KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Zeitgeist

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Zeitgeist

Tempo, spazio,
né la vita, né la morte
è la risposta.
(E.Pound)

  • Allora, cosa stai facendo?
  • Non lo vedi? Sono sul letto e mi mangio un panino.
  • E tutte quelle birre vuote sul comodino?
  • Sono per buttare giù il panino.
  • Il lavoro l’hai pronto? Sei già in ritardo di due giorni.
  • Mio caro editore, sì che l’ho pronto, finivo il panino e poi ti chiamavo.
  • Come ci credo! Dimmi di cosa si tratta, non sarà mica la solita paccottiglia dell’astronave nell’iperspazio che incontra gli alieni?
  • No, è tutta un’altra storia, ed è una storia vera, questa volta.
  • Sono curioso, racconta.
  • Stavo guardando in rete delle vecchie riviste edite a cavallo del millennio, quando su un giornale che si chiamava Capital ho letto una storia di una ragazza che si fa tutta tatuare e si riempie di piercing, poi fa l’amore con l’artista che l’ha così conciata ed infine si suicida. Questa narrazione mi ha fatto venire in mente una storia vera che mi ero dimenticato.
  • Si tatua tutta, fa l’amore con l’operatore e poi si suicida? Ma è di una banalità sconcertante!
  • No! quel racconto è molto bello, e poi la mia ragazza non fa l’amore con l’artista e neppure si suicida.
  • Va bene, sentiamola, la registrazione è già attiva ed anche il gruppo d’ascolto, ecco, ora ho connesso anche il mio computer che analizzerà la storia mentre la narri, non ti preoccupare per le tue reazioni emotive, quelle le correggiamo noi, sempre che la storia sia degna di finire in rete.
  • Le mie storie sono sempre degne di finire in rete!
  • ………………..
  • OK! Allora vado.

    < INIZIO REGISTRAZIONE >
    Ogni epoca ha il suo spirito: quello degli anni trenta e quaranta era dominato dalla presenza di Ares, quello degli anni cinquanta e sessanta era cambiare tutto per non cambiare nulla ed allargare l’area di coscienza di chi ci riusciva, quello degli anni settanta era l’edonismo reganiano. Quello degli anni ottanta era apparire e non essere, quello degli anni novanta era tutti a comunicare che stanno comunicando, lo spirito del terzo millennio, il suo zeitgeist, era il superamento della realtà con l’erompere delle teorie del caos nelle sue maglie ed ha avuto sicuramente come precursori letterari Pilip K. Dick e William Gibson.
    Ma le teorie del caos prima che prorompessero a livello di mass media avevano già avuto un ruolo fondamentale in molte delle grandi scoperte.
    Chiusero Cambridge per l’epidemia di peste bubbonica che era scoppiata e Newton dovette rientrare a casa ove possedeva un frutteto di mele.
    A James Christy si era rotta una Star Scan, aveva appena fotografato Plutone e stava per gettare la foto appena ottenuta perché sul pianeta era visibile una sporgenza, lui pensò che fosse sicuramente dovuta ad un difetto della lastra. Non la gettò via subito perché dovette con urgenza chiamare il tecnico della Star Scan per la riparazione. Il tecnico gli chiese di trattenersi perché poteva aver bisogno del suo aiuto, così Christy mentre aspettava, tanto per ammazzare il tempo, esaminò più attentamente la lastra con Plutone e la sporgenza che risaltava, pensò poi di controllare le foto precedenti. Subito ne trovò una con la scritta "IMMAGINE DI PLUTONE – ALLUNGATA – LASTRA DIFETTOSA – SCARTARE". Così la confrontò con quella appena scattata e si accorse che erano proprio identiche, dunque a causa di una fotocopiatrice rotta fu scoperta una luna di Plutone.
    Alexander Fleming partì per il fine settimana e lasciò il suo piccolo laboratorio in completo disordine, anche perché aveva dovuto far posto in fretta e furia ad un nuovo assistente. Una vaschetta di coltura rimase leggermente aperta ed una muffa uccise tutti i batteri, così al ritorno dal fine settimana scoprì la penicillina.
    W.Roentgen mise per caso una mano sotto la luce della sua lampada a raggi catodici e poté ammirare le sue ossa.
    Nel laboratorio di Luigi Galvani un colpo di vento aprì una finestra che spinse le zampe di una rana contro una ringhiera metallica ed il circuito si chiuse.
    Albert Einstein scoprì la relatività mentre lavorava in un piccolo locale incasinato all’inverosimile, dell’ufficio brevetti.
    Il marito di Caresse Crosby si suicidò a Parigi nel 1929, sparandosi, e questo rese molto triste Ernest Hemingway. Se non lo avesse fatto, sua moglie con tutta probabilità non sarebbe tornata a casa e non avrebbe inventato per distrarlo il reggiseno moderno annodando tra loro due fazzoletti. A quel punto l’intera storia dell’intimo femminile sarebbe stata diversa.
    E potremo dissertare a lungo sulle variabili caotiche che hanno generato gli eventi.
    L’effetto farfalla, l’attrattore di Lorenz, il principio d’indeterminazione di Heisenberg, la geometria frattale, l’insieme di Mandelbrot, e Julia, Cantor, non hanno fatto altro che render visibili, geometricamente e matematicamente constatabili, anche con l’ausilio dei computer, fenomeni da sempre esistenti, cercando di mettere ordine nel caos.
    I sistemi più sono complessi, più sono vicini al collasso, ma il collasso porta a forme più avanzate e sofisticate di caos e quando il grado di complessità è saturo, il sistema collassando si riorganizza ad un nuovo grado di equilibrio caotico ancor più elevato.


  • Perché mi hai interrotto?
  • Ma che cazzo di storia è questa? Dov’è la ragazza che si fa tatuare, fa l’amore con l’artista e poi si suicida?
  • Te l’ho detto, non fa l’amore con l’artista e poi non si suicida.
  • Ma questa non è una storia, è una lezione sulle leggi del caos, che pizza! Il computer m’ha tirato fuori un centinaio di articoli che parlano delle cose che tu hai ora detto, ed anche un sacco di libri, tra questi ce n’è uno di una certa Willis che adopera le tue stesse cose per una elaborata ipotesi sulle mode.
  • Ho capito, non hai pazienza, ma ora arriva la ragazza.

    < RIPRESA >
    Alba ad undici anni si fece bucare i lobi degli orecchi per potersi applicare gli orecchini.
    I due buchi furono eseguiti con l’apposita pistola dal commesso di un supermercato sotto la supervisione dei genitori della ragazza.
    Quando l’acciaio chirurgico entrò nella carne, Alba provò per la prima volta nella sua vita una calda sensazione di piacere.
    Passò qualche anno ed Alba convinse, non senza sforzo, i suoi genitori a farsi fare altri due buchi negli orecchi per potersi applicare quegli anellini d’oro tanto di moda in quei tempi.
    Questa volta l’operazione fu compiuta da una commessa di una gioielleria del centro con una pistolina cromata ancor più piccola della precedente.
    Quando lo stelo d’oro affondò nella cartilagine, il piacere di Alba fu ancor più elevato di quella prima volta ed il dolore provocò una sensazione per lei indescrivibile.
    Un giorno si recò in un negozio di tatuaggi e scelse una variopinta
    farfalla per la sua spalla sinistra.
    Ancora una volta la sensazione di piacere la colse all’improvviso, mentre gli aghi penetravano le sue carni ed i colori si fissavano all’interno della pelle.
    Una volta raggiunta la maggior età volle farsi un piercing all’ombelico, poi scoprì un laboratorio alla periferia della città gestito da un simpatico cinese sulla sessantina che, con magistrale perizia eseguiva tatuaggi fantasiosi e piercing in ogni parte del corpo.
    Alba iniziò a frequentare regolarmente il laboratorio del cinese, ad entrare in confidenza con lui, a sottoporsi mensilmente alle sue mani esperte.
    Le sedute si svolgevano sotto una luce accecante bianco ghiaccio e le musiche che lei sceglieva erano immancabilmente techno e metallica.
    Così il suo corpo divenne lentamente un arabesco di colori ove le linee variopinte si mescolavano fondendosi al metallo ed alla carne.
    Anellino sul labbro inferiore, anellini alle palpebre, un drago variopinto sulla schiena, arabeschi su polpacci ed avambracci, piercing sulla lingua, anello alla narice.
    Mai aveva usato droghe o pomate anestetiche per lenire il dolore, perché era proprio il dolore a procurarle immenso piacere, un piacere sempre più ricercato ed intenso.
    Quando si fece bucare il capezzolo, una vampa di calore onirico miscelata al dolore le fece raggiungere per la prima volta l’orgasmo, mentre il cinese, in silenzio, la osservava soddisfatto.
    Terminate le vampe di calore, ammirò compiaciuta il suo seno, perfetto, ove la carne si fondeva con l’acciaio chirurgico, l’altro seno invece, era semplicemente naturale, privo di fascino.


  • E questa volta che c’è?
  • Il computer ha trovato il racconto che dicevi, anche in questo si osserva il seno intatto, quella storia vera che dicevi comprendeva anche l’osservazione del seno?
  • Nella storia vera non so se questo sia successo, ma a me piaceva metterlo, e già che ci siamo di’ al quel furbone del tuo computer che ci ho messo anche i cinque anellini e la catenella.
  • I cinque anellini?
  • Si, vedrai, se mi fai andare avanti avrai la storia dei cinque anellini ed anche quella della catenella, tra l’altro queste due applicazioni l’ho anche trovate su una vecchia videocassetta a luci rosse, ma quella il tuo bigotto computer Sòtutto non la rintraccia sicuramente .
  • OK, tu hai sempre ragione, andiamo avanti.

    < RIPRESA>
    Si fece poi tatuare i glutei con simboli alchemici.
    Si addentrò nel piercing estremo arrivando a farsi sospendere con gli anelli sistemati sul corpo dal cinese, si fece togliere piccoli pezzi di carne creando motivi e sfondi con la tecnica della scarification e con la chemical scarification la sua pelle venne lavorata con agenti chimici.
    Usando il banding si fece incisioni con lame e marchi a fuoco, col bod mod ottenne una lingua biforcuta ed i denti affilati, con il cutting si disegnò una ragnatela di tagli sulla pelle.
    Con il body implant si fece impiantare una svastica di acciaio sotto la pelle tra l’attaccatura dei due seni.
    Ogni parte del suo corpo era ormai ricoperta da segni e disegni che s’intrecciavano l’uno all’altro fondendosi, ed il metallo appariva e scompariva nelle carni ovunque.
    Fu nello studio del cinese che Alba conobbe Edna, una giovane artista d’avanguardia molto nota per le sue opere in tutto il mondo e grazie a queste divenuta ricchissima.
    Edna stava facendosi tatuare tutta una rete di sottili righe verdi e azzurre che a lavoro finito le avrebbero ricoperto per intero il corpo.
    Edna una volta aveva anche assistito ad una seduta di Alba ed era rimasta tanto colpita dal suo corpo che l’aveva utilizzato come modello per alcune sue opere ed una l’aveva a lei regalata: era una lastra metallica incisa col laser in righe sottili ove linee di carne e di metallo si fondevano insieme dando l’illusione tridimensionale del suo simulacro.
    Alba si preparò intensamente al gran finale e quando si recò, sapeva per l’ultima volta, dal cinese, lui subito capì che era giunto il momento di completare il capolavoro.
    Senza aver detto una parola, lentamente si spogliò e si distese nuda sul lettino.
    Il cinese, intanto, da una scatoletta foderata di velluto rosso aveva estratto cinque anelli di platino di grandezze decrescenti.
    Le luci questa volta furono calibrate sull’azzurro mentre la musica techno e metallica pulsava con più complessità.
    Il cinese si avvicinò ad Alba con una pomata anestetica, ma lei scosse vigorosamente il capo.
    I cinque anelli furono, con le apposite pinze, infilati: i due più grandi nelle grandi labbra, i due medi nelle piccole labbra ed il più piccolo nel clitoride.
    Il calore e gli orgasmi multipli si susseguirono alla vampe di dolore in Alba e quando il clitoride fu penetrato urlò di piacere mentre anche il cinese raggiunse l’orgasmo.
    Rimasero a lungo immobili abbracciati sul lettino bersagliati dalle luci e dalla musica.
    Il cinese quella volta non volle essere pagato e le offrì un tè al termine della seduta, sapendo che sarebbe stata l’ultima.
    Le disse di ritornare il mese successivo per un controllo.
    Alba capì che il cinese voleva rivedere la sua opera, il suo capolavoro, ed acconsentì volentieri a ritornare.
    Tutte le sere Alba, prima di addormentarsi, mirava completamente nuda il suo corpo riflesso negli specchi che aveva posto nella camera.
    Un pomeriggio, mentre era sdraiata sul letto, riflessa dagli specchi laterali e da quello sul soffitto, con musiche techno e metallica che riempivano la stanza ed entravano pure in lei, accese luci strobo multicolori, collegò la sua piastra neurale ad un programma d’interferenza sistim ad ampio raggio, certa che in molti si sarebbero collegati con lei.
    Attivò pure il diffusore delta ed il proiettore olografico; le luci strobo multicolori, divenute tridimensionali, la inondavano e cominciò a seguire le storie che dal suo corpo si dipanavano verso gli specchi per tornare a lei con sequenze sempre più vorticose in un set che si stava dilatando all’infinito.
    Luci, linee, metallo, carne, musica si fondevano in volute sempre più armoniose e complesse, e da lei rimbalzavano sugli specchi per proiettarsi poi nell’infinito per a lei ritornare in un feed back senza tempo e senza fine.
    Avvertiva storie sue e di estranei, storie di popoli e della stessa Terra mentre la lastra olografica, con il suo ritratto che Edna le aveva donato e che aveva appesa nella camera tra gli specchi, iniziò anch’essa ad emanare linee di luce di carne e di metallo che da essa andavano al corpo di Alba e da questo agli specchi, facendo apparire fluttuante e lampeggiante a mezz’aria il suo simulacro olografico, mentre la svastica impiantata emanava fasci di luce che dal sua persona uscivano roteando generando l’immagine del vento solare.
    Prese allora una lunga e sottile catenella argentea che si era procurata quel mattino e con essa congiunse uno ad uno tutti gli anelli che le spuntavano dalla carne, facendola passare al loro interno.
    Techno, metallica, luci, colori, linee, carne, metallo, energie, tutto era in moto mentre la catenella magneticamente trattata scorreva, stringendo gli anelli, con un lento movimento quasi rotatorio e gli specchi, divenuti finestre verso altri universi proiettavano carni ed argenti in costante movimento, e lei ormai fissa ad apprendere storie divenute aliene e non comprensibili per la loro immensità.
    Come saette temporalesche, le linee, ora plasmatiche ed incontrollabili si scagliavano verso gli infiniti, ed il corpo di Alba sovrapposto a quello lampeggiante del suo simulacro, appena riconoscibile con metalli e carne fusi assieme ed immersi nel vortice, riluceva: come le elitre di un insetto, come le ali di una farfalla, come l’insieme di Mandelbrot, come un mandala tibetano, come un orgasmo tantrico, come una nova in espansione. Splendente di linee, di luce, di rumori e di energie, metallico, angelico, satanico, plasmatico, concreto, sferzante, agghiacciante, multiplo e poi dall’infinità sgorgò un urlo di piacere disumano proveniente dagli spazi siderali e lei e il set attorno a lei si frantumò in miliardi di frattali, per poi ricomporsi e di nuovo disgregarsi in volute sempre più caotiche e complesse, mentre distanze, tempo, percezioni e dimensioni note, raggiunsero gli apici del caos e tutto intorno collassò riducendosi ad un sol punto, grande come un coriandolo, luminoso, iridescente, concreto, vibrante, indefinibile, mentre una nuova struttura frattale al suo interno si stava riorganizzando e riordinando con regole diverse, aliene e sofisticatamente ancor più astruse.
    Il coriandolo luminescente si librò allora nell’aria, spinto in alto, sempre più in alto, fino a scomparire del tutto nel cielo del tiepido pomeriggio primaverile.
    < FINE REGISTRAZIONE >

    – Niente male! Artista – e l’editore tolse il collegamento.
    < APPROVATO >

    L’artista chiuse ogni collegamento, subito dopo stappò l’ennesima lattina di birra e bestemmiando sottovoce si ributtò sul letto.

  • Vittorio Baccelli

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