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Federico Fellini: creatività e inconscio

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Federico Fellini: creatività e inconscio

Questo è il titolo del convegno internazionale tenutosi a Rimini il 31 Ottobre ed il 1 Novembre, naturalmente organizzato dalla Fondazione Fellini. La Fondazione dedicata al regista romagnolo ha come presidenti onorari nientemeno che Woody Allen e Maddalena Fellini mentre Ettore Scola ne è il presidente onorario, Felice Laudadio, che fu anche direttore di qualche edizione del Festival Di Venezia, è il vicepresidente e Vittorio Boarini, il direttore.
Scopo della Fondazione, un’associazione culturale in forma di ONLUS, è ricordare e ravvivare il vasto e complesso mondo felliniano, mai abbastanza studiato e analizzato, con l’aiuto anche di una pregevole rivista appena nata, dal titolo quasi ovvio di "Amarcord".
Il tema di questo convegno, al quale sono stato invitato come corrispondente di Kult Underground, è stato il rapporto tra l’incredibile creatività visionaria di Fellini ed il suo inconscio, certamente non banale. Dopo l’apertura dei lavori, presieduta da Sergio Zavoli del quale è stato anche proiettato un mediometraggio sull’interminabile fila di persone che rese omaggio alla salma di Fellini, si è passati alle relazioni vere e proprie. Non ho potuto assistere agli interventi di Simona Argentieri, di Pupi Avati e di Angelo Battistini, ma i commenti del giorno dopo tra i presenti erano piuttosto interessati. Possi invece testimoniare del sincero trasporto con il quale Alberto Spadoni, psichiatra e amico personale di Fellini, racconta dell’infanzia schiva e particolare del regista, sempre in casa ma comunque colpito da tanti stimoli quanti erano i villeggianti che già allora affollavano la cittadina. Ecco che il piccolo Federico impara a vedere abiti e facce diverse dalle solite, a sentire dialetti e musiche altrimenti sconosciute e così via.. Ancor più affascinante è il racconto dei sogni di Fellini, sogni che diventano sceneggiature, sogni che lasciano un ricordo indelebile nel regista, film che diventano sogni. La psicoterapia con Bernard sviscera i segreti più reconditi di Fellini, così raccontano Lietta Tornabuoni e la Ravasi Bellocchio, in due interventi in bilico tra saggi di psicologia e narrazioni spontanee. E’ stata la prima volta che ho partecipato ad un evento non prettamente "cinematografico" e l’esperienza è stata più che positiva. Per gli appassionati è un piacere legare le immagini dei sogni di Fellini alle scene dei film, capire le affinità tra un personaggio e l’infanzia del regista o una sua ossessione, come la suora nana di "
Amarcord". Dalle relazioni scopro inoltre la riluttanza di Fellini a viaggiare, esorcizzata di continuo con la promessa di un film da girarsi in Cina naturalmente mai realizzato.
Da parte della Fondazione l’organizzazione è stata più che impeccabile. Ospitali come solo i romagnoli sanno essere, le giornate sono state allietate e impreziosite da una cena al Grand Hotel, un luogo magico di Rimini. Accompagnati dalle note delle musiche più note dei suoi film si è creata un’atmosfera cordiale senza ingessature e l’argomento della conversazione di ogni tavolo era, manco a dirlo, ancora una volta Fellini e il suo cinema, a testimoniare l’affetto e l’interesse dei parteipanti.

Michele Benatti

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