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Birra di Natale

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Birra di Natale

Bocchette dell’aria calda al massimo, finestrini chiusi, naso rosso, piedi freddi: è arrivato l’inverno.
Percorrendo la strada ubriaca della collina vediamo, laggiù in fondo alla valle, una macchia blu; per chi non conosce questi posti è semplicemente una luce ancor sfuocata per la distanza…ma chi, come noi, si aggira la notte per questi luoghi dagli insoliti rumori sa che, avvicinandosi comparirà l’ormai quotidiana visione: l’insegna luminosa del PUB 1340.

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Ormai l’estate è fuggita da tempo portandosi dietro le albe vissute su panche e tavoli: appostati mezzo addormentati sul piccolo spiazzo di fronte al pub. A parlare sorseggiando birra.
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La macchina sembra riconoscere il luogo, è come se, escludendo chi la guida, si parcheggi in automatico.
Freddo pungente. Silenzio.
Ci avviciniamo alla porta (mani in tasca, testa bassa). Attraverso i vetri riconosciamo i primi volti, i primi sguardi mezzo ubriachi dell’inverno. Il solito gesto fa aprir la porta, il tepore ci rilassa i volti.
Io e Neric di fronte al solito mondo offuscato dal fumo e dalle luci piacevolmente basse.
"Ciao Mauri!" il saluto chiassoso di Neric.
Io alzo semplicemente la mano.
Poche battute sono sufficienti per stabilire che -a quanto pare- a tutti e tre le cose procedono per il meglio.
Mentre Neric intrattiene Mauri con una delle sue storie io mi guardo attorno:
"Eccolo là! Mario e la sua eterna birra" penso nell’avvicinarmi al tavolo del saggio bevitore.
"Ciao Mario!"
Alza la testa e mi fissa con occhi spenti.
"Mario…sono Marco!"
Mi mette a fuoco salutandomi con un verso roco, molto simile ad un rutto.
Mi accomodo al suo fianco:
"Lo vuoi un sigaro?"
"Ho giusto finito le sigarette…ma, sono mica i Toscani?"
"Sì, perchè?"
"Mi fanno tossire"
"Io li ho sempre fumati, eppure…"
"Li respiro!"
"Belin, allora è un’altra storia. E’ come fumarsi un pezzo di legno, lo credo bene che ti fanno tossire"
Mario, con un gesto della mano simile ad un timido saluto, controbatte:
"Ah! Io respiro tutto, non me ne frega un cazzo. Butto giù tutto IO!"
Non sapendo come rispondergli (da evitare l’espressione -ti fa male-) esclamo il solito "belin!".
"Allora, lo vuoi sto Toscano?"
"Dammelo va’!"
Approfittando della compagnia me ne accendo uno. Aspiriamo e sbuffiamo per quasi un’ora, in silenzio.
La voce di Fabio ci desta:
"Che fate, dormite?"
"Eravamo in totale contemplazione. Vero Mario?"
"Mmmm…."
In compagnia di un bicchiere di Sambuca, ben serrato nella mano nodosa, Fabio si stravacca sulla panca di fronte. Guarda Mario e nel sorridere mostra un originale segno di riconoscimento: l’incisivo dal diamante incastonato.
"Sempre in forma…." sarcastico verso Mario.
"Mmmm…"
Di colpo mi torna in mente una cosa:
"…Fabio, Mario…finalmente ho portato le foto!"
"Bene"
Mario realizza dopo alcuni istanti:
"Che foto?"
"Come? Quelle della sagra paesana!"
"Sì, sì, forse ci sono…"
"Forse adesso ci sei, ma quella sera eri veramente fuori"
"Avevo una bella piomba sulla schiena!"
"Già" commenta Fabio osservando la prima foto.
Con estrema lentezza le analizza tutte:
"Belle…sono per me queste?"
"Sì, per te e per Mario"
"Ma…rimani senza!"
"Non ti preoccupare, ho i negativi"
"Va bene. Quanto ti devo?"
"Fabio…stai scherzando?"
"Ho capito, ho capito…cosa prendi da bere?"
"Accetto di buon grado l’offerta: una birra!"
Mario finalmente interviene:
"Marco, anche io ti devo…"
"…non mi devi niente"
"Vorrà dire che ti offrirò il prossimo giro"
"Ragazzi…questa sera volete proprio vedermi sotto il tavolo!"
Neric, nell’avvicinarsi al tavolo, commenta:
"Cosa vuoi che ti facciano un paio di birrette?"
"Guarda chi si vede, credevo di averti perso. Hai finito di raccontarle a Mauri?"
"Certamente, ed ora sono tutto per voi"
"Che culo!" sbraita Fabio stringendogli il braccio con la grossa mano abbronzata.

Una mano ignota ferma la musica, cambia cassetta e, proprio sulle note blues di B.B.King, entra, con passo energico, il Ghidi:
"Eh! Eh! Questa è musica per…" si ferma di colpo e mi fissa:
"Guarda chi c’è! Allora, che stai restaurando? Pezzi belli?"
"Niente di particolare: una cassettiera ottocento"
"Beh!? Sicuramente meglio di quelle porcate moderne"
"Poco ma sicuro"
Tamburella (con un orecchio alla musica) gli indici sul bancone e:
"Mauri, una Guinness!"
"Subito!"
Nell’attesa si rivolge a Neric:"Allora, medico! Che dici?"
"Medico, medico…sono al terzo anno"
"Terzo o decimo da te non mi farei mai toccare"
"Vedremo Ghidi, vedremo"
La birra sul banco distrae il Ghidi. Ne tracanna un lungo sorso, si avvicina al nostro tavolo, fa scorrere lo sguardo su tutti e, colpendo il muro con un pugno:
"Vi ho già raccontato di quella volta…"
Mario:"Mmm…"
Il Ghidi lo prende per un no:
"Bene! Dunque, eravamo in discoteca, (il solito gruppo) ad un certo punto un tizio mi fissa e…"
Fabio finisce la frase:
"…gli hai spaccato le orecchie. Giusto?"
"Esatto. Quando meno faccio male!"
Mauri, approfittando di un momento di pausa, abbandona la cassa e ci raggiunge:
"Ghidi, Ghidi…cosa racconti?"
"Di quella volta in discoteca"
"Quando ti hanno gonfiato?"
"Ma che dici? Lo sai che non picchio leggero"
Il Ghidi si infuria per l’intervento di Mauri.
Soluzione semplice: una birra è sufficiente per riportare la pace.

Mario, carburato dalle molte birre, attacca a straparlare. La sua voce, lontana ed impastata, salta da un argomento all’altro senza nessun preavviso.
"Altro che i comici" esulta Neric.
Malgrado le nostre risate continua sostenendo che le formula uno hanno la stessa meccanica delle vecchie corriere: normale delirio d’ubriaco che, nel nostro caso, segna la fine della serata.

Quando Mario è al culmine vuol dire che il
nuovo giorno è già iniziato da un pezzo.

Questo è il primo segnale, il secondo è il passaggio della corriera del mattino: alle sei in punto transita proprio davanti al pub; alla guida il vecchio Piero che, se butta uno sguardo, ci saluta con un lampo di fari.



E’ proprio l’ora di tornare a casa…sentendoci stranamente in colpa nell’incrociare i fantasmi estivi dei contadini, in marcia verso i campi e le vigne.



Marco Marengo

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