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Il gioco della verità e dell’errore – Edgar Morin

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Rigenerare la parola politica
ed. Erickson

Morin è considerato uno dei più grandi pensatori del XX secolo. Questo sociologo e filosofo francese è importante per la sua prospettiva ecologica, che ripensa il soggetto umano non più in maniera dualistica, ma in un intreccio continuo di relazioni sistemiche con l’ambiente in cui abita. La casa editrice Erickson aveva già recentemente pubblicato un libro su questo tema, il Soggetto ecologico, in cui Sergio Manghi, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’università di Parma, proponeva una sintesi del suo pensiero. E’ lo stesso Manghi, stimato dallo stesso Morin come un apprezzato conoscitore delle sue prospettive filosofiche, che ora cura l’edizione italiana di questo testo, che è un rifacimento di una parte del volume “Per uscire dal XX secolo” pubblicato in francese nel 1981 e ora riproposto come meditazione attuale sul rapporto fra verità, errore e politica. Nella stessa introduzione Morin, infatti, ribadisce l’attualità delle sue riflessioni che faceva negli anni Ottanta all’interno di un cammino di riappropriazione personale e di ripensamento del proprio cammino filosofico. Queste riflessioni lo avevano portato progressivamente ad abbandonare la prospettiva comunista, da cui era partito, per approdare a un pensiero più rispettoso della complessità della realtà. Il tema di queste riflessioni è proprio il rapporto fra politica e verità, su cui si sono costruite le grandi tragedie dei totalitarismi del “secolo breve”, così  come viene definito il secolo scorso nella prospettiva dello storico Eric Hosbwan. Quando la politica pretende di incarnare la verità e presenta messianismi di realizzazione mondana, allora crea il mostro dell’ideologia totalitaria, che considera l’errore come il nemico verso cui indirizzare il proprio odio. La riflessione di Morin propone quindi un nuovo modo di pensare l’agire politico e lo colloca all’interno di un ripensamento complessivo della filosofia contemporanea. In questo contesto l’intellettuale ha una specifica missione a servizio della verità politica. Il testo è formato da tre capitoli (Il gioco dell’errore e della verità; La missione dell’intellettuale; Che credere? Che fare?) arricchiti  da due saggi scritti in occasione dell’80° compleanno di Morin, una  lunga intervista redatta da Francois L’Yvonnet e l’omaggio di Alain Touraine. Tutto è poi introdotto dalla presentazione di Manghi che, come si diceva, è considerato uno dei massimi esperti italiani del pensiero di Morin. Il saggio si presenta come una meditazione filosofica molto articolata, a tratti con contenuti molto specialistici, ma in genere ricca di spunti interessanti per comprendere in maniera approfondita questa tematica. Essa sicuramente non si può solo relegare al passato più o meno prossimo, ma ha risvolti di cogente attualità se si pensa quanto tematiche tipiche della responsabilità politica nei confronti di un agire seconda verità e quanto tanti rischi di una politica falsamente costruita sulla menzogna siano “temi scottanti” che riguardano tanti politici non solo del passato.
In generale, pur essendo soprattutto comprensibile per gli estimatori del pensiero di Morin oppure per chi ha un bagaglio di competenze filosofiche di tipo universitario,  all’interno del quale questo filosofo francese magistralmente si muove, proprio questo carattere di meditazione filosofica rende il libro interessante per chi vuole accostarsi a questi argomenti di attualità politica con uno stile riflessivo più ampio e in una prospettiva più approfondita dal punto di vista storico e filosofico.

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