Songs From An American Movie
Vol. Two: Good Time For A Bad Attitude
(Capitol, 2000)
Per qualche strano motivo, mentre ancora parecchie copie del precedente volume di quest’opera doppia degli Everclear campeggiano negli scaffali dei negozi, mi è risultato pressoché impossibile procurarmi a Milano questo seconda metà. E’ vero, gli Everclear in Italia non hanno alcun sostanzioso seguito e sono un fenomeno quasi esclusivamente yankee, ma tali sono sempre stati ed allora non si spiega come i precedenti episodi della loro discografia abbiano invece trovato spazio anche dai nostri Virgin (l’unio, ad onor del vero, ad esporre anche una copia di questo secondo volume ma al prezzo del tutto ingiustificato di addirittura 46mila lire!), Ricordi e Messaggerie Musicali. Fortunatamente ho sfruttato l’opportunità offertami da un recente viaggio a Boston per recuperare ad un prezzo accettabile, alla faccia del cambio comunque sfavorevole, l’album di cui ora mi accingo a parlare…
Il primo capitolo di Songs From An American Movie aveva rappresentato un ulteriore aggiustamento degli Everclear nel solco già adocchiato con So Much For The Afterglow: un pop-rock pericolosamente commerciale, forte di ritornelli a presa rapida ma ad alto rischio di appiattimento, tanto più che le parti di chitarra di Art Alexakis sono sovente così uguali a sé stesse nel loro svolgersi da non richiedere più di un paio di secondi per ricondurre un brano al gruppo di Portland: in questo senso se non altro il primo volume offriva melodie piacevoli, arrangiamenti efficaci ed un certo gusto per certi riferimenti ‘colti’ alla tradizione musicale a stelle e strisce (Beach Boys, country…). E’ perciò con una certa sorpresa che ho accolto il presente Good Time For A Bad Attitude, che pur non recuperando il ruvido assalto del debutto World Of Noise ne’ ricordare troppo da vicino i primi tentativi di mediazione rappresentati da Sparkle And Fade si configura nondimeno come un album assai più vivace, potente e diretto dell’immediato predecessore. Lungi dal compiere ulteriori passi nella direzione di un marcato inquadramento pop, gli Everclear restituiscono qui alla loro musica velocità, compattezza ed impatto strumentale, senza peraltro mai perdere di vista l’aspetto più propriamente melodico della vicenda: esemplari a questo riguardo sono Rock Star, Misery Whip (la mia personale preferita) oppure Out Of My Depth. Ci sono nuovamente influssi vagamente country (The Good Witch Of The North) e non manca all’appello una classica ballata (Song From An American Movie pt.2, incaricata di chiudere il lavoro), a testimonianza del raggio d’azione ancora sufficientemente ampio della band.
Un buon lavoro, che non riporta indietro le lancette dell’orologio ma conferma come il pop-rock, qui fortunatamente con l’accento sul secondo, sia forse il terreno più naturale degli Everclear attuali, che alle prese con i suoi schemi si mostrano in grado di proporre brani sempre piacevoli all’ascolto ed album complessivamente più che degni.
Everclear
Fabrizio Claudio Marcon