FESTIVAL DI VENEZIA 2002
Il Festival di Venezia assomiglia sempre più ad una tribuna, dove la politica va in scena, e le pellicole fanno da sfondo. Le polemiche infuriano su Moretti e i suoi "girotondini", qui al Lido a caccia di firme per la manifestazione del 14 settembre. Primo Festival dell’era Berlusconi, che si è affrettato anche qui, a far cadere qualche testa, la prima fra tutte quella dell’ex Direttore Barbera, con la solita accusa di "guardare" troppo a sinistra, per poi affidare in fretta e furia l’incarico, per la prima volta nella sua storia, ad un direttore straniero, il Tedesco Moritz De

Da un punto di vista puramente cinematografico, purtroppo il Festival di Venezia, rispecchiando forse una tendenza mondiale generalizzata, propone prodotti medio bassi, e si rimane soddisfatti se dopo una trentina di pellicole visionate, se ne riesca ad estrarre quattro o cinque di un certo buon livello. Personalmente vorrei segnalare tre lavori, due dei quali probabilmente non usciranno in una normale programmazione. Il film in concorso di Patrice Leconte "L’homme du Train" con una grande interpretazione di Jean Rochefort, che avrebbe meritato sicuramente il Premio di Miglior Attore, vinto invece dal nostro


E fra le ulteriori cose inutili del 59° Festival di Venezia, il "prestigioso" supplemento di "Ciak in Mostra", proponeva tutti i giorni questa domanda tormentone ad alcuni addetti ai lavori: «A cosa serve un Festival?» Io mi sono fatto un paio di idee.
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Leonardi Andrea