L’estate che non c’è stata ha comunque prodotto alcuni interessanti spunti di riflessione cinematografica. Innanzitutto è bene notare che sempre più sale prolungano la stagione anche nelle città non turistiche proponendo, è altrettanto vero, scarti della stagione precedente e poco altro ma si sa, ci si deve accontentare. Anche perché la verità in questo caso è un’altra e riguarda i distributori anziché gli incolpevoli proprietari di sala: il periodo giugno-luglio, stretto tra le novità di Cannes, le anteprime nei luoghi di villeggiatura, l’attesa di Venezia, è considerato a dir poco inutile. Nessuno rischia il lancio di un film importante in questi due mesi mentre già si vede la rincorsa di quei film che arriveranno addirittura durante la stagione natalizia, Pieraccioni su tutti. L’attesa per "Eyes wide shut" e "The phantom menace1" continua a monopolizzare la stampa e la televisione. Come finirà? Il film di Kubrick, presentato in tutta fretta come scandaloso, ai limiti del porno e poi vigliaccamente svelato dal suo sceneggiatore contro ogni desiderio del regista, è già un piccolo fiasco in partenza. Visto negli Stati Uniti e delusa l’attesa si diffonde qui da noi la tendenza a stroncarlo ancor prima vederlo, per essere (immotivatamente) controcorrente. Chi dirà che "Eyes wide shut" è un capolavoro dopo averlo visto il primo di Settembre a Venezia? Pochi e saranno criticati.
Il quarto (in ordine d’uscita, in ordine d’uscita!) capitolo di "Star Wars" debutta con l’attesa dell’evento più che dei contenuti e ciò ruba spazio al film vero e proprio, spesso liquidato in poche parole di trama seguite da una descrizione degli effetti speciali. Peccato.
Eppure qualcosa c’è. Le rassegne all’aperto permettono di vedere il film sfuggito nella stagione precedente e già questo è bene. Il tempo incerto e l’aria condizionata hanno tenuto vive alcune sale tipicamente "invernali". L’occasione è stata ghiotta per vedere "Illuminata" e "Fuori dal mondo", ad esempio.
Il film di/con John Turturro promette bene ma, a mio parere, non mantiene del tutto. La storia di uno sceneggiatore di teatro "intrappolato" all’interno di una compagna sgangherata nella quale spicca sua moglie2 che è poi costretto a tradimenti e compromessi per mettere in scena la sua creazione, parte malino, annoia, confonde, non decolla mai. Indiscutibile la passione e l’impegno del bravo Turturro nel completare quest’opera ma la trama poi si perde, si arrovella e non bastano Susan Sarandon e Christopher Walken per risollevare definitivamente "Illuminata". Lei nella parte dell’attrice mediocre ma di successo, lui nella parte di un critico gay e molto simile ad Oscar Wilde sono poco più che macchiette, così come il contorno fatto di erotismo spicciolo (qualche tetta in controluce) e di concessioni al pubblico come il balletto ormai consueto di Turturro. In mezzo digressioni filosofiche sul teatro (e, indirettamente, sul cinema), scene d’amore, siparietti. La fine del film tarda a venire e poi si dimentica in fretta. Peccato.
"Fuori dal mondo" gode ancor oggi del successo tardivo dei premi David e del passaparola ed è giusto. Piccioni confeziona un bel film, non banale, non stereotipato, non misero, ben recitato, ben inquadrato. Tutte le lodi a questo film sono meritate. Margherita Buy recita bene il ruolo della giovane suora che si trova tra le mani un neonato il cui padre potrebbe essere Silvio Orlando, titolare scontroso e frustato di una lavanderia che non voleva ereditare. I due si sfiorano, si frequentano e poi insieme risolvono la questione del neonato. Ognuno dei due acquisisce dall’altro quello che la sua vita non gli ha dato: il contatto con la realtà per la suora veramente "fuori dal mondo" ed i ritrovati sentimenti per l’arido imprenditore. Bello, da vedere.
1
2
(Cine)Visioni estive
Benatti Michele
Si potrà tradurre con menata?
Sua moglie anche nella realtà: un bel viso da teatro classico.