Tutti conoscono i nomi importanti della cinematografia inglese come Ken Loach, Mike Leigh, Peter Greenaway, Neil Jordan ecc.., ma chi di voi ha presente Damien O’Donnel, Shane Meadows o Mark Herman?
Eppure se siete appassionati del cinema d’oltremanica e avete apprezzato i film della nuova rinascita inglese degli ultimi quindici anni vi sarà senz’altro capitato di vedere pellicole come "East is East", "24-7", o "Grazie Signora Thatcher ignorando che sono stati diretti proprio dai registi sopraccitati.
"Fuori dai Denti" è un libro pubblicato all’inizio di quest’anno che vi aiuterà a mettere un po’ d’ordine nella grande produzione cinematografica britannica recente, dalla quale sono giunti alla ribalta internazionale molti personaggi, sia registi che attori, del calibro di Kenneth Branagh, Danny Boyle, Ewan McGregor, Robert Carlyle.
I criteri adottati per la stesura del {Ip3}libro sono essenzialmente due. Il primo di natura squisitamente temporale, prendendo in esame opere appunto, salvo significative eccezioni, dell’ultimo quindicennio, mentre il secondo seguendo coordinate geografiche e raggruppando i lavori in tre sezioni: Inghilterra, Scozia-Galles, Irlanda.
Il tutto diviso in capitoli monografici per registi o per generi (es. commedia) non tralasciando neppure le opere di produzione americana, ma con ambientazioni e attori inglesi (es. "Notting Hill").
È interessante verificare come il nuovo movimento musicale e letterario britannico abbiano influenzato in maniera fondamentale il cinema, e che in generale le tre "arti" procedano di pari passo, prestando di volta in volta personaggi all’una e all’altra causa.
Le componenti politiche e sociali sono predominanti nelle pellicole inglese dell’ultimo decennio: si consideri un autore come Ken Loach il cui cinema militante è totalmente teso alla causa della working class.
Ma anche i film con caratteristiche meno drammatiche o dichiaratamente brillanti, si veda il caso di "Full Monty", si collocano su un tessuto sociale sconfitto dalla politica conservatrice degli anni ’80.
La cinematografia d’oltremanica deve paradossalmente ringraziare l’ex "Lady di ferro" Margaret Thatcher, la cui discutibile amministrazione ha lasciato in tutto il Paese segni non ancora definitivamente cancellati.
L’ultimo film uscito cronologicamente (almeno in Italia) di questo filone è "Prenditi un {Ip2}Sogno" di Mark Herman (citato all’inizio) tratto da un racconto ("The Season Ticket") di J. Tulloch.
Sullo sfondo dei quartieri degradati di Newcaste nell’Inghilterra del nord, si muovono due amici adolescenti, Gerry e Sewell. Li accomuna una difficile situazione familiare (uno è orfano di entrambi i genitori e vive con il nonno, l’altro è continuamente costretto, insieme alla madre ed alla sorella con un bambino, a cambiare casa per evitare le razzie di un padre brutale ed alcolizzato), ma anche una grande passione per la squadra locale, il Newcastle United (quello del centravanti della nazionale inglese Alan Shearer).
Il loro scopo è di racimolare 1000 sterline per comprarsi due abbonamenti stagionali allo stadio.
I due, tra esilaranti truffe e piccole rapine riescono a raccogliere la cifra, ma il padre in un’ennesima incursione casalinga, ruba loro tutto il bottino raccolto. I due tentano una definitiva ed improbabile rapina in banca, dagli esiti fallimentari. Trattati con clemenza e condannati a duecento ore di lavori sociali, riusciranno in qualche modo a coronare il loro sogno.
Questa pellicola sintetizza in pieno i temi classici della cinematografia britannica di ultima generazione: lo sfondo degradato dei sobborghi popolari ereditati dalla politica conservatrice thatcheriana, la grande passione per il calcio già definita in un film precedente come "Febbre a 90", le difficili condizioni sociali e familiari dei giovani della working class, le situazioni comiche e i ritmi della commedia alla "Full Monty", l’inseguire un sogno per uscire dalla mediocrità e acquisire almeno uno straccio di dignità come il recente "Billy Elliott".
L’inseguire il sogno calcistico non è però un’ossessione totalizzante, nasce più da un ricordo piacevole legato all’infanzia di uno dei due protagonisti; è forse un modo come un altro per avere un progetto da portare a termine, qualcosa relativamente alla portata di mano per elevarsi dallo squallore circostante. In un passaggio del film, quando uno dei due dovrà prendere decisioni importanti per la propria esistenza futura, dichiarerà che forse entrambi sapevano di essere di fronte solo ad un gioco più che ad una scelta di vita, e che in ogni caso non ha impedito loro di rubare la vettura al proprio idolo Shearer o di seguire un incontro casalingo del Sunderland, gli odiati rivali del Newcastle.
Il pregio di questa pellicola di Mark Herman, così come nel precedente "Grazie Signora Thatcher", è di trattare temi socialmente e politicamente complessi e situazioni anche a tratti disperate, attraverso il filtro dell’umanità e della spirito dei protagonisti (straordinari i due ragazzi attori che recitano il ruolo principale del film) e di non lasciarsi tentare da un banale lieto fine all’americana: alcune battaglie si possono vincere, alcuni piccoli sogni si possono realizzare, ma non si cambia la sostanza delle cose, la realtà continua ad essere dura e tutt’altro che piacevole.
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Marco Bertolino, Ettore Ridola
FUORI DAI DENTI – Il nuovo cinema inglese
Tascabili Marsilio/Cinema £ 13.000
Il Sogno Inglese
Andrea Leonardi
Sullo sfondo un’immagine del film.
Per semplice dovere di cronaca, non per promozione, vi cito: