Vi sono grandi temi che permeano il tessuto della nostra società e tra questi un ruolo di primo piano e di fondamentale importanza lo ricopre la BIOETICA. Le questioni della bioetica sono sempre di attualità, lo sono anzi ogni giorno sempre di più, e ci è dunque apparso utile aprire all’interno della nostra rivista una sezione completamente dedicata a questa scienza. La abbiamo chiamata "Ai confini tra il nascere e il morire", perché? Perché le problematiche etiche, bioetiche e cliniche relative al "nascere" e al "morire" sono molto importanti all’interno della scienza che andiamo a prendere in considerazione, e sono tematiche che colpiscono la nostra sensibilità forse in maniera più immediata rispetto a tutte le altre. Tutti i problemi legati alla "nascita" e alla "morte", cioè, rappresentano in modo chiaro ed immediato quella che è la complessità della bioetica, dell’ambito, o meglio degli ambiti, in cui essa opera.
Poche scoperte rivoluzionarie della civiltà umana sono state rapide come quelle della genetica. Nel corso di quest’ultimo mezzo secolo la biologia ha progredito più che nel corso di millenni; pensate per esempio alla decifrazione del genoma umano e subito vi apparirà chiara l’attualità e l’urgenza dei temi della genetica. Ma accanto ad essi ve ne sono altri altrettanto carichi di problematicità, come la diagnosi prenatale, la sperimentazione sull’uomo, i trapianti di organi e di tessuti, la questione dello statuto dell’embrione umano, la conservazione dell’ambiente per le generazioni future, eccetera. Vi è poi l’intervento sulla procreazione, nella direzione della pianificazione e del controllo, come anche della fecondazione artificiale.
Di fronte a tutto ciò, che è poi tutto quello che all’interno della nostra sezione andremo a discutere, il compito della bioetica risulta davvero faticoso e difficile: si tratta infatti di assicurare l’armonia tra il progresso di carattere scientifico-tecnico e quello di ordine umanistico-etico; tale armonia non è certo automatica, soprattutto da quando l’idea che ogni progresso scientifico apporti spontaneamente felicità si è rivelata essere mera utopia.
L’entità dei problemi, la delicatezza delle applicazioni e la rapidità con cui bisogna formulare le questioni e fornire le indicazioni dei riferimenti etici sono dunque chiare manifestazioni dell’emergenza della bioetica. A queste si aggiunge, inoltre, il fatto che non è sufficiente che la bioetica parli agli scienziati; dal momento che le responsabilità sono molteplici, essa deve rivolgersi anche alle popolazioni, ai politici, alla classe medica e alle famiglie. E il nostro obiettivo è proprio questo: vogliamo fornire a tutti gli interessati, dunque non solo a medici o specialisti, anzitutto degli elementi di riflessione per giungere ad una grande e comune coscienza della bioetica. Ma accanto a ciò desideriamo dare vita ad uno spazio dove poter intervenire, dare i propri contributi, portare "a galla" dei problemi di cui discutere assieme, raccontare le proprie esperienze, esprimere i propri dubbi e le proprie opinioni, o anche solo dare voce a perplessità e formulare domande a cui tutti sono liberi di rispondere. Vogliamo insomma che la nostra rubrica sia fatta anche grazie ai voi, vogliamo che siate, assieme a noi, protagonisti di una parte così "nobile" della nostra società, della nostra cultura, del nostro sapere e del nostro sentire.
Vi proporremo ogni mese degli articoli informativi e accanto ad essi altri dedicati ai fatti di cronaca. Porremo alla vostra attenzione argomenti e fatti di cui desideriamo discutere con voi. Formuleremo delle domande che lasceremo aperte, così che chiunque lo desideri possa intervenire. Desideriamo accorpare varie esperienze ed opinioni, vogliamo sentire le voci cattoliche ma anche quelle laiche e creare degli "scontri" che portino poi ad un "incontro", a quella meta comune che è una maggiore "comprensione", comprensione di noi stessi e della vita.
La "nascita " e la "morte" saranno i temi da noi privilegiati ma non esclusivi. La solitudine del morente, la condizione psicosociale del malato terminale, gli aspetti clinici, culturali e medico legali dell’eutanasia o dolce morte e l’etica psichiatrica del suicidio sono solo alcuni degli aspetti toccati da queste tematiche e già le discussioni in proposito sarebbero, e anzi saranno, interminabili.
Il nascere e il morire non sono più, in fondo, eventi biologici naturali, perché se ne può determinare il momento: basti pensare alla procreazione assistita, la fecondazione in vitro appunto, o all’eutanasia e al coma vigile irreversibile. Tutto questo ci porta inevitabilmente a riflettere, anche perché ora all’autonomia del medico (che deve agire secondo il modello del "fare il bene" del paziente e secondo "scienza e coscienza") si contrappone l’autonomia del paziente. Il paziente non è più infatti solo una persona in stato di necessità che chiede aiuto ad una persona, il medico, rivestita di sacralità, ma è un vero e proprio utente che si rivolge ad un professionista: tutto questo significa che al medico egli chiede sapere e competenze, ma è poi lui a scegliere. Insomma, i tempi di totale dipendenza del paziente nei confronti del medico sono finiti: il malato partecipa alle scelte che lo riguardano e ha un rapporto simmetrico con il medico. Ma allora, quanto peso ha l’autonomia della scelta del malato? Ed essa quali rischi comporta? Di questo e di molto altro parleremo assieme, convinti che affrontare insieme queste tematiche ci farà crescere e ci porterà a maggiori importanti consapevolezze. Ma ora, diamo inizio al nostro viaggio.
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