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Inquietudini III

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Inquietudini III


Questa estranea e sorpresa purezza dei sensi desti
dell’angoscia arrampicata nella notte cartavetro,
oggi è come un’ a s s e n z a , inquieta, improvvisa
che mi sorprende a pensare a quei mattini chiusi fuori
a ridere delle mie illusioni.
Vago in pena fino allo specchio,
cerco in tutto quel nero che s’impenna di gioventù,
mi abbranco dalla superficie
liscia di argento spia — l’anima ritagliata
rovescio a punta — ma vedo solo le mie mani
sorgere da questo convento di pensieri: mani piegate,
vilipese di lentezze che s’incarnano nel freddo del volto
come una preghiera unta di pianto.
Poi dalle finestre aperte s’involano gli sguardi lenti
oltre quel cortile dove giocano branchi di ricordi e sciarpe di lana.
E nell’orizzonte i Picentini
evaporano sgomenti,
sporchi di verde cupo all’aria, un duro colpo all’afa dell’inverno
che si impolvera di primavera,
alla pelle secca,
tesa di sensi,
un calore febbrile e un fumo, che nebbia, mi veste tra me e me.


Nicola Vassallo

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