KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Internet&Letteratura

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Internet
&
Letteratura

(versione integrale dell’editoriale di R&L di questo mese)

Quando KULT Underground è nato era raro trovare tanti argomenti così diversi in una solo rivista: sotto lo stesso tetto si trattava infatti di Scacchi, di RPG o di TCG, di cultura giapponese, di cinema e di musica. In più c’era un piccolo spazio, dal nome mistificante di SUSSURRI, in cui chi voleva poteva proporre poesie, racconti, illusioni. Un piccolo spazio fra l’altro inizialmente quasi autoprodotto… qualche brano di esterni, molte cose mie o di altri redattori. Per renderlo più corposo addirittura c’era una pagina con aforismi e citazioni, e un’altra con qualche frase pseudo-esistenziale.

Poi la cosa ha cominciato a prendere piede, a piacere veramente. Forse perchè leggendo le mie poesie o quelle di qualche altro "sussurrante" alle prime armi la gente cominciava a capire che non eravamo così lontani, che il materiale presentato in fondo non era così diverso da quello che sentivano loro. O forse perchè le mie recensioni, i miei corti e "arruffati" commenti a questo o a quel testo facevano capire almeno una cosa: che qualcuno, sì, li leggeva. E se l’esigenza di percepire il lettore, magari, per chi pubblica su mezzi tradizionali non è così pressante, su Internet, o su un supporto digitale in generale, su mezzi cioè che non danno subito garanzie di vera diffusione, diventa una cosa fondamentale. Diventa spesso il motivo principale per cui si scrive.

Ma il limite maggiore al valore di questa comunque riuscita iniziativa è stato quello di non avere avuto materiale veramente originale: quasi tutti quelli che hanno collaborato lo hanno fatto con il classico racconto nel cassetto, o con la poesia magari scritta anni prima e mai mostrata a nessuno. Sussurri appunto. Sussurri recuperati magari con fatica, ma mostrati come esperimento, per vedere cosa ne pensa la gente, come ci si sente ad esporsi un po’, così senza troppa convinzione. Non che scrivere dovesse essere un mestiere per tutti, ovviamente, e ricordiamo che il nostro obiettivo era appunto quello di raccogliere persone di tutti i tipi sotto una unica bandiera, ma prendere un testo da un foglio e "digi-integrarlo" così com’era, spesso senza volere o potere imparare nulla del nuovo mezzo su cui il tutto veniva presentato, è stato spesso un peccato.
Un peccato perchè chi poi ha visto il prodotto finale si aspettava magari qualcosa di più, qualcosa che poi ha trovato solo in parte. Un peccato perchè molti che potevano avvicinarsi veramente al mondo dell’informatica in anteprima hanno in realtà lasciato ripartire il treno. E a molti è capitato di pensare che il mezzo, rispetto ai contenuti, non fosse poi così importante. E a molti è capitato di pensare che quei racconti e quelle poesie presentate sulla rete non fossere poi così diversi da quelli pubblicati su carta, se non per il difetto della loro maggiore scomodità di lettura.

Racconti&Letteratura, fuoco di molti adesso, ma inizialmente parto solitario della fiamma di uno dei tanti grandi che ho avuto l’onore di vedere passare in SUSSURRI, è stato un altro importante passo in avanti verso l’utopia concreta di movimento culturale di rete. In una inesatta visione di continuità R&L ha saputo togliere dallo spirito di KULT Underground quell’atteggiamento di anarcoide fraternità d’intenti che anche ora lo imprigiona in un bazar di colori fasciati solo da un ideale comune. R&L ha saputo provare oltre, osare e proporre un punto in più e ha raccolto (per contenere tutt’ora) centinaia di nomi vecchi e nuovi dirigendo la propria luce in una direzione precisa, con un preciso obiettivo.
E pochi tra questi possono essere considerati "sussurranti", come pochi ora lo sono tra i nostri collaboratori: molti infatti scrivono non solo per esigenza interiore, ma per pubblicare. Creano per dei lettori, riconoscendosi nel significato di autori e di scrittori. Spronata da un certo tipo di effetto e di movimento, si è diffusa quindi una seconda generazione mentale di creativi di rete…
Ma anche su R&L, come del resto quasi dovunque, la gente scrive per lo più strutturando i propri testi come lo farebbe su carta; pochi concepiscono l’idea di multimediale, di ipertestuale; pochi ornano i propri testi sfruttando quello che anche il più semplice dei Word Processor mette a disposizione. E inoltre il sogno di molti è in realtà quello di partire dalla rete per vedersi finire come presenza rilegata in una libreria.

Dopo la spinta di novità, di anarchica indipendenza del primo periodo, la visione di Internet sta diventando pop. E le varie contaminazioni culturali e di media, i vari mutamenti, attuati alla velocità della luce, perché spesso guidati da interessi economici, stanno strappando alle idee originali tutta la loro anima. Ma non fraintendetemi, non dico che tutto è sbagliato.
E’ giusto usare Internet come vetrina per riuscire, con costi ridottissimi grazie alla vera potenza delle nuove tecnologie, a presentarsi nel mondo reale. E’ giusto capire e conoscere, e sapere diventare un po’ tutti manager di se stessi.
Ma spero solo che la rivoluzione alla quale ci siamo associati cinque anni fa non sia giunta a questo tipo di finale. Spero che le cose continuino a cambiare dando dignità all’underground, come è stata data dignità al giornalismo sulla rete. Le news, che già avevano modificato nel passato la loro veste per approdare con successo in radio ed in televisione, hanno adesso un loro spazio autonomo ed importante anche su Web. Spero che, dopo il giornalista, anche il "contastorie" riesca a sentire meno l’esigenza della carta stampata, con l’aggiunta di spessore e riconoscimenti nell’ambito del virtuale.

Una piccola proposta: vogliamo contribuire a questo cambiamento? Cominciamo, o continuiamo, a sfruttare tutto ciò che abbiamo a disposizione, aggiungiamo dimensioni a quanto facciamo, progettando la resa digitale delle nostre creazioni in modo tale da risultare penalizzata da un altro formato più tradizionale. Chiamiamola bit-art e creiamola in modo che non sia una brutta copia di quanto già c’è ma che sia veramente un modo diverso di comporre.

Non limitiamoci a lasciarci leggere.


Marco Giorgini

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