primo classificato
La giornata è grigia e Milano è annaffiata da una pioggia costante e insistente. Ma è l’atmosfera giusta per rintanarsi in una sala da tè e "fare due chiacchiere" in tranquillità….Oggi incontrerò Diego Schiavon, vincitore del concorso 8KO-, e cercherò di conoscerlo un pochino di più.
"Che brutta giornata è oggi!"
"Sì…proprio bella…."
Cerchiamo un’alternativa meno squallida dei vari Spizzico e McDonalds, grazie a Diego troviamo un bar tranquillo…
" Ma tu sei di Milano?"
"No, io vivo in provincia di Varese ma mio padre è Veneto e mia madre è Piemontese".
"E come mai hai scelto di studiare a Bolzano?"
"Perché era l’unica università in cui si possono studiare tre lingue straniere all’interno della facoltà che ho scelto…"
"So che hai già risposto a questa domanda durante la precedente intervista, ma dopo aver letto il tuo racconto, non resisto e insisto: sei proprio convinto della scelta di facoltà che hai fatto? Non sei pentito?"
"Sono assolutamente convinto della scelta e per niente pentito. L’ho fatta soprattutto come sfida per provare a me stesso che potevo riuscire anche in un campo a me estraneo. Inoltre è stata una scelta di allontanamento dall’insegnamento assurdamente sbagliato delle scienze umanistiche che così strutturato si rivela completamente inutile"
"Non pensi sia un limite alla possibilità di crescere come scrittore e alle opportunità di lavorare in questo settore non frequentare una facoltà umanistica?
" No. Non penso che una facoltà umanistica possa aiutare a diventare uno scrittore….L’unica cosa che serve per scrivere è vivere….per scrivere devi vivere…è da lì che si attinge…"
"Perché scrivi? Scrivi per te stesso o per gli altri?"
"….Sono obbligato a scrivere….è una cosa che devo fare…mi aiuta a comprendere meglio a metabolizzare la vita quotidiana…quindi sì, si potrebbe dire che scrivo per me stesso. Ma mi piacerebbe moltissimo pubblicare qualcosa. "
"Scrivere per te è un hobby o qualcosa di più serio?"
"E’ sicuramente qualcosa di più serio e non solo un hobby….Vorrei fosse qualcosa di più importante ma non dipende dalla mia volontà…deve venire da sé…se penso che devo fare qualcosa ad una data scadenza allora mi blocco, non riesco a scrivere più niente…Davvero…E’ successo così anche per il concorso 8KO-…ho saputo del concorso l’ultimo giorno utile perché mi hanno chiesto di fare il giurato, ma vista la mia scarsa esperienza, ho deciso di partecipare di nuovo. Il racconto ce l’avevo già in mente, sapevo già cosa dovevo scrivere, per questo è stato facile."
"Quando hai cominciato a scrivere?"
"Ho cominciato in 5° liceo sui banchi di scuola, rifiutando di ascoltare le inutili lezioni dei professori…volevo fare qualcosa di più utile per me stesso"
"C’è un messaggio che vuoi che arrivi a chi ti legge? "
" Sì, non sono racconti fini a se stessi. C’è un messaggio. Chi scrive è un asociale alienato che riesce a comunicare la sua incazzatura solo scrivendo…"
"E con chi ce l’hai? Con chi sei incazzato?"
"Con tutti, piú o meno: con le nostre cittá grigie, con i media. Contro la società. Contro l’Università che dovrebbe essere un incontro tra gente che pensa, non una fabbrica di idioti, o un supermercato di idioti."
"Nella precedente intervista hai detto: ‘Scrivere è tradire e mentire’ Verso chi? Sé o gli altri?"
"Verso la verità stessa prima di tutto. Perché la veritá deve essere espressa con il linguaggio e si aliena in esso. Scrivendo si aliena doppiamente. La veritá è inesprimibile (Gorgia da Leontini docet). La verità verbalizzata è già un po’ diversa dalla verità pensata. In più uno scrittore che racconta sempre un po’ di sé, perché non diventi autobiografico e per fare bella figura, deve edulcorare, abbellire, manipolare ulteriormente la versione della verità, in questo modo tradisce sé stesso e di conseguenza anche gli altri. La comunicazione è alienazione di sé. E oggi é troppa.
Per farti sentire devi uccidere qualcuno. Anche per il significato filosofico che ha l’azione di uccidere un uomo, penetrare violentemente il velo di Maya e incidere sulla tua rappresentazione di un essere costituito da materia e pensiero.
Anche la comunicazione individuale a causa dei massicci messaggi televisivi e mediatici è diventata falsa, una copia falsata di quella dei media; ha perso di valore e di significato. McLuhan docet: il medium è il messaggio. Il messaggio in sé stesso non conta perché non riuscirai comunque a comunicarlo, quello che conta è come lo comunichi. Una volta nell’era "tipografica", quando il sapere si diffondeva con la parola scritta, ognuno era metaforicamente proprietario della propria conoscenza; oggi nell’era "orale" la conoscenza è condivisa, rinascono miti e leggende. La democrazia è tipografica e non orale, è per questo che è in crisi. L’era orale si amministra con il populismo e le dittature."
"E tu ti senti più di appartenere all’era "tipografica" o "orale"?"
"Eh…questo no lo so neanche io….culturalmente adesso dovrei scrivere in modo "orale" anche se in realtà sono più figlio dell’era "tipografica". Quello che tento di raggiungere stilisticamente ora è la simultaneità. L’espressione simultanea di molteplici messaggi, emozioni. Come nelle immagini."
"Ti piacerebbe che un tuo racconto o romanzo venisse rappresentato a teatro o usato come sceneggiatura per un film?"
"Ci ho pensato….ma credo sia abbastanza difficile che un mio racconto possa essere rappresentato…inoltre prima di tutto scrivo poesie, per registrare l’emozione dell’attimo, e al massimo racconti…che non sono altro che un’espansione delle poesie in cui in cinque righe devi dipingere quello che vuoi comunicare….quindi è abbastanza difficile che io riesca a scrivere un romanzo…..mi piacerebbe invece scrivere canzoni. Una rappresentazione teatrale potrebbe forse interessarmi….ma in televisione e al cinema sicuramente no! Odio la televisione!"
"Non pensi che il cinema sia diverso dalla televisione? Non pensi che sia una forma d’arte?"
"No. I film presto o tardi vengono trasmessi anche in televisione. Non penso sia molto diverso."
"La domanda sul cinema te la faccio comunque…Qual è il film che ti ha colpito di più, che ti ha lasciato un segno in qualche modo…che se ci pensi senti ancora la fitta allo stomaco…"
"Non so…non vedo molti film….ma mi viene in mente Gummo…non so chi sia il regista e non è bello…ma è un vero pugno nello stomaco…"
"Quali hobby hai?"
"Programmare computers, lettura….leggo molto. E il trekking"
"Il tuo peggior difetto?"
"Se dovessi rappresentare in modo figurato i miei difetti formerei una serie di linee che intersecandosi tra loro danno vita ad una rete….passività ipercritica….egoismo ed egocentricità"
"E il tuo pregio"
"Non lo so…non so proprio"
"Che musica ascolti?"
"Rock, punk-rock, un po’ di cross over, i Marlene Kunz e gli After Hours sono tra i miei gruppi preferiti. Sonic Youth, Smashing Pumpkins, un po’ di hip-hop."
"Cosa dicono i tuoi amici di te?"
"Ai bolzanesi sembro un marziano….ma i loro parametri di giudizio sono completamente diversi …"
"Hai detto che ti è piaciuto "Giorgio" il racconto di Christian Del Monte. Hai letto qualcos’altro scritto da lui?"
"Ho letto Sonntag e mi è piaciuto molto"
"Che cosa farà da grande Diego Schiavon?"
"La cosa che mi riesce meglio per ora è scrivere….ma finirò probabilmente col fare o il cameriere o il giornalista… Se dovessi continuare con l’agricoltura, mi interesserebbe prender parte alla lotta contro la desertificazione"
"Questa era l’ultima domanda…ti ringrazio per la disponibilità e spero di leggere presto qualcos’altro di tuo. Ciao."
"Grazie a voi. Ciao."
Intervista a Diego Schiavon
Silvia Melzi