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Accadde domani

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Accadde domani

"Accadde domani" è la rassegna che da 13 anni caratterizza l’inizio dell’estate cinematografica reggiana, e che grazie alla Fice Emilia Romagna riscuote da sette anni successi anche nelle sale e arene di tutta la regione. La rassegna presenta film italiani, spesso di giovani registi, della stagione cinematografica passata che non hanno avuto la possibilità (tranne rare eccezioni) di trovare sufficiente spazio nelle sale, con in più la gradita occasione di un dibattito con l’autore alla fine del film. Tenuto in considerazione che in ogni città le proiezioni sono diversificate, quest’anno all’arena estiva degli Stalloni di Reggio Emilia si è potuto assistere alle seguenti visioni.
"Fughe da fermo" è un film di Edoardo Nesi, trasposizione su grande schermo del libro omonimo da lui scritto nel 1995. Consumato dall’amore non corrisposto per Cristina, alla vigilia del proprio matrimonio, Fede, il protagonista, insieme ai suoi due amici Carlo e Marty, riempe i suoi giorni in stupide imprese fatte di prostitute e travestiti, gesti anarchici terroristici, rapina ai benzinai, nell’ambiente ricco e annoiato della provincia toscana.
Anche qui, come ne "L’ultimo bacio" di Muccino, c’è il desiderio di non crescere, immersi in una realtà però più deprimente, consumati da un mal di vivere sempre in attesa di una svolta drammatica.
"Almost Blue" è probabilmente la pellicola più famosa di questa rassegna, film che ha trovato un buono spazio nella programmazione invernale, premiato con il David di Donatello per la migliore opera prima. Tratto anche questo da un romanzo cult di Carlo Lucarelli, la pellicola girata da Alex
Infascelli1 ci porta naturalmente nell’ambiente giallo-poliziesco, dove il protagonista Simone, un ragazzo cieco, è l’unico testimone "vocale" dei delitti commessi da un serial killer. Nonostante il successo della critica, personalmente non l’ho trovato all’altezza del romanzo dell’autore emiliano, sia per l’incapacità di ricreare le atmosfere e gli ambienti del libro, sia per l’incapacità di caratterizzare adeguatamente i personaggi.
"I nostri anni" di Daniele Gaglianone è un bel film sulla Resistenza, l’ennesimo, ma vissuta attraverso gli occhi di due anziani compagni di lotta partigiana, protagonisti di un episodio che in qualche modo segnerà la loro vita: l’uccisione, dopo un’atroce tortura, di alcuni loro compagni feriti da parte di un gruppo di fascisti. Scovato dopo anni in un ricovero, paralizzato, il boia capo della squadra, i due amici si troveranno di fronte ad un bivio, se decidere di portare a compimento la loro vendetta e il senso di questo gesto dopo tanti anni, in una società così lontana dalla Resistenza e dai suoi valori ormai dimenticati. Un film anche e soprattutto sulla vita che passa ed il ricordo della giovinezza.
"L’educazione di Giulio", film del regista Claudio Bondi, ripercorre la formazione del giovane Giulio Carlo Argan, futuro storico e critico d’arte, vissuto, durante l’adolescenza, in un appartamento all’interno del regio manicomio femminile di cui il padre era economo. Accanto a lui la dottoressa Luisa Levi, sorella di Carlo Levi, e poi gli amici Norberto Bobbio, Cesare Pavese, Giulio Einaudi, in uno spaccato di vita nell’Italia di quegli anni.
"Amarsi può darsi", di Alberto Taraglio è una commedia dal tono grottesco e surreale che vede protagonisti Davide e Giulia, una coppia alla vigilia del proprio divorzio. In un incubo notturno verranno ripercorsi attraverso flashback e testimonianze dei conoscenti i momenti più drammatici ed esilaranti della loro storia.
"L’ultima lezione", di Fabio Rosi, è un’interessante film sulla misteriosa scomparsa avvenuta nel 1987 del professor Federico Caffè, famoso economista e docente della cattedra di economia politica all’università La Sapienza di Roma.
La ricerca da parte dei suoi allievi, diventa una ricerca sulle ragioni di quel gesto, nonché l’occasione per ricordare i suoi insegnamenti e la sua personalità, la cui alta fibra morale portò a condannare le contraddizioni dell’Italia rampante e faccendiera degli anni ’80. Un ultimo insegnamento che diventerà una sorta di redenzione per uno dei suoi ex studenti.
"Lontano in fondo agli occhi", di Giuseppe Rocca, ultimo film della rassegna, ha partecipato alla Settimana della Critica all’ultimo festival di Venezia. Caratterizzato dai dialoghi completamente in dialetto napoletano, getta lo sguardo su una cittadina campana degli anni ’50, attraverso gli occhi di un bambino di sette anni, innamorato di una servetta. È stato uno dei film peggiori che ho visto al Festival.
Per valutare un movimento, non è sufficiente considerare solo, come è accaduto quest’anno, quattro pellicole (Giordana, Moretti, Muccino, Ozpetek) che hanno caratterizzato la stagione cinematografica (soprattutto finale). Questo tipo di rassegne, più di ogni altra cosa, sono il vero termometro per misurare la temperatura al cinema italiano, senza farsi prendere dai facili entusiasmi o dagli eccessivi abbattimenti, e se non altro permettono di vedere cinema difficilmente ritrovabile. E pur nella contraddizione di alcune pellicole, la probabilità di scovare, se non dei capolavori, comunque dei buoni film spiega anche il relativo successo di pubblico che ogni anno "Accadde Domani" richiama alle proprie proiezioni.


Andrea Leonardi



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Ben accolto anche all’ultima edizione del festival di Cannes.

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