Una bestia intelligente
Wolf si chinò a sbirciare sotto la porta. Non c’era traccia del mastino.
– Okay, apri la porta – disse a Lorelin – Noi mettiamoci dietro, nel caso ci sia da richiuderla alla svelta.
La ladra si rimise ad armeggiare con la serratura, e poco dopo la serratura scattò di nuovo. Gli avventurieri rimasero appoggiati contro nel caso di improvvise cariche, ma non accadde niente. Ratz indicò al gruppo la tattica.
– Mozart, tu va indietro tre o quattro passi e tieni la balestra pronta. William, tu ti metti di lato così puoi colpire al fianco la bestia se entra. Banedon, non hai un altro di quei tuoi missili magici?
– Già pronto – Accanto alla spalla di Banedon, seminascosto dalla luce che la mano del mago ancora emanava, aleggiava sospeso un dardo dorato.
– Bene. Abbassa quella luce, che abbaglia. Lorelin, tu spalanca la porta e poi tuffati di lato. Pronti?
Gli avventurieri annuirono.
– Adesso!
La ladra girò la maniglia e trascinò la porta verso di sé, allontanandosi poi rapidamente di lato. Ci fu un attimo di tensione silenziosa, ma nessuna bestia si tuffò verso di loro. Ratz si allontanò dal suo riparo e sbirciò cautamente all’esterno. Il mastino non era lì.
Il gruppo uscì dalla stanza, per primi Wolf e Mozart, che con le armi pronte sorvegliavano la caverna. Banedon e Lorelin trascinarono fuori l’equipaggiamento e accesero le torce, che la stessa ladra e Ratz si occuparono di trasportare, mentre il mago utilizzava ancora la propria luce magica.
La caverna era silenziosa. Il mastino sembrava essersi allontanato.
– Propongo di correre fuori prima che torni – disse Banedon.
Sembrò a tutti un’idea dannatamente buona.
Pur avendo le armi pronte, i guerrieri dell’epoca tendono a sottovalutare i mostri. E’ ben vero che la maggior parte delle nuove specie risultano essere al tempo stesso molto pericolose e molto stupide, ma ci sono eccezioni. La categoria dei mostri stupidi è composta per la maggior parte dalle nuove creature che la natura stessa ha generato, incroci innominabili tra diverse esistenti creature, esperimenti magici malriusciti, mutazioni dovute a eventi cosmologici inaspettati. Altre specie, d’altro canto, sono volutamente state generate da menti geniali anche se un po’ deviate, e da esperimenti magici ben riusciti. Il risultato è che tali bestie non sono solo pericolose, ma anche capaci di inaspettati slanci di intelligenza – a differenza di molti dei guerrieri dell’epoca.
Mozart e Lorelin, più leggeri e agili, furono subito davanti al gruppo – Lorelin non l’avrebbe mai confessato, ma non le andava in ogni caso di lasciare davanti Banedon, nel caso decidesse di scappare con la pietra – improbabile – o ancora peggio Ratz, che avrebbe potuto inventarsi qualcosa per non dover più effettuare la predefinita spartizione. Banedon, ansioso di uscire da quella grotta e reso ancora più nervoso dall’idea di trasportare il rubino che faceva gola a molti, cercò di tenere il loro passo. Ratz e Wolf, leggermente colti di sorpresa, si avviarono per ultimi a qualche passo di distanza.
L’idea dannatamente buona non teneva conto dei dettagli. Nessuno si preoccupò di esaminare troppo l’ambiente circostante, dando per scontato che nulla fosse mutato in quel tratto di caverna e che un anfratto già esplorato diventa automaticamente un anfratto sicuro. Mentre ripassavano di fronte alla grotta laterale dove avevano precedentemente ritrovato i due cadaveri, improvvisamente, una forma scura attraversò la periferia del campo visivo di Banedon, mentre Ratz lanciava un grido di stupore. Il mago si voltò subito e vide che il mastino infernale era sbucato inaspettato dalla grotta e come un cuneo si era inserito nel gruppo dividendolo in due tronconi. Ratz e Wolf erano saltati indietro sguainando le armi.
– Il Mastino! – gridò il mago, ed estrasse Looktrue, poi lanciò il dardo magico verso l’animale, ferendolo al collo. La bestia si avvicinava minacciosa a Wolf, che alzò la spada e si preparò a combattere, mentre Ratz prendeva posizione poco più dietro. Mozart aveva armato la balestra e la puntava contro l’animale, ma esitava a sparare per non richiamare troppo su di sé l’attenzione. Banedon esitava, dubbioso sull’efficacia di uno suo attacco corpo a corpo. Lorelin, invece, si era fatta cogliere da tutt’altro genere di pensieri. Nel vedere il mago con il pugnale alzato, distratto dall’improvvisa apparizione del mastino e concentrato su quello che stava accadendo pochi metri più in là, aveva deciso di utilizzare le sue migliori abilità. Infilò rapidamente una mano nella borsa di Banedon e trovò ciò che cercava. Avrebbe anche potuto riuscire nel suo colpo, se proprio in quel momento il mago, confuso ed esitante ad attaccare, non si fosse voltato come per cercare consiglio. Colse la ladra con la mano nella sacca, e mentre Lorelin cercava di estrarla e di fuggire la colpì con forza con la propria mano libera.
