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Vuoto a perdere, vuoto a rendere

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Vuoto a perdere, vuoto a rendere

Vi è mai capitato di camminare in una via che conoscete bene, magari quella dove siete soliti fare spesa, chiacchierare con gli amici, o cos’altro, con lo sguardo abbassato, magari perché vi giravano le palle, o perché aveva nevicato e la strada era un’unica lastra di ghiaccio, o perché vi eravate innamorati delle vostre nuove scarpe? Va beh, non necessariamente per la stronzata dell’amore all’ultimo sguardo nei confronti delle nuove Adidas o delle nuove scarpe pitonate a punta così tanto di moda, ma vi sarà capitato, no?
Quando sei sovrappensiero, hai altri pensieri per la testa, o sei profondamente concentrato su un’idea, o semplicemente stai cazzeggiando e conti le pietre del selciato della via nel centro storico….Poi , di scatto, senza motivo, magari un saluto, un rumore di clacson, o un dolore notevole alla fronte perché hai sbattuto contro un lampione , ti fanno provare quello choccante senso di risveglio di chi ritorna all’attenzione dopo essere stato immerso nella distrazione…..

O meglio: avete mai alzato voi stessi lo sguardo dopo centinaia di metri distratti con gli occhi abbassati, senza aspettare il clacson o la voce di un amico attaccabottone e appiccicoso? Ignoro il motivo preciso, alzare lo sguardo giusto perché vi si è anchilosato il bulbo oculare , perché la pupilla grida improvvisamente pietà, nauseata dalla monotonia del selciato…..Alzare gli occhi verso i fili per stendere la biancheria, verso le grondaie e i piccioni sopra i cornicioni, verso le finestre dell’ultimo piano….. Le solite grondaie, i soliti piccioni, eppure…..
Forse un mattino andando in un’aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo…….
La sensazione è quella che si ha vedendo una foto della tua casa dall’alto, o in un servizio del TG o semplicemente dal retro, di qualsiasi angolo della tua quotidianità visto da una prospettiva diversa…….. Ma quella non è casa mia? Ma no, dai…….Attimi di sorpresa ed incertezza…..
Per un attimo, gli occhi di uno straniero in patria, di chi è dentro e fuori, o meglio sulla soglia, né dentro né fuori, tipo gli immigrati clandestini , fisicamente in Italia, inesistenti per lo Stato……..Morti viventi…..Revenant……Ambiguità….Morti o vivi? Tutt’e due e nessuno dei due…..E’ proprio l’ambiguità a creare sorpresa, a spezzare ed a spiazzare più in profondità…..Perché sa tenerti in sospeso………..Ma non si può stare in eterno sulla soglia….
Anche perché l’ambiguità preoccupa, "turba"…. Allora ci si affanna a spiegarla, a darle un volto preciso….. A metterla "in regola"……..
A turbare è il sosia, il doppio…..Il sosia è ciò che appare identico , clone, riflesso, ma è pur sempre al di là della pelle, è "qualcun altro" , i suoi tratti sono familiari ed allo stesso tempo estranei, impercettibilmente estranei…..Un po’ come guardarsi sullo schermo, o in tv, come ascoltare la propria voce registrata………..Una lieve deformità interviene a prendere in controtempo le nostre aspettative, a giocare su somiglianza e differenza, mescolando le carte, spostando i confini…..
il nulla alle mie spalle, il vuoto diertro di me, con un terrore di ubriaco……
Guardarsi allo specchio e non riconoscersi, perché lo specchio, come nel racconto di Schnitzler Fuga nelle tenebre, è percorso da un’incrinatura dall’alto al basso, che deforma il nostro volto. ……… Se però lo specchio necessita di un’incrinatura per creare l’effetto perturbante, il suo materiale , il vetro, ha la stessa proprietà al "naturale"……….
Poiché il vetro è superficie separatoria e di transito allo stesso tempo…. Pensate alle vetrine, quelle dei negozi o quelle dei caffè….. Fatto? E adesso sorbitevi il solito domandone da 3 soldi: vi sarà capitato di notare come ci si possa specchiare, osservare i movimenti della strada riflessi nella vetrina ed allo stesso tempo ammirare quel tailleur blu da 1 milione e mezzo che è un amore, me lo compri, caro?
A Paul Scheerbart sarà sicuramente capitato. Del resto, fosse stato per lui, ogni abitazione, fabbrica, negozio, monumento, insomma, ogni elemento architettonico avrebbe dovuto essere ricoperto o costruito in vetro. Non per nulla una delle sue opere più famose si intitola "Architettura di vetro". No, Scheerbart non era affatto un architetto, ma un narratore fantastico -satirico, fondatore nel 1892 delle Edizioni dei Visionari Tedeschi a Berlino….. Amava solitamente definirsi "cittadino onorario degli stati uniti della luna"… Giusto per dare l’idea del personaggio…..

