"Va bene…l’hai provata. Quell’ebbrezza che i più chiamano felicità, ti riempie le ossa, ogni centimetro del tuo corpo ne è pervaso. Sta a te ora decidere il sentiero da intraprendere, se scappare custodendo il ricordo di tale pienezza o se bramarne ancora. Attento però potresti scoprire di essere stato troppo avido, proseguendo. O troppo codardo, fermandoti".
Bramosa del Nuovo Istante,
cos’attendo? Veleno?
O succulenti grappoli d’uva ristoratori?
Perché non andarsene
piena dell’istante fuggito?
Scappa con la tua preda, il Goduto, stupida!
E’ scritto nel Destino dell’Umanità
che è il tuo,
il nome della prossima preda.
Avida del non veduto
alimento la Macchina del Fuoco,
di carbone intriso di mancati sorrisi,
dispersi per strada,
al vento,
solinghi.
Quale nuova rivisitazione dell’accaduto
attendo,
che non possa contenere
anche fitte dolorose,
spasmi di vita
così penetranti
da assumere parvenza di decomposizione…
Esiste l’alternativa
alla sgretolazione
e all’essenza?
Ho smesso di cercare ovunque,
dentro e fuori di me.
Batto le mie fantomatiche ali,
librandomi nella stratosfera,
lontano dalle leggi fisiche,
immune dalla gravitazionalità,
osando l’avvicinamento,
sporadico ed azzardato
alla Terra.
Tenta di fagocitarmi.
Rapendomi un solo istante.
L’istante che tutto toglie o regala.
Sto volando pericolosamente in basso,
per godere del review
dell’ultimo istante vissuto.
17.07.97
Giorgia Mantovani