discoli, discoli dove credevate di andare? troppo giovani e troppo acerbi ancor siete.
suvvia sciocchi sedetevi qui e riprendete a giocare con le vostre fantasie e i vostri giuocattoli.
e mentre chiudo la porta non posso fare a meno di rimirarli un’ultima volta mentre mi guardano basiti, mentre mi interrogano con i loro grandi occhi sul perché.
non ho risposte per voi cuccioli.
non chiedetemi.
non angustiatevi luce dei miei miopi e umidi occhi.
ora guardo la porta chiusa e tendendo l’orecchio posso sentire di nuovo le loro risa e i loro lazzi.
orsacchiotti incoscienti.
…
Disperatamente cerco
stolidamente cerco
non trovo nulla
non trovo neanche me stesso
non so più neanche cosa cerco
non ricordo neppure perché mi sono messo a cercare
sono perso nel bianco del foglio, nel nero dell’inchiostro, nel vuoto degli spazi, nella filigrana della carta
non sono più
sono morto
sono in putrefazione
sono passato
non sono
non ho voglia di essere
non recepisco, perché sono diventato sordo
non comprendo perché mi sono instupidito
non mangio perché sono ingrassato
domani probabilmente vedrò la situazione sotto una luce diversa, con la solita rabbia, con la solita tenace voglia di fare un altro passo oltre
oggi ho solo voglia di lasciarmi cadere sul marciapiede, di svenire sulla sedia, di accasciarmi al suolo come un soldato colpito in battaglia
oggi è così, oggi è solo martedì
18.41
Prendo per mano i miei sogni bambini e li conduco nella stanza dei balocchi da dove sono usciti.
Gabriele Di Marco