?"
"Non penso ne valga la pena."
"Lei non crede nei miei poteri?" esclamò l’empatica visibilmente delusa.
"Onestamente non saprei cosa risponderle, tuttavia, se non le dispiace, vorrei farle un piccolo indovinello, sono curioso di sapere se conosce già la risposta." disse Kirk riprendendo abilmente il controllo della situazione.
La veggente si concentrò tentando di leggere ciò che in quel momento lui stesse pensando, infine ricambiando il suo sorriso esordì distrattamente.
"Non ci posso credere, lei vorrebbe invitarmi a cena?"
"Complimenti, ha perfettamente indovinato, adesso non ho più alcun dubbio sulle sue capacità divinatorie. Allora, cosa risponde?" rilanciò Kirk sfacciatamente.
Lady Darin apparve piuttosto combattuta, l’osservò nuovamente per verificare la sua buona fede, poi trovando divertente l’assurdità della situazione precisò.
"D’accordo capitano, le sua fama di Don Giovanni l’ha comunque preceduta, non creda di poterla utilizzare tanto facilmente nei miei riguardi, rimarrebbe deluso, glielo posso assicurare. Ad ogni modo, se veramente lo desidera, possiamo cenare qui nella locanda, non gradisco allontanarmi dalla mia casa."
"Non ho nessuna obiezione, il locandiere a quest’ora avrà già preparato il tavolo centrale."
"Lei mi sorprende capitano, cosa le faceva supporre che avrei accettato il suo invito?"
Sfoggiando il suo tipico sorriso Kirk si alzò dalla poltrona contemporaneamente alla giovane medium.
"Speravo in una sua risposta affermativa, o se preferisce, consideri la possibilità che anche io possieda qualche potere paranormale."

Uscendo dallo studio Kirk notò immediatamente l’assenza del dottor McCoy.
Appoggiato contro una bottiglia giaceva un biglietto con la seguente scritta:
"Jim, si è fatto tardi, preferisco ritornare a bordo dell’Enterprise, sono certo che ormai sarà in buona compagnia e non vorrei fare da terzo incomodo…buon divertimento, ci rivediamo a bordo."
Kirk appallottolò il foglio e lo infilò con urgenza nel risvolto dell’uniforme evitando che Darin potesse leggerne il contenuto, le fece strada attraverso il locale deserto fino al tavolino riservato dando istruzioni all’oste di servire la cena.
"Il suo amico se n’è andato?" chiese lei aprendo il menù.
"Purtroppo si, aveva del lavoro urgente da ultimare."
"Capisco." gli rispose con un tono che lasciò facilmente intendere di non credere a quello che aveva appena sentito.
La Sibilla mangiò in silenzio la prima portata annuendo superficialmente quando Kirk le poneva qualche domanda, talvolta non si degnava nemmeno di rispondere, incurante di risultare antisociale nei suoi riguardi.
Inizialmente Kirk non ci fece caso, pensando che si trattasse solamente di timidezza, poi notando che persisteva in quel comportamento si sentì libero di domandare.
"Lei è sempre così silenziosa?"
"Riservata sarebbe il termine più appropriato, capitano. Glielo avevo detto che non sarei stata una compagnia divertente, mi dispiace, ma sono fatta così, è forse deluso?"
"Non particolarmente, scommetto che si comporta in questo modo solo perché non ho voluto credere alle sue capacità medianiche." ipotizzò Kirk portandosi il bicchiere alla bocca.
"Lei è molto perspicace, per una veggente l’offesa maggiore è quella di essere derisa dai suoi consultanti."
"Non era mia intenzione offendere, e se l’ho fatto, le pongo tutte le mie scuse."
Darin cercò d’apparire naturale, evidentemente quello era un argomento che le stava particolarmente a cuore, appoggiò le posate sulla tavola iniziando a parlare fra i singhiozzi.
"Lei non può capire come ci si sente ad essere in grado di percepire il futuro. In certi momenti ho delle visioni della vita dei miei clienti che mi terrorizzano, immagini di morte, violenze inaudite e scempiaggini varie, ed io devo essere in grado d’interpretarle coerentemente in modo che essi sappiano a cosa stanno andando incontro e possano evitare che questi fatti accadono realmente. Ma lei, come del resto quasi tutti, non mi credete, venite qui attratti esclusivamente dall’immagine pubblicitaria in cerca di facili avventure, e se i miei responsi non vi sono favorevoli mi maledicete pensando che sia una volgare ciarlatana."
Kirk tentò d’intervenire ma l’indovina questa volta non si lasciò interrompere.
"Cosa pensa? Che abbia effettivamente bisogno di tutta questa coreografia che vede intorno a sé, e della sfera incantata? I poteri che possiedo vengono direttamente dal mio animo, il resto è solo attrattiva per i curiosi. Tutto quello che cerco, di cui ho veramente bisogno, è un confronto con una persona competente che possa risolvere i miei dubbi, poiché nemmeno io sono certa di comprendere a fondo le mie facoltà. Talvolta le visioni sono così nitide da lasciarmi in coma per giorni interi, annaspando nel tentativo di recuperare l’equilibrio mentale, e nel labirinto della mia mente sconvolta non c’è nessuno in grado d’aiutarmi a venirne fuori."
Senza rendersene conto le lacrime di Darin caddero sulla tavola formando una piccola macchia scura, per non essere vista si voltò di scatto fingendo di raccogliere qualcosa caduta in terra.
Risollevandosi si passò una mano sui capelli un po’ arruffati ed incontrò il volto perplesso del suo commensale.
"Le sto rovinando la cena, capitano. Se adesso vuole scusarmi, vorrei ritirarmi nel mio appartamento, mi sento piuttosto stanca."
Kirk si alzò per accompagnarla, ma lei freddamente lo fermò.
"Buonanotte capitano, conosco perfettamente la strada!"
"Onestamente non la capisco," aggiunse Kirk con determinazione, "lei cerca aiuto, e quando qualcuno le porge una mano si rifiuta d’accettarlo, non otterrà nulla rinchiudendosi nel suo studio, ma questo lei lo sa perfettamente ed in fondo non le dispiace, commiserarsi è quello che sa fare meglio."
"Ma come si permette?" gridò lei scandalizzata attirando l’attenzione dell’oste che li stava osservando a debita distanza, tentò di dargli uno schiaffo ma con estrema naturalezza Kirk schivò il colpo.
"Non è forse vero? Fin dall’inizio mi ha trattato come un adolescente capriccioso. Ebbene si, l’ammetto, sono venuto qui principalmente attratto dalla sua immagine olografica, aspettandomi perlomeno uno spettacolo esoterico per me ed il mio amico durante la nostra ultima notte di licenza, ed in questo non ci trovo nulla di sconveniente. In realtà potrei aiutarla a risolvere i suoi dubbi, anche se ciò non sarà un’impresa facile." ribatté Kirk sbuffando visibilmente.
"L’altra notte ho avuto una visione di un uomo che m’interrogava e sondava la mia mente con un misterioso rituale, ma aveva le orecchie a punta e le sopracciglia all’insù. Quando l’ho vista entrare nel mio studio m’immaginavo fosse lui, ma ovviamente mi ero sbagliata."
"Deve avermi confuso con il signor Spock. Comunque le sue sensazioni l’hanno guidata bene, avevo giusto l’intenzione di farla parlare con il mio Primo Ufficiale, è un Vulcaniano, e probabilmente potrà comprendere meglio la natura del male che l’affligge; anche se nutro forti dubbi che vorrà consultarsi con una veggente."
"Lei farebbe tutto questo per me, capitano?" domandò Darin con un filo di speranza.
"Probabilmente, a patto che dopo vorrà degnarsi di visitare l’Enterprise. Lo consideri come un diversivo, un’opportunità per conoscere meglio il mio equipaggio che ha già imparato ad apprezzare durante le sue sedute, se non accetta, salta l’incontro."
"Lei è particolarmente testardo, tuttavia sono disposta ad accettare il suo sottile ricatto. Quando avrà convinto il signor Spock a venire nel mio studio, sarò ben lieta di seguirla sulla sua nave. La ringrazio per il suo sincero interessamento e mi perdoni per la mia iniziale indisponenza. A presto, capitano."
Velocemente la cartomante svanì oltre la tenda lasciando Kirk solo sul pianerottolo ad osservare la porta che gli si richiudeva davanti con un cigolio fastidioso.
Nel frattempo, sperando d’apparire cortese, il locandiere gli consegnò un souvenir esibendosi in un inchino.
"Buonanotte capitano, mi auguro di rivederla nel mio locale."
Mentre ripercorreva le strade ormai semi deserte di Deban, Kirk si domandò incerto come avrebbe potuto convincere un eminente scienziato a lasciarsi coinvolgere in quella strana situazione, rigirò fra le mani il piccolo monile a forma di teschio ed incrociò le dita.

Claudio Caridi
(continua)

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