Se vogliamo elevare il livello della nostra civiltà saremo quindi costretti , volenti o nolenti , a sovvertire la nostra architettura. E questo ci riuscirà soltanto eliminando la chiusura degli spazi in cui viviamo . Ma ciò sarà possibile soltanto con l’introduzione dell’architettura di vetro, che permette alla luce del sole, al chiarore della luna e delle stelle di penetrare nelle stanze non solo da un paio di finestre, ma direttamente dalle pareti, possibilmente numerose, completamente di vetro, anzi, di vetro colorato.

Così il salotto di casa può confondersi con la piazza antistante, il corridoio con la via a lato….
L’interno si fa esterno e viceversa…….

E se non solo gli edifici ma anche le persone fossero ricoperte di vetro?

"Ma che cosa succede là fuori?", domanda vivacemente. "Perché mia moglie non viene?". In quel momento arriva il portiere che gli dice urlando:"Professore, sua moglie è stata vetrificata!".

E sulla via scorge tre automobili imprigionate in una massa di vetro, e un vigile, che pure è immobile, si trova tra esse.

Si vvicina a sua moglie fino a toccare la massa, densa e trasparente come gelatina; tuttavia non si riesce a scalfirla neppure coi coltelli più affilati. Il tutto è assai inquietante, giacchè la signora Frida Pohl guarda davanti a sé con gli occhi sbarrati e non si muove affatto.

Dagli ultimi comunicati emerse che questo fenomeno di vetrificazione aveva avuto luogo soltanto in una striscia di terra che si estendeva in lunghezza per 600 km e in larghezza per 300 m.

"Io osservo che mia moglie conserva lo stesso identico aspetto di quando non era vetrificata, e non posso decidermi ad affermare che essa presenti i sintomi del soffocamento."

Inspiegabile, inscalfibile, il vetro-massa gelatinosa verrà eliminato dalla fantasia scheerbartiana con un espediente un po’ pacchiano, basato su principi chimici alquanto improbabili, magari per fare un favore alla povera signora Frida Pohl, la cui condizione non sapeva decidersi se appartenere al mondo dei vivi o a quello dei morti.
Poi come s’uno schermo , s’accamperanno di gitto alberi case colli per l’inganno consueto….

Il Terrore in Scheerbart viene dal vetro , dall’ambiguità di un interno-esterno, dal salotto di casa come dal volto della propria consorte, improvvisamente "confusi", irrigiditi e muti, inquietanti e misteriosi.

Il Terrore ha un volto minacciosamente familiare. Ciò che è familiare tradisce un volto orrendo.

Magia degli specchi.

Ma sarà troppo tardi; ed io me ne andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. ( E. Montale )

Opere per soddisfare la curiosità di come cacchio mi sono venute in mente ‘ste boiate che ho scritto:
E. Montale, Ossi di Seppia
P. Scheerbart, Architettura di vetro-Il terrore che viene dal vetro
W.Benjamin, I Passages di Parigi


Gabriele Roccheggiani

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