KULT Underground

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J. T. Leroy

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J. T. Leroy:
uno, nessuno e centomila


Cognome:
Leroy
Nome: J.T., ma all’occorrenza anche Sarah, Terminator…
Sesso: uomo, donna, non è il caso di formalizzarsi
Età: 23, vissuti pericolosamente
Nazionalità: americano
Stato Civile: single
Professione: scrittore e occasionalmente musicista, studia da divo
Segni particolari: tutti quelli che riuscite ad immaginare

J.T. Leroy è un figlio di puttana. No, no, cosa avete capito: a me J.T. sta simpatico, ma il fatto è che si tratta tecnicamente di un figlio di puttana. Sua madre, Sarah, esercitava infatti la professione più vecchia del mondo. Da Edipo ad Eminem, si sa, i figli maschi hanno sempre espresso in modo strano il proprio attaccamento alla madre; nel caso di J.T. questo si è tradotto in spirito di emulazione. Fin da bambino, J.T. è stato abituato a vestirsi come la mamma e a coltivare l’ambizione di diventare una prostituta di successo; fin da bambino, J.T. ha conosciuto da vicino (molto vicino, troppo vicino) un mondo (quello delle stazioni di servizio americane) popolato da camionisti con gusti sessuali particolari e papponi che approfittano dell’ignoranza e della superstizione delle proprie protette.
Un’infanzia decisamente non convenzionale, per usare un eufemismo. Non c’è bisogno di essere Freud per capire che il giovane J.T. si ritrova ad affrontare qualche serio problema d’identità. A questo punto, interviene il dottor Terrance Owens, che consiglia al proprio paziente di iniziare a scrivere come terapia. Così, J.T., che fino ad allora aveva creduto che la propria vocazione fosse quella di indovinare i gusti del cliente senza che questi nemmeno parlassero, scopre il proprio talento come narratore. Inizia così a collaborare con diversi siti internet (tra cui Nerve.com e Shoutny.com) sotto lo pseudonimo di Terminator. È però con due romanzi (versione riveduta e corretta della propria autobiografia, pubblicati in Italia da Fazi) che J.T. diventa un caso letterario e un fenomeno di costume.
"Sarah"(2000) è la storia di un bambino di dodici anni che grazie ai propri boccoli biondi e a un corpo non ancora definito viene scambiato per una ragazza, avviato alla prostituzione e addirittura elevato al rango di "santa protettrice" di un parcheggio. "Ingannevole è il cuore più di ogni cosa"(2002) è invece il racconto di come un bambino, dato ad una famiglia in affidamento, viene rapito dalla madre prostituta e portato in giro per l’America alla scoperta dei gironi infernali della vita on the road. Due storie sconvolgenti e terribili, non solo per la trama ma anche per il modo in cui Leroy narra questa vicende. Un tono leggero come se stesse raccontando le cose più naturali del mondo, uno homour surreale e un senso del grottesco che lasciano ancor più spiazzati. Nonostante si parli spesso di lui solo per le vicende private (siamo un popolo di guardoni e portinaie), J.T. dimostra di avere un originale stile di scrittura e una vocazione naturale per la narrazione.
Grazie a questi due romanzi J.T. diventa così l’ultimo prodotto della fabbrica di teen idols di cui si è già parlato nell’articolo su Larry Clark: icona dell’identità pansessuale che sublima il desiderio di adolescenza della nostra società; amico di Bono e Madonna; musa di artisti (Gus Van Sant farà un film tratto da "Sarah", Asia Argento da "Ingannevole…", mentre i Garbage si sono ispirati a J.T. per la canzone "Cherry Lips"); amante del feticismo e delle esperienze trasgressive (nel numero di ottobre di THE FACE racconta una strana vicenda al fianco del modello Tony Ward); abile manipolatore della realtà con il fiuto per gli affari (dal suo sito a lanciato il commercio online di ossa di pene di procione: per capire meglio di cosa si tratta leggete "Sarah").
Tutto questo suo malgrado. J.T. infatti è anche molto timido. Dà interviste via e-mail, si presenta con occhiali scuri e parrucca bionda agli incontri con la stampa o travestito da Jodie Foster in "Taxi Driver" per le foto di Steven Klein. Di fatto, non si sa esattamente che faccia abbia. Volontà di emergere e tutela della privacy, maschile e femminile, business e arte: J.T. è un concentrato di contraddizioni e, anche per questo, può essere considerato uno dei migliori rappresentanti (nel bene e nel male) della contemporaneità in cui viviamo.

Simone Spallanzani

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