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Intervista a Paola Ghinelli

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Intervista a Paola Ghinelli

Mi chiamo Paola Ghinelli, ho 25 anni e lavoro all’università di Bologna (ho iniziato quest’anno un dottorato). Mi piace recitare, scrivere e nuotare. Non cito il viaggio tra le cose che amo fare, perchè lo considero una dimensione della mia personalità. In questo momento comunque il mio lavoro a Bologna è forse la parte della mia vita che mi occupa maggiormente.

In che modo sei venuta a conoscenza del concorso di Holden?

Sapevo dell’esistenza di un concorso Holden bandito ogni anno. Se non ricordo male ho trovato per caso le indicazioni per partecipare all’edizione di quest’anno, su un volantino in biblioteca.

E’ la prima volta che partecipi ad un concorso artistico o non sei nuova a esperienze come questa?

È la prima volta che partecipo a un concorso di questo tipo. Anzi, a dire la verità non ne avevo parlato a nessuno perchè mi sentivo molto impacciata, non sapevo se quello che stavo facendo era ciò che la giuria si aspettava.

Cosa ti ha spinto a partecipare, e cosa a scegliere la sezione "poesia"?

Sono molto istintiva. Mi sono trovata questo volantino tra le mani, e una vocina mi ha detto di partecipare. Ho scelto la sezione poesia anche se in generale scrivo racconti, proprio perchè ero nuova all’esperienza di un concorso e il tema era libero. Per me infatti non esiste l’ispirazione davanti a una pagina bianca. Riesco a scrivere soltanto in presenza di qualcosa, un punto fermo, una regola, magari da infrangere. La poesia impone una forma metrica, un contenitore da riempire con la propria creatività.

Tenendo conto della grande libertà del tema hai avuto difficoltà a trovare un soggetto che ti sembrasse interessante?

Appena ho letto il titolo del concorso- viaggi virtuali e non- mi è venuta in mente una struttura doppia: un viaggio reale, poniamo in treno, durante il quale il viaggiatore si sposta con la mente esplorando un altro luogo. Non sono stata indecisa tra temi diversi. La poesia che ho presentato esprime la prima interpretazione, quella più spontanea, di questo tema per me.

Pensi che sia meglio o peggio avere più libertà nella scelta del soggetto?

L’essenziale per scrivere, come accennavo prima, è che ci sia un vincolo, una regola da rispettare (o da infrangere). Questo vincolo può essere dato dal soggetto da trattare, dalla forma metrica, dalla lunghezza, o altro. Non è essenziale l’origine del limite, ma la sua presenza. Si tratta di uno stratagemma per evitare la paura della pagina bianca e per permettere alle idee di prendere forma. Una volta che si è cominciato a scrivere, la regola diventa obsoleta, anzi, è quasi doveroso dimenticarla. Non a caso il mio sonetto ha di fatto l’andamento della prosa.

Puoi raccontarci, se ce ne sono, dei retroscena sulla scelta del soggetto "L’emigrato"e sulla realizzazione dell’opera intera?

A parte quelli che ho già rivelato, il tema dell’emigrazione o dell’immigrazione, più in generale del viaggio, è uno dei miei chiodi fissi. Il viaggio fa parte di me, e sono spesso assalita da attacchi di nomadismo. Certi giorni mi sveglio e so che devo andare. Naturalmente il mio rapporto con la dimensione del viaggio è in continua evoluzione, ed è cambiato in particolare quando mi è capitato di vivere all’estero, cosa che nella mia breve vita si è già verificata due volte. Queste esperienze mi hanno anche avvicinato a chi viene a vivere in Italia, magari per lavorare, anche se si tratta spesso di persone costretta a passare il resto della loro vita qui. Per questo probabilmente ho avuto l’idea de "L’emigrato".

Cosa ti ha spinto a realizzare un sonetto? E’ una scelta impegnativa ma suggestiva e a mio parere non casuale…

Si può dire che sia la prima poesia che abbia mai scritto. Ho scelto proprio questa tra le tante forme espressive possibili essenzialmente per la sua brevità: la prima volta che scrivevo in versi non potevo lanciarmi in un poema epico!

Chi è il tuo poeta preferito (se ne hai uno) e, più in generale, quali sono le tue letture preferite?

Sono una grande lettrice di romanzi. Non leggo molto la poesia per vari motivi. Innanzitutto le poesie davvero significative andrebbero ascoltate, e non lette. Inoltre, i volumi di poesie mi mettono a disagio perchè credo che ogni poesia richieda una concentrazione e una riflessione da parte del lettore assolutamente incompatibili con il fatto di passare immediatamente alla lettura del componimento successivo. Detto questo, comunque, tra i pochi poeti che conosco, apprezzo molto Montale e Dylan Thomas. Quanto ai miei romanzieri preferiti… impossibile sceglierne solo due o tre. Diciamo che se dovessi regalare un romanzo a un amico regalerei André Brink.

Solo a livello personale ho trovato (anche per via del sonetto) un analogia con "a Zacinto" di U. Foscolo nel tema dell esilio più o meno forzato dell’emigrato (l’attaccamento al paese natale ecc.), si tratta di una rivisitazione in chiave moderna voluta o casuale?

"A Zacinto"?!? Ma… è un complimento? Sono molto lusingata di essere paragonata addirittura a Foscolo, ma giuro di non averci pensato al momento della stesura! Il bello della scrittura comunque è proprio questo: ognuno interpreta come vuole…

C’è qualcuno a cui vuoi dedicare la tua vittoria?

Non posso dedicarla a nessuna delle persone che mi sono vicine perchè nessuno sapeva che mi fossi iscritta al concorso. Potrei dedicarla agli "emigrati" come il protagonista della mia poesia che spesso purtroppo non hanno modo di partecipare a concorsi letterari.

Cosa ti aspettavi che facessero gli altri concorrenti? Il tema libero non ti ha forse consentito troppo di prevedere con chi andavi a "gareggiare"… ma è stato comunque un pensiero che hai avuto (quello di "confrontarti" con altre opere) o hai semplicemente dato sfogo ad un tuo estro artistico?

Sono già abbastanza complessata, se avessi pensato anche alla "concorrenza" non avrei mai partecipato!

Se hai avuto l’occasione di leggere qualcosa, cosa pensi delle altre opere che hanno partecipato al concorso? Hai avuto occasione di visitare la galleria civica dove esponevano le opere fra cui la tua?

I CD con le opere di tutti i partecipanti non sono ancora pronti, quindi ho visto soltanto le opere dei vincitori sul vostro sito. Mi ha colpito soprattutto la varietà di idee proposte.

Hai usato il computer per realizzare la tua opera?

Certo. Penso con le dita.

Cosa ne pensi del premio (per tutti) della presenza su migliaia di CD Rom che verranno distribuiti in tutta Italia?

Scopro in questo momento che verranno distribuiti in tutta Italia… wow! ma a chi?

Come ti è sembrata la premiazione? Cosa ne hai pensato dell’esposizione e/o lettura delle opere?

So che non si direbbe, ma in fondo sono timida: non ero alla premiazione…

Che cosa ti è sembrato difettoso o carente nell’organizzazione del concorso?

Sinceramente non ho avuto molti contatti con gli organizzatori: ho mandato il mio lavoro via email, e sono stata avvertita telefonicamente che ci sarebbe stata la premiazione. Comunque mi pare che tutto sia andato per il meglio.

Avevi mai sentito parlare di KULT Underground?

Sì, ma non la conoscevo per esperienza diretta.

Conosci altre riviste multimediali?

Sono capitata su siti di varie riviste mentre cercavo argomenti che mi interessavano su internet, ma non sono affezionata a una rivista in particolare.

Cosa ne pensi delle pubblicazioni amatoriali?

Sono un’ottima opportunità per chi vuole farsi conoscere, anche se bisogna evitare a tutti i costi il rischio di creare un circuito chiuso in cui le opere sono prodotte e fruite dallo stesso gruppo (di solito ristretto) di persone.

Ti piacerebbe pubblicare altre opere scritte da te?

Certo. Non credo comunque che mi dedicherò esclusivamente alla poesia: mi sento ancora un po’ impacciata. Nel mio futuro vedo soprattutto racconti e un lungo romanzo.

Pensi che parteciperesti ad una prossima manifestazione legata ad Holden?

È possibile, ma non ne sono certa, perchè come ti ho detto sono molto istintiva.

In ultimo, che tema ti piacerebbe avesse questa prossima manifestazione?

Questa è una domanda difficile: il viaggio è il tema più bello di tutti! Forse…il colpo di fulmine, l’innamoramento a prima vista.

Federico Malavasi

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