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Leibniz

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Leibniz

Nel maggio del 1700 a Berlino venne costruita la Società reale delle scienze e in quel momento Goffredo Guglielmo Leibniz vide realizzato non solo un sogno, ma un vero e proprio progetto che tre anni prima aveva formulato e presentato a Sofia Carlotta, la elettrice del Brandegurgo.
Ma perché tanta speranza per tale progetto? Perché nei Seicento nelle università si insegnava la cultura scolastica e letteraria ed erano ben poco capaci di ospitare la nascente scienza moderna. Allora i fondatori del "nuovo sapere" si sentivano costretti a riunirsi in circoli privati, cercando il patronato dei nobili e dei sovrani, cercando di gettare le basi di accademie e società scientifiche. Questa tendenza predominava in Francia e in Inghilterra, mentre in Germania le università una maggiore vitalità l’avevano e proprio all’università il nostro filosofo si era addottorato in diritto. All’università aveva studiato la filosofia scolastica e lì aveva maturato l’idea di costruire un alfabeto dei pensieri umani, trovare cioè i componenti semplici dai quali poi derivare tutti i pensieri di tutte le nozioni.
Da allora questo ideale rimase una costante nei suoi pensieri, nonostante i suoi interessi si estesero alla matematica, alla fisica, alla chimica. E alla fine si propose di riadattare la filosofia scolastica proprio al "nuovo sapere".
Oggi è possibile leggere proprio le sue opere filosofiche che si collocano in questa prospettiva; infatti è da poco stata pubblicata per i tipi della Utet di Torino Scritti filosofici, una raccolta in tre volumi a cura di Massimo Mugnai ed Enrico Pasini. Si tratta di una scelta di scritti di filosofia vera e propria, di opere di logica, di fisiologia, di dinamica, di fondamenti di matematica. I testi sono ordinati in ordine cronologico e vi sino anche scritti minori, lettere, inediti, il tutto a fare da cornice alle grandi opere filosofiche conosciute: il Discorso di metafisica, i Nuovi saggi sull’intelletto umano, la Teodicea e la Monadologia. E per finire ampia introduzione, nota biografica, bibliografia e nota storica.
Attraverso le pagine di questa mastodontica opera possiamo seguire i percorsi del filosofo, che a più riprese ritorna sull’idea giovanile di un sapere universale che partisse da nozioni semplici, esprimibili in simboli semplici come quelli della matematica, e combinabili con regole uniformi. Da quest’idea Leibniz progettò un’enciclopedia dalla quale poter ricavare l’elenco dei principi necessari per ordinare le conoscenze già acquisite e per acquistarne delle nuove. Un progetto importante, perché innestava sulla base scolastica il sogno di Bacone di collegare la costruzione di un’enciclopedia con il rapido accrescimento delle conoscenze disponibili, ma, riformulandolo in un linguaggio matematico, che utilizzava gli strumenti formali messi a disposizione dall’algebra, Leibniz recuperava anche la tesi di Hobbes per cui l’unica forma corretta di ragionamento è la computazione e vaticinava che un giorno tutte le dispute si sarebbero risolte non con accordi verbali, ma con un calcolo.
Hobbes, dopo che Cartesio aveva fatto del mondo fisico una macchina, aveva inserito la propria interpretazione della logica in una prospettiva materialistica; invece Leibniz si oppose alla concezione cartesiana del mondo fisico e negò l’esistenza della stessa materia, facendo di tutto il mondo una realtà spirituale. Divenne così uno degli ispiratori delle filosofie che proclamano la natura spirituale della realtà, che rivendicano la presenza della divinità nel mondo, e i suoi progetti matematici furono ripresi da matematici, logici e filosofi che nell’Ottocento e nel Novecento andarono alla ricerca dei fondamenti ultimi del sapere.
Oltre a ciò, e Scritti filosofici lo enfatizza in più occasioni, Leibniz è importante perché ha contribuito a plasmare l’Europa del suo tempo, ha segnato il passaggio dall’Europa seicentesca, impegnata nei conflitti per le divisioni religiosi, a quella settecentesca volta alla ricerca di pace e stabilità. Cercò infatti di promuovere la conciliazione tra le chiese e l’accordo tra le nazioni, diffondendo in Germania lo spirito europeo francese e inglese.
Insomma, un filosofo a cavallo di un cambiamento radicale e di un periodo in cui alla filosofia scolastica si affianca ed entra in competizione la "nuova scienza", il "nuovo sapere", in cui ancora una volta spirito e matteria si combattono a vittorie alterne… E un personaggio con il quale, grazie a quest’opera enciclopedica ricca e minuziosa, ci si intrattiene volentieri, perché di "segreti" e "misteri" da scoprire ce ne sono ancora infiniti.

Francesca Orlando

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