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Noi, tacite vittime del male di vivere!

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Noi, tacite vittime del male di vivere!

Un titolo curioso, Molestie morali, quello dell’ultimo e nuovo libro della psicologa francese Marie-Franve Hirigoyen, pubblicato da Einaudi. Un libro che parla di tutti quei soprusi, angherie e sgarbi quotidiani che accadono tra le mura di casa delle migliori famiglie. A qualcuno rendono la vita un inferno ed ora se ne occupa una scienza nuova di cui la psicologa si fa portavoce: la vittimologia.
Ecco una classica situazione particolarmente "stressante": quando Paola rientra dal lavoro, Luca è già barricato in poltrona davanti alla televisione e come frase, ogni sera, la stessa formula rituale di saluto, la medesima frase biascicata: "Che cosa c’è per cena?".
Oppure: Alberto e Sonia non sono sposati, ma vivono insieme ormai da anni e da quasi subito lui ha l’abitudine di prenderla in giro in pubblico rinfacciandole tutti i vasetti di crema che ingombrano il bagno. E infatti davanti agli amici Alberto proclama ridendo: "Non so perché si metta in faccia tutte quelle pomate!".
Silvia manda alla madre, che vive in un’altra città, un graziosissimo biglietto di auguri in occasione del suo compleanno. Qualche giorno dopo la madre le telefona, ma non certo per ringraziarla, bensì solo per rimproverarle che il biglietto è arrivato con un giorno di ritardo!
Tutte queste persone non sono altro che gente comune, "normale" e non certo persone in difficoltà. Tutti però, stando a quando Marie-France Hirigoyen scrive, sono soggetti adatti ad essere analizzati, catalogati e tutelati dalla nuova disciplina, l’ultima nata nel nostro tempo, appunto, la vittimologia. E questa psicoterapeuta è oramai divenuta vittimologa di professione e aiuta a difendersi da queste angherie. È nata negli Stati Uniti negli anni Novanta questa scienza e in principio era una branca della criminologia. Poi, in realtà molto velocemente, si è emancipata.
Ma in che cosa consiste? Nell’analizzare le ragioni che portano un individuo a divenire vittima, nello studiare i processi di vittimizzazione, le conseguenze a cui la vittima va incontro e i diritti ai quali si può appellare.
In Europa i primi imitatori dell’America sono stati i francesi, tanto che dal 1994 esiste in Francia un vero e proprio diploma universitario di vittimologia, cui possono accedere medici del pronto soccorso, psichiatri, psicoterapeuti e chiunque abbia la responsabilità professionale di aiutare le vittime. Vittime che poi altri non sono che persone di tutti i giorni come Paolo, Sonia, Alberto o Silvia, perché la disciplina della vittimologia nasce in relazione alla categoria pervasiva delle molestie, quelle sessuali e quelle sul lavoro.
La Hirigoyen, lavorando nelle aziende e come terapeuta della famiglia, casi di vittimologia ne ha sentiti e visti in gran numero e ha dunque saputo documentare quell’inferno silenzioso e sommerso, spesso irriconoscibile agli altri e anche a se stessi, in cui si può talora trasformare la vita quotidiana. Un marito che chiama la moglie "nonna", una madre eternamente ingrata, un ex coniuge freddo e aggressivo: sono tutte situazioni per le quali, raccogliendo prove e testimoni, è possibile ricorrere al giudice.
C’è da dire però che quello cui i giudici si trovano davanti altro non è che la comune infelicità della vita quotidiana, i conflitti delle relazioni che sempre bisogna essere preparati ad affrontare. E allora dietro a tutto questo non c’è forse una nostra eccessiva intolleranza a sopportare anche le più piccole frustrazioni rifugiandosi nella parte, comoda tutto sommato, della vittima?
Forse può andar bene lamentarsi e gridare ai quattro venti che "La vita è una valle di lacrime!", ma poi è bene rimboccarsi le maniche e far fronte alle difficoltà, senza arrendersi al primo ostacolo. Sì, perché troppo spesso il termine "molestia" è abusato e viene utilizzato per indicare semplicemente la normale fatica del vivere, quella fatica che i nostri nonni, e ancor più i nostri bisnonni, affrontavano fin anche con il sorriso sulle labbra, consapevoli che senza un po’ di fatica e spirito di sopportazione non si arriva da nessuna parte.

Francesca Orlando

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