La pietra sfuggì dalle mani di Lorelin e volò per aria. Il mago fu pronto a lanciarsi e a raccoglierla al volo. Prese la pietra e la chiuse stretta nella propria mano nuda. Banedon avvertì a malapena uno strano calore proveniente dalla pietra stessa. Non conosceva ancora tutte le maledizioni che alcuni oggetti preziosi sono in grado di perpetrare per difendersi dagli incauti possessori. Teneva d’occhio la ladra, che lo studiava cercando di tornare su di lui ma allo stesso tempo era preoccupata da Looktrue. In una rapida ascesa d’emozione, negli istanti successivi il mago sentì crescere la propria rabbia fino a sentire un odio profondo per quella ladra che stava cercando di rubargli l’oggetto. Non aspettò le decisione della donna. Colto da un’improvvisa energia, si lanciò su di lei e le piantò il pugnale nella spalla, poi senza darle il tempo di reagire la colpì con un pugno con la stessa mano che teneva la pietra. Lorelin indietreggiò, sorpresa e confusa.
Il mago non le diede respiro e la colpì ancora, tenendo sempre chiuso come in una morsa il rubino. Lorelin schivò diversi colpi grazie alla propria agilià, finchè si rese conto che qualunque fosse la magia che aveva trasformato quel mago in un feroce combattente, il rischio di farsi male stava diventando elevato. Si alzò in piedi e scappò verso l’uscita, chiamando Mozart a gran voce.
Wolf, nel frattempo, menava fendenti al mastino e cercava di evitarne i morsi, ma alcune zampate lo stavano già facendo sanguinare. Ratz con la massima prudenza si sporgeva ogni tanto per cercare di far cadere la propria mazza sul corpo della bestia, ma la maggior parte dei suoi colpi andava a vuoto. Mozart, ignaro della rissa tra Banedon e Lorelin, aveva finalmente scoccato un colpo timido verso l’animale, vedendo Wolf in difficoltà, ma il suo dardo colpì il mastino di striscio alla schiena, ferendolo non troppo gravemente. Nello stesso istante in cui pochi metri più in là Lorelin si rendeva conto che era il caso di fuggire, Mozart scoccò un altro colpo e questa volta fece centro in una delle gambe posteriori della bestia, che si voltò e gelò il sangue del ladro con un’occhiataccia terrificante. Mozart sentì il richiamo di Lorelin, si voltò e vide il mago scagliarsi su di lui con una espressione altrettanto crudele. Con agilità e senso di sopravvivenza, intuì che Lorelin stava scappando e riconobbe che l’azione era sensata. Schivò l’attacco del mago, abbassò la balestra e corse verso l’uscita.
La furia di Banedon era sovrumana: era come trasformato improvvisamente in uno di quei vichinghi che combattono come non ci fosse altro senso all’esistenza, senza fermarsi, fino alla morte, sentendosi orgogliosi, nell’ultimo istante delle loro dure vite, di aver terminato il viaggio terreno senza aver smesso di lottare. Liberatosi di quei due maledetti ladri, si voltò verso la parte opposta della grotta sfidando qualunque avversario a infastidirlo. Vide che il mastino stava mettendo in difficoltà i due compagni, e senza esitare si lanciò contro quell’odioso ammasso di carne, quel cane cresciuto troppo e male.
– Banedon, no! – gridò Ratz mentre vedeva il mago arrivare di corsa con un grido di battaglia. Ma non c’era verso di fermare un berseker. Il mastino subì una prima pugnalata di sorpresa prima di voltarsi e reagire. Ferito e infuriato a sua volta, si voltò e con una zampata lacerò la veste di Banedon ferendolo sul fianco; il giovane mago riuscì ad affondare ancora il suo pugnale con efficacia nel corpo sanguinante della bestia prima che questi lo mordesse alla spalla, e con un’altra zampata lo colpisse al volto, lanciandolo in terra. E il sangue che defluiva copioso lo abbattè definitivamente. La sua vita scivolava via da lui troppo in fretta. Il mastino, annusando l’odore di morte che Banedon già quasi esalava, si avvicinò a lui per finirlo, ma in quel momento Wolf e Ratz attaccarono la bestia alle spalle senza trovare resistenza, e i loro colpi furono mortali. Il mastino crollò con grandi lamenti e stanchi ruggiti.
Nel frattempo, il feroce attacco al mastino aveva segnato il destino di Banedon. Ferito in molti punti, copiosamente dissanguato, perse presto i sensi, non si rese conto della fine in arrivo, non si accorse nemmeno di morire, mentre ancora stringeva in mano la pietra maledetta.
Le avventure di Banedon X-
Alessandro Zanardi (continua)