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Tutti Addosso a Marilyn Manson!

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Tutti Addosso a Marilyn Manson!

Sembra proprio che finalmente si sia riusciti ad identificare il Grande Colpevole, colui che travia i giovani ed arma le loro innocenti ed inconsapevoli mani per spingerli poi a sfogare tutti i loro peggiori istinti sul malcapitato di turno, sia questo un perfetto sconosciuto, una ex-fidanzata o una povera suora. E’ lui, è Marilyn Manson! Stupidi noi a non essercene accorti prima! Fortunatamente le frange più moderne e progressiste del sottobosco cattolico ci hanno svegliato dal nostro torpore, anche se non in tempo per scongiurare il verificarsi degli ultimi tristi fatti di cronaca. Almeno però da ora in poi le cose cambieranno, sperando che da qui a qualche settimana si possa finalmente far piazza pulita dagli scaffali dei negozi di tutti i devastanti album del nuovo Satana.
Bene, ora a coloro che invece con un pizzico di buon senso rifuggono queste sconcertanti mistificazioni di sapore vagamente inquisitorio, vorrei fornire qui qualche elemento di riflessione in più.
Tanto per cominciare, avete per caso avuto occasione di ascoltare le interviste raccolte al di fuori dei palazzetti nei quali Manson si è esibito? In caso affermativo, quei ragazzini imberbi dal viso incipriato fino ad assumere un colorito da rigor mortis, tutti fasciati in uniformi dark d’ordinanza, hanno suscitato in voi paura o piuttosto sincero divertimento? Quale reazione è lecito avere di fronte a menti così squisitamente lucide ed introspettive da spiegare che si sentono vicine a Manson perché "anche noi siamo anticristo"? Se frugare nel beauty-case di mamma alla ricerca della cipria prima di recarsi al concerto fosse un vero sintomo di squilibrio psichico, mi chiedo allora come dovremmo valutare, tanto per dire, chi getta milioni per consultare astrologi e cartomanti, naviga otto ore filate su Internet o continua a rinnovare il proprio abbonamento all’Inter – tutte attività assolutamente legali e che a tutt’oggi non paiono rappresentare credenziali sufficienti ne’ per il ricovero in un reparto psichiatrico ne’ tantomeno per l’arresto preventivo. Attribuire a Manson il potere di corrompere queste altrimenti sane e ossequiose schiere giovanili significa distorcere in più punti la realtà: in primis, attribuendo ai suddetti giovanissimi una vita intellettuale che non tutti e non sempre sembrano poter vantare, e comunque pochi sembrano esibire, privandoli al contempo di una qualsiasi volontà propria; in secondo luogo, prendendo per certa l’ipotesi tutta da verificare che i suddetti ragazzi si prendano davvero la briga di leggere e tradurre i testi del Reverendo Manson (per tacere poi delle interpretazioni che ne possano eventualmente dare); per terzo, attribuendo al cantante americano l’inequivocabile volontà di portare i giovani alla perdizione ed al crimine, quale fosse una sua missione irrinunciabile e perfino secondaria rispetto a quella – scusate se è poco – di far soldi con la propria musica.
Ma chi è in fin dei conti il signor Brian Warner, in arte Marilyn Manson? Niente di più di un artista che, come molti prima di lui, ha puntato sull’eccesso e sulla provocazione per fare colpo sul pubblico. Agghindato in stile sadomaso, circondato dai ben collaudati simboli del satanismo spicciolo tra i quali spiccano le croci rovesciate e generoso di riferimenti dissacratori, visuali ancor prima che testuali, alla religione cristiana, Manson si è costruito un personaggio che senza alcun dubbio non può piacere a tutti ma ha tutte le carte in regola per esercitare un fascino morboso sugli adolescenti. I suoi testi sicuramente non trasudano buoni sentimenti, ma se è per questo non sono riuscito a trovare nelle liriche del suo recente "The Holy Wood" neppure un solo esplicito incitamento ad uccidere qualcuno. "Dio" e "morte" sono le parole di gran lunga più ricorrenti, associate più o meno in tutte le maniere umanamente concepibili ma, suvvia, anche nella Bibbia esse di sicuro non mancano, o sbaglio? Nei brani di Manson tutto va male, non c’è mai futuro, il nostro destino è segnato e Dio fa quasi sempre una brutta fine, ma dopo averne ascoltati anche solo un paio la faccenda si fa così monotona e scontata che pare francamente impossibile venga presa davvero sul serio fino in fondo. Se Dio esistesse ed avesse voglia di cercarsi un avvocato di fiducia, potrebbe far causa al Reverendo per diffamazione, ma qualunque iniziativa legale nei suoi confronti che provenga da altri mi pare sinceramente esagerata. Tra qualche anno qualcuno si sarà già spinto un po’ più in là di lui, che probabilmente sarà guardato come un antiquato precursore e farà sorridere per quanto ci sembrerà ingenuo. La trasgressione come principio resta, i mezzi ed i personaggi che la rappresentano invece no: Manson è solo una delle tante comparse che vive il suo momento d’oro. Fare di lui un icona del male vuol dire regalargli un ruolo che è ben al di là delle sue reali possibilità ed in fin dei conti anche forse dei suoi obiettivi. Gente pesantemente truccata e/o legata a suggestioni più o meno scopertamente sataniche popola il mondo del rock da sempre: se Manson avesse inciso dischi negli anni settanta sarebbe stato ne’ più ne’ meno che un Alice Cooper o un Ozzy Osbourne, le cui (all’epoca) inaudite provocazioni oggi non suscitano più alcuno sdegno.
Come credere che basti accostarsi ad un’artista di questo tipo, seppur discutibile, per sentir crescere dentro di se’ tentazioni criminali prima nemmeno sospettate? La musica non trasforma le persone pie in mostri, ne’ viceversa: al massimo suscita emozioni, ma lo può fare in modo completamente imprevedibile a seconda di chi la ascolti. Tanto per rimanere in tema, quel Charles Manson assurto con gli anni al ruolo di imprevista icona della fine dell’hippismo, e dal quale il signor Warner ha preso in prestito il cognome, riuscì a leggere nell’innocuo White Album dei Beatles la profezia di una futura guerra mondiale fra bianchi e neri dalla quale sarebbe emerso un nuovo ordine ed un nuovo leader, cioè lui stesso; e si diede da fare per affrettarne i tempi, lanciando i suoi accoliti nella folle impresa omicida di casa Polanski con il proposito di attribuirne poi la colpa ad estremisti di colore. Questo vi sembra sufficiente per incriminare Lennon e McCartney? Il fertilizzante agisce solo laddove qualcosa stia già crescendo sottoterra. La mente contorta di Charles Manson avrebbe trovato una via per esprimersi anche se il White Album non fosse mai stato pubblicato, così come migliaia di crimini avvengono senza l’ausilio di un ascolto prolungato del Reverendo Manson e della sua lieta novella. Ed ugualmente, fra tutti i presenti al suo ultimo concerto la percentuale di potenziali assassini non sarà sensibilmente diversa da quella riscontrabile fra il pubblico che affolla la Scala in occasione della prima. Statene pur certi, l’adolescente respinto che durante l’intervallo ha aperto la gola all’ex-ragazza non avrebbe agito diversamente se invece che al concerto di Manson qualche sera prima fosse stato al pub o ad un’esibizione di Vecchioni, che a quanto leggo è un altro dei suoi idoli musicali (a quando un avviso di garanzia per istigazione a delinquere pure per lui?). Se poi bastasse sapere che musica ascoltano per identificare i criminali, le forze di polizia farebbero meglio a rivedere le proprie strategie tradizionali.
Vogliamo dirla tutta? La sfortuna del Reverendo (molto relativa invero, visto che il dibattito che vede impegnati i moralisti locali non gli toglierà di sicuro il sonno e provvederà invece nel contempo a regalargli ulteriore notorietà) è stata quella di passare in tour in Italia a distanza pericolosamente breve da una serie di fatti di cronaca nera nei quali sono stati coinvolti alcuni suoi ammiratori: inevitabile quindi la corsa a puntare il dito su di lui, che ben presto si è visto criticato, bandito, scomunicato e chi più ne ha più ne metta, ovviamente con tanti ringraziamenti per la pubblicità gratuita della quale, a giudicare dai suoi risultati commerciali, il buon (pardon, il cattivo) Manson proprio non avrebbe avuto bisogno. Se additarlo come nemico ultimo della sanità mentale della gioventù d’oggi pare a qualcuno sensato e perfino terapeutico, si faccia pure. Ma almeno non si pretenda che ci caschino tutti.

Fabrizio Claudio Marcon